Il Tigray ed i suoi quasi 7 milioni di persone sono state prese di mezzo ad una guerra genocida a partire dal 4 novembre 2020. Guerra nel totale blackout elettrico e comunicativo. Guerra ancora oggi dimenticata soprattutto in Italia.
Tigray, regione settentrionale dell’Etiopia: confina con l’Eritrea, il Sudan e a livello interno con le regioni Amhara ed Afar. Anche queste due regioni a causa della guerra sono state intaccate. Ad oggi le stime dei partner umanitari dell’ONU parlano di 13 milioni di persone in tutto il nord Etiopia ad essere dipendenti dal supporto umanitario. La discriminante è che il Tigray è assediato e confinato e l’accesso umanitario, come i servizi di base bloccati, sono stati politicizzati: moneta di scambio e ricatto del governo centrale per avviare i negoziati di pace in cambio di un cessate il fuoco. Peccato che i servizi di base, elettricità, infrastrutture di comunicazione (telefono e internet), conti bancari e carburante sono beni essenziali per la sopravvivenza di milioni di persone. Non possono essere un ricatto perché, come riferito dall’ex direttore dell’ HRW – Human Rights Watch è un abuso del diritto umanitario int.
Io sto cercando di preoccuparmene, sto cercando di informare. Guerra ancora accesa, perché un nuovo fronte è ripartito nella regione dal 28 agosto 2022, nonostante il comunicato del governo del Tigray ha dichiarato di essere predisposto di iniziare i negoziati dichiarando anche i nomi dei suoi rappresentanti ai tavoli.
Le dinamiche della via della pace sono molteplici.
Parlarne ed informare, sensibilizzare chi ancora non sa è una di queste strade. Non basta.
Anche quella di stare vicini e supportare la comunità e le persone martoriate. Ecco che in occasione di Kudus Yohannes (festa di San Giovanni), il Capodanno etiope (per festeggiare il nuovo 2015 e Ashenda, la festa della donne, il 10 settembre la comunità tigrina in Friuli, Geeza Tegaru, ha organizzato con il supporto di Time For Africa, Umberto Marin il presidente della no-profit di Udine. Pranzo di beneficenza a Chiarmacis di Teor il 10 settembre 2022.
Questo è il secondo pranzo solidale sotto i bombardamenti e la guerra: già l’anno scorso, nel 2021 era stato organizzato.
Un momento conviviale, ma anche di condivisione per parlare di Tigray, della catastrofe umanitaria, di cosa sta accadendo e per chiedere solidarietà e un contributo da parte dei partecipanti di buon cuore: che sia un obolo, un’offerta dal valore di un caffé, che sia anche di know how messo a disposizione per la causa o in maniere creative.
Le meccaniche della pace, come scrive Elena Pasquini nel suo ultimo libro, ha regole ancora non scritte, ma che devono essere percorse se vogliamo fermare, non far iniziare le guerre.
Ecco che arrivo alla mia idea creativa, una via di pace, una via concreta e reale: una pedalata di solidarietà al popolo tigrino disegnando i confini del Tigray in Friuli Venezia Giulia.
Pedalata per il Tigray
Il 15 settembre 2022 sono partito da Aquileia, Piazza Capitolo, area storica e religiosa in cui si erge la Basilica. Un simbolo di pace e fratellanza.
Le previsioni meteo per quel giorno davano acquazzoni in tutta la regione, ma io non mi sono fatto intimorire e non mi sarei fermato: la mia idea era pedalare nonostante tutto. Sarebbe stato il minimo in confronto a quello che stanno affrontando i fratelli e sorelle in Etiopia ancora oggi. Resistenza per la propria stessa esistenza.
Alle 8.00 sono partito con la pedalata, Ho pedalato sul GialloMelone, è il nome della mia bicicletta, una bici a “scatto fisso”, una corona, un pignone, un solo rapporto: le gambe e cuore sono l’unico motore, il fiato il carburante, ma soprattutto la forza mentale che non deve mancare. Non puoi contare sulla praticità del cambio, dell marce, ma devi avere una reale motivazione profonda per pedalare in questa modalità: non mollare nonostante tutte le avversità.
I nuvoloni e il vento mi hanno accompagnato fin da subito e per quasi tutta la pedalata, ma fortunatamente gira e gira la pioggia non è riuscita a raggiungermi.
Sul cellulare mi ero scaricato la traccia GPS da seguire. Nonostante questo, il mio senso dell’orientamento ad un certo punto, in zona Palmanova, mi ha giocato il solito scherzo e così ho allungato il percorso di 8 sui 100km totali previsti. Poco male, a me è bastato mettermi in strada, tutto il resto lo avrei affrontato caso per caso.
Un terzo del percorso era su strade che non avevo mai pedalato, ma tant’è che anche questa era un’ulteriore sfida da affrontare: un giro di pedali alla volta, si inizia e si finisce. Ho pedalato anche su strade bianche, in mezzo alla campagna. Mi è tornata a mente la canzone “Stradis” della band Luna E Un Quarto, ex complesso rock folck friulano di Muzzana del Turgnano. Alessio, fisarmonicista e una delle voci, è stata la causa per cui anni fa ho messo piede in Etiopia: un viaggio per curiosità che mi ha aperto a nuove culture, nuove amicizie e progetti, ma anche a nuovi approcci di vita. Ma questa è un’altra storia che forse ti racconterò più avanti.
Muzzana è stata l’unica tappa ristoro, nella parte finale della pedalata, in cui mi sono fermato, precisamente all’Osteria degli Orbi di Michela. Reidratazione e un po’ di pubbliche relazioni, quattro chiacchere con alcune persone che mi hanno chiesto della bandiera sulla bicicletta: anche quello è stato cruciale per poter “attaccar bottone” e continuare attuando le “dinamiche della pace”.
La pedalata non è importante per i più dei 100km affrontati sui pedali, non è importante per far vedere quando Davide sia bravo e allenato, o per le foto e i selfie di gloria.L’obiettivo di questa pedalata non era fare il tempo, arrivare a chiudere il giro in meno tempo possibile, manco fosse il Giro d’Italia… ma quanto dare visibilità in maniera alternativa ad un tema tanto delicato, quanto importante della questione Tigray.
Nel contempo era una maniera per supportare la raccolta donazioni per il Tigray attraverso Time For Africa di Udine.
Infatti anche se io ho finito il giro in biciletta, la possibilità di donare è ancora aperta e queste sono le info per poterlo fare, e come declamava Giobbe Covatta per la sua campagna di sensibilizzazione sull’Africa “Basta poco, che ce vò?”
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Time For Africa – Udine
Banca Popolare Etica
IBAN: IT71 T050 1802 2000 0001 1179 686
Causale: Tigray
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- Ti lascio il link alla traccia STRAVA: https://www.strava.com/activities/7812320906
- A questo link tutti gli articoli che ho personalmente scritto sul Tigray – in costante aggiornamento.
NOTA: sono passato per Paradiso, comune di Pocenia (Udine) che è ricordato per:
“il 4 novembre 1918, Battaglia di Paradiso. Fine della Prima Guerra Mondiale, inizio della Pace”
Un po’ nerd, un po’ ciclista con la voglia di tornare a girare l’ Etiopia