Racconto in bicicletta di un paio di giorni fa, il giorno di Pasqua 2015, pedalata in solitaria da Aquileia verso il Matajur in solitaria, verso il rifugio Pelizzo (seconda volta, la prima verso il Matajur in bici qulche anno fa in bici da corsa con Andrea ma avevo iniziato a pedalare da Cormons)
Un’ impresa che ha avuto molte variabili in gioco:
l’ avevo ideata in 2 secondi, volendo passare il giorno di Pasqua in maniera alternativa;
- avevo messo in conto di partire in multi marcia, con il ciclocross, il Kona Jakes, perché sapevo che mi sarebbero aspettate, oltre al chilometraggio di 170km, anche pendenze non proibitive ma dure che in fissa col Faggin Giallomelone non avrei sopportato soprattutto in fase di discesa;
- se da un lato il multimarci del ciclocross mi dava sicurezza, come il doppio freno a disco, d’altro canto le mie gambe orami sono abituate all’effetto volano dello scatto fisso e non saprei come avrebbero risposto ol pignone libero dopo tanti chilometri;
- aggiungo che il ciclocross monta ruote grasse, da 35 con tappi adatte per andare su sterrato, fango e ghiaia… ma che non si adattano bene per la scorrevolezza su asfalto…
Questi tre punti solo per far capire che, solo appena messo in strada la domenica mattina verso le 8.30, ho realizzato tutto questo… ma poco male, la prima volta, il primo giro in bici che ho fatto in cui mi sono attrezzato per bene, ho fatto lo zaino idrico Decathlon caricandolo ovviamente anche con mangiume per circa 6/7 ore di pedalata, banana, paninetto col miele, qualche barretta… e comodissima la sacca idrica con 2lt d’acqua così non avrei dovuto fermare lungo il percorso a cercare fontanelle o torrenti per bere… in questo giro, per evitare anche problemi tecnici, ho aggiunto pompetta, bomboletta di chiuma anti foratura e scatoletta con mastice e toppe per eventuali forature esorcizzando così ogni potenziale fermata forzata.
Il meteo era decisamente buono, cielo sereno, ma mi sono accorto solo dopo qualche chilometro, da Cormons in poi, che ci sarebbe stato un buon venticello che mi avrebbe accompagnato per tutta la pedalata: ho sperato di averlo di fronte all’ andata così da poter affrontare il ritorno in maniera un po agevolata, invece l’ho avuto laterale… ho sperato che calasse un po, mentre più andavo avanti, zona Corno di Rosazzo, non sapevo se sarei riuscito a raggiungere neppure Cividale, per il fatto che la testa e le gambe mi gridavano di smetterla con sta agonia… più pedalavo e più avevo la sensazione di essere sempre più incollato all’ asfalto.
Testa dura come nessuno, ho abbassato lo sguardo, cercavo di concentrarmi solo sui primi metri di strada davanti a me e la bici, cercando di pensare a tutt’ altro, cercando di svuotare la mente dai miei limiti, guardandomi attorno ogni tanto, guardando le distese di prati verde smeraldo, distese di vigne appena sistemate sotto un cielo azzurro con qualche pennellata strisciata di bianco di qualche nuvola… e fortunatamente, come ipotizzato prima di partire, sono riuscito a rimanere dentro alla tabella di marcia.
La mia idea era più o meno in 3 ore arrivare in zona San Piero Al Natisone… e con tutto il vento che giocava contro di me, sono comunque riuscito a tenere una buona media e questo fatto mi ha confortato, visto che il bello doveva ancora iniziare… ero solo all’ antipasto: mi sarebbe aspettato la salita al Rifugio Pelizzo via Savogna passando per Monte Maggiore.
Sentivo che la strada iniziava a salire, iniziavano i sali scendi… e poi mi sono trovato ad affrontare i primi sei tornanti che mi hanno portato all’ imbocco per il Matajur, per la vetta.
Bene, pausa, ricontrollato sul gps per sicurezza il tragitto, la strada da percorrere… ok, non potevo sbagliare, ero arrivato al punto in cui mi son detto che da qui non mi sarei tirato indietro, ma avrei dovuto solo andare avanti, visto che dopo qualche chilometro, se proprio fossi stato stremato, avrei potuto anche tirar dritto in zona Masseris e tornare ai piedi, in zona Savogna… ma così non é stato, ho portato a termine la mia piccola impresa.
L’asfalto da Monte Maggiore verso il rifugio a tratti l’ho trovato un po dissestato, con ghiaia e qualche buca rattoppata… nulla di così impedalabile, ma comunque ha inciso un po anche sulla scorrevolezza di pedalata… poco male perché ormai in testa mi vedevo già seduto sulla panchina esterna al rifugio sorseggiando una mezza bionda gelata, scaldandomi al sole e godendomi tutto il panorama sottostante.
NON SAPEVO cosa mi sarebbe aspettato perché sorpassato Monte Maggiore, la vegetazione stava diradandosi, il cielo ed il sole facevano capolino come per altro anche il vento stava tornando più forte di prima, più forte di quello che mi ha accompagnato in pianura… e più andavo avanti, più mi avvicinavo al penultimo, ultimo chilometro e più il vento si faceva sentire… all’ ultimo chilometro avevo finito i rapporti del ciclocross… avevo tirato su lo scalda collo in modalità “ninja”, guanti di pail perché anche la temperatura stava abbassandosi di un po ed il vento che mi sbatteva a destra e sinistra, sembravano degli schiaffi sulle spalle, sui cerchi delle ruote che mi facevano pedalare a zig zag… ma ero talmente carico per essere arrivato fin li, mancavano poche cintinaia di metri, che ormai la fatica la sentivo tutta, ma lo sconforto di non farcela era sparito e da li a raggiungere l’obiettivo era separato solo da qualche pedalata.
Una volta arrivato in cima con mi apoca sorpresa visto la giornata particolare, ho notato che il parcheggio del rifugio era stra pieno di macchine, una ventina… poco male, io pian pianino sono arrivato col mio prode ciclocross fino davanti la porta d’entrata del rifugio: li il vento soffiava come non mai, raffiche da 80 all’ ora? Non lo so di preciso, ma soffiava di brutto… guarda il video per capire di che sto parlando quando scrivo “soffiava di brutto” 🙂
Ho parcheggiato la bici, mi son fiondato su una panchina riparata dal vento dietro l’angolo e baciata dal sole, in cui con la vista potevo raggiungere tutti i monti e la pianura sottostanti e persino si poteva scorgere un po di mare (penso il mare della zona di Duino…) : un Pasqua fantastica.
Bene, pranzo al sacco, paninetto di arrosto e a seguire una banana… e poi relax per qualche minuto sia per riprendermi che assaporare quei momenti 🙂
Per la discesa del ritorno ho voluto cambiare strada, da Masseris, frazione di Savogna, ho voluto prendere per Ieronizza di Savogna… la strada é più stretta di quella dell’ andata, bisogna fare attenzione perché in alcuni tratti é davvero stretta e a strapiombo, meglio non farsi prendere la mano e prenderla a tutta… ma poi l’ ultimo tratto per arrivare a Savogna é scorrevole ed asfaltata bene.
Il ritorno é stato, non dico monotono, ma ormai una strada già vista, quindi il grosso e l’obiettivo gli avevo raggiunti ed ero già contento e soddisfatto così… ma il ritorno non é stato tutto rose e fiori perché, stranamente per la sfiga dei ciclisti, il vento lo avevo sempre con me a farmi compagnia… magari non totalmente di fronte, ma sicuramente e fastidiosamente laterale e a raffiche… fortunatamamente la strada era tutta in falso piano in discesa da San Piero al Natisone fino a Gradisca… e poi sarei stato a come a casa 🙂
Infatti da Pieris in poi ho avuto il vento in poppa così da smollare un po le gambe e potermi rilassare un po, ultima tappa in zona San Lorenzo di Fiumicello per imbarcare un po d’acqua e finire di mangiucchiarmi il paninetto col miele e sono arrivato a casa in un men che non si dica, contento, più che soddisfatto per tutta una serie di motivi:
sono riuscito a superare Cividale nonostante vento, ruota libera e ruote grasse;
sono risucito ad arrivare al Rifugio Pelizzo;
ho fatto 170 km con la ciclocross e 2000 metri di dislivello in 6 ore e mezza circa di pedalata;
ho scoperto che i rapporti sul ciclocross sono adatti per poter pedalare su pendenze come quelle del Matajur (non é una bdc ma per ora mi accontento :D)
Direi che questa Pasqua 2015 é andata alla grande!!!
Come al solito seguono foto e tracciato #STRAVA del giro in bici da Aquileia al MAtajur – Rifugio Pelizzo e ritorno.
Un po’ nerd, un po’ ciclista con la voglia di tornare a girare l’ Etiopia