Il vice capo dell’ONU incoraggia il governo dell’ Etiopia a parlare di pace con “tutte le parti interessate per porre fine alle atrocità umane in corso”
Amina Mohammed, vicesegretario generale delle Nazioni Unite ha dichiarato di “incoraggiare il governo federale a tenere colloqui di pace con tutti gli stakeholder per porre fine alle atrocità umane in corso.”
Il vice capo dell’ONU ha detto questo in una conferenza stampa che ha tenuto ai giornalisti locali all’aeroporto internazionale di Addis Abeba Bole nel pomeriggio del 9 febbraio 2022.
La signora Amina ha concluso la sua visita in Etiopia iniziata il 5 febbraio.
In un ospedale del Tigray, ha visto gli effetti psicologici e fisici dello stupro sulle donne utilizzato come arma di vendetta dalle truppe eritree, ascoltando le storie strazianti delle sopravvissute, dichiarando:
“La solidarietà deve essere al centro dei nostri sforzi per garantire il libero accesso umanitario a tutti gli etiopi.”
Ha inoltre partecipato, a nome del segretario generale delle Nazioni Unite, alla 35a sessione ordinaria del Summit dell’ Unione africana.
L’ Unione Africana dal canto suo, solleva più dubbi che soluzioni.
Mentre il vertice annuale dell’Unione Africana si è concluso questo fine settimana, i capi di stato presenti erano uniti nella loro condanna per l’ondata di colpi di stato in vari Paesi del continente. In questo contesto ha visto quattro stati sospesi dall’organizzazione dal luglio 2021: l’ultima volta il Burkina Faso, lo scorso mese. Nonostante questo consenso, i 55 membri dell’ Unione Africana non sono riusciti a delineare un piano chiaro su come affrontare le questioni più urgenti del continente nei prossimi mesi.
All’ordine del giorno del vertice di due giorni c’era un lungo elenco di argomenti, dai vaccini contro il COVID-19 ai cambiamenti climatici. Tuttavia, il tempo limitato ha impedito discussioni approfondite.
Africa, COVID e vaccini
Sul discorso della lotta alla pandemia risulta solo l’11% della popolazione africana vaccinata completamente contro il COVID-19. L’accesso al vaccino è migliorato nell’ ultimo anno, ma il direttore dei Centri africani per il controllo delle malattie, John Nkengasong ha dichiarato che:
“Il settanta per cento della popolazione di 1,3 miliardi di persone sono giovani [sotto] i 30 anni”
Aggiungendo:
“Se non li prendiamo di mira, non raggiungeranno mai il 70% dell’obiettivo del tasso di vaccinazione. È giunto il momento di cambiare l’equilibrio e ottenere un maggiore coinvolgimento della comunità”.
Nel tentativo di aumentare i tassi di vaccinazione, la neonata Agenzia africana per i medicinali (AMA) sarà responsabile della regolamentazione dei sistemi sanitari e della creazione dell’organismo di autorizzazione dei vaccini dell’Africa. Questa mossa è assolutamente necessaria, ha spiegato Nkengasong.
“Il continente africano è l’unica parte del mondo che dipende ancora dall’approvazione [del vaccino] dall’esterno”, ha affermato.
Insicurezza alimentare e malnutrizione
Il tema del vertice dell’UA di quest’anno era “Costruire la resilienza nella nutrizione nel continente africano”. Tuttavia, alcuni osservatori hanno affermato che la tematica non ha ancora ricevuto l’attenzione che merita. Infatti il continente è attualmente alle prese con la siccità nel Corno d’Africa che ha colpito 10 milioni di persone, dall’ insicurezza alimentare e segni di carestia che ha colpito l’ Etiopia a partire da 15 mesi fa, inizio della guerra genocida in Tigray, e Paese in cui altre 4 milioni di persone sono senza acqua causa cambiamenti climatici.
I tassi di malnutrizione sono aumentati vertiginosamente in tutto il paese dilaniato dal conflitto, ha sottolineato il rappresentante dell’UNICEF per l’Etiopia, Gianfranco Rotigliano.
“Il trentasette percento dei bambini in Etiopia sotto i cinque anni è soggetto a malnutrizione acuta. Quasi il 45% di tutti i decessi di bambini è associato a un certo grado di denutrizione”.
Rotigliano ha aggiunto che anche i disastri alimentari legati ai cambiamenti climatici sono diventati più comuni, un fatto di cui l’UA dovrebbe prestare attenzione.
“L’ African Union – AU dovrebbe continuare a insistere affinché tutti i Paesi rispettino le azioni contro il cambiamento climatico”, ha affermato. “AU può prendere decisioni politiche per migliorare la cooperazione Sud-Sud”.
La crisi della fame nella regione del Tigray devastata dalla guerra in Etiopia non è stata affrontata direttamente durante il vertice. Tuttavia, Bankole Adeoye, Commissario dell’Unione africana per gli affari politici, la pace e la sicurezza, ha ribadito la richiesta del blocco di “garantire l’accesso umanitario alle aree bisognose”, in mezzo a una grave carenza di aiuti esacerbato da scelte politiche, dalla pesante burocrazia, dai posti di blocco e dai continui combattimenti.
La crisi del Tigray per l’Unione Africana rimane nell’oscurità
Il conflitto tra il governo federale dell’Etiopia e le forze del Tigray nel nord del paese, da quando è scoppiata nel novembre 2020, con le Nazioni Unite (ONU) hanno emanato comunicati di sdegno verso i crimini e le atrocità commesse sui civili etiopi di origine tigrina, sui tanti rifugiati eritrei, dichiarando che migliaia di persone vivono in condizioni simili alla carestia e hanno denunciato un “blocco umanitario di fatto”.
L’inviato speciale dell’UA Olusegun Obasanjo è attualmente in Etiopia, tuttavia i suoi tentativi di mediare la crisi sono stati criticati, con alcuni osservatori che chiedono un cambiamento di approccio. Il governo etiope ha più volte respinto l’interferenza straniera fomentando il movimento “No More” negli etiopi in patria e della diaspora in quella che considera una questione interna. A sua volta ha ravvivato le richieste propagandiste di un panafricanismo più forte. In vista del vertice, Addis Abeba era drappeggiata di striscioni che chiedevano “soluzioni africane ai problemi africani”.
Tuttavia in questo contesto, non è chiaro fino a che punto il conflitto stesso, così come le prospettive di un cessate al fuoco reale, siano state discusse dai leader al vertice dell’ African Union.
Insomma prese di posizione da parte dell’ ONU e dell’ Unione Africana più che tiepide nei confronti di una crisi umanitaria in atto in Tigray e nel resto del nord Etiopia, in Afar ed Ahmara che coinvolge da 15 mesi milioni di persone in carenza di tutto quel che serve per sopravvivere.
Avvocati africani panafricani denunciano l’Etiopia per gravi violazioni dei diritti umani.
L’ 8 febbraio 2022 Legal Action Worldwide (LAW) e il suo legale Debevoise & Plimpton LLP, così come la Pan-African Lawyers Union (PALU) hanno presentato una storica denuncia contro l’Etiopia davanti alla Commissione africana per i diritti umani e dei popoli, denunciandolo per gravi e massicce violazioni dei diritti umani contro i civili del Tigray.
Di seguito il comunicato di denuncia:
La Croce Rossa consegna materiale salvavita in Tigray e denuncia il blocco dell’assistenza umanitaria come reato di diritto internazionale.
La ICRC – International Commission Red Cross ha segnalato nei giorni scorsi di essere riuscita ad effettuare 10 voli e relative consegne di materiale sanitario, medicinali e medicale atterrando e consegnando a Mekelle. Forniture dopo l’ultima consegna avvenuta nel settembre 2021. Quantità di materiale (insulina, emodialisi, guanti chirurgici…) quantità minimali, una goccia nell’ oceano, rispetto alle reali esigenze in Tigray, medicinali che vanno trattati e mantenuti in determinate condizioni (per esempio di temperatura). Ci si augura che possano resistere anche alle condizioni ambientali cui vivono, sopravvivono i tigrini e i professionisti della sanità: carburante pari a zero per mezzi o per i gruppi elettrogeni che mantengono attivi i frigoriferi per i prodotti sanitari da trattare doverosamente con catena del freddo.
Riguardo alla tematica dell’ accesso umanitario bloccato “de facto”, la stessa Commissione Internazionale della Croce Rossa ha condiviso un Report che confuta il blocco umanitario nell’ ambito del reato di diritto internazionale, rapporto di recente attualità, ma datato 1999. Il report inizia con la testimonianza di una persona del Kosovo dell’ epoca, che ha dichiarato:
“Un massacro non è necessariamente commesso solo con i coltelli”
Al seguente link la traduzione in italiano, per una più facile lettura per i lettori non anglofoni:
Soluzioni africane ai problemi africani
Oggi purtroppo alcune delle realtà leader governative africane non sembrano aver maturato ancora la volontà politica per perseguire realmente “soluzioni africane ai problemi africani”, ma sembrano più direzionate verso altre priorità più profittevoli. Con questa chiave di lettura, la lotta contro il neo-colonialismo in Africa, reale origine dei problemi di sfruttamento di questo continente da generazioni, viene svilita come mera propaganda per oscurare reali criticità, come la catastrofe umanitaria in atto in Tigray ed in tutto il nord Etiopia.
Foto di copertina: 35° Summit presso la sede dell’Unione Africana ad Addis Abeba, in Etiopia
Un po’ nerd, un po’ ciclista con la voglia di tornare a girare l’ Etiopia