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Davide Tommasin ዳዊት

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Etiopia, un anno fa il delitto di 3 operatori di MSF in Tigray che attendono ancora giustizia

Pubblicato il 24/06/22, 11:54 pm

Da sinistra a destra: Yohannes Halefom Reda, assistente di coordinamento, aveva 31 anni, era dall’Etiopia; Maria Hernandez Matas, 35 anni, dalla Spagna, ha iniziato a lavorare con MSF nel 2015; Tedros Gebremariam Gebremariam Gebremichael, 31 anni, anch’egli Etiopia, era stato un autista di MSF dal maggio 2021.

Oggi, 24 giugno 2022 ricorre il triste e primo anniversario della morte di María Hernández Matas, Tedros Gebremariam Gebremichael e Yohannes Halefom Reda. Atrocemente uccisi mentre facevano il loro lavoro per salvare vite in Tigray, regione settentrionale dell’ Etiopia, martoriata da una guerra iniziata il 3 novembre 2020.

MSF – Medici Senza Frontiere nel suo comunicato oggi scrive:

“Ci mancano terribilmente e continuiamo a piangerli come amici e colleghi. Sapere che sono stati uccisi intenzionalmente e che nessuno ha ancora rivendicato la responsabilità di questo efferato attacco a tre operatori umanitari, non fa che rafforzare la nostra indignazione, tristezza e determinazione a continuare la nostra ricerca della verità.”

Dalla ricezione della macabra notizia, MSF si è messa subito a disposizione per collaborare con il governo centrale etiope e il governo del Tigray e per condividere le loro informazioni e risultati della ricerca preliminare sull’accaduto. MSF ha chiesto loro anche chiarimenti sulla presenza delle forze militari in quella data e in quel preciso luogo in cui sono stati ritrovati i 3 operatori, María, Tedros e Yohannes.

MSF ha ricevuto garanzie dal governo etiope che era stata avviata e c’è un’indagine in corso per appurare quanto sia successo.

Ad un anno dall’atroce evento , MSF non ha ricevuto ancora delle tempistiche su quando saranno condivisi i risultati preliminari o quando l’indagine sarà probabile che venga completata.

Il triste anniversario si inserisce nel contesto del nord Etiopia in cui, dopo 20 mesi dallo scoppio della guerra, la situazione umanitaria si è altamente degradata: in Afar e Amhara c’è una crisi umanitaria per milioni di sfollati interni in attesa di cibo e cure. In Tigray, ad aggravare la situazione è ancora Il confinamento e l’isolamento con l’esterno ed incombe una catastrofe per il 90% dei più di 6 milioni di tigrini che dipendono da supporto alimentare e cure mediche urgenti. Nella regione tigrina linee telefoniche e conti bancari ancora bloccati. Sarebbero quasi un milione ormai a vivere in stato di carestia. Il materiale salvavita si fa attendere nonostante la tregua umanitaria indetta dal governo centrale il 24 marzo 2022. Oggi ci sono ancora gravi problemi per la fornitura di carburante, necessario per i mezzi, i camion che dovrebbero trasportare il materiale alimentare e sanitario in maniera capillare su tutto il territorio regionale, ma che per ora viene depositato a Mekelle. Sulla questione ci sono continue tensioni e rinfaccio di responsabilità tra le forze governative e quelle tigrine. A Mekellé ci sarebbero già diverse tonnellate a disposizione in attesa di essere consegnato. Non avendo ricevuto medicinali e scorte sanitarie, quei pochi ospedali rimasti attivi dopo l’inizio della guerra (è stato distrutto l’80% delle strutture sanitarie), hanno dovuto limitare i servizi limitandosi solo a quelli emergenziali, rimandando a casa gran parte dei pazienti in cura.

Nel comunicato odierno, MSF esprime tutta la sua volontà a perseguire la sua missione in Etiopia per supportare, tutelare e salvare vite. MSF denuncia anche il fatto che non può perseguire questi obiettivi in tutte le aree del Paese senza che gli venga fornita una certa garanzia di sicurezza per poter lavorare. Questo non potrà avvenire fin tanto che non verrà fatta chiarezza sulle dinamiche del massacro dei 3 operatori umanitari.

María, Yohannes e Tedros sono stati brutalmente e intenzionalmente uccisi mentre fornivano assistenza vitale alle persone in Etiopia il 24 giugno 2021.

MSF nel suo comunicato sottolinea un aspetto importante:

“Se non ci sarà alcuna responsabilità per un attacco così eclatante agli operatori umanitari, creerà un pericoloso precedente, sia in Etiopia che nel mondo, dove gli operatori umanitari si stanno sforzando di servire i più bisognosi.”

ed aggiunge:

“Il rifiuto delle autorità di offrire un resoconto rispettoso e onesto di quanto accaduto quel giorno aggiunge un dolore inutile all’immenso dolore dei parenti, amici e colleghi di María, Yohannes e Tedros.

Riaffermiamo il nostro impegno a onorare la loro memoria, oggi e sempre. Non dimenticheremo mai loro e il loro impegno per migliorare la vita delle persone. Il passare del tempo non ci scoraggerà. Continueremo ad essere implacabili nella nostra ricerca della verità su ciò che è successo loro.”

Davide Tommasin
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Un po’ nerd, un po’ ciclista con la voglia di tornare a girare l’ Etiopia

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