
LETTERA APERTA sul “Centro umanitario di Agadez”, CAMPO DI CONTENIMENTO per 1500 RIFUGIATI ABBANDONATI NEL DESERTO, Niger
A tutte le istituzioni internazionali, ai governi europei, ai media e alla società civile,
Da 165 giorni, 1500 rifugiati – uomini, donne e bambini – stanno manifestando pacificamente nel campo di contenimento di Agadez, in Niger. Non chiedono altro che il rispetto dei loro diritti fondamentali. Sono persone (per la maggior parte sudanesi, ma convivono 19 nazionalità diverse) in fuga da guerre, persecuzioni e violenze, che hanno già subito detenzioni arbitrarie, abusi e torture, soprattutto in Libia. Eppure, l’Europa e le organizzazioni internazionali che dovrebbero proteggerli li ignorano, lasciandoli in condizioni disumane nel deserto.
Non si tratta di un “centro umanitario”, bensì di un campo di contenimento, simile ai CPR italiani, ma invisibile agli occhi del mondo perché nascosto nel deserto. Qui, il diritto d’asilo e la dignità umana vengono calpestati nell’indifferenza generale. Le persone trattenute chiedono il reinsediamento in un paese sicuro, lontano dal Niger e dalla Libia, dove le loro vite non siano più in pericolo. È una richiesta legittima, che rispecchia i principi della protezione internazionale. Eppure, invece di una risposta concreta, ricevono il silenzio.
A peggiorare la situazione, la gestione della comunicazione dell’UNHCR verso i rifugiati è contraddittoria nei numeri e poco trasparente, poiché non rispondono alle loro domande, come ad esempio sul budget dei voucher alimentari di febbraio 2025, che non sono stati distribuiti. Dove sono finiti i fondi destinati alla loro sopravvivenza? I funzionari del governo nigerino, durante una recente visita, non hanno permesso ai rifugiati di porre domande su questo punto e non hanno dato alcuna spiegazione. L’UNHCR Niger, che dovrebbe tutelarli, rimane in attesa delle “volontà politiche”, mentre 1500 esseri umani rischiano la fame e l’oblio.
Inoltre, nel campo manca un presidio medico stabile. I rifugiati non hanno mezzi di trasporto e l’unico ospedale disponibile si trova nella città di Agadez, a 15 km di distanza. È accessibile solo su appuntamento e a pagamento, rendendo impossibile per molti ricevere cure adeguate: sono considerati pazienti di seconda categoria. L’unico modo per raggiungerlo è a piedi, ma in caso di emergenza notturna, i rifugiati sono obbligati a rimanere nel campo fino alla mattina successiva, senza alcuna assistenza sanitaria immediata.
Questo campo è il risultato di una precisa volontà politica di esternalizzazione dei confini per gestire i flussi migratori, un progetto portato avanti dal governo italiano con gli accordi firmati da Marco Minniti nel 2017. Da allora, molti rifugiati sono rimasti in attesa di una risposta, bloccati in un limbo che per loro significa una sentenza di vita o di morte. Oggi, nel 2025, il Piano Mattei per l’Africa del governo Meloni prosegue nella stessa direzione, al di là del colore politico: l’obiettivo resta quello di bloccare le persone, di “aiutarle a casa loro” a qualsiasi costo e con qualsiasi mezzo. Anche se ciò significa lasciarle vivere in agonia nel deserto, esposte a condizioni climatiche, politiche e umane che minacciano la loro stessa esistenza. Come può esserci cooperazione internazionale tra Italia e i Paesi africani, se non c’è il rispetto prioritario per la giustizia per i più deboli e dimenticati? (questa posizione contraddice le dichiarazioni di Cirielli “Con il Piano Mattei per l’Africa, l’Italia sostiene digitalizzazione e accesso alla giustizia, pilastri dei diritti umani”
Questa lettera è un appello urgente alla comunità internazionale, ai governi e alle organizzazioni per i diritti umani:
L’Europa non può continuare a chiudere gli occhi su questo dramma.
L’UNHCR deve intervenire con urgenza per garantire che questi rifugiati ricevano assistenza adeguata e abbiano accesso a un percorso di reinsediamento sicuro.
I fondi destinati alla loro sopravvivenza devono essere immediatamente tracciati e resi disponibili.
Deve essere garantito un presidio medico stabile all’interno del campo per fornire cure adeguate e tempestive.
Chiediamo giustizia per i 1500 rifugiati di Agadez. Chiediamo che la loro voce venga ascoltata. Il silenzio non è più accettabile. Ogni giorno di attesa è una condanna per chi ha già perso tutto.
Invitiamo giornalisti, attivisti e cittadini a condividere questa denuncia e a far emergere una crisi che non può rimanere nell’ombra.
Segui #KeepEyesOnAgadez // Con preghiera di massima diffusione su social e persone che reputi che possano intercedere per il bene e la salvaguardia dei diritti e della vita di queste persone.