Oggi in Tigray, stato regionale dell’ Etiopia settentrionale, su confine con l’Eritrea, soffre per una crisi umanitaria presa, conseguenza di una guerra genocida (nov2020//nov2022), 18 mesi di cessazione ostilità (firma dell’accordo di Pretoria il nov2022) ed una attuale guerra politica. Il tutto è aggravato in periodo di coltivazione dalla siccità incombente.
La guerra ha prodotto da parte delle forze etiopi, alleati amhara ed eritrei, la distruzione del 90% del sistema sanitario, più di 800.000 persone uccise, lo stupro come arma di guerra su 120.000 donne di ogni età e ceto sociale di origini tigrine, blocco umanitario come crimine di guerra da parte della volontà governativa federale ed oggi regione con +1 milione di sfollati.
Attualmente il birr, la moneta locale, è carta straccia. Le persone sofrono la fame, la mancanza di supporto umanitario, nononstante la tregua delle ostilità ed ancora l’occupazione straniera, nell’are aoccidentale del Tigray da parte del governo amhara ed in aree di confine nel Tigray orientale da parte degli eritrei, che bloccano ancora l’accesso alla distribuzione umanitaria alimentare al distretto di Irob, da Adigrat.
Una testimonianza da parte di un mio contatto (22apr2024) fa sapere che:
“Sono a Makelle in questo momento testimonio che gli strascichi della guerra hanno lasciato un popolo nella povertà, la svalutazione del Birr (moneta etiope) da la sensazione che i soldi siano carta senza valore. I bombardamenti nel Tigray hanno distrutto oltre case, ucciso ferito, persone e bambini hanno distrutto alcune fabbriche che davano lavoro a centinaia di persone. Quello che mi colpisce è che la gente ha molta paura dei ladri in quanto la povertà fa sì che chi non ha da mangiare rubi. Alle otto di sera tutti in casa e pochissimi per la strada. Nonostante tutto Il Tigray è sempre un bellissimo paese.”
Il Tigray è bello perché è composto da persone resistenti, generazioni di sofferenza che ha dato la tempra a quel popolo nel saper aiutare per aiutarsi: l’unica reale soluzione nel rumore che fanno le chiacchere, le tavole rotonde e i meeting internazionali che rilanciano appelli di preoccupazione per la situazione socio politica ed umanitaria di questi milioni di persone.
Combattere per la salute alla maternità con due bastoni e dei sacchi di fertilizzanti
Le donne in Tigray oggi, nel contesto catastrofico, devono affrontare problemi che in temo pre bellico erano facilmente risolvibili, monitorabili e gestibili.
Oggi la maternità, la gravidanza ed il parto possono essere potenzialmente mortali per molte donne.
- Prima del conflitto, il 90% delle mamme in Tigray riceveva cure prenatali e oltre il 70% beneficiava di consegne qualificate, secondo un’analisi di esperti sanitari.
- Dall’inizio del conflitto, il tasso di mortalità materna nella regione è quintuplicato (x5), secondo uno studio dell’Ufficio regionale della sanità.
- Questo livello è paragonabile a quello di 22 anni fa. La maggior parte dei decessi sono dovuti a cause facilmente evitabili come il sanguinamento. Oltre l’80% delle mamme è morto fuori da una struttura sanitaria.
- Prima del conflitto, ci furono meno di 200 morti materne ogni 100.000 nascite nel Tigray. Ora la media è 840, che è 210 volte superiore al tasso di mortalità materna in Germania, 168 volte superiore al tasso di mortalità materna in Austria.
- “Le donne rimangono incinte e non possono accedere alle cure. E se è in travaglio non può viaggiare. Non ci sono ambulanze e non abbiamo i soldi per pagare il trasporto privato. Allora, cosa dovremmo fare? ” chiede Kahsa.
- E anche quando arrivano in una struttura sanitaria spesso non possono essere aiutate.
- Kahsa e il gruppo leadership femminile stanno cercando di cambiare le cose.
Ulteriori dettagli sull’articolo:
Fighting for maternal health in Ethiopia with two sticks and fertilizer sacks
Un po’ nerd, un po’ ciclista con la voglia di tornare a girare l’ Etiopia