E’ passato quasi un anno da quella corrispondenza scambiata con il mio amico etiope (non fornirò dettagli su di lui per non metterlo in pericolo – il Governo ).
Ci tenevamo in contatto anche per aggiornarci sulla situazione della pandemia, del coronavirus nei rispettivi Paesi, un ponte tra Italia ed Etiopia.
L’ 11 maggio 2020, quando qui in Italia eravamo in lockdown, io gli ho chiesto sul virus al suo paese e mi ha risposto:
“Personalmente ho paura della guerra civile più che del coronavirus!”
Era l’ 11 maggio 2020, la data di inizio della guerra dichiarata ufficialmente è del 4 novembre 2020.
Non si può dire che non ci sono state delle avvisaglie, e concordo con alcuni, come per esempio il Professor Kjetil Tronvoll che ipotizzano che la guerra è solo la punta dell’ iceberg di una storia passata di diversi anni del governo di Abiy Ahmed Ali (premio Nobel per la Pace) che ha destabilizzato anche il presente ed il prossimo futuro, nonostante volesse riformare l’ Etiopia per il bene del’ Etiopia stessa: ma quando cerchi di creare coesione di +80 etnie etiopi differenti, c’è questo rischio: non riuscire ad accontentare tutti, e se ci mettiamo le pressioni anche per altri argomenti che ha il Premier etiope per la governance del suo Paese si può capire che è un’ulteriore difficoltà che ostacola la corsa verso la stabilità e la crescita di un Paese.
Un po’ nerd, un po’ ciclista con la voglia di tornare a girare l’ Etiopia