Nell’Etiopia settentrionale, nello stato regionale del Tigray, dal 24 agosto è iniziato un nuovo fronte di guerra pesante tra le forze etiopi e quelle eritree alleate contro il TDF, Tigray Defence Forces, le forze di resistenza considerate ribelli dal governo centrale.
Guerra scoppiata il 4 novembre 2020 e dichiarata dal governo etiope come azione di perseguimento della sicurezza nazionale , ma che in sostanza da quasi 2 anni, sta bombardando e massacrando i civili di etnia tigrina grazie all’alleanza dell’Eritrea del dittatore Isaias Afwerki.
Il movente è fermare i membri del partito TPLF – Tigray People’s Liberation Front accusati di essere dissidenti e denucniati normativamente gruppo terroristico dal maggio 2021: il governo etiope ha così legittimato l’abuso di potere delle forze di polizia verso gli etiopi di origine tigrina accusati di essere potenziali terroristi, sostenitori del TPLF quindi da perseguire, arrestare e fermare con ogni mezzo. Stessa sorte che hanno avuto uomini e donne di chiesa arrestati perché dichiarati dalle forze di pubblica sicurezza etiope collusi con il TPLF.
Il governo etiope è stato denuciato recentemente di essere implicato e responsabile di crimini di guerra e contro l’umanità da un team di esperti in diritti umani dell’ONU: ha usato la fame come arma di guerra verso il popolo del Tigray. Il governo di Abiy Ahmed Ali ha rigettato al mittente le accuse, come parte della strategia contro l’occidente, supportato dalla creazione governativa della campagna “Hand off Ethiopia” – “Giù le mani dall’Etiopia” e fomentando la lotta per il panafricanismo, cercando alleanze di altri Paesi in Africa. Un espediente che alcuni osservatori e statisti hanno definito come azioni e strumenti di distrazione di massa. Cercando di spostare il problema della guerra genocida in Tigray su altro livello moralmente più giusto e emotivamente più sentito, facendo leva sulla tutela e lotta per l’indipendenza dall’oppressione occidentale.
Approfondimento: Etiopia, report ONU sui crimini di guerra e violazione dei diritti umani in Tigray
All’ordine del giorno i bombardamenti aerei per la guerra alla “sicurezza nazionale” che sta massacrando i civili in Tigray, donne e bambini. Sono sotto attacco anche gli ospedali, come quello di Alitena colpito il 5 ottobre. Quei pochi ospedali in Tigray che cercano di resistere, il 10% sul totale, hanno dovuto adattarsi a fornire servizi emergenziali perché non hanno più materiale igienico-sanitario, le scorte di medicinali sono finite. Anche i malati con patologie normalmente curabili oggi in Tigray sono a rischio di morte per mancanza di cure.
Appello conginuto Stati Uniti con Australia, Danimarca, Germania, Paesi Bassi e Regno Unito
Questa ultima escalation di guerra e la crisi umanitaria del nord dell’Etiopia, nelle regioni Ahmara e Afar e la catastrofe in Tigray, hanno smosso gli Stati Uniti di Joe Biden che ieri, 12 ottobre 2022, in un comunicato congiunto con Australia, Danimarca, Germania, Paesi Bassi e Regno Unito hanno dichiarato nuovamente “profonda preoccupazione” all’ombra del blackout delle comunicazioni e del continuo blocco dell’accesso ai media indipendenti.
“Chiediamo al governo dell’Etiopia e alle autorità regionali del Tigray di fermare immediatamente le loro offensive militari, accettare la cessazione delle ostilità, consentire un accesso umanitario senza ostacoli e duraturo e perseguire una soluzione negoziata attraverso colloqui di pace nell’ambito di un processo guidato dall’Unione africana.”
Colloqui di pace che si fermano prima di iniziare mentre continuano i bombardamenti.
Rinnovate preoccupazioni della comunità occidentale, USA e parte dell’Europa, come lacrime di coccodrillo: Josep Borrell, capo della politica estera dell’UE, ha affermato infatti, per il contesto dell’invasione Ucraina da parte della Russia, che i diplomatici sono lenti, inefficaci e condiscendenti.
“Questo non è il momento in cui invieremo fiori a tutti voi dicendo che siete belli, lavorate molto bene e siamo molto felici” ha detto Borrell agli ambasciatori degli esteri della UE.
Stesse dichiarazioni che Borrell aveva già denunciato per l’inefficace tutela dei diritti umani e della vita di milioni in Etiopia, n Tigray, da parte della comunità occidentale.
All’appello occidentale congiunto condiviso dagli USA manca l’Italia.
L’Italia al cui governo la redazione di Focus On Africa oggi 13 ottobre ha inviato l’appello che vuole dare voce a parte della società civile e della diaspora tigrina inascoltate da ormai quasi 2 anni.
2 anni in cui lo stato regionale del Tigray è ancora assediato, confinato a se stesso; regione in cui milioni di persone vivono in mancanza di elettricità, con conti correnti bloccati, senza carburante e in cui l’accesso umanitario è nuovamente strumentalmente bloccato per il fronte di guerra in atto. Le vie di comunicazione, telefoni ed internet assenti.
L’appello inviato al governo italiano è finalizzato nel cercare risposte, trasparenza e giustizia: le richieste sono tanto semplici, retoriche quanto strumentali nel cercar di mantenere alta l’attenzione verso la catastrofe umanitaria in atto in Tigray visto che i media mainstream non lo fanno e molti italiani non vengono debitamente informati come dovrebbero.
Appello per portare nelle debite sedi istituzionali tali richieste che chiedono la posizione dei leader di governo e quello che hanno messo in atto, non tanto per la crescita e sviluppo economico, ma quanto per la tutela dei diritti umani per il Tigray. Diritti degli individui, la tutela della vita stessa, valori assoluti ed universali e non negoziabili.
(Leggi il report e l’appello)
Queste le domande:
(A) Quanti soldi ha speso il governo italiano per lo sviluppo internazionale per le persone nella regione del Tigray tra il 25 settembre 2021 e il 25 settembre 2022;
(B) Qual è la ripartizione di (A) per programmi e progetti che hanno ricevuto il finanziamento, indicando quanto ha ricevuto ciascun programma o progetto;
(C) qual è la posizione del neo governo sulla recente ripresa dei combattimenti in Tigray;
(D) qual è la posizione del neo-governo sul raid aereo che ha preso come target un asilo nido in Tigray il 26 agosto 2022;
(E) il precedente governo ha rilasciato dichiarazioni direttamente al governo etiope in merito a (C) o (D) e, in tal caso, quali sono i dettagli e, in caso negativo, perché no;
(F) il governo sta valutando sanzioni contro qualsiasi persona o entità in Etiopia in relazione alle azioni intraprese nel Tigray e, in tal caso, quali persone o entità vengono prese in considerazione;
(G) il governo ha fatto offerte al governo etiope o a qualsiasi altra parte per mediare nel conflitto nel Tigray e, in tal caso, quali sono i dettagli;
(H) qual è la comprensione del governo della situazione relativa al fatto che l’esercito eritreo sia attivo o meno nel Tigray, (I) il governo ha presentato dichiarazioni al governo dell’Eritrea in merito al conflitto, (J) il governo sta valutando sanzioni contro qualsiasi persona o entità in Eritrea in relazione alle azioni intraprese nel Tigray e, in tal caso, quali persone o entità vengono prese in considerazione e (K) il governo ha parlato o sollevato domande sulla situazione nel Tigray in qualsiasi forum internazionale, e in tal caso , quali sono i dettagli, tra cui per ogni istanza la (i) data, (ii) il forum in cui è stato sollevato, (iii) chi ha parlato o sollevato domande, (iv) un riepilogo di ciò che è stato chiesto o detto?
Queste alcune delle adesioni:
- Antonella Napoli, direttore responsabile Focus on Africa
- Salvatore Izzo, direttore di Faro di Roma
- Redazione di Africa Express
- Davide Tommasin, attivista e collaboratore Focus on Africa
- Fulvio Beltrami, giornalista freelance
- Forum delle Associazioni Tigray in Italia
- Comunità dei Giovani Tigrini in Italia
- Tigray development association-aps Bari
- Giusti Tommaso, attivista e porta voce del popolo del Tigray in Italia Roma
- Peluso Francesca attivista per i diritti delle donne
- Gruppo Geeza Tegaru FVG
- Time For Africa OdV – Udine
- Biblioteca dell’Africa
Un po’ nerd, un po’ ciclista con la voglia di tornare a girare l’ Etiopia