Il bollettino dell USAID riguardo alla situazione umanitaria del nord Etiopia è più che allarmante.
Nonostante la dichiarata “tregua umanitaria unilaterale” da parte del governo etiope il 24 marzo 2022, il blocco sul carburante limita gravemente la risposta umanitaria in tutto il nord Etiopia: in alcune zone della regione Amhara, nell’Afar, ma principalmente in Tigray ancora confinato a se stesso. In Tigray non sono attivi i canali di comunicazione, rete telefonica ed internet e i conti correnti sono bloccati.
Da Mekelle, capitale dello stato regionale tigrino dove sono state consegnate e immagazzinate diverse tonnellate di cibo e materiale umanitario (una goccia nel mare), non è stato possibile distribuirlo nelle zone più martoriate della regione.
Il 6 gennaio UNOCHA dichiara in un suo report “preoccupazioni per il rischio di deterioramento e infestazione di scorte alimentari umanitarie a Semera”.
Il 7 luglio gli aiuti umanitari arrivati in Tigray, sacchi pieni di sementi, sono andati a male. (fonte)
Mentre il 22 giugno il blocco sul carburante ha determinato anche la chiusura dell’areoporto di Mekelle.
Lo stesso giorno Janez Lenarčič, il commissario dell’UE per la gestione delle crisi, ha dichiarato:
“Non vedo il motivo per mantenere in vigore il blocco dei servizi bancari, dell’elettricità e delle telecomunicazioni”, ha affermato, aggiungendo che il “blocco parziale” della regione del Tigray sta ostacolando gli sforzi umanitari mentre 5,2 milioni di persone hanno bisogno di aiuti dopo 19 mesi di conflitto. (Approfondimento https://www.focusonafrica.info/etiopia-invitata-dalla-ue-a-ricollegare-la-regione-del-tigray-al-mondo/ )
Nonostante il calo dei combattimenti da inizio 2022, in Tigray, Afar ed Amhara continuano a verificarsi gli sfollamenti. In Afar ci sono ancora decine di migliaia di tigrini di ogni sesso ed età sfollati da Abala casa per casa, che sono da mesi in detenzione forzata in un campo a Semera e che VOA – Voice Of America ha categorizzato come IDP – Internal Displaced Person (campo per sfollati interni). Purtroppo il campo non ha nulla che determini che sia un campo IDP in quanto non fornisce alcun servizio che dovrebbe essere erogato in questo tipo di aree. Le persone non possono uscire dal campo, non hanno supporto sanitario, le condizioni igienico/sanitarie sono infernali come la carenza di cibo ed acqua. Sono più che altro campi di concentramento di persone di etnia tigrina detenute forzatamente.
Il 90% della popolazione del Tigray, su un totale di quasi 7 milioni di residenti, oggi dipende dagli aiuti umanitari. Secondo il rapporto globale 2022 dell’IDMC reso pubblico giovedì 19 maggio 2022, conflitti e violenze in Etiopia hanno innescato oltre 5,1 milioni di nuovi sfollati nel 2021, tre volte il numero nel 2020: è la cifra annuale più alta mai registrata per un singolo paese.
In tutto il nord Etiopia sono 13 milioni di persone ad avere bisogno di supporto alimentare (fonte UNOCHA 7 luglio 2022)
In Tigray, Amhara e Afar sono 8,1 milioni in carenza d’acqua; in tutta l’Etiopia a causa anche di siccità per cambiamento climatico il totale è di 16,2 milioni . La situazione è particolarmente grave nelle aree colpite dalla siccità in Afar, Somali land, SNNP, Sidama e Oromia, dove si stima che 8,9 milioni di persone abbiano bisogno di servizi WASH – Water Sanitation & Hygiene. (fonte UNOCHA inizio Luglio 2022)
Da gennaio a fine maggio 2022 i servizi WASH da parte di UNOCHA sono stati forniti e ripartiti in tutta Etiopia come segue:
- 3,6 milioni di persone hanno ricevuto servizi WASH.
Circa 1 milione di persone ha avuto accesso all’acqua potabile sicura attraverso il trasporto di acqua di emergenza. - Più di 1,4 milioni di persone hanno avuto accesso all’acqua potabile sicura attraverso soluzioni durevoli.
A 401.000 persone sono stati forniti WASH NFI salvavita.
219.000 persone hanno avuto accesso alle strutture igienico-sanitarie (latrine, bagni e lavamani) in tutto il Paese. - Più di 1 milione di persone sono state raggiunte attraverso messaggi igienico-sanitari essenziali.
Purtroppo ci sono molte carenze a lacune, molte persone ed aree ancora non raggiunte dal supporto: - Data la portata delle esigenze in tutto il paese, molte regioni mancano ancora di un’adeguata presenza di partner umanitari.
- Mancanza di finanziamenti per i partner per implementare attività WASH critiche nelle aree colpite.
La situazione WASH nei siti collettivi rimane grave poiché compaiono nuovi sfollamenti e altri sfollati interni rimangono per lunghi periodi di tempo nelle aree di accoglienza. - Mancato accesso ai dati WASH aggiornati.
- Nel Tigray, nonostante l’aumento delle forniture in ingresso nella regione (che si fermano a Mekelle), forniture critiche come pezzi di ricambio per prese d’acqua, kit di riabilitazione, apparecchiature elettromeccaniche e generatori non stanno ancora ricevendo l’autorizzazione, il che ha un impatto sulla capacità del settore di riabilitare i sistemi idrici in tutta la regione.
La “tregua umanitaria unilaterale” indetta dal governo etiope per il Tigray non significa pace.
Il governo etiope ha creato un comitato a metà giugno 2022 e dopo qualche settimana ha comunicato anche i membri che andavano a costituirlo. Comitato che ha valutato e pianificato che temi e su cosa trattare con il TPLF per negoziare la pace.
Il 27 giugno è stata riportata la lista dei membri costituenti il comitato presieduto dal Vice Primo Ministro e Ministro degli Affari Esteri Demeke Mekonnen:
- Gedion Timothewos (PhD), Ministro della Giustizia,
- Temesgen Tiruneh, Direttore Generale del National Intelligence and Security Service (NISS),
- Ambasciatore Redwan Hussine, consigliere per la sicurezza del primo ministro Abiy Ahmed,
- tenente generale Berhanu Bekele, capo dell’ufficio dei servizi segreti militari (ex capo della guardia repubblicana),
- ambasciatore Hassan Abdulkadir, coordinatore dell’ufficio del sistema democratico del Partito della prosperità,
- dottor Getachew Jember, vice Presidente dello stato regionale di Amhara.
Sebbene la dichiarazione del governo federale affermi che i colloqui di pace si terranno sotto la “facilitazione dell’Unione africana”, in una lettera indirizzata al presidente Macky Sall, presidente dell’Unione africana e presidente del Senegal, il 14 giugno, Debretsion Gebrechichael (PhD) , Presidente dello stato del Tigray, ha espresso riserve sul processo guidato dall’UA.
“Il silenzio dell’Unione Africana sulla guerra e le atrocità perpetrate dalle forze schierate contro di noi è stato un tradimento dei Principi Fondamentali dell’Unione. Abbiamo costantemente condannato l’incapacità del Presidente dell’Unione Africana e del suo Alto Rappresentante di assumere una posizione coerente con i loro obblighi solenni ai sensi dell’Atto costitutivo dell’Unione, del Protocollo che istituisce il Consiglio di pace e di sicurezza e di una serie di altri impegni assunti.”
Debretsion ha anche affermato che la posizione del Tigray “rimane che il processo di pace richiede l’impegno di una serie di partner internazionali, sotto la guida del governo del Kenya. Tra questi partner ci sono gli Stati Uniti, l’Unione Europea, gli Emirati Arabi Uniti, le Nazioni Unite e l’Unione Africana”.
I negoziati quindi si fanno attendere visto le prese di posizione delle due fazioni.
I leaders della comunità occidentale però, ed allineata in toto anche l’Italia, hanno visto di buon occhio e hanno avvallato i buoni propositi del governo etiope nella proposta di “ricerca di pace ed inclusività nei dialoghi”.
Per questo il dibattito si sta intensificando su quando e come rilanciare l’agenda di sviluppo della Commissione europea con l’Etiopia, più di 18 mesi dopo che Bruxelles aveva congelato i finanziamenti al governo per la guerra nel Tigray.
Il 14 gennaio 2021 Josep Borrell, Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri, aveva delineato la decisione dell’UE di interrompere l’invio di assistenza allo sviluppo direttamente al governo etiope, citando un accesso umanitario limitato tra “segnalazioni di violenze a bersaglio etnico, uccisioni, massicci saccheggi, stupri, rimpatri forzati di rifugiati e possibili crimini di guerra”.
Aggiungendo in un comunicato sul suo blog :
“In assenza di pieno accesso umanitario a tutte le aree del conflitto, non abbiamo altra alternativa che posticipare il previsto esborso di 88 milioni di euro [106,7 milioni di dollari] a sostegno del bilancio” (ripartiti in 60 milioni di euro per la connettività regionale, 17,5 milioni di euro per un piano di trasformazione del settore sanitario e 11 milioni di euro per la creazione di posti di lavoro.) https://www.eeas.europa.eu/eeas/we-need-humanitarian-access-tigray-urgent-first-step-towards-peace-ethiopia_en
Nello stesso periodo il media Devex ha riportato le dichiarazioni del borsista non residente presso Center for Global Development, Stefano Manservisi che ha affermato che la sospensione del sostegno al bilancio è stata una mossa comprensibile date le circostanze, ma ha sottolineato la necessità di mantenere un “dialogo costante e quotidiano” con Abiy e altri per preservare le relazioni con l’Etiopia perché:
“Qui, stiamo parlando di uno dei nostri maggiori partner e alleati strategici nel Corno d’Africa. [L’Etiopia è] uno dei più grandi stati africani, da cui dipende la stabilità non solo del Corno ma anche di gran parte dell’Africa orientale e dell’Africa in generale”.
Già nel dicembre 2020 le Nazioni Unite avevano raggiunto un accordo col governo etiope per quanto riguarda l’acceso umanitario nelle zone controllate dal governo e funzionari ONU avevano dichiarato che comunque questo non era ancora sufficiente.
“Il diritto umanitario internazionale non riguarda l’accesso alle aree controllate dal governo. Diritto umanitario internazionale significa dare accesso a tutte le aree in cui le persone hanno bisogno di noi, ed è molto chiaro che questo non è il caso dell’attuale accordo. Abbiamo detto agli etiopi che siamo pronti a negoziare qualcosa di diverso, ma quello che ora è sul tavolo non funziona”.
Un portavoce del segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha detto ai giornalisti venerdì 14 gennaio 2021 che, nonostante alcuni progressi:
“le operazioni di soccorso umanitario continuano a essere limitate dalla mancanza di un accesso pieno, sicuro e senza ostacoli al Tigray causato sia dall’insicurezza che dagli ostacoli burocratici imposti dalle autorità federali e regionali .”
Un secondo funzionario della UE ha affermato:
“Il governo sta ancora affermando che le cose stanno migliorando, almeno dove hanno il controllo. Non è vero. Non funziona”
Sembra quindi che anche oggi la storia si ripeta, nel dicembre 2020 con l’accordo ed oggi con la Comunità Europea che supporta i buoni propositi del governo etiope.
La Commissione Europea infatti è pronta ad approvare 81,5 milioni di euro per la prossima settimana, principalmente per la salute e l’istruzione nelle aree colpite dal conflitto, comprese le regioni del Tigray settentrionale, dell’Amhara e dell’Afar.
Degli 81,5 milioni di euro, i documenti di programma visionati dal media Devex, mostrano che sono previsti 39,5 milioni di euro per i servizi sanitari e le infrastrutture e 39,5 milioni di euro per riparare le scuole danneggiate dalla guerra, il sostegno psicosociale ai bambini traumatizzati e la formazione degli insegnanti.
Il denaro proverrà dall’importo non divulgato stanziato dall’esecutivo dell’UE per l’Etiopia per il periodo di bilancio 2021-2027. È significativo che i restanti 2,5 milioni di euro degli 81,5 milioni di euro andranno ad appalti per studiare come “progettare e attuare meglio la futura cooperazione allo sviluppo della UE… e le relative attività di visibilità e comunicazione nel paese”, segno che la commissione si sta preparando ad ampliare presto il suo fidanzamento.
I funzionari della UE sono consapevoli che nel 2021 il tentativo di far pressione sul governo etiope è stato inficiato da alcuni membri della stessa commissione, alcuni dei quali continuano con accordi bilaterali con l’Etiopia.
A febbraio 2022, al vertice di UE – Europa e AU – Africa Union a Bruxelles, presente anche il premier etiope Abiy Ahmed Ali che è stato sotto i riflettori: molteplici foto tra sorrisi ed abbracci con i vari presidenti europei sono state condivise viralmente sui social. Anche il pres. Francese Macron dopo un paio d’ore dopo essere stato immortalato con il premier etiope ha condiviso il messaggio che durante l’incontro avevano concordato la necessità di nuove rotte di aiuto umanitario e un dialogo politico inclusivo, accogliendo con favore misure come il rilascio dei prigionieri e la revoca dello stato di emergenza.
Ad aprile 2022 la commissione europea ha cercato di fare pressione, con esito negativo, contro la sovvenzione di 300 Milioni di dollari della Banca Mondiale verso il governo etiope, sostenendo che era “prematura” e potenzialmente “controproducente” per il processo di pace nel paese.
A maggio 2022, la funzionaria della UE, Urpilainen ha tenuto un incontro con i direttori della Banca Mondiale degli stati UE, sostenendo un approccio come Team Europeo.
A giugno 2022 la Banca Mondiale, di cui la commissione europea non è azionista, ha approvato ulteriori 715 milioni di dollari in sovvenzioni per l’Etiopia. (Fonte)
Le istituzioni dell’UE hanno anche lottato per coordinare le loro posizioni. European External Action Service, guidato dall’esperto diplomatico italiano Stefano Sannino, ha impiegato mesi per presentare solo opzioni superficiali in risposta a una richiesta di Borrell, Urpilainen e Lenarčič : consigli su come imporre sanzioni contro i funzionari etiopi lo scorso anno. Il SEAE ha rifiutato di commentare al media Devex.
Il 13 giugno 2022 un documento di programmazione della Commissione Europea e discusso con i membri del Parlamento europeo in un’audizione a porte chiuse, ha osservato che “prima di riprendere la piena cooperazione, sono previsti ulteriori e sostenibili progressi sulle ‘richieste chiave’”. Fino ad allora, il documento ha affermato che qualsiasi nuovo finanziamento andrà direttamente ai beneficiari anziché attraverso il governo e non sosterrà “un’economia di guerra”. https://twitter.com/riccardo_roba/status/1535272770560528385
Il 20 giugno 2022 i capi missione per i paesi dell’UE in Etiopia, in una discussione a porte chiuse https://www.consilium.europa.eu/en/meetings/fac/2022/06/20/ tra i ministri degli esteri dell’UE, hanno affermato che le condizioni lato umanitario “hanno visto progressi in termini relativi, ma non ancora sufficienti in termini assoluti per una piena normalizzazione del rapporto”.
Lo stesso giorno Josep Borrell ha detto ai giornalisti che l’UE dovrebbe essere “cauta” e che “qualsiasi mossa dovrebbe essere condizionale e transazionale” a seconda del miglioramento dell’accesso umanitario, del ripristino dei servizi di base in Tigray e della revoca delle restrizioni su carburante e fertilizzanti, poiché questi sono “le questioni più urgenti per salvare milioni di persone dalla morte”. https://twitter.com/eu_eeas/status/1540673663489433600
Per alcuni osservatori è troppo presto per adottare una linea più morbida con Addis Abeba, nonostante questo…
Il 12 luglio 2022 il governo dell’Etiopia firma un ennesimo accordo di attuazione di terze parti con l’Ufficio dei Project Services delle Nazioni Unite (UNOPS) per l’attuazione del progetto di recupero finanziato dalla Banca mondiale nel Tigray. https://twitter.com/MoF_Ethiopia/status/1546791931455447040
Finanziamenti, sovvenzioni e soldi, che solo con quelli della Banca Mondiale viene superato il miliardo di dollari, nulla riescono a sortire per tutelare la vita di milioni di etiopi dopo più di 20 mesi dall’inizio della guerra in Tigray. Se non c’è volontà politica, nulla si farà.
Il 17 giugno 2022 Laetitia Bader, direttrice dell’area del Corno d’Africa per HRW – Human Rights Watch, in un comunicato ha espresso che gli aiuti concessi al Tigray sono ancora insufficienti e “non c’è stata responsabilità significativa per i crimini di guerra”.
Un giorno prima, il 16 giugno 2022 l’ambasciata etiope a Bruxelles, al contrario, ha dichiarato a Devex che erano stati compiuti progressi in materia di diritti umani, dialogo nazionale e assistenza umanitaria.
“Dopo che il governo dell’Etiopia ha adottato diverse misure di rafforzamento della fiducia per risolvere il conflitto nella regione del Tigray con mezzi pacifici, inclusa la dichiarazione di una tregua umanitaria indefinita, la fornitura di assistenza umanitaria continua a mostrare progressi”, ha scritto un portavoce dell’ambasciata via e-mail. “La comunità internazionale è incoraggiata a intensificare i suoi sforzi per soddisfare i bisogni umanitari in Etiopia, anche dallo Stato regionale del Tigray”.
Nonostante le parole auto elogiative di “buoni propositi” del governo, il recente VIDEO Doc di ARTE (media francese), “Tigray, the Land of Hunger” ha messo in luce la catastrofe umanitaria in atto in Tigray. https://www.arte.tv/it/videos/109207-000-A/arte-reportage/
Il documentario video è stato discusso alla Camera dei Lord nel Regno Unito e condiviso dal dottor Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’ OMS – Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha dichiarato che il Tigray sta affrontando “una carestia provocata dall’uomo a causa dell’assedio delle forze etiopi ed eritree…”
Riuscire a far quadrare il cerchio in questo disastro umanitario che coinvolge milioni di persone sembra cosa impossibile.
Quasi sempre il supporto e la cooperazione per lo sviluppo e la crescita economica va di pari passo con gli interessi degli stessi finanziatori e questo può essere un male o potrebbe inficiare ancor di più la stabilità di un Paese già instabile.
Come spunto di riflessione finale, in questa matassa di disumanità ed interessi geo politici, vogliamo riportare ai lettori le parole di una missionaria che ha dedicato e sta dedicando la sua vita agli altri.
“Ho avuto l’opportunità di parlare con i nostri governanti. Ho saputo che il governo italiano, la Comunità Europea versa 80 euro al giorno per ogni minore non accompagnato. E 35/40 euro per ogni adulto che arriva VIVO, non affogato sulle nostre coste. Pensa che io (e la sua missione) mantengo un bambino con 1 euro al giorno: lo mando a scuola, gli do 3 pasti, lo curo, lo vesto. 1 euro.
Se me ne danno 80, noi missionari gli ribaltiamo l’Africa così.
Invece di dare soldi alla Libia che li tengano (rinchiusi nei lager)… che poi li fanno affogare in mare appena hanno preso il largo, quindi un accordo politico con chissà quali risvolti dietro e invece di dare dare soldi alle varie organizzazioni le quali piene di buona volontà, ma che non risolvono niente, datele ai missionari che non hanno altro scopo: non abbiamo affari, non abbiamo interessi, ci giochiamo l’unica vita che abbiamo, amiamo davvero la gente, la gente di noi si fida, i governi locali di noi si fidano perché ci rispettano e vedono cosa facciamo giorno dopo giorno, anno dopo anno. Quindi noi siamo persone credibili. Non dateli neanche ai governi, questo dico, perché come tutti i governi hanno interessi personali (diretti).
Come hai fatto a diventare una di loro?
Io mi considero etiopica, casa mia è l’Etiopia.
L’Etiopia è la mia gente. Io mi sento madre di ognuno di quei bambini che mi corrono in cortile.
Anche perché di fatto molti sono nati fra le mie mani. Infatti li ho fatti venire io al mondo e sono tutti figli di famiglie disperate.
Le ultime anche della zona di Adwa, Adwa e il Tigray è una delle regioni più dimenticate, più difficili, più a nord ai confini con il Sudan. E’ veramente una regione sempre stata disastrata, un pochino come il quartiere zen di Palermo, tanto per dire.
E quindi amando siamo entrati dentro il cuore della gente.”
Un po’ nerd, un po’ ciclista con la voglia di tornare a girare l’ Etiopia