Ho partecipato alla mia prima gara, una 12 Ore Dei Bastioni Marathon a Palmanova in notturna con il ciclocross: partenza sabato 11 luglio 2015 alle 22.00 dalla piazza e traguardo domenica 12 luglio 2015 davanti al polisportivo di Sottoselva alle 10.00 del mattino successivo. 12 ore di gara ed ho partecipato in solitaria, solo io e il mio cx.
L’ evento é stato organizzato dal Gruppo Bastioni Bike di Palmanova, una gara dedicata per scoprire la zona dei bastioni come terreno di competizione ciclistica.
Alle 16.00 ad Aquileia, casa, controllo le ultime cose da mettere dentro la sacca sottosella dell’ Apidura, si perché sono partito da casa in piena autosufficienza, quindi, borrracce, ricambi, cambi vestiti, luci, liquidi e borracce… ed una volta caricto il ciclocross sono partito per quel di Palmanova.
30 minuti per fare Aquileia Palmanova Sottoselva:
Tabella di marcia
- entro le 19.00 ritiro pacco gara e posizionamento nell’ area ciclisti (grazie ad Alessandro che mi ha sponsorizzato gazebo “giallomelone”, sedia da campeggio bella comoda, bottiglia d’acqua, panca da sagra e il suo supporto);
- 19.30 c’é stato il pasta time, cena pre gara;
- 20.00 briefing da parte del presidente Luca Martina dell’ ASD Gruppo Bastioni Bike;
poi liberi fino a qualche minuto le 22.00 in cui siamo partiti dal piazzale antistante alla polisportiva di Sottoselva, subito fuori le mura di Palmanova, verso la piazza dove c’era la linea di partenza della marathon di 12 ore;
Bella scoperta quando sui blocchi di partenza mi sono accorto che a due metri da me c’era un fotografo che mi assillava… Andrea, che era venuto appositamente per vedere la gara e scattarmi qualche foto 🙂
Foto di Andrea Fasolo
Ok, allo scoccare delle 22.00 si parte, i primi 300 mt su asfalto prima di imboccare lo sterrato, il prato intorno ai bastioni, eravamo a tutta, a tutta anche i miei primi giri perché li ho fatti inseguendo i primi 5/8 della mia categoria (singoli/maschi)…
Mi sono accorto dopo un’oretta che non poteva funzionare, mancavano ancora 11 ore alla fine e se avessi continuato così sarebbe finita dopo poche ore, quindi ho cercato di darmi una regolata, trovare il mio ritmo e pedalare per arrivare alla fine, per tagliare il traguardo delle 12 ore di gara senza overmi ritirare, ecco: questo era il mio obiettivo.
Al quinto o sesto giro le gambe ed il fisico sembravano essersi ambientati, la testa mi diceva ancora che non capiva che stessi facendo, pedalando al buio, in mezzo a prati, terra, ghiaia, seduto su una bicicletta senza ammortizzatori (ricordo che ho gareggiato con un ciclocross, ruote da 700×32, telaio alluminio, piega strada, forcella anteriore rigida in alluminio e doppio freno disco – l’unico folle in una gara rispetto al resto che erano tutte MTB) ed é stato li, in una fantomatica discesa di terra molto accentuata e che curvava un po a destra, in velocità, esaltato ed adrenalinico, ho stretto un po troppo la curva e la bici mi ha disarcionato facendomi catapultare nell’erba a lato che fortunatamente un po ha attutito il colpo (anche se sul fianco riporto oggi un bel timbro dai colori dell’arcobaleno).
Subito mi sono rialzato, dietro a me é passata una ragazza che mi ha chiesto prontamente se andava tutto bene, ha proseguito dopo che l’avevo rassicurata, ed io subito ho guardato il cx sperando fosse tutto integro e pedalabile… così era: sono montato in sella e mi sono rimesso a pedalare più motivato di prima, perché mi son detto che non poteva finire così.
Riprendo col ritmo adatto, ritrovo stabilità, proseguo, ogni tanto un sorso d’acqua, e via avanti a pedalare quando scopro che più vado avanti e più le luci sui caschetti e sul manubrio degli altri ciclisti si diradano: il serpentone iniziale dei primi km si é smembrato e questo mi ha dato modo di capire che ormai, come me, ognuno stava facendo la propria strategia e mi sono rincuorato perché avevo fatto la scelta giusta, ovvero di non mettermi a ruota di qualcuno solo per stare in scia… non sarebbe servito a nulla, anzi, solo contro producente per il sottoscritto, ma l’unica strategia valida era andare col proprio passo per poter arrivare alla fine.
Fino alle 2.00/2.30am di domenica tutto bene, poi é scattoato qualcosa, il fisico lo sentivo giù di tono, non rispondeva, ero stanco, demoralizzato perché sentivo che stavo facendo fatica più del previsto e, ok che il terreno non era il mio solito (prediligo asfalto, pista e ruotine strette da bdc, trackbike…) ma gambe e resistenza non mi mancano, a differenza del fatto che in questo contesto ho avuto questo crollo.
Ho dovuto fare l’ultimo giro e ho ponderato che sarebbe stato meglio fermarmi un attimo al box, rinfrescarmi, calmarmi, ripigliarmi di testa e automotivarmi… trovare la giusta carica insomma per continuare… l’ho ritrovata pensando al fatto che durante la cena, scambiando quattro chiacchere con altri ciclisti, mi avevano fatto i complimenti perché partecipavo con un ciclocross… una bici del genere é estrema per quel tipo di terreno/gara, telaio rigido e non ammortizzato con una certa postura differente da una MTB su cui ti sembra di pedalare su una poltrona da salotto, con gommoni larghi, manubrio flatbar e ammortizzatore per lo meno anteriore.
Ecco, avevo trovato la motivazione, sapevo che stavo faticando più degli altri visto il tipo di bici differente, sapevo che quella era la reale e unica cosa che mi rendeva differente dal resto dei partecipanti alla gara perhé per il resto, allenamento, gambe, fiato e testa non mi mancavano… da li in poi, chiaramente con altre 3 o 4 pause scandite nel resto del tempo di gara, ho proseguito imperrterrito a pedalare cercando di spingere, mantenendo quel minimo di riserva, equilibrando e dosando su tutti i fronti, forse fisiche e mentali.
La cosa importante che mi é servita veramente, oltre al ritrovamento della motivazione, é stata quella che mi ripetevo pedalata dopo pedalata, metro dopo metro, ovvero quella di tener gli occhi bene aperti, davanti alla ruota anteriore e rimanere sempre concentrato su ogni buca, dosso, salita, discesa davanti a me: questo ha fatto in modo di riuscire a prendere sempre in maniera discretamente adatta tutte le curve, avvallamenti.
Il tracciato é stato abbastanza nervoso, un susseguirsi ininterrotto di curve a gominto, inversioni di marcia in salita e discesa, cunette, passaggi stretti tra mura e terrapieno (in alcuni punti infatti c’erano anche dei materassi in verticale appoggiati alle mura perché se arrivavi un po più in velocità in quei tratti di discesa rischiavi di non tenere la traiettoria esbilanciarti verso l’esterno con conseguente appoggio di spalla e fianco verso l’esterno…
La mia strategia finale quindi é stata:
- occhi ben aperti e sempre fissi su qualche cm davanti alla ruota anteriore;
- mantenere una certa velocità costante e non aumentarla solo perché dettata dall’adrenalina;
- proseguire e mantenere delle traiettorie di guida sicure;
- …e se fosse capitato che c’era qualcuno più veloce di me, come é stato, farmi un po da parte e lasciarlo passare;
Alle 4.00am il cielo stellato di un nero corvino stava mutando leggermente verso un nero/grigio… da li ho capito che stavo pedalando verso la luce, fra un po la luce del manubrio non sarebbe più servita e stava a significare che mancava ancora massimo 1 ora per albeggiare, vedere la luce del giorno e mancavano massimo 2 ore (6.00am) per la colazione!!!
Ok, ho deciso di fermarmi almeno 15 minuti perché la mia idea poi era tirare diritto per un paio d’ore certe fino alla tappa successiva per far colazione, carburarmi e prendere energia da manicaretti zuccherini e passare così indenne 2/3 di gara per ultimarne l’ultimo terzo fino alle 10.00.
Più pedalavo e più vedevo che il cielo schiariva, alle 5.00 l’alba stava ormai lasciando spazio al cielo azzurro ed io sempre più felice, stanco, ma felice.
Tutt’intorno a me c’era un silenzio particolare, sì, c’era un susseguirsi di sorpassi e ciclisti, ma nel contempo c’era l’aria fresca (molto umida), questo silenzio (qualche cinguettio di passerotti che stavano salutando il nuovo giorno) e la luce particolare che mutava e scandiva minuto per minuto il passare del tempo: tutto ciò mi ha regalato 30 minuti fantastici che mi hanno ritemprato, mi hanno dato la carica giusta per fregarmene se la testa mi diceva “sei stanco, molla, fermati, stoppati, siediti e stai fermo…” perché le gambe e il fisico, quel “mezzo sensto senso” conoscevano a memoria la strada, il percorso e volevano continuare…
Personalmente mi sono reso conto che… non mi sono reso conto di aver passato quella soglia invisibile in cui il corpo non é ambientato, ma anzi, sembra sia diventato tutt’ uno con la bici, la testa e la strada su cui si sta pedalando e che si innesca un meccanismo quasi da “pilota automatico” nonostante la fatica e la stanchezza.
Sonno? No, forse per l’adrenalina della gara stessa, forse il fatto che ero saturo di endorfine… tanto meglio così 🙂
Bene, verso le 8.30 però ho dovuto prendermi una pausona, una di quelle “mi metto qua, seduto, butto giù ettolitri di liquidi, barrette energetiche, colazione con cocacola, dolcetti e frutta varia”.
Mi sono stoppato penso per 20 minuti… ho ripreso a girare intorno alle 9.00, mi son detto “riparto e non mi fermo più fino alle 10.00, con calma, ma non mollo fino alle 10.00” e così é stato perché alle 10.00 meno 5 minuti sono arrivato a tagliare il traguardo, sotto le urla di incitamento di Alessandro e Andrea… mi fermo, taglio la linea d’arrivo e mi fermo al banchetto colazione, dove mi raggiungo assieme a Stefano (sponsor di NAGAYE Project – MOTOSTILE Nadalin – Aquileia !!! )
Alessandro però mi intima che non posso finire così… mancano 5 minuti e non posso chiudere… devo completare almeno un ultimo giro e così, dopo avermi calato una botta zuccherina di 3 o 4 bicchieri di Cocacola e un paio di fette di dolce – zuccheri a gogo che sono saliti in 10 secondi) riparto per l’ultimo giro.
SCHERZO del destino? Dopo 500mt dal via faccio salitella di un dosso, ridiscendo dall’ altra parte, il peso é un po troppo sulla ruota anteriore, sento che vado a prendere una calcagnata su un gruppo di ciotoli, dopo di che, la ruota davanti compicia a sgonfiarsi… porca paletta!!!
Ok, no panico, no paura… la camera d’aria sembra ancora reggere, non avrà le giuste atmosfere, ma regge… mancano ancora 5km abbondanti al traguardo finale… e io continua a pedalare in piedi sui pedali e cercando di mantenere il baricentro ed il peso tutto sulla ruota posteriore… per quel che posso… la ruota davanti sembra ancora reggere… proseguo invece che pedalando sul single track di ciotoli, terra o ghiaia, vado sull’erba a lato… così attutiva un po la strada dissestata… e la ruota sorprendentemente teneva botta.
Ho contunato pensando che non potevo mollare proprio adesso, la bici non poteva mollarmi prorpio adesso, all’ultimo giro: più di 8 ore di pedalata e mai un problema e solo negli ultimi km avrei mollato? MAI, così caprone e testa dura in alcuni tratti di discesa ripida o di terreno troppo estremo sono sceso e come i bersaglieri di corsa spingendo la bici… via via sono arrivato sull’ ultimo tratto del circuito parallelo alla strada d’asfalto che porta al polisportivo in cui c’é erba e terra battuta ed in cui mi son potuto permettere di rimontare in sella buttarmi in presa bassa, scalare le marce con un bel rapportone da allungo e spingere fino a che ce n’era tagliando il traguardo sotto lo sguardo e le urla di incitamento degli amici e la telecronaca in diretta da parte di uno dello staff organizzatore 🙂
Tagliato il traguardo non mi pareva vero: finita questa bellissima impresa, fantastico evento, la mia prima vera gara, un evento di quelli tosti, sicuramente per gente allenata… anche perché non mi sono piazzato all’ ultimo posto, ma ci sono stati ciclisti che mi hanno fatto letteralmente mangiar la polvere e che di gambe ne avevano a mille.
Bravi comunque tutti quanti, perché solo per il fatto di essersi messi in gioco in una gara del genere, 12 ore su sterrato, in notturna, non é da tutti.
Bravi anche gli organizzatori, l’ ASD Gruppo Bastioni Bike di Palmanova per aver organizzato la cosa in maniera impeccabile.
Bravo e un grazie anche a Luca Martina, il presidente, che sapendo che ero stato l’unico a partecipare con un ciclocross ed avendo ultimato anche tutta la gara, mi ha dato un premio fuori “concorso” come presente per tal cosa 🙂
Che volrere di più? Finita la gara, premiato, conosciuto nuovi ciclisti e belle persone, condiviso un momento (diverse ore :)) di passione comune, il sorriso della natura all’ alba… potersi godere questi momenti secondo me é tutto.
NOTA tecnica: concluso con 21 giri e 126km pedalati in circa 8ore e 40min 🙂
Vi lascio come sempre alla carrellata di foto, video e traccia GPS 🙂
Foto e Video di Alessandro Tarallo
Un po’ nerd, un po’ ciclista con la voglia di tornare a girare l’ Etiopia