
In Ciad, il 20 ottobre 2022, centinaia di civili che prendevano parte a una manifestazione pacifica sono stati brutalmente repressi dalle forze di sicurezza.
Il rapporto pubblicato dall’OMCT e dalla Lega ciadiana per i diritti umani (LTDH) nell’aprile 2023 ha rivelato che oltre 218 persone sono state uccise, decine torturate, centinaia ferite, più di 1.300 detenute arbitrariamente e almeno 40 persone sono scomparse.
Centinaia di persone sono state deportate nella prigione di Koro Toro, la “Guantanamo ciadiana”, nel cuore del deserto a 800 km dalla capitale N’Djamena, dove sono state sottoposte a torture e condizioni di detenzione disumane, senza accesso a un avvocato o alle loro famiglie.
Queste gravi violazioni, avvenute a margine di manifestazioni pacifiche che chiedevano il rispetto della Costituzione, hanno gettato molte famiglie nel lutto e il popolo ciadiano in un clima di paura e incertezza.
Tre anni dopo l’ormai famigerato “Giovedì Nero”, non è stata aperta alcuna indagine e le vittime attendono ancora giustizia e riparazione.
L’emanazione, nel novembre 2023, di una legge di amnistia per i sanguinosi eventi del 20 ottobre 2022, in contraddizione con gli impegni internazionali del Ciad, illustra la volontà di cancellare le responsabilità in nome della riconciliazione nazionale. Inoltre, da allora, il Paese ha vissuto un peggioramento delle tensioni politiche e sociali, caratterizzato da sistematiche violazioni dei diritti degli oppositori politici, dei giornalisti e dei membri della società civile, il tutto nella più totale impunità. L’ attuale iniziativa del governo di ripristinare la pena di morte in Ciad segna ulteriormente questa regressione delle libertà fondamentali nel Paese.
La World Organisation Against Torture (OMCT) ha condiviso la testimonianza di una vittima della repressione del “giovedì nero” che ha raccontato anche la sua visione della giustizia e le speranze per il futuro.