L’ UNHCR, l’ Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, ha iniziato a ricollocare circa 23.000 rifugiati eritrei bloccati nella regione del Tigray, area di guerra in Etiopia da 9 mesi.
“Pur fornendo supporto immediato, la priorità dell’UNHCR rimane quella di facilitare il trasferimento dei rifugiati in un nuovo campo a Dabat, nella regione di Amhara”
Mentre UNHCR e ARRA, l’Agenzia etiope per gli affari inerenti a rifugiati e persone di ritorno, stanno completando i lavori nel sito di Alemwach, col supporto della comunità locale e sono stati individuati alloggi di emergenza all’interno di strutture comunitarie a Dabat: i primi 126 rifugiati trasferiti stanno ricevendo assistenza.
Questo trasferimento è arrivato settimane dopo che il Governo etiope ha concesso a UNHCR ed al suo partner esecutivo ARRA – la zona di accoglienza in Amhara.
“Il 26 giugno, il terreno che era stato identificato nelle vicinanze della regione di Amhara è stato ufficialmente designato e consegnato all’ARRA e all’UNHCR per la costruzione di un campo permanente”, ha affermato Crvenkovic.
Il nuovo sito accoglierà 25.000 rifugiati eritrei, tutti quei rifugiati che fin’ora erano stati ospitati nei campi di Mai Aini e Adi Harush nella regione del Tigray.
I primi rifugiati ad essere stati trasferiti a Dabat hanno ricevuto anche beni di prima necessità come taniche per l’acqua, materassi, secchi, sapone, coperte e cibo.
“Il 29 luglio, l’UNHCR ha chiesto alle parti in conflitto di cessare le ostilità intorno ai campi (Mai Aini e Adi Harush n.d.r.) per 30 giorni per consentire il trasferimento sicuro dei rifugiati dall’area di Mai Tsebri (dove si trovano entrambi i campi) nell’area di Dabat”, ha affermato Crvenkovic.
“Nel frattempo, abbiamo messo in atto misure di emergenza per spostare i rifugiati dall’area di Mai Tsebri”, ha aggiunto.
I rifugiati eritrei, dall’ inizio della guerra iniziata il 3 novembre 2020 tra il governo centrale etiope ed il partito TPLF e l’odierno TDF – Tigray Defence Forces, sono stati messi in mezzo ad un conflitto non loro. Stessa sorte per altro di tutti i civili tigrini repressi, profilati, deportati per essere “sospetti” anti governativi e potenziali terroristi: messi in mezzo ad una guerra non loro a sfondo etnico e con modalità genocide.
Crvenkovic ha aggiunto che: “Alla fine di luglio, abbiamo ricevuto notizie inquietanti e credibili dal campo di Mai Aini secondo cui un rifugiato è stato ucciso da elementi armati che operavano all’interno del campo”.
“Nel recente passato, l’UNHCR ha ricevuto segnalazioni di violazioni dei diritti umani contro i rifugiati eritrei”, ha aggiunto.
“Abbiamo fatto appello a tutte le parti in conflitto affinché rispettino i loro obblighi ai sensi del diritto internazionale, compreso il rispetto dei diritti dei rifugiati e di tutti i civili. Abbiamo anche invitato sia il governo federale che le autorità regionali del Tigray ad avviare indagini formali su tutte le accuse credibili ricevute ad oggi” ha detto.
Centinaia di rifugiati eritrei il mese scorso hanno organizzato una protesta ad Addis Abeba davanti agli uffici dell’ UNHCR, chiedendo supporto ed aiuto per il trasferimento dei migliaia di rifugiati nei campi di accoglienza in Tigray verso luoghi ed aree più sicure: hanno chiesto protezione e rispetto dei diritti dei rifugiati.
Da quando l’ ENDF, le forze di difesa etiopi si sono ritirate a giugno dal Tigray, c’è una calma apparente nei campi in Tigray come afferma il portavoce dell’ UNHCR.
“C’è una relativa calma nei campi che ospitano rifugiati eritrei nella regione del Tigray, tuttavia, i rifugiati hanno ancora un disperato bisogno di acqua e assistenza sanitaria”, ha aggiunto.
L’UNHCR ed i suoi partner sono potuti rientrare nei campi di Mai Aini e di Adi Harush che accolgono i rifugiati eritrei nella regione del Tigray, in Etiopia solo recentemente: gli scontri violenti divampati nell’area avevano impedito l’accesso al personale dell’Agenzia fin dal 13 luglio.
Dal 4 agosto, UNHCR, ARRA e l’organizzazione non governativa WISE hanno iniziato a rilasciare documenti di identità temporanei ai rifugiati eritrei arrivati ad Addis Abeba dai campi di Shimelba e di Hitsats, nel Tigray settentrionale, distrutti all’inizio di quest’anno. I documenti, la cui validità è di tre anni, permetteranno ai rifugiati di accedere ad aiuti, servizi e protezione.
Intanto la distribuzione degli aiuti necessari è ripresa con urgenza il 5 agosto a beneficio dei 23.000 rifugiati presenti in entrambi i campi.
Tuttavia, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati afferma che l’accesso rimane limitato a causa “di una situazione di sicurezza complessa e fluida nella regione. I servizi di base come l’assistenza sanitaria rimangono non disponibili così come l’acqua pulita.”
Un po’ nerd, un po’ ciclista con la voglia di tornare a girare l’ Etiopia