
L’Africa nel 2024 aveva registrato livelli record di circa 45 milioni di sfollati e richiedenti asilo: numeri riportati dal report di Africa Center for Strategic Studies. Cause principali a carico di conflitti e “repressione”.
Secondo il rapporto ciò significa che il continente ospita ormai quasi la metà degli sfollati di tutto il mondo.
La maggior parte di queste persone è stata costretta ad abbandonare le proprie case a causa di conflitti come quelli in Sudan e nella Repubblica Democratica del Congo orientale, che non mostrano segni di fine.
Il report aveva indicato che la crescita è avvenuta in 13 anni di osservazione.
Il report aveva sottolineato anche che:
“l Sudan ha il numero più alto di sfollati interni al mondo e ha generato il secondo numero più alto di sfollati totali a livello globale, attualmente più di 12,6 milioni, rispetto ai quasi 13,8 milioni della Siria”
Aggiungendo:
“Gli altri paesi africani peggiori sono la Repubblica Democratica del Congo (RDC), la Somalia, la Nigeria, l’Etiopia, il Sudan del Sud, il Burkina Faso, il Camerun e la Repubblica Centrafricana (RCA).”
E l’Africa del 2025?
“L’Africa è responsabile di circa il 40% dei conflitti armati mondiali, con circa 50 scontri in corso in tutto il continente”

Dichiarazione arrivata dal Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR)
“In Africa ci sono ormai più di 50 situazioni di conflitto armato attivo”, ha affermato Gilles Carbonnier del CICR.
Ciò rappresenta un aumento del 45% rispetto al 2020, ha affermato, e rappresenta: “circa il 40% dei conflitti totali nel mondo”.
“Le conseguenze umanitarie sono davvero drammatiche, perché abbiamo circa 35 milioni di persone sfollate a causa di questi conflitti nei paesi africani, e questo rappresenta quasi la metà degli sfollati nel mondo”
Ciò avviene mentre il CICR, come molte altre organizzazioni umanitarie, si trova ad affrontare un calo dei finanziamenti a causa dei massicci tagli agli aiuti da parte degli Stati Uniti e di altri paesi occidentali nel 2025.
“Questo ci costringe a fare scelte molto dolorose, in cui dobbiamo ridurre o addirittura cessare alcune delle nostre attività per dare priorità ad altre”, ha concluso Carbonnier.
FONTE: https://x.com/GCarbonnierICRC/status/1981678437028053358