Scrivo da qualche tempo ormai sul Tigray e sull’ Etiopia portando aggiornamenti ogni giorno alle 19.00 sulla situazione orribile e disumana che il popolo tigrigno, ma non dimentichiamo anche i rifugiati eritrei, stanno vivendo da ormai troppo tempo.
Chi segue un po la situazione saprà che la guerra ufficialmente è partita il 4 novembre 2020 per volontà del Premier etiope Abiy per ristabilire l’ ordine con il TPLF con cui stava vivendo già una situazione instabile da mesi, convolgendo tutta l’area della Regione del Tigray e ad oggi purtroppo l’instabilità socio-politica si è estesa anche a tensioni con i Paesi confinanti per toccare anche Egitto ed altri attori che hanno interessi anche indiretti con l’Etiopia.
Mi sto accorgendo che, come sta evolvendo la situazione in Tigray, sta cambiando e mutando anche la mia personale visione delle cose perchè ogni giorno che passa, ogni giorno approfondisco e vengo a conoscenza di nuove informazioni, vengo in contatto con nuove persone al di qua o al di la della barricata che mi aiutano a capire, o meglio, a cearmi la mia visione il mio punto di vista sulla situazione.
Sono arrivato alla conclusione che la diaspora tigrigna ha tutto il diritto di manifestare online, offline, chiedere giustizia cercando di sensibilizzare il mondo su quello che è successo e sta accadendo in Tigray, nella loro terra natia.
Sono dell’ opinione però che dobbiamo cercare di scindere la protesta con le evidenze, con le prove che attestano la responsabilità dei crimini subiti dai civili da parte dei vari attori in gioco (l’ ENDF, i militari governativi etiopi, gli alleati amhara, l’esercito eritreo…): ci vuole tempo perchè si possa approfondire e dare in pasto alla giustizia i diretti responsabili che hanno attuato i vari crimini di guerra (ipotizzati dai report di varie realtà internazionali quali per esempio MSF – Medici Senza Frontiere, Amnesty Int. con il rapporto sul massacro di Axum, l’inviato Haavisto per l’ UN per citarne tre su tanti altri).
Il mio pensiero da ferengi.
Fatta questa doverosa premessa, il mio pensiero da ferengi, come pmetafora per dire che sono uno quasiasi, da “viso pallido straniero”, penso che sia difficile attuarlo, ma il popolo etiope tutto, (tutte le +80 etnie che formano l’ Etiopia) deve cambiare paradigma, cercare di sepellire l’ascia di guerra e cercare altri strumenti per vivere nel rispetto gli uni degli altri, anche avendo opinioni ed idee differenti: questo significherebbe la reale crescita di questo popolo.
Lo so che è utopia a conti fatti, oggi, nel contempo credo che se mai si faccia il primo passo resterà sicuramente un’utopia e non si crescerà mai: l’ Etiopia di Abiy potrà crescere a livello ecnonmico (come ci fa intendere seguendo il suo profilo Titter), potrà esserci il benessere sociale e l’innalzamento della qualità della vita (anche se sembra che anche Addis sia colpita dall’ instabilità del Tigray – è fisiologico secondo me) con le riforme che ha in testa il Premier ed il suo governo, ma il seme della rivalsa etnica che esiste da generazioni, NON si fermerà con l’economia, c’è bisogno di un reale cambiamento che deve partire dai cuori delle singole persone per poter vivere in pace e nel rispetto del prossimo sotto la stessa bandiera di Etiopia, ma mantenendo la propria storia popolare, etnica, la propria cultura e i propri colori.. io la chiamerei vera democrazia. Quando arriverà per il popolo tigrigno, per gli etiopi tutti?
Tutto questo NON esculde che nell’ attuale situazione deve esserci giustizia che venga portata avanti da un mediatore neutrale (chi? l’Unione Africana? l’ ONU? non saprei rispondere in questo momento) che possa approfondire e condannare i diretti responsabili (che sia Abiy, che sia il TPLF, l’ Eritrea.. o chi altro…) delle atrocità che hanno fatto subire ai civili, al popolo tigrigno ed ai rifugiati eritrei che non hanno alcuna colpa, solo quella di essersi trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato.
NOTA: da oggi molto probabilmente ci saranno delle novità a livello di pubblicazione degli aggiornamenti sul #Tigray e sull’ #Etiopia – Keep in touch!
Nagayé Nagayé
Un po’ nerd, un po’ ciclista con la voglia di tornare a girare l’ Etiopia