Etiopia, le autorità devono garantire agli investigatori indipendenti e ai media accesso illimitato alla regione di Amhara per indagare sulle violazioni in stato di emergenza.
Questo è l’appello condiviso venerdì 18 agosto da Amnesty International per la recente crisi che ha destabilizzato con abusi e violenze la regione Amhara.
La diaspora e la società civile amahra ha protestato contro le politche sanguinarie del Premier etiope.
L’ Associaz. All United Amhara il 22 agosto 2023 era presente al Park di Sandton, Johannesburg, in Sud Africa durante il Summit del BRICS 2023.
Preoccupazioni per la conclusione anticipata della commissione d’inchiesta
Venerdì 25 agosto anche la società civile e varie organizzazioni per i diritti umani sottoscrivono l’appello per cui denunciano preoccupazione e sono allarmati dalla recente decisione di terminare prematuramente il mandato della Commissione d’inchiesta ONU sulla situazione nella regione del Tigray, in Etiopia.
FONTE: https://www.amnesty.org/en/documents/afr25/7134/2023/en/
Indagini sulla responsabilità dei crimini di guerra in Tigray ancora in corso
Percorso ed indagini dell’ International Commission of Human Rights Experts on Ethiopia – ICHREE che per il Tigray non si sono ancora concluse. Il governo etiope ha fatto vari tentativi di bloccare il mandato della Commissione di investigazione sui crimini in Tigray.
Lunedì 21 agosto Wegahta Fact Check denuncia che:
“Il 18 agosto 2023, più di 4.000 persone di etnia tigrina sono state arbitrariamente detenute nel #Tigray occidentale.
Le autorità di Amhara e le forze di sicurezza hanno radunato oltre quattromila tigrini innocenti rimasti nel Tigray occidentale occupato e li hanno tenuti in celle e prigioni sovraffollate.
Secondo le nostre fonti dal Tigray occidentale, 1.200 detenuti sono detenuti ad #Adebay, 130 ad #AdiGoshu, 2.000 a #Humera, 300 a #Rawyan e 500 nelle carceri e nei centri di detenzione di #Baeker.
Tra i detenuti nelle celle e nelle carceri sovraffollate sono bambini vulnerabili, madri incinte e anziani.
Sono stati arrestati perché tigrini, contrari all’occupazione di Amhara e sospettati di condividere informazioni con persone al di fuori del Tigray occidentale.
Alcuni vengono trattenuti per un paio di giorni mentre altri languiscono lì per anni.
Ci è stato anche detto che in questi luoghi di detenzione la tortura e la violenza sessuale contro i detenuti sono una routine.
Da quando è iniziata la guerra dell’#Etiopia contro il #Tigray nel novembre 2020, il Tigray occidentale è stato il luogo delle peggiori atrocità tra cui massacri, bombardamenti indiscriminati, saccheggi,
espulsione forzata su larga scala e stupro sistematico.
Il 20 marzo 2023 il segretario di stato americano @SecBlinken ha stabilito che è stata commessa pulizia etnica nel #WesternTigray. Ma nessuna azione significativa è stata intrapresa contro i responsabili dei crimini.
Il 22 aprile HRW e Amnesty hanno anche riferito che “le forze che controllano la zona del Tigray occidentale, con il sostegno e la complicità delle forze etiopi ed eritree, hanno condotto una prolungata campagna di pulizia etnica contro i residenti del Tigray nell’area.”
Mercoledì 29 agosto fa seguito la denuncia di Marta Hurtado, portavoce dell’ Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani – OHCHR: Etiopia: peggioramento della situazione dei diritti umani Di seguito un sunto:
Siamo molto preoccupati per il deterioramento della situazione dei diritti umani in alcune regioni dell’Etiopia.
Nella regione di Amhara, in seguito al divamparsi degli scontri tra i militari etiopi e le milizie regionali di Fano, e alla dichiarazione dello stato di emergenza il 4 agosto, la situazione è notevolmente peggiorata.
da luglio sono almeno 183 le persone uccise negli scontri.
segnalazioni secondo cui più di 1.000 persone sono state arrestate in tutta l’Etiopia in base a questa legge. Molti degli arrestati sarebbero giovani di etnia Amhara sospettati di essere tifosi di Fano.
arrestati almeno tre giornalisti etiopi che si occupavano della situazione nella regione di Amhara. Secondo quanto riferito, i detenuti sono stati collocati in centri di detenzione improvvisati privi di servizi di base.
almeno 250 cittadini di etnia tigrina sarebbero stati detenuti nell’area contesa del Tigray occidentale.
Tra le continue accuse di violazioni e abusi dei diritti umani, anche la situazione in Oromia è preoccupante.
Un appello congiunto di varie agenzie (quasi nella totalità di origini africane) del 23 febbraio 2023, hanno fatto esplicita richiesta agli stati membri e agli osservatori del consiglio dell’ ONU “affinché blocchino gli sforzi dell’Etiopia per porre fine al mandato dell’ICHREE e per confermare il vostro sostegno all’ICHREE e la protezione dell’integrità del Consiglio per i diritti umani e dei suoi organi incaricati.”
L’UE e i suoi membri difenderanno la giustizia in Etiopia?
Venerdì 25 agosto, Laetitia Bader, direttrice di HRW – Human Rights Watch per il Corno d’Africa si chiede se “L’UE e i suoi membri difenderanno la giustizia in Etiopia?” condividendo le sue osservazioni.
“Quando i combattimenti erano al culmine, l’UE ha contribuito a spingere l’ago sulla responsabilità. Ha guidato la creazione della Commissione internazionale di esperti sui diritti umani sull’Etiopia , un’inchiesta indipendente che raccoglie e preserva prove di crimini internazionali per futuri procedimenti giudiziari sotto il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite.
Con il rinnovo della commissione in discussione al Consiglio per i diritti umani di settembre, non è ancora chiaro se l’UE e i suoi Stati membri continueranno a sostenere le indagini cruciali. Oppure, invece, cercare relazioni più fluide e accettare le misure di responsabilità dell’Etiopia, in gran parte di facciata, che difficilmente garantiranno l’accesso delle vittime a una giustizia credibile.”
Lo stesso giorno GCR2P – Global Centre for the Responsibility to Protect pubblica una lettera congiunta con oggetto “Preoccupazioni per la cessazione anticipata della Commissione d’inchiesta sulla situazione nella regione del Tigray della Repubblica Federale d’Etiopia”
Approfondimento: Etiopia, Perseguire Crimini Contro l’Umanità: Dov’é La Legge?
Contemporaneamente un collettivo di diversi gruppi rivolti alla tutela e giustizia dei diritti umani, ha diffuso un appello congiunto esprimendo la loro grave preoccupazione per l’incapacità della Politica di Giustizia Transitoria (TJPE) stabilita in Etiopia.
Nella lettera viene sottolineato:
“Questa politica trascura in modo preoccupante la necessità di ottenere l’approvazione delle vittime, delle comunità direttamente colpite, delle principali parti interessate e dei rappresentanti dei punti caldi delle guerre e delle atrocità, in particolare nel Tigray”
E chiosa:
“Il sistema giudiziario etiope è palesemente privo dell’indipendenza, dell’imparzialità, della capacità e persino della giurisdizione necessarie riguardo alle atrocità commesse dal governo eritreo, necessarie per garantire la responsabilità degli attori statali e delle forze di sicurezza”
Concludendo:
“La dichiarazione congiunta chiede alla comunità internazionale, in particolare ai membri del Consiglio di Sicurezza dell’ONU e del Consiglio per i Diritti Umani, di estendere ed espandere il mandato dell’ICHREE. “Crediamo che l’ICHREE sia posizionata in modo unico e meglio attrezzata per stabilire in modo indipendente e imparziale la verità globale, date le limitazioni locali e la mancanza di fiducia nei meccanismi nazionali”
A conferma di tale preoccupazione c’è la notizia diffusa da Africa Intelligence che riporta:
“Infelssibile alle critiche, il governo federale continua le sue consultazioni a livello nazionale sulla giustizia di transizione. Il gruppo di lavoro di esperti sulla giustizia di transizione etiope ha inviato una delegazione in Tigray, a Mekelle, Shire, Adigrat, Maichew e Axum all’inizio di questo mese. Durante gli incontri il gruppo è stato accusato dall’ elite tigrina, tra l’altro, di mancanza di inclusività.“
Lunedì 28 agosto 2023 il Dipartimento di Stato Americano segnala che l’inviato speciale degli Stati Uniti per il Corno d’Africa Mike Hammer si recherà a Nairobi, Kenya, e Addis Abeba, Etiopia, dal 28 agosto all’8 settembre, dove incontrerà funzionari kenioti ed etiopi, l’Unione africana, l’Autorità intergovernativa per lo sviluppo e altri partner internazionali.
Discuterà della crisi in corso in Sudan e degli sforzi regionali e internazionali per porre fine alla violenza, stabilire un governo democratico e sostenere la giustizia e la responsabilità.
In Etiopia, discuterà anche dell’attuazione continua dell’accordo sulla cessazione delle ostilità, nonché solleciterà la protezione dei civili e una risoluzione negoziata dei conflitti in corso nelle regioni di Amhara e Oromia.
Un palliativo diplomatico per rassicurare l’opinione pubblica che gli USA stanno dalla parte della risoluzione pacifica, ma subordinata alla tutela degli accordi e soprattutto delle loro risorse in gioco.
USA ed Europa, da ormai più di 2 anni dallo scoppio della guerra genocida in Tigray, si sono dimostrati bravi a condividere comunicati di preoccupazione diplomatica, nel contempo stando attenti a non compromettere la loro posizione negli accordi pregressi e per quelli futuri con il Paese Etiopia.
I leaders del così detto occidente continuano ad attendere i momenti più propizi in tutela delle risorse riservate in Etiopia. Basti pensare ai numerosi appelli della diaspora tigrina mai accolti o corrisposti, o dei finanziamenti del governo Meloni, pari a 182 milioni per i prossimi 3 anni che sono come briciole per il supporto e lo sviluppo economico dela filiera agro alimentare e del caffé per gli etiopi.
Un caffé macchiato con un po’ di neo colonialismo
La schiavitù economica dell’ Africa mascherata da progetti di sviluppo e cooperazione internazionale.
Il caso Italia Etiopia e la filiera del caffé
Le grandi aziende italiane del caffè nel 2022 hanno fatturato 5,8 miliardi di euro. La Germania per esempio, che NON è produttore di caffé, ne guadagna 6,8 MLD. Oggi la filiera del caffé, mercato florido, sta aumentando sempre più la sua espansione, con la tendenza di un 10% ogni anno per i prossimi 5.
Il gov. Meloni ha ospitato in Italia il Premier etiope Abiy Ahmed Ali. La premier italiana senza preoccuparsi di chiedere giustizia per le 800.000 vittime della guerra genocida di 2 anni in Tigray, ha fatto all-in siglando accordi con l’Etiopia e la sua filiera agro-alimentare per un valore totale di 182 milioni di Euro per 3 anni (2023/2025): 42 MILIONI dedicanti al comparto del caffé.
Il viaggio successivo della PM Meloni ad abbracciare i bambini ad Addis Abeba, sventolanti il tricolore, è stato pura propaganda per vendere il Piano Mattei per l’Africa agli italiani.
Il business del caffé nel mondo è di 460 MILIARDI di dollari con un aumento del 20% nei prossimi 5 anni.
I produttori di caffé nel mondo ricavano un totale di 25 MILIARDI.
La quota dell’AFRICA è di soli 2,4 MILIARDI. (meno della metà del fatturato italiano)
La strategia di USA ed Europa in tutela delle risorse
A conferma della strategia di tutela delle risorse a discapito dei diritti universali degli individui gli USA hanno bloccato una precedente indagine legale per determinare genocidio in Tigray per dare tempo alla “diplomazia” di fare il suo corso per una risoluzione pacifica tra governo etiope e membri del TPLF: è passato un anno prima che arrivasse l’accordo di tregua, mentre prima e anche dopo sono continuati e stanno continuando violenze ed abusi (anche dello stesso accordo). Crimini come stupri, deviazioni degli aiuti alimentari umanitari e attività di pulizia etnica sul popolo civile tigrino da parte delle forze amhara.
In particolare, la politica statunitense nei confronti dell’Africa è influenzata dal crescente coinvolgimento economico della Cina nel continente.
“Nella geopolitica globale, esiste una competizione strategica tra Stati Uniti e Cina.
Anche se si estende oltre l’Africa, il continente è diventato un’arena significativa per questa rivalità, con conseguenze di vasta portata.”
Jennifer Cooke
Director, Institute for African Studies
L’approccio che traspare dalla politica estera USA ed Europa è che i progetti di cooperazione con l’Africa possono essere assimilati come elemosina che puzza di attività colonialista fornendo supporto allo sviluppo per i popoli africani, mantenendoli nel contempo in costante stato d’emergenza. Le risorse della ricca Africa sono sempre più contese a livello globale.
La guerra in Tigray, l’instabilità in Amhara e in Oromia non possono essere confermate come proxy war, ma sicuramente sono funzionali ai giochi d’interesse di forze esterne allo stato sovrano etiope, che attendono come avvoltoi l’occasione per arrivare alle risorse e al posizionamento geo politico: sia mai che USA ed Europa al segioto si facciano sfuggire l’egemonia nel Corno d’Africa da Cina e Russia, capofila del BRICS e che hanno accolto recentemente anche l’Etiopia.
In tutto questo contesto giustizia e tutela di diritti e della vita di milioni di persone sono ancora in balia degli eventi lasciando spazio ai giochi di potere dei moderni colonialisti.
Un po’ nerd, un po’ ciclista con la voglia di tornare a girare l’ Etiopia