Un venerdì di agosto ho pedalato assieme a Fabio, partendo io da Aquileia, lui da Trieste, trovandoci a metà strada zona Sistiana, io con lo scatto fisso GialloMelone e lui con la mtb della Rockrider.
L’ obiettivo per il sottoscritto non c’era, era solo la voglia di pedalare, quello di Fabio invece era superare il muro dei 100 km in un’unica pedalata, così abbiamo intrapreso un itinerario non estremo ma discretamente pedalabile, con qualche bel strappetto per dare un po di pepe all’ escursione ciclistica 🙂
Da Sistiana abbiamo preso la strada verso Malchina, Gorjansko ed arrivando a Zagrajec in cui abbiamo fatto tappa per prendere fiato ed ammirare il panorama: tanto verde a perdita d’occhio ed un attimo più in la il mare.
Proseguendo siamo passati per Vojscica ed abbiamo puntato Sela Na Krasu dove abbiamo incontrato il baratro!!!
Si, ero passato qualche giorno prima pedalando assieme ad Andrea, Davide e Fabio: Davide infatti ic aveva avvertiti:
“Io e Fabio potremmo anche farcela a scendere di qua, ma per qualche chilometro butta giù tanto, ma tanto che con le fisse non mi rischierei…”
Preso in parola quel giorno avevamo girato le bici ed avevamo proseguito per un’altra strada, questa volta… no!
Ho voluto toccare con mano, con le ruote del Faggin, cosa intendeva per “butta giù tanto”, volevo capire di che pendenza stava parlando: l’ho capito SUBITO nei primi tre metri e ribadisco, i primi tre metri che passavano dalla strada in sali/scendi ad un abbondante 10% e forse qualcosa in più.
Detto fatto, in quei tre metri ho visto Fabio con la sua MTB, passarmi a fianco ed arrivare al primo tornante, 50 metri più in basso e contemporaneamente ho staccato il piede sinistro dal pedale, ho sterzato sulla sinistra mettendomi perpendicolare alla strada ed ho appoggiato il piede a terra: con la stessa calma ho staccato anche il piede destro dal pedale e son sceso dal Velomatic per poi procedere e raggiungere Fabio a piedi.
Fortunatamente utilizzo pedali e scarpe da MTB così da poter avere le tacchette incastonate nelle suole e quindi posso camminare abbastanza agevolmente, senza avere lo stesso problema di quelli che utilizzando le scarpe da bici da corsa hanno le tacchette esposte e devono camminare scomodamente con passo da papero, rischiando anche lo scivolone.
Ho proseguito per tutta la discesa camminando, un chilometro abbondante, pian pianino e godendomi lo spettacolo di panorama ed il paesaggio verso valle fatto di tetti arancioni, il verde degli alberi che la faceva da padrone e le linee grige delle strade che segmentavano a zone il tutto.
Passata la fantomatica discesona abbiamo ripreso con i sali/scendi verso Jamiano, Sablici e puntando a Monfalcone.
Io ero già intorno ai 60km di pedalata da Aquileia ed a quel punto ho chiesto a Fabio cosa voleva fare, se tornare verso Trieste, facendosi la costiera o proseguire:
“Se vuoi possiamo allungare ed andare sul San Michele passando per Redipuglia, Sagrado e via avanti…”
Fabio irremovibile nel perseguire il suo obiettivo ha confermato, così, abbiamo passato Monfalcone, Ronchi dei Legionari, Polazzo, arrivati a Sagrado abbiamo preso la via per San Martino del Carso, attraverso l’arco subito dopo la stazione dei treni.
La strada da li naturalmente ha iniziato a salire verso la cima del Monte San Michele e dopo un po siamo arrivati in piazza a San Martino, dove ci siamo dati un attimo di respiro anche per recuperar liquidi rinfrescandoci grazie alla fontana.
Siamo ripartiti arrivando sul piazzale del museo assieme al sole che scaldava molto bene, forse anche troppo 🙂 Dopo essere ridiscesi dalla bici, chiaccherato, bevuto un sorso d’acqua e dato un paio di morsi alle barrette per recuperare energia… abbiamo dovuto scattare le solite e classiche foto di rito alle bici 🙂
Da li altro quesito: tornare verso casa? Passare da Turiacco? Proseguire? …che fare? Siamo scesi per la via verso Peteano e poi percorrendo la strada parallela al fiume Isonzo fino a Sagrado, procedendo verso Redipuglia: era ora di pranzo… e per la prima volta durante una pedalata ho deciso che quell’ odorino di carne e cibo che proveniva da un agriturismo faceva al caso mio… basta, deciso, abbiamo girato e ci siamo dati allo sport della forchetta.
Pranzo leggero, perché barretta ed acqua, chissa perché quel giorno non mi avevano fatot effetto, e penso anche Fabio si sia fermato volentieri…. pranzo leggero, seee, si fa per dire:
lubianska più birra da mezzo ghiacciata… tanto a Fabio mancavano ancora pochi chilometri per passare il traguardo dei 100km ed io ero già a posto, visto che mi sentivo già a casa e visto che pensavo avrei fatto le ultime pedalate rigorosamente in stile passeggione.
Da li siamo ripartiti verso Sistiana, quando ho notato che Fabio stava iniziando ad avere i primi cedimenti, non che non ce l’avrebbe fatta fino a casa, ma chiaramente la prima pedalata di più di 100km su asfalto con una MTB che pesa sui 13/14kg, con ruote cicciose e con i tappi, adatte per sterrato, sarebbe stata dura anche per me, io che gli ho pedalato al fianco con una scatto fisso che pesa 8 chili e 6 e con le ruotine da 23.
A Sistiana ci siamo fermati per l’ultima tappa nel bar del centro in cui abbiamo bevuto l’ ultima, lui un caffettino ed io l’ultima birra da mezzo, giusto per dissetarmi e recuperare per benino i sali ed assicurarmi di arrivare a casa ben idratato visto il caldo 🙂
Ci siamo salutati, Fabio ha preso la via della costiera, io la via opposta verso Monfalcone, Pieris fino ad Aquileia.
Inutile allungare questo piccolo aneddoto di una delle tante pedalate che faccio solo per cercare di passare emozioni ad altri, lo faccio più per una memoria personale, per poter far rivivere in me le emozioni che ho provato nelle varie usicte rileggendo queste righe, cercare di descriverle per gli altri, per chi mi legge, sì, ma son convinto che ognuno di noi dovrebbe viverle in prima persona per poter capire fino in fondo la soddisfazione di essere arrivato in cima, aver superato un certo chilometraggio, quindi… solo 1 speranza ed un consiglio a chi leggerà questo fino in fondo:
la speranza che almeno una volta nella vita ognuno possa provare questo tipo di libertà, soddisfazione che la bici può dare;
il consiglio di provare almeno uan volta a pedalare cercando di superare i propri limiti, sui chilometri, sui propri limiti, non esagerando, pian pianino, ma cercare di raggiungerli e passarli, e sarà proprio il momento in cui vi si aprirà un mondo nuovo 🙂
Un po’ nerd, un po’ ciclista con la voglia di tornare a girare l’ Etiopia