Mi sveglio in una mattinata autunnale, fuori dalla finestra vedo un quadro dalle tonalità gialle e il cielo terso di un azzurro intenso di quando c’é l’aria fredda e frizzantina.
Nel mentre mi dirigo verso la cucina per far colazione passo per il corridioio dove il mio sguardo cade sul GialloMelone, come fosse un bassorilievo appeso al muro, pronto per essere messo in strada per iniziare a pedalare verso ogni dove, senza meta ma per il semplice gusto di andare.
Come fosse un rito, la sera prima avevo già preparato abbigliamento, scarpine ed accessori per vestirmi, per prepararmi alla pedalata, come fosse la soglia che in qualche modo mi fa entrare nell’ordine di idee che fra poco sarò tutt’uno con le bicicletta, io, il mio fiato, le mie gambe, i piedi fissati ai pedali a cui posso trasmettere forza per andare avanti e proseguire verso nuove mete.
La bicicletta, il GialloMelone, una bici da pista, minimalista, no marce, no guaine, no freni, un movimento unico, rotatorio e cicliclo delle mie gambe che traspmettono moto fisso ed indissolubile all’ unico pignone presente, fissato alla ruota posteriore: una bici a “scatto fisso” (chiamala track bike) che, grazie alle sue caratteristiche ed al telaio, ti fa sentire tutta la strada, ogni sua minima increspatura dell’asfalto, ogni vibrazione che passa dal manubrio alle mani al tuo corpo.
L’asfalto della strada davanti a me bello asciutto, l’aria fresca in faccia e qualche raggio di sole che filtra attraverso il casco abbagliandomi, le gomme gonfie al punto giusto che sembra possa pedalare a qualche millimetro da terra raggiunta una certa velocità: quella sensazione che solo chi pedala veramente può condividere, intuire e far proria, quella sensazione di quando pedali in una giornata soleggiata e sei solo tu, la bici e la sensazione di andare più veloce del vento anche se sei a 30 all’ ora, poco importa ma senti che tutto scorre.
Tutto scorre, mentre pedali, senti il fruscio della catena, delle ruote che sfiorano l’asfalto e il tuo corpo che si scalda e il tuo fiato fumante per la bassa temperatura ed i polmoni che per l’aria fredda sembrano scrocchiare come fossero pane croccante, ma non te ne importa ne del freddo ne del fiato, ti guardi attorno accecato da tutti quei colori sgargianti e dalle infinite tonalità tra gialli e rossi delle fronde degli alberi e dei prati secchi verde gialli del periodo e pensi solo ad una cosa: a pedalare e a goderti quella sensazione di libertà che solo la bicicletta mi ha saputo regalare.
Un po’ nerd, un po’ ciclista con la voglia di tornare a girare l’ Etiopia