Una donna, una madre di 27 anni ha detto che il 6 febbraio 2021 i soldati in uniforme eritrea l’hanno fatta scendere da un minibus sulla strada tra Mekelle ed Adigrat.
L’hanno legata e fatta marciare attraverso i campi fino a un accampamento.
Dopo 11 giorni di stupri e percosse i soldati le hanno forzato nella vagina chiodi, cotone, sacchetti di plastica e un sasso lasciandola sola nella boscaglia.
Gli abitanti del villaggio trovandola priva di sensi l‘hanno portata al più vicino ospedale.
Stava ancora sanguinando a causa di gravi lesioni interne ed una gamba era rotta.
Oltre il dolore fisico ha subito quello psicologico.
Mentre era in ospedale, non ha avuto modo di parlare con i figli di 4 e 6 anni perché derubata del cellulare dai soldati. “Non so niente, se sono vivi o morti”, ha detto. “Il nemico ha distrutto la mia vita.” Si era allontanata da casa per cercare cibo per la famiglia prima che venisse rapita.
Una donna delle pulizie di 28 anni ha detto che i soldati l’hanno persa da una strada a Mekelle nel pomeriggio del 10 febbraio e l’hanno portata in un campo fuori da una base militare dove è stata violentata da più di 10 uomini che indossavano uniformi etiopi o eritree.
Asciugandosi le lacrime, ha detto che durante il suo calvario di due settimane, i soldati l’hanno inzuppata di alcol e l’hanno derisa mentre la aggredivano. È riuscita a scappare quando i suoi rapitori sono stati distratti da colpi di arma da fuoco.
Una madre di 32 anni di Mekelle ha raccontato a Reuters che i soldati l’hanno portata via da un minibus sulla stessa strada alla fine di febbraio. Indossavano uniformi etiopi, ma parlavano con un accento eritreo e avevano la tradizionale scarificazione facciale tipica del paese vicino.
Hanno sparato ed ucciso suo figlio di 12 anni davanti ai suoi occhi, poi l’hanno portata in un campo dove è stata tenuta con altre donne prigioniere e ripetutamente violentata per 10 giorni.
“Racconta la mia storia”, ha detto. “Questo sta accadendo alle donne là fuori in questo momento. Voglio che finisca con me.”
Queste sono alcune testimonianze che ha pubblicato Reuters, fra le centinaia che hanno avuto il coraggio di segnalare violenze subìte da parte di soldati etiopi ed eritrei.
Reuters riporta anche le parole di vari medici che hanno seguito diversi casi di abusi di genere, tra cui la dott.ssa Fasika Amdeselassie che dichiara:
“Le donne sono tenute in condizioni di schiavitù sessuale. Gli autori devono essere indagati.”
Ormai da mesi circolano le denunce per violenze sessuali, ma è la prima volta che un alto funzionario sanitario regionale del governo parla di schiavitù sessuale inerente all’ attuale guerra in Tigray.
Altri otto medici ed operanti in altri 5 ospedali hanno raccontato che la maggior parte delle vittime di stupro hanno additato come loro aggressori i soldati del governo etiope, ma con maggior prevalenza soldati eritrei.
Il Primo Ministro etiope Abiy Ahmed ha dichiarato in un discorso al parlamento il 23 Marzo 2021 “Le atrocità venivano commesse violentando le donne” e ha continuato dicendo che i responsabili saranno puniti senza indicarne i presunti autori.
Ad oggi nessuna accusa è stata annunciata da procuratori civili o militari contro alcun soldato. Tuttavia i funzionari di entrambi i paesi hanno sottolineato che i loro governi hanno tolleranza zero per la violenza sessuale.
Il Ministro dell’ Informazione eritreo Yemane Gebremeskel alla domanda sui rapporti secondo cui le truppe del suo Paese avessero commesso stupri in Tigray, ha accusato gli attivisti del TPLF di “istruire i ‘simpatizzanti’ per creare false testimonianze” e “Tutte le storie inventate – che sono estranee alla nostra cultura e alle nostre leggi – sono create per coprire i crimini del TPLF che ha iniziato la guerra”.
Fasika, il funzionario sanitario etiope, ha detto che almeno 829 casi di violenza sessuale sono stati segnalati nei cinque ospedali dall’inizio del conflitto nel Tigray sottolineando che questo numero è sottostimato.
La maggior parte delle strutture sanitarie sono distrutte e non operative e quelle poche rimanenti nei grossi centri, sono distanti da raggiungere.
Gli spostamenti tra le città sono pericolosi.
Quattro donne delle undici intervistate da Reuters hanno dichiarato di aver subìto violenze sessuali di gruppo dopo essere state rapite e portate in campi militari in zone limitrofe a Mekelle e alle città di Idaga Hamus, Wukro e Sheraro ed altre quattro hanno detto di essere state rapite ed aver subito abusi per sei giorni.
Reuters dice di non aver potuto verificare in maniera indipendente, ma da informazioni incrociate con quello riportato dai medici intervistati che hanno mostrato documentazione e cartelle cliniche, le storie sono ritenute coerenti e credibili.
Ormai la guerra sta continuando da mesi come i casi di violenze sessuali.
Un medico dell’Ayder Referral Hospital, a Mekelle afferma che “Questo viene fatto per disonorare le donne, per rompere il loro orgoglio”, ha detto, citando la brutalità degli attacchi e l’umiliazione delle vittime.
“Questo non è per la gratificazione sessuale. Gli stupri servono a punire il Tigray”.
Mebrihit Assefa, capo della neo task force istituita dal governo etiope per indagare sulle denunce di abusi sessuali, ha detto che tale ente è composto da rappresentanti dell’ ufficio sanitario regionale, dell’ ufficio del procuratore generale e dalla polizia federale e che prevedono di istituire cinque centri in cui poter presentare le denunce degli abusi e dove poter ricevere supporto medico e psicologico.
Un portavoce dell’ ufficio del procuratore, Awol Sultan ha riferito a Reuters “I nostri pubblici ministeri, agenti di polizia sono lì per indagare su tutti i crimini commessi, inclusa la violenza sessuale” senza aggiungere altro se non che i risultati delle indagini saranno resi pubblici senza specificare quando.
Il capo dell’ufficio di giustizia Abera Nigus ha sottolineato che il processo legale potrebbe essere complicato perché la maggior parte dei tribunali non funzionano nel Tigray e molte vittime di stupro non sono in grado di identificare i propri aggressori.
Gli 829 casi riportati dalla Dott.ssa Fasika potrebbe essere solo la punta dell’ iceberg visto che tante di quelle donne che hanno subìto violenza, come indicato dai medici, non denunciano tali abusi in quanto scoraggiate nel sapere i loro stupratori ancora latitanti
Un po’ nerd, un po’ ciclista con la voglia di tornare a girare l’ Etiopia