L’Etiopia si presenta sempre più martoriata, conseguenza di crisi climatica e di tensioni e conflitti, come quelli scatenati in Tigray ed in Oromia.
Un recente report congiunto di Oxfam e Save the children recita:
La fame è nient’altro che il fallimento della politica
“In Etiopia, Kenya e Somalia, la siccità potrebbe uccidere una persona ogni 48 secondi.
A 10 anni dall’ultima carestia che ha fatto 260.000 vittime in Somalia – la metà delle quali bambini sotto i 5 anni – la comunità internazionale rimane sorda, incapace di evitare la fame in Africa orientale.
Al momento, già quasi mezzo milione di persone è in carestia in alcune regioni di Somalia e Etiopia, mentre in Kenya 3,5 milioni soffrono la fame. Tutti gli appelli delle Nazioni Unite per la risposta umanitaria nei diversi paesi sono scarsamente finanziati, a causa di altre crisi, come quella ucraina, aggravando ulteriormente la piaga della fame in questa parte dell’Africa.”
E continua:
“Tutti gli appelli delle Nazioni Unite per la risposta umanitaria nei diversi Paesi sono scarsamente finanziati, a causa di altre crisi, come quella ucraina, aggravando ulteriormente la piaga della fame in questa parte dell’Africa”, ricordano le due organizzazioni”
La mappa nel report di USAID per il periodo marzo – maggio mette in luce quale sia la gravità alimentare nel Corno d’Africa, sottolineando le condizioni dell’ Etiopia che è l’area di maggiore preoccupazione e lo stato regionale del Tigray è la preoccupazione più estrema.
Come minimo, il Tigray è in emergenza (IPC-4) con un sottoinsieme di famiglie in catastrofe (IPC -5). Si parla di stato di emergenza alimentare per la quasi totalità del Tigray con sacche di carestia: letteralmente le persone stanno morendo di fame.
Approfondimento Etiopia
Il 20 maggio UNOCHA ha condiviso un sunto sulla catastrofe in atto:
“Nell’Etiopia settentrionale, 319 camion di carichi umanitari, oltre a una autocisterna per carburante, sono entrati nel Tigray la scorsa settimana. Questo è il numero più alto di camion che entrano nella regione in una sola settimana da giugno 2021. Tuttavia, le agenzie umanitarie devono ancora far fronte a carenze di denaro, carburante e forniture.
Da quando i convogli di aiuti sono ripresi all’inizio di aprile, circa 15.500 tonnellate di aiuti alimentari sono state portate nella regione del Tigray e vengono distribuite in 45 distretti prioritari. Ma servono almeno 68.000 tonnellate in più per raggiungere tutti i bisognosi. (si sottolinea “una tantum”, ma le consegne dovrebbero mantenersi costanti per riuscire a portare la normalità di vita di milioni di etiopi n.d.r.)
Nelle vicine regioni di Afar e Amhara, dove i bisogni rimangono estremamente elevati, le Nazioni Unite e i partner continuano a fornire assistenza alle persone. Nella vicina Zona 2 di Afar, una recente valutazione ha rilevato livelli estremamente preoccupanti di malnutrizione tra alcuni sfollati interni. Nella zona sono stati ora istituiti due centri di stabilizzazione per il trattamento di bambini affetti da malnutrizione acuta grave con complicazioni mediche. Oltre 845.000 persone hanno ricevuto assistenza alimentare ad Afar dalla fine di febbraio. Nell’ultima settimana, oltre 100.000 persone hanno beneficiato del trasporto di acqua pulita.
Ad Amhara, dalla fine di dicembre, oltre 10,4 milioni di persone hanno ricevuto assistenza alimentare. Le Nazioni Unite e i partner stanno anche lavorando per rispondere alla grave siccità che sta colpendo oltre 8 milioni di persone nelle aree meridionali del Paese.”
Il governo tigrino ha condiviso il comunicato che ha rilasciato 4208 prigionieri di guerra, ed alcuni di loro sono già sulla via di casa per tornare dalle loro famiglie. Il governo etiope invece non ha prodotto ancora alcuna dichiarazione sulle sorti di quelli che sarebbero decine di migliaia di etiopi, nella quasi totalità di etnia tigrina (uomini, donne, bambini ed anziani), detenuti in campi di prigionia, in quanto tigrini.
L’Etiopia ha registrato il numero più alto di sfollati interni (IDP) rispetto a qualsiasi altro paese nel 2021, secondo un nuovo rapporto dell’Internal Displacement Monitoring Center (IDMC).
Secondo il rapporto globale 2022 dell’IDMC reso pubblico giovedì 19 maggio, conflitti e violenze nella nazione del Corno d’Africa hanno innescato oltre 5,1 milioni di nuovi sfollati nel 2021, tre volte il numero nel 2020: è la cifra annuale più alta mai registrata per un singolo paese.
“Il conflitto nel nord ha rappresentato la maggior parte degli sfollamenti registrati in Etiopia nel 2021, ma anche le violenze in altre regioni ne hanno innescato un numero significativo”, afferma il rapporto visto da The EastAfrican.
Il conflitto nel Tigray in seguito si è approfondito, estendendosi alle regioni vicine di Amhara e Afar e sradicando migliaia di persone dalle loro case.
Anche la tensione e la violenza in altre parti dell’Etiopia hanno contribuito ai grandi sfollamenti registrati nell’anno.
“Le rinnovate tensioni tra le forze di sicurezza regionali e i gruppi armati non statali legate alle controversie sulla terra e alla competizione per le risorse si sono intensificate, innescando scontri mortali che hanno costretto le persone a lasciare le loro case lungo i confini tra le regioni Afar e Somale, le Nazioni, le Nazionalità e la Regione Popolare del Sud (SNNP) e Gambela, e SNNP e Oromia”, afferma il rapporto.
Anche la violenza tra le comunità all’interno di quelle regioni, e a Benishangul-Gumuz, ha portato allo sfollamento, mentre i disastri naturali, per lo più inondazioni e siccità, hanno provocato 240.000 sfollamenti interni nel 2021.
“Il totale regionale (Africa subsahariana) è stato di 4,7 milioni superiore a quello dell’anno precedente, determinato principalmente dai conflitti in Etiopia, Repubblica Democratica del Congo (RDC), Burkina Faso, Somalia e Repubblica Centrafricana (CAR ),”, aggiunge il rapporto.
“Nuove ondate di violenza nell’Africa orientale e l’escalation delle tensioni e dei conflitti nelle regioni centrali del Sahel e del Lago Ciad hanno rappresentato la maggior parte dei movimenti, ma la violenza ha portato anche allo sfollamento nell’Africa meridionale e centrale, in particolare nella Repubblica Centrafricana, nella Repubblica Democratica del Congo e in Mozambico”.
L’attività militare straniera ha anche influenzato le tendenze di sfollamento e rimpatrio in un certo numero di paesi, afferma il rapporto.
“Gli eventi più significativi sono state le piogge della stagione Belg di aprile e maggio, che hanno innescato oltre 170.000 sfollamenti tra Afar, Oromia, Somali e SNNP. La siccità ha innescato 54.000 persone ad Afar, Oromia e Somali, più del doppio della cifra registrata nel 2020″, afferma il rapporto.
Per quanto riguarda l’approvvigionamento di materiale umanitario per le persone in Tigray, informazioni confutate da fonti dirette, confermano che la “tregua umanitaria” indetta il 24 marzo dal governo centrale, non sta producendo i risultati sperati: alcune realtà umanitarie hanno ricevuto materiale alimentare e sanitario solo grazie alla pressione delle ambasciate verso il governo etiope. Materiale acquistato dalle stesse realtà a prezzi elevati visto l’inflazione determinata dall’instabilità dell’ Etiopia e bloccato da scelte politiche. Ci sono ancora volontà dei governanti del Paese che rendono le consegne di materiale salvavita per milioni di etiopi una goccia nell’oceano.
Il 19 maggio il giornalista Medhin Gebreselassie pubblica la foto con la seguente descrizione:
“La donna in basso è crollata per la fame in una strada di Mekelle oggi mentre camminava portando suo figlio. Solo in Mekelle, 500.000 hanno bisogno di aiuti di emergenza, ma sono arrivati aiuti sufficienti per 51.000.”
Nel contempo giunge notizia che il parlamento etiope approva un accordo di cooperazione militare quinquennale di 100 milioni di TRY (63 milioni di dollari) con la Turchia di Erdogan. Oltre al supporto finanziario, la difesa etiope è supportata anche dalla Turchia in altri settori come l’intelligence e l’addestramento militare.
In tutto il contesto di catastrofe umanitaria in corso, VOA informa che diversi tigrini in fuga dalla fame sono così disperati che raccontano di aver abbandonato le loro famiglie ed i figli. Le Nazioni Unite hanno stimato che sono più di un milione i bambini che hanno perso 2 anni di scuola, di educazione causa guerra scoppiata in Tigray nel novembre 2020.
Durante il conflitto in un Tigray isolato e in blackout, sono stati perpetrati crimini di guerra e contro l’umanità, distruggendo, vandalizzando e saccheggiando l’80% delle strutture sanitarie: ospedali resi inagibili e non operativi per soccorsi non solo emergenziali. Anche il comparto della formazione ha subìto danni enormi, sia nelle strutture che dal lato umano: migliaia di civili, professori, professionisti del settore, ma anche ragazzi uccisi. Un recente report ha fatto le stime documentali dei danni riportati e dei morti.
Summary report of Human & Material Damage on Tigray’s Education – Report PDF
Numeri, dati ed evidenze riportate su questo articolo confermano che non si scappa solo dalle guerre, sbugiardando chi dice che le migrazioni sono dettate solo dai conflitti. Purtroppo ci sono ancora milioni di persone che nemmeno hanno questa possibilità, ma sono assediati da ormai più di 18 mesi in patria, come i tanti etiopi del nord Etiopia, aspettando supporto ed aiuti che ancora tardano ad arrivare.
Un po’ nerd, un po’ ciclista con la voglia di tornare a girare l’ Etiopia