Ieri abbiamo pedalato da Tolmezzo direzione Sella Nevea, puntatina all’ altopiano del Montasio per poi scollinare passando a Cave del Predil direzione Tarvisio e ritorno per la ciclabile Alpe Adria fino a Resiutta e tornando a Tolmezzo.
[notification type=”alert-info” close=”false” ][Se vuoi leggere dell’ impresa fatta assieme ad Andrea, Nicolò e Mauro con bici a scatto fisso CLICCA QUI][/notification]Siamo partiti portando i colori NAGAYE Project, io Elena e Stefano.
Ritrovo alle 7.45 e partenza ore 8.00 da Aquileia.
Io questa volta ho optato per il ciclocross, quindi marce e freni, piuttosto che per il GialloMelone, in scatto fisso, come l’ultima volta, perché volevo godermela di più come pedalata e come panorami.
Il meteo c’é stato propizio, partiti col sole, in zona Tolmezzo qualche nuvola in lontananza, ma nulla di che: ci eravamo comunque premuniti chi di anti vento chi di kway perché in zona montana non si sa mai e perché in discesa dopo la sudata per arrivare in cima ci avrebbe raffreddato parecchio.
Da Tolmezzo, parcheggiata la macchina, ci siamo preparati con tutto l’occorrente ed abbiamo iniziato a pedalare direzione Chiusaforte, un pezzo di statale passando da Resiutta.
A Chiusaforte ci siamo fermati a rabboccare le borreacce allo spiazzo fontana e dispensatori d’acqua per poi procedere tranquilli e preparati in direzione Sella Nevea.
Siamo passati per Saletto e Pian di Qua dove la strada iniziava già un bel sali scendi, nulla di insormontabile ma già ci stava preparando a carburare meglio gambe e fiato per la salita a Sella Nevea.
Il cielo si era un po più velato, si sentiva i profumi del bosco e ogni tanto di legna tagliata ed accatastata ai bordi della strada, mentre tra una chiacchera e l’altra, tra un tira e molla in salita e discesa il tempo é volato fino ad arrivare ai piedi della vera salita a Sella Nevea.
Li é iniziata la modalità “ognun per se” perché chi va in bici sa che quando c’é una salita da afrontare é meglio prendere il proprio ritmo e mantenerlo costante pena il stancarsi prima e magari andare in acido e doversi fermare.
Visto che ieri mi sentivo in forze e avevo pure la bici con il cambio che mi permetteva di modulare la forza sui pedali rispetto all’unico rapporto sullo scatto fisso, mi sono preso un po di distacco da Stefano ed Elena, ma solamente per poi fermarmi e riuscire a scattare qualche foto di loro due mentre salivano 🙂
Poi ad un certo punto, verso un po più di metà salita (avendo già percorso circa 1,5/2km) ho affiancato Elena mentre Stefano pian piano ha cominciato a darci 1, 2 tornanti di distacco e poi non lo abbiamo più visto fino a che non siamo arrivati in cima a Sella Nevea.
L’aria era cambiata, naturalmente qualche grado in meno, soffiava un po più di vento e avevamo dei nuvoloni grigi che ci sussurravano che avrebbero potuto far piovere da un momento all’latro.
Noi imperterriti e senza paura abbiamo deciso di fare un attimo di pausa, goderci il momento del raggiungimento della vetta 🙂 mentre mangiavamo qualcosa ed intanto decidere il da farsi: andare avanti direzione Tarvisio o puntare ancora un po più in alto verso l’altopiano del Montasio e poi ridiscendere per poi pedalare verso Tarvisio e mettersi sulla strada del ritorno.
Abbiamo optato per questa ultima ipotesi, ma… la salita per il Montasio non é da sottovalutare, dal centro di Sella Nevea inizia subito con una rampa del 18% (almeno così a detta del mio Garmin) per poi spianar… ehm, no, per poi mantenere più o meno quelle pendenze quasi per 2km e con tornanti cortissimi e molto pendenti che un paio di volte la ruota anteriore non voleva saperne di starsene attaccata a terra e tentava di impennarsi.
Elena ci ha confermato la sua visione: Io provo a fare la prima rampa e se vedo che non ce la faccio vi aspetto al bar a Sella Nevea, voi andate pure senza problemi.
Stefano ed io annuimmo e accettammo la sfida con la salita.
Stefano era partito per primo e non si é voltato mai indietro, ma era a testa bassa e concentratissimo per non sprecare nemmeno una goccia di energia, era davanti a me di una 20 di secondi, io ero assieme ad Elena che la stavo salutando dicendole che ci saremmo rivisti da li a non molto, sperando di riuscire ad arrivare in cima per goderci il panorama e poi mi sono messo all’inseguimento di Stefano.
A circa 1km o forse qualcosa in più sono riuscito a recuperare, abbiamo fatto qualche centinaio di metri di salita pedalando insieme, poi il distacco, non per mia accellerazione, quanto per stand by forzato di Stefano che aveva messo il piede a terra in un tornante, io con la coda dell’ occhio ho visto la scena e ho continuato a pedalare avanti perché la pendenza in quel tratto aumentava leggermente e la prima cosa che mi era venuta in mente in quel momento era “Se mollo, mi fermo o rallento per aspettare Stefano é la volta buona che non arrivo a rimettermi in sella per continuare” quindi ho continuato a pedlare occhi sulla ruota anteriore e sempre seduto sulla sella, presa bassa sul manubrio alla Pantani a spingere sui pedali.
Il fiato ha cominciato a farsi corto e sentivo che dovevo riprendere il controllo della respirazione visto lo sforzo e per non andare fuori giri ed intanto stavo salendo: era tanto che non pedalavo su pendenze simili e il mio fisico me lo faceva capire in tutti i modi, ma mi sono reso conto che un allenamento di questi ultimi mesi, non solo in sella alla bici, ma alternativo e complementare come un po di corsa a piedi, un po di ginnastica a corpo liero e sessioni di stretching quotidiano da circa 6 mesi mi hanno dato la forza necessaria, soprattutto mentale, per non arrendermi, non estremizzando il gesto del movimento per fare il tempo , ma riuscire a sfruttare tutte le potenzialità del mio corpo cercando di ottimizzare i gesti preservando pedalata dopo pedalata un po di energia per quella successiva: ha funzionato perché, anche se con molta fatica, dopo una decina di minuti ho intravisto una coppia di persone a piedi che stavano scendendo lungo il ciglio della strada e poco più in la tra gli alberi il tettuccio di un paio di macchine ferme ed ho subito pensato:
“Ecco, ancora un mezzo chilometro e sono arrivato…”
…ed infatti ormai era quasi finita.
Da un lato ero soddisfatto al 100% della mia ascesa, d’altro canto sono rimasto allibito dal fatot di trovarmi in mezoz ad un piazzale con circa qualche centinaio di macchine parcheggiate tipo scatola di sardine sulla soglia della partenza dei sentieri a piedi.
Poco male, ho deciso comunque di proseguire ancora qualche centinaia di metri per poter assaporare il panorama che mi circondava guardandolo dall primo incrocio dei sentieri e questa che segue é una foto della magnificenza della natura che mi circondava: cielo e rocce, aria e terra 🙂
Mi suona il cellophono, mi risveglia dal mondo onirico in cui ero immerso e mi avvisa di un nuovo messaggio di Stefano che mi annunciava qualche minuto prima:
“Io torno indietro, ci vediamo giù”
Ok, mi ero preso la mia soddisfazione personale arrivando in cima, mi son goduto il panorama, ora era tempo di tornare per raggiungere i due amici, ma non prima di essermi messo addosso il kway visto che anche se non pioveva, ma ero talmente sudato per la fatica della salita che l’aria era fredda e pungente.
Sono riuscito a scendere stile in 7 minuti al contrario della salita che mi ha preso quasi mezz’ora di ascesa.
In bar ho dovuto rifarmi delle energie perse, quindi pacchetto di patatine, il mio corpo chiedeva sale, e un buon toast caldo, con bibita zuccherosa.
Qualche goccia di pioggia l’abbiamo sentita e con la calma quindi abbiamo preso la strada direzione Tarvisio, passando accanto al lago e passando le Cave del Predil.
Eravamo felici e contenti anche perché il grosso delle salite toste era passato e da li in avanti ci avrebbe aspettato una strada quasi totalmente in discesa a parte un paio di salitelle, ma poco più della lunghezza di un cavalcavia, nulla di che.
A Tarvisio abbiamo ripreso la ciclabile Alpe Adria direzione Chiusaforte Resiutta ed é stato un bell’ andare appunto perché, anche se non é stata al 100% tutta discesa comunque le gambe non gridavano più tregua: é stato il tratto di strada in cui ce la siamo goduta di più.
La ciclabile in quel tratto é stupenda per pedalarci, tutta asfaltata e senza intoppi e ci ha guidato fino a Resiutta dove ci siamo fermati per una pausa ristoro di quelle come si deve al Birrificio Rosticceria Al Buon Arrivo (non potevano trovare nome più azzeccato 🙂 )
Da li ad arrivare a Tolmezzo poi é stato un attimo, ma eravamo inseguiti dai nuvoloni grigi di pioggia.
Arrivati al parcheggio, smontati dalle bici per caricarle in macchina e prepararci per la via del ritorno a casa ad Aquileia, ha iniziato qualche goccia e da li a 1 minuto ecco che stava scendendo la sclassica pioggia estiva a gocciolone e noi abbiamo fatto giusto in tempo a sistemare le cose e a salire in macchina, super mega soddisfatti della mega pedalata condivisa.
Arrivati ad Aquileia ci siamo accorti che su tre ciclisti, tre bici, mancava una ruota!!!
Dell’agitazione della pioggia, di far presto per non bagnarci e in aggiunta alla stanchezza della pedalata, avevamo lasciato la ruota parcheggiata nel piazzale a Tolmezzo… e adesso? Chiama i gestori del bar della zona e chiedi se possono dare un’occhiata per controllare e recuperare la ruota se ne trovano una dimenticata e solitaria, ma niente, ci hanno confermato che non c’era nessuna ruota.
Orrore! Rubata? Portata via da qualcuno di passaggio?
La storia si risolve con la lieta fine perché dopo 5 minuti mi telefona Lea, un’altra nostra amica ciclista, che passando proprio di la qualche secondo dopo che noi eravamo partiti, mi ha comunicato che aveva recuperato lei la ruota perché aveva notato in lontananza che c’erano delle divise gialle e nere e non potevamo essere che noi del NAGAYE Project.
Tutto é bene quel che finisce bene 🙂
Il 4 Agosto NAGAYE Project organizza una pedalata in notturna su strade bianche e argini ad Aquileia per il supporto della O.N.G. etiope Chian of Love : prepara mountain bike, casco, luci e noi ti aspettiamo per la pedalata con rinfresco finale annesso. Per info CLICCA QUI
Ti lascio come al solito con qualche foto e con la traccia GPS e statistiche Strava.
Un po’ nerd, un po’ ciclista con la voglia di tornare a girare l’ Etiopia