I fatti e le indiscrezioni che escono centellinate causa continui blackout a singhiozzo, fanno convergere all’ idea che una risoluzione di pace in Tigray sia molto distante dall’arrivare.
Nonostante la dichiarazione del PM Abiy di far uscire le truppe eritree dalla regione, è molto probabile che il conflitto continuerà ancora fino a giugno e probabilmente oltre.
In quel periodo ricordiamo che ci dovrebbero essere le elezioni, quindi anche questa è una variabile da tener presente per il mantenimento dello status quo da parte del Primo Ministro etiope.
La crisi umanitaria in Tigray, più i giorni passano e più sembra alimentarsi dagli strascichi e per causa della guerra, mettendo 4,5 milioni di persone sull’ orlo della fame (anche come descritto dal report pubblicato il 06/04/2021 da Peace World Foundation).
Il senatore USA Chris Coons, era stato inviato dal presidente Joe Biden per rafforzare il fronte diplomatico, dopo che le prime richieste del Segretario americano Blinken erano state glissate dal PM Abiy.
Gli si chiedeva un cessate il fuoco da ambo i fronti ed un’immediata uscita delle forze militari occupanti eritree e Amhara in Tigray.
Con il pugno duro del Senatore Chris Coons è riuscito a invertire la rotta del PM Abiy, ma ha sottolineato anche che “il primo ministro ha preso impegni in precedenza e non è riuscito a mantener” per cui gli Stati Uniti mantengano monitorata la situazione.
Guerra diplomatica
Dopo Coons, Abiy è volato ad Asmara il 25/03/2021 come primo incontro con il PM eritreo Isaias Afwerki per accordarsi sul ritiro delle truppe: è stato emanato in seguito un comunicato unilateraleda parte del Governo etiope in cui veniva promessa l’uscita delle truppe eritree dal Tigray, ma lasciando margine ad interpretazione.
Non è stato menzionato alcun accordo tra le parti, ma solo le parole di ritiro delle truppe eritree dal territorio tigrino.
Nessun comunicato ufficiale da parte del PM eritreo a riguardo, che anzi si è focalizzato su “feroci attacchi militari” e “sulle campagne di disinformazione” contro l’ Eritrea e sulla necessità di “rafforzare gli impegni congiunti delle due parti nel periodo a venire”: si evince quindi una posizione favorevole a continuare la guerra in Tigray, una sete di vendetta che il PM Isaias nutre da decenni, dalla guerra con il Tigray del 1998/2000.
Ad oggi sappiamo da testimonianze credibili e da più fronti che le truppe eritree non solo non sono uscite, ma negli ultimi giorni è stato incrementato il loro numero.
Per Debretsion Gebremichael, presidente destituito del Tigray e presidente del TPLF, l’accordo formalizzato unilateralmente è solo una strategia di Abiy per tenere buoni i rapporti diplomatici con le realtà internazionali.
Lo stesso presidente D.G. ha dichiarato che sul campo il conflitto tra TDF – Tigray Defence Force e le truppe eritree si sta intensificando (notizia che mi è stata confermata anche dal giornalista indipendente Fulvio Beltrame, fonte alternativa e credibile).
Debretsion ha detto:
“Lui [Abiy] vuole solo guadagnare tempo a causa delle precedenti pressioni interne e internazionali per spingere fuori le forze eritree. Quindi, alla fine, ha dovuto mostrare un qualche tipo di azione. Ma dal lato eritreo non hanno detto niente al riguardo. Continueranno. Non hanno detto ritiro… Stiamo assistendo al contrario sul campo. Quindi, questo è solo per ingannare la comunità internazionale, per ingannare l’opposizione interna, per guadagnare tempo. Lo usa per organizzare più campagne in direzioni diverse nel Tigray “.
La guerra
Il Primo Ministro Abiy si trova tra più fuochi: da una parte il dover trovare soluzione e risposta alla richieste pressanti dei player internazionali per il cessate il fuoco e ritiro delle truppe dal Tigray, dall’altra diverse questioni irrisolte e gravose di instabilità e crisi nel resto dell’ Etiopia che porta ad un deterioramento al clima politico.
Con questa premessa si concretizza sempre più l’ipotesi che la guerra continuerà ancora per diverso tempo.
La posizione dell’ Eritrea
Il portavoce del TPLF Getachew Reda recentemente ha affermato che:
“Nelle ultime settimane ci siamo concentrati sulla lotta contro le truppe eritree, invece di uccidere centinaia di giovani amhara e meridionali”.
Rapporti di agenzie umanitarie e media internazionali hanno confermato che l’ EDF – Eritrean Defence Force, governa il nord del Tigray (un esempio l’ area di Irob) e nel centro e sud della regione sta combattendo al fianco delle forze Amhara e dell’ ENDF.
L’ ENDF ha subito grosse perdite nei mesi precedenti, la sua capacità militare si è dimostrata non all‘ altezza degli eventi.
Bisogna tener presente anche che qualche unità è stat dislocataanche in Oromia dove deve combattere una crescente insurrezione.
Non da meno Abiy ha dovuto distribuire ulteriori unità sul confine etiope sudanese, ad al-Fashaga per una possibile escalation di guerra.
Questo denota il fatto che se le truppe eritree si ritirassero dal Tigray, l’attuale TDF – Tigray Defence Force avrebbe la meglio, visto la mancanza di potenza di fuoco dell‘ ENDF, così da poter riprendersi la gestione del territorio.
I veloci progressi vincenti per Abiy avvenuti durante la guerra di novembre 2020 vengono imputati all’ utilizzo di droni forniti dall’ EAU per bombardare target specifici e strategici.
L’ intervento del Presidente americano Joe Biden con la richiesta agli EAU di sospendere la guerra nello Yemen è stata sicuramente di supporto al TDF in quanto ha portato allo smantellamento della base dei droni ad Assab.
Tali evidenze portano a capire che l’ ENDF non ha potere per sradicare il TDF ed Abiy lo sa.
Recentemente nella seduta parlamentare ha spiegato che i funzionari eritrei ritireranno le loro truppe “non appena l’esercito etiope potesse controllare le trincee lungo il confine”
Gli interessi Amhara
Il territorio meridionale del Tigray è stato ripreso dagli Amhara (alleati dell’ ENDF e al fianco dell’esercito eritreo nella guerra) cacciando la maggior parte dei tigrini e sostituendo tutte le risorse come nuova proprietà Amhara.
Gli USA hanno chiesto ad Abiy anche la loro uscita dal Tigray, ma il Premier si trova con le spalle al muro a riguardo visto che il suo status quo, la sua posizione dipende molto dal supporto politico amhara e non può rischiare di perderlo.
Prosperity Party – il Partito della Prosperità
Le elezioni costituzionalmente previste per il 2020 sono state rinviate causa pandemia COVID19 ad inizio giugno 2021: questa data ha la sua spada di Damocle, ovvero l’instabilità in Tigray e nel resto dell’ Etiopia.
Oltre a questo Abiy, per poter mantenere la sua posizione di leader del Paese, dovrà fare i conti e riuscire ad equilibrare le varie parti politiche, alleati ed oppositori: le fazioni Amhara e Oromo sono ancora una ferita aperta e gli stessi Amhara per la contesa territoriale in Tigray.
Il Sudan
Un altro punto critico e cruciale che dovrà gestire Abiy è la questione di conflitto con il Sudan sulla linea di confine.
Gli Amhara rivendicano parte di quel territorio che Khaourtum indica essere sudanese secondo il trattato di confine risalente al 1902.
Se Il PM etiope supportasse la rivendicazione territoriale amhara per ricevere supporto politico per le future elezioni, incrinerebbe il rapporto già teso con il Sudan (ricordiamo che altra questione aperta è la GERD – intanto le forze eritree sono schierate strategicamente nel triangolo di Al-Fasaga.).
Il Sudan in tal caso si può ipotizzare che supporterebbe il TDF – Tigray Defence Force.
Tutte queste evidenze incalzano l’ipotesi che la guerra in Tigray non si concluderà presto ma anzi, potrebbe espandersi oltre i confini dell’ Etiopia.
La primavera come stagione di guerra
La primavera è la tradizionale stagione di guerra etiope.
La risoluzione dei conflitti bisognerà attuarla prima della stagione delle piogge ch inizia a giugno e che impedirebbe movimento di eserciti e rifornimenti.
Degno di nota è ricordare che l’ EPRDF ha rovesciato la giunta militare del DERG nel 1991 il 24 di maggio, mentre l’ultima offensiva di respingimento da parte delle forze etiopi per contrastare l’esercito eritreo avvenuto nel 2000 è iniziata a fine maggio.
Debretsion, dalla prima linea sul campo, ha dichiarato che le forze di difesa del Tigray stanno contrastando l’attuale e terza offensiva dell’ ENDF e EDF e che aderire alla richiesta di resa da parte del PM Abiy non è attuabile:
“Siamo persone orgogliose che combatteranno fino alla fine. Non c’è spazio per la resa. È impensabile. Inimmaginabile. Gli invasori si arrenderanno. Stanno combattendo contro il popolo. Non contro individui o contro i leader … Stanno violentando le nostre donne … Nessun popolo si arrenderà facilmente. Abbiamo esperienza nel combattere questo tipo di invasori. Stanno cercando di ucciderci. Stanno cercando di finirci. Stanno cercando di soggiogarci, cercando di prendere la nostra dignità. Hanno rimosso il nostro governo. Quindi, questo è il nostro diritto [di combattere]. Quindi, è impensabile arrendersi … Siamo qui per finire la lotta. Per finire gli invasori.”
Tutti i player internazionali quindi dovrebbero considerare questa finestra temporale, prima della stagione delle piogge, come occasione urgente per cercare un processo di negoziazione per sedare il conflitto in Tigray.
Un po’ nerd, un po’ ciclista con la voglia di tornare a girare l’ Etiopia