Ho pedalato sul Crostis in bicicletta passando per la panoramica delle vette.
Ho scoperto che esiste la tratta in treno da Cervignano del Friuli – Carnia che mi permette di avvicinarmi alle montagne del FVG senza affaticare troppo le gambe dovendo partire da Aquileia: se si acquista il biglietto con supplemento bici sabato e domenica a quanto pare c’é un’offerta weekend e si risparmiano circa 2 euro.
Quella mattina mi sveglio di buon ora, 4.30am, colazione, rivedo un po tutto quello che devo portarmi dietro, oltre bici e testa 🙂 insacco tutto nella sacca da manubrio, sacca artigianale in trilaminato e a tenuta stagna al 100% prodotta dalla mia amica Lucy (crea e produce prodotti per bikepacking ma non solo, su misura – dai un occhio su http://www.RUSJANBAG.com ) così da essere totalmente autosufficiente.
Treno in partenza alle 6.30am da Cervignano, arrivo in Carnia intorno alle 8.00am e alle 8.15am sono in strada.
Prendo direzione Tolmezzo, Villa Santina e via: sono i chilometri che mi permetteranno di avvicinarmi e di scaldarmi su una strada vallonata ed in falso piano, non proprio salita per poi arrivare ai piedi del Crostis, passando per Comeglians dove iniziano i primi veri chilometri in salita, 4 chilometri che mi separano da Tualis.
Già da qui iniziano un po di tornanti e si scorge già il fondo valle: quel giorno ho azzeccato il meteo, sole ma non troppo caldo, temperatura fresca grazie anche alla penombra datami dalle fronde dei pini lungo la strada: l’asfalto é in buone condizioni, le gambe sento che rispondono bene e così via avanti godendomi l’inizio di questa salita.
Sono contento del fatto che qualche settimana prima ho fatto cambiare il pacco pignoni sul GialloMelone, sul ciclocross, passando da un 11-28 ad un 11-30, così da avere l’ultimo pignone con due denti in più per far girare i pedali in maniera più leggera: davanti monto una compatta 50-34 così innesto fin dall’inizio il rapportino più leggero 34/30 e via, tanto il mio obiettivo é NON fare il tempo, ma godermi i panorami, la strada e principalmento voglio arrivare in cima, scollinare e proseguire per la Panoramica delle Vette.
A un terzo della salita, mi fermo sul ciglio della strada, guardo il fondo valle, riprendo fiato e sul ciglio della corsia opposta rimpinguo le borracce perché trovo la fontanella dei ciclisti 🙂
Ripreso la pedalata mi aspettano una serie di tornanti che, se da un lato possono sconfortare il ciclista di turno perché sembrano non finire mai, per lo meno e personalmente sono stato felice perché mi hanno reso meno monotona la salita rispetto a trovarmi un drittone che non finisce mai ed a ogni giro di tornante si riesce a prendere un po di fiato che non fa mai male 🙂
La salita da Comeglians é di circa 14 chilometri, non semplici, ma memore di quel che mi ha accennato Damiano, un mio amico cicloviaggiatore, mi tengo calmo continuo ad usare il rapportino più agile perché appena arrivato alla soglia degli ultimi 2 chilometri la strada, che da fresca ed alberata, si trasforma in una lingua d’asfalto sotto il sole ed anche si impenna, perché le pendenze aumentano considerevolmente, a due cifre.
Comincio a scorgere un po di vette e girando un paio di tornanti intravedo i versanti color smeraldo, prati che sembrano velluto e subito vedo un puntino bianco, in cui farò tappa, la malga del Rifugio Chiadinas.
Arrivato in cima, imbocco la stradina sterrata in discesa che mi porta sul piazzale del Rifugio e chiedo subito informazioni riguardo il passaggio in bicicletta sulla strada sterrata, (mulattiera?) che mi porterebbe verso la discesa direzione Ravascletto, visto che ho letto un attimo prima un cartello che diceva che la strada era interrotta causa lavori in corso per sistemare le frane di settimane prima.
Il proprietaro mi dice che dopo qualche chilometro da li avrei incontrato una qualche decina di metri in cui la strada era proprio franata e che ruspa e camion proprio i giorni precedenti la dovrebbero aver sistemata, quindi sarei potuto transitare, almeno passando in bici, magari scendendo e spingendola per quel tratto e poi riprendere a pedalare, ma mi ha anche detto che non si prendeva responsabilità perché alcuni bikers una settimana prima (chissa che deviazione avevano fatto) e sono caduti ruzzolando per terra e facendosi male.
L’ho rassicurato che “Non ti ho mai conosciuto e mi assumo la responsabilità 🙂 non sono totalmente incoscente, piuttosto che tornare subito indietro per Comeglians, provo a pedalare sulla Panoramica delle Vette fino ad arrivare al punto critico e poi decido il da farsi, naturalmente dopo avermi mangiato qualcosina qui :)”
Un buon tagliere di affettati e formaggi misti della malga accompagnati da una birra godendomi il panorama, mi hanno permesso di ponderare il da farsi: deciso!
Pago, saluto e ringrazio per i consigli, riprendo la strada verso lo sterrato.
E’ strada di montagna, la classica mulattiera con ghiaia, sassi e massi affioranti, alcuni tratti la ruota della bici tende ad affondare, e non ci sono parapetti o guardrail quindi meglio una MTB con ruote grasse e magari qualche camera d’aria in più, piuttosto che affroontarlo col mio tipo di bici, un ciclocross con piega da corsa e copertoni da 35mm sempi tappati. la strada é di qualche chilometro tutta in leggerissima salita.
Arrivo al punto critico, vedo che c’é una ruspetta a sistemare il manto stradale, scendo e faccio una decina di metri a piedi, salutando il ruspista che mi fa cenno di passare e ricambia il saluto.
Davanti a me vedo un fuoristrada, che sta facendo inversione e prende direzione Ravascletto (penso un socio dell’ operaio a visionare i lavori) facendomi strada e penso che “Se sta tornando indietro, io lo seguo e sicuramente da una strada é salito e quasi sicuramente é quella che mi porta a Ravascletto” così é stato. Proseguendo ho incrociato anche 3 bikers frontisti. Dopo un paio di chilometri mi trovo su strada asfaltata e tutta in discesa.
Altro problema, tutta la strada é asfaltata ma cosparsa di breccilino, ghiaino, portato dal passaggio dei mezzi pesanti, camion, trattori e ruspe da valle alla cima appunto per sistemare i vari smottamenti e frane della zona. La strada l’ho fatta tutta con i freni tirati e senza MAI prendere velocità anche perché in alcuni tornanti non esiste l’asfalto ma ghiaia battuta e alcuni tratti ci sono buche e perfino crepe e cedimenti.
Arrivo al bivio di Ravascletto, mi giro e noto la transenna con divieto di transito direzione Cima Crostis.
Mi dico “Ok, il peggio é passato, e che fantastici panorami che ho potuto ammirare”
Imbocco la strada che mi riporterà in direzione Carnia passando per Sutrio e Zuglio… da li in avanti fino a casa ho avuto il vento in faccia, contro ed a raffiche, fortunatamente la leggera pendenza in discesa mi ha aiutato quel poco per far girare i pedali. Ciò nonostante le temperature verso valle direzione pianura si sono alzate e ho fatto un paio di tappe per prendere acqua zona Gemona.
Poi la strada per me é stata come quella subito fuori la porta di casa.
E dopo aver conquistato lo Zoncolan qualche anno fa passando da Collina insieme a Stefano e a Giovanni, ecco che posso spuntare dalla lista anche il Crostis, risalito dal versante ufficiale, da Comeglians, quello più duro 🙂
La salita non é per tutti, infatti come scrivevo, é di circa 14 km partendo da Comeglians per arrivare alla malga del Rifugio Chiadinas, ricordandosi gli ultimi 2 km che sono forse quelli più tosti e quindi bisogna arrivarci con ancora più della riserva di energie se no si rischia di scendere e camminare per poter scollinare. C’é da tener presente che se si vuole affrontare la Panoramica delle Vette é meglio essere in MTB ed avere come minimo copertoncini da 35, meglio da 40mm minimo e sicuramente tutto il necessario per riparazioni e cambio camere d’aria per eventuali forature. La salita su asfalto é per gambe allenate, la parte sterrata é tecnica e per persone che NON soffrono di vertigini.
Dopo questi pochi ma cari consigli ti lascio come al solito con qualche foto e la traccia GPS su STRAVA del mio giro in bicicletta sul Crostis e sulla Panoramica delle Vette.
Un po’ nerd, un po’ ciclista con la voglia di tornare a girare l’ Etiopia