Ieri, come una domenica qualsiasi, mi preparo per pedalare da Aquileia verso Postumia passando per Monfalcone, costiera verso Trieste ed a Basovizza incontrarmi con Enrico per poi procedere insieme verso Postumia, quindi sveglia di buon ora, prima dell’alba, 5.30 per poi mettermi in strada verso le 6.30.
Per il ritorno pensavo poi di variare ilpercorso e tornare per Vipava, costeggiare le pendici del monte Nanos quindi, dirigermi verso Nova Goriza, Gorizia e tornar giù per Gradisca e a casa.
Ok, appena sveglio comincio con il rito di preparazione, e spezzo il tempo tra colazione, abbialgiamento, accessori da portar via… che con la testa che c’ho ed addormentato come mai, ho sempre paura di dimenticar qualcosa.
Ok, mi metto in strada alle 6.30am in punto, é ancora buio e si intravede apena appena all’ orizzonte il sole che si sta alzando, l’aria é fredda, parto in tenuta estiva, jersye e pantaloni corti quindi, ma avrei preferito una magliettina traspirante a maniche lunghe almeno per la prima mezz’ora, perché procedendo nella pedalata, le mie spalle sento che cominciano ad irrigidirsi per mantenere la posizione e sopportare il frescolino.
Arrivo zona Monfalcone, dopo aver sorpassato Fiumicello, e dopo aver evitato un paio di zone sul ciglio della strada in cui erano piene di pezzi di vetro, bottiglie rotte o fanali di macchina disfati, e già la mia testa faceva brutti pensieri…
“chissà se non li vedevo, potevo bucare, che rottura sarebbe bucare… ma mi é andata bene…”
…ed intanto passando Monfalcone ed avvicinandomi a Duino, inizia anche il venticello contro, ormai mi ero scaldato, ma il venticello di bora ha iniziato a farmi ronzare in testa
“chissà che fatica da Basovizza in poi verso Postumia… il vento sicuramente potrebbe farmi desistere, nooo, impossibile se arrivo a Trieste così, posso farcela anche fino a Postumia, tanto poi nella via del ritorno lo avrei a favore e la strada sarebbe tra sali e scendi molto più pedalabile…”
Pensieri di un ciclista che cerca di darsi coraggio, o meglio, cerca il lato positivo, o ancor meglio, cerca di essere realista e darsi dei micro obiettivi spezzando il mega obiettivo di centinaia di km di pedalata, con vento, con fresco, con tutti i se ed i ma che accumulati in un unico obiettivo lo farebbe girare la bici e tornare a casa… visro che non sono ne un ironman, ne un agonista, ma un amante della bici, aria fresca e si, un po orgoglioso e testardo 😀
Ok arrivo a Miramare, tutto bene, il vento, stranamente, mi sembra che in alcuni tratti mi aiuti, era solo sensazione, perché in quei tratti col senno del poi, ho capito che erano coperti dal vento, non ce n’era e mi sembrava di averlo dalla mai per poi riaverlo contro in tutto e per tutto, ma tent’é che psicologicamente mi ha aiutato ad arrivare a poi in zona Barcola: la discesa da Miramare mi fa sentire un lieve indolenzimento al muscolo della coscia destra subito sopra il ginocchio… si somma al dolorino di spalle, che ormai sono rigide ed ogni tanto, anche se cerco di rilassarla cercando di stirarle allungando le braccia ed il collo, hanno preso posizione e resteranno così per la giornata…
Arrivo zona Barcola, sono le 8.10am in abbondante anticipo rispetto alla tabella di marcia che mi ero dato (20minuti sono nettamente ottimi per il sottoscritto), supero zona Barcola per immettermi nel rettilineo che affianca i binari del treno, supero il primo semaforo, verde, senza fermarmi, e continuo costante, ma dopo qualche metro, é solo una sensazione, sento che impercettibilmente dopo una mia pedalata, quella successiva é “molla”, amortizzata, non sento la spinta solita e in un men che non si dica, 2 metri dopo la ruota posteriore era a terra… come il mio morale.
Scendo sul ciglio della strada, guardo di qua e di la, niente macchine, mi dirigo verso la “ciclabile” sul lato opposto…
Cosa faccio,cosa non faccio… solo per quella ventina di metri a piedi, la muscolatura della coscia destra continua a martellare, non malissimo, ma quanto basta per far altri 100km potenziali come con un ingranaggio senza lubrificazione… poteva andar bene come male, ma non sono tanto folle da essere così incoscente solo per arrivare a Postumia, mi son detto.
Ok, il mio prossimo obiettivo quindi é arrivare in un posto notoriamente accessibile e raggiungibile così poi vedo il da farsi: mi incammino verso la stazione dei treni, così ho potuto intanto rimuginare:
“Domenica, negozi aperti di bici, posso chiamare/lanciare un grido di aiuto a qualche ciclista per strada, o virtualmente su Facebook/Twitter o Wathsapp… intanto contatto Enrico per avvertirlo della mia magagna…”
Cerco in rubrica e NON trovo il numero di Enrico… ma come!??!!? Ricerco e nulla, attivo dati e ricerca rete cellulare e provo a connetermi a Facebook per cercare il numero sul suo profilo, intanto gli lancio un messaggio privato… faccio un po di strada, passerà quel quarto d’ora, arrivo in stazione e mi siedo sul primo gradino all’entrata: spichigno col cellulare e vedo che ho una chiamata persa, Enrico, provo a richiamarlo segreteria telefonica, dopo 10 secondi mi arriva la risposta al mio messaggio su Facebook… insomma siamo riusciti a concordare di trovarci davanti alla staizone dei treni, 15 minuti e sarebbe sceso da Basovizza raggiungendomi.
Io avevo già partorito l’idea, visto la gamba, visto l’andazzo con la ruota bucata e visto che intanto che aspettavo vedevo sempre più nuvoloni grigi arrivare dalle alte verso di me col vento che soffiava sempre meglio, di tornmarmene a casa: la camera d’aria offerta da Enrico ci sarebbe stata, ma il mio morale no, la mia motivazione si era rinchiusa in uno stanzino tutto suo, non voleva aprire la porta anessuno e quindi senza di lei si era perso pure l’obiettivo Postumia.
Mi son sentito come quegli alpinisti che sono a 100mt dalla vetta dopo aver affrontato km di arrampicata e desistono per vari motivi, però coscentemente perché realizzano che quei 100mt sarebbero la loro gloria ma potrebbero essere anche la loro rovina, per meteo, per condizioni fisiche avverse…
Quindi con l’amaro in bocca, ho preferito aspettare Enrico per far quattro chiacchere con lui, comprando il biglietto di ritorno ed aspettando il treno che mi avrebbe portato sulla via di casa.
Il titolo di questo racconto ciclistico racchiude la vera essenza, il succo di tante parole scritte:
- 1 graffetta : quella della discordia, la vera causa della scintilla che mi ha portato sulla via di casa e che ha bucato la ruota;
- 2 Red Bull : quelle che ci siamo scolati io ed Enrico aspettando il treno in stazione a Trieste;
- 3 ore di attesa : quelle che mi separavano dall’ arrivo del treno – dalle 9 alle 12.15 per il PRIMO TRENO UTILE per Cervignano?!?!?!? Ci rendiamo conto!??!?!? Mille mila per Monfalcone Gorizia Udine… UNO ed UNO SOLO dopo 3 ore per CERVIGNANO?!?!? Belle tabelle di orari.
- 4 chiacchere : forse qualcuna in più fatta assieme ad Enrico raccontandocela durante l’attesa…
Arriva il treno, saluto Enrico, salgo con la bici, speravo di poterla appendere come un salame al gancio ed invece mi é toccato appoggiarla sopra un altra bici perché la carrozza “porta bici” NON era predisposta come altre vetture di ganci, ma solo di due forcelle a pavimento per due bici, il resto? …appoggiate alla bene’meglio sulle pareti della carrozza, una sopra l’altra… curve, sobbalzi, chissene… le bici avrebbero potuto cadere, graffiarsi, rovinarsi, sballottare id qua e di la… tant’é… sorvolo anche questa va.
Arrivo a Cervignano, scendo, tiro fuori la bomboletta di schiuma antiforatura, pensando che almeno gli ultimi 8/9 km avrei pototuo farli pedalando… ed invece il beccuccio da stringere alla valvola della camera d’aria é troppo largo e NON ho l’adattatore… PACCO!!!! …che ha coronato la mattinata… mi mangio le dita per non aver verificato prima, peso in più in tasca totalmente inutile senza l’adattatore, ma tent’é che ormai ero rassegnato, ero già con la testa a casa e non in sella a pedalare.
Altri 8/9km sotto il sole e caldo, si, perché nel frattempo il frescolino della mattina si era trasformato, in sole velato ma caldo, umido… e stasi di vento.
3/4 d’ora e sono arrivato a casa, appeso la bici al muro, mi son preoccupato solo di capire cosa c’era in frigo per pranzo e la ruota é ancora li, da sistemare: tant’é che oggi piove e pioverà fino a giovedì.. .così hanno detto i guru tel tempo, quindi me la prendo con la dovuta calma per far manutenzione alla GialloMelone.
Ci sono giornate che la gamba e la ruota gira bene, ed altre che é meglio, solo per sensazione, girarsi dall’altra parte, tirar su bene le coperte e riaddormentarsi.
Un po’ nerd, un po’ ciclista con la voglia di tornare a girare l’ Etiopia