Un sabato qualunque come quello di ieri ho intrapreso un bel tour in bici, precisamente un viaggio, una pedalata con il Velomatic creatomi su misura da Faggin, un nome una garanzia 🙂
L’idea di questa pedalata, una vera e propria impresa ripensandoci col senno del poi, almeno per il sottoscritto, era partire da Aquileia, di buon ora e andare in direzione Longarone (poi mai raggiunto per motivi di meteo e… forse di demotivazione più che di fisico in se).
[In questo articolo racconto la sola ANDATA – Aquileia > Diga del Vajont | Se vuoi leggere il racconto del RITORNO – Diga del Vajont > Aquileia puoi cliccare qui :)]
Avrei voluto/dovuto farla come pedalata di gruppo, ma subito dopo aver creato l’evento su Facebook denominato per l’appunto Long FXD, mi son reso subito conto che forse avevo fatto il classico passo più lungo della gamba, ed ho compreso benissimo titubanze, dubbi di chi non se la sentiva di partecipare… ma ormai era fatta, non potevo tirarmi indietro.
La mia motivazione l’avevo trovata, un pizzico d’orgoglio, ho creato l’evento e quindi sono io il primo a dovermi mettere in gioco, rispetto nei confronti di chi avrebbe partecipato, non volevo essere il primo a tirare i remi in barca lasciandoli in balia dei pedali e dell’asfalto, terza cosa forse anche più fondamentale, é che questa pedalata l’ho voluta dedicare ai ragazzi dell’ Etiopia, a Chain of Love, inaugurando con questo tour la serie di eventi legati al progetto NAGAYE Tour e gettando le basi per creare NAGAYE Team, il gruppo di ciclisti che pedalano per il sociale.
Tornando a ieri passo qualche nota e dettaglio per far capire un po di cose attraverso la lista seguente:
- mezzo su due ruote: telaio pista, scatto fisso, Velomatic Faggin con rapporto 48 / 16 – colore giallomelone;
- Aquileia > Diga del Vajont : 280km andata ritorno (passando per Udine, Fagagna… – qui il percorso, anche quello altimetrico)
Tabella di marcia:
- ore 7.00 partenza Aquileia
- ore 8.30/8.45 Udine in viale Trieste per trovarmi con Riccardo (gli ho dato la sveglia perché sono arrivato 30min prima e non me ne ero accorto, scusa ancora Masu :D)
- ore 9.00 circa Fagagna, in cui ci saremmo incrociati con Andrea, ma che c’é venuto incontro subito dopo zona Città Fiera;
- ore 13.00 arrivo sulla diga del Vajont (non sono arrivato a #Longarone come scrivevo all’inizio più per demotivazione, ho visto nuvole nere uscire da dietro Longarone direzione Erto, Claut, quindi le avrei avute sopra la testa sulla strada del ritorno, ed erano veramente piene di h2o e mi hanno fatto desistere sommandosi all’ idea “ormai sono arrivato e mi basta”)
- ore … non ho più orari in quanto sulla strada del ritorno, zona Erto e la batteria del cellulare ha dato forfait, quindi ho registrato la pedalata fin la ed ero solo, senza orologio, senza poter chiamare, senza vedere la mia posizione (ma tanto la strada ormai era quella fortunatamente, la conoscevo… ed era anche in piacevole discesa – almeno un buon 80%)
- ore 18.30 arrivato a casa sano e salvo – rifacendo la strada dell’ andata.
Cosa ho ingurgitato (nella sola andata)?
- 4,5lt di liquidi tra coca, acqua, gatorade, birra + 1 succo offerto da Andrea (avanzi una cioca :D)
- 1 panino con la salsiccia e senape
- 2 barrette
Arrivato a casa ho fatto fuori tutto quello che c’era in frigo, nella dispensa… e ancora un po mi mangiavo pure i mobili 😀
Guardando invece questo viaggio in scatto fisso dal punto di vista più emotivo, devo dire fin da subito che le foto fatte NON ripagano della vista dei panorami dal vivo, soprattutto pedalare parallelamente a dei fiumi come il Cellina o il lago di Barcis che avevano color orzata, acque immerse tra le montagne che avevano vegetazione verde smeraldo alternate a zone di grigio chiaro di roccia che riflettevano i raggi del sole… si non so come descrivere i paesaggi fino in fondo, ma mi si é riempito il cuore poter pedalare la in mezzo…
Torno un passo indietro, o meglio qualche decina di km indietro rispetto Barcis e dintorni, anche risultando smielato :D, ma volendo ringraziare nuovamente Andrea e Riccardo per avermi affiancato, anche seppur solo per qualche decina di km, ma mi hanno dato motivazione per continuare fino in fondo, fino dove gambe e fiato, e forza di volontà mi avrebbero spinto, che non é cosa da poco.
La mia paura più grande però non risultava trovare la motivazione, non risultava il chilometraggio in se, anche se comunque incideva in una piccola percentuale, ma quanto il fatto di NON sbagliare strada visto che sono consapevole che il mio senso dell’ orientamento é pari a un paguro uin mezzo al deserto… si come esempio non so se calzi molto bene 😀
Sta di fatto che anche la compagnia di Andrea e Riccardo fino zona Maniago, mi ha rincuorato, visto che poi nella mia memoria visiva avevo l’ immagine della strada verso Montereale/Valcellina, Barcis e poi sarebbe stata solo quella, senza svincoli o rotonde, fino alla diga del Vajoint e poi Longarone.
Tra Montereale e Barcis ho percorso qualche km di gallerie, per i deboli di cuore, o per quelli in po sensibile che volessero percorrerle in bici, suggerisco di prepararsi, non tanto per l’illuminazione o per le macchine che ti sfrecciano accanto, ma più che altro per il rumore sordo, che sembra provenire dal profondo della terra, senza poter vedere la fine della galleria, dato dalle mega ventole per l’areazione… l’illuminazione c’é ma é penombra, luci gialle che ombreggiano la volta delle gallerie e con un rumore di fondo tale da far rabbrividire se non si é abituati… ah si anche una giacca o un k-way sono quasi d’obbligo per i più freddolosi 😀
Arrivato a Barcis ho fatto tappa in zona inizio lago, dove si trova un ristoro/bar accanto alla galleria per Piancavallo: mi son sparato due Sprite ed una terza l’ho imboracciata per i km successivi.
Nella mia testa avevo l’idea, una volta ripartito, che ora era la volta di arrivare a Cimolais, altro punto sulla mia mappa mentale e poi era “quasi” fatta, sempre più vicino alla meta, ma la strada mi ha tratto in inganno, perché sembrava non finire più e dopo qualche km avevo pure il timore di aver preso una via per l’altra, una indicazione per l’altra… ma testa dura ho pensato che non avevo trovato incroci o cartelli lungo il percorso, quindi cominciavo a capire che la testa stava vacillando, forse la pedalata in solitaria, forse i posti mai visti prima, il timore di sbagliar strada avevano annebbiato un po la leggerezza del viaggio… ma poi mi son dato coraggio, ho proseguito ed infatti, anche se moooolto più in la di quanto credevo, é arrivato Claut e subitissimo dopo Cimolais.
Mi sono trovato in una vallata immersa nel verde ed incastonata tra le montagne, col sole che mi riscaldava ed illuminava tutti i crinali e solo io a pedalare per un 3chilometri lungo un rettilineo d’asfalto. Arrivato e superato il centro però non sapevo cosa mi aspettasse, sapevo che la strada avrebbe “tirato su” un bel po per raggiungere Erto e che mancavano diversi chilometri ancora, ma non ci ho pensato troppo e via avanti a girare sui pedali, spingi, tira, spingi, tira… ho salutato una coppia di ciclisti di mezza età, loro in bdc, li supero con passo lento ma costante proprio all” inizio della prima rampa, loro ricambiano, lui guardando il mio mezzo su due ruote, lei sorridendo, forse “ridacchiando”? avendo notato l’ unico rapporto della mia bici.
Li ho staccati per i successivi 4 tornanti, arrivato in cima mi son reso conto che avevo pedalato raggiungendo il Passo San’ Osvaldo, mi son girato, ma non c’era nemmeno l’ombra della coppia di ciclisti. Tutto contento e speranzoso ho proseguito un po più spedito visto che ora scollinava e la strada buttava giù bene: le risorse idriche stavano scarseggiando, anzi avevo ancora solo un sorso nella borraccia che stavo tenendo buono per i tratti peggiori, prima di volermi fermare a rifornirmi magari in qualche bar/osteria/fontanella e il destino ha voluto che dopo la chiesetta vista sul passo, ma senza fontanella esterna come speravo, ho trovato a un paio di chilometri più giù all’ AGRITURISMO Passo S. Osvaldo (non poteva azzeccare nome migliore :)), il mio obiettivo era solo quello di “ti pago oro, ti lascio in pegno scarpe, bici, pedali, iPhone… basta che mi dai da bere!!!!” 😀 ho scambiato quattro chiacchere con la proprietaria dicendole da dove arrivavo e come, lei mi ha detto che aveva visitato Aquileia ed io subito togliendole le parole di bocca le ho finito la frase dicendo “…per vedere i reperti romani e la Basilica vero?” , ha confermato 😀
Dopo due bibite gelate ed una terza che ho imbottigliato nella borraccia, ho salutato ed ho ripreso la marcia, la pedalata, il viaggio verso Erto… la strada cominciava nuovamente a tirar su un po con la pendenza, ma ormai ero speranzoso, la motivazione era tornata perché sapevo che se pur dure, quelle pendenze mi avrebbero portato all’ obiettivo, ero vicino, mi ero rinfrescato e riposato qualche minuto e quindi ero pronto per arrivare fino alla fine.
Infatti appena un attimo prima di ripartire dal piazzale dell’ agriturismo, vedo sfrecciarmi davanti la coppia di ciclisti incontrati prima del passo che come saette erano lanciati lungo la discesa, verso Erto… volevo raggiungerli, ma non ho fatto in tempo, perché loro con ruota libera potevano mollare la pedalata in discesa, io con lo scatto fisso devo sempre gestire la pedalata, soprattutto in discesa, per non far girare in modalità criceto i pedali, grazie all’effetto volano della ruota, perché in caso contrario invece che rallentare in curva potrei essere catapultato e sbalzato dalla sella… ma tant’é mi son detto, sono arrivato, non me ne importava più di tanto raggiungerli, volevo mantenere la mia cadenza e godermi la zona di Erto che, dopo un po mi si é aperta davanti agli occhi.
Come lo descrive Mauro Corona, esattamente così é Erto, un luogo, un paese, delle case, messe la sopra, rispetto alla vallata verdeggiante, case di pietra e legno, che sembrano appoggiate in un acoperta verde in mezzo alle montagne.
Arrivato all’alteza del cartello stradale che nannunciava la soglia d’entrata per Erto, mi sono fermato, son sceso dal Faggin, l’ho appoggiato sotto il segnale e ho scattato la foto di rito… il sole era uscito in tutto il suo splendore ed il caldo stava iniziando a farsi sentire: ore 13.00 in punto, esattamente come da tabella di marcia, perfetto!! 🙂
ho pedalato pian pianino, anche perché la strada principale che passa il paese é in sali scendi ed anche un po più in “sali”, e un po più in la ho iniziato ad intravedere il vallone che mi avrebbe portato alla diga del Vajont.
Qualche centinaio di metri prima della diga, sulle pareti di roccia sulla mia destra ho visto scalatori e gruppi di giovani, scuole di scalata e sulla strada cominciava un brulicare ed un via vai di macchine e moto e qualcuno che ammirava il panorama sul ciclio della strada.
ERO ARRIVATO alla diga del Vajont!
Non mi son fermato, ho voluto pedalare sotto la volta della galleria che affianca la diga, per poter ammirarla anche dall’altro lato, e nel mentre ero fermo allo stop aspettando di poter oltrepassare la galleria, mi si accodano i due ciclisti, marito e moglie, quelli sorpassati prima del passo Sant’Osvaldo: lui guarda nuovamente stranito la mia bici giallomelone, io di striscio lo guardo e li risaluto, aggingendo “E una scatto fisso”… mi riguarda ancora più perplesso e mi chiede da dove venissi, ci si scambia quattro chiacchere, loro venivano da Belluno, io quando gli ho fatto sapere della mia follia di tour, di viaggio in scatto fisso, ho ricevuto solo un bel complimento sia per le buone gambe che per l’ impresa, ma soprattuto per la bicicletta (Faggin ha fatto un ottimo lavoro, complimenti a gogo per il telaio e anche per il colore :D)
Arriva il verde del semaforo, ci salutiamo, loro mi superano, io proseguo a passo d’uomo, passo la galleria, mi fermo subito dopo, do un’occhiata al panorama dietro di me: mi si presenta questo muro infinito ed artificiale in mezzo a roccia e monti naturali, guardo sotto e sembra non finire mai… mi scorre un brivido lungo la schiena grazie anche alla visione a metà galleria di fiori e lapidi: Seppur meteo sereno (ancora per poco) e luminoso, mi sembrava di respirare un’aria “di stasi, di equilibrio instabile”.
Ok, assaporato questi momenti, torno indietro pian pianino e mi son fermato sul piazzale dove c’era il parcheggio, l’ ufficio informazioni, tanta gente e soprattutto la visione… la mia salvezza… il baracchino di Bistrigna materializzato li, in zona diga del Vajont… no non era quello, ma comunque sentivo che il mio naso mi stava dicendo che li c’é “cibo, carne, viveri, acqua, ristoro… ogni ben di dio che ti serve per rifocillarti… prima mangia e bevi, poi puoi proseguire e fare quello che vuoi…” e così e stato.
Paninazzo con salsiccia alla griglia con senape, birrozza gelata rigorosamente in bottiglia, il paninaro, sembrava un irlandese di quelli ruspanti, capelli e barba ricci, rossi, un armadio d’uomo, che sembrava ancora più grande dentro la roulotte/ristoro, ma con gli occhiali a specchio dai riflessi rossi/gialli/verdi… il classico bonaccione di compagnia… ho scambiato qualche parola, chiedendogli se potevo fidarmi delle nuvolaglie nere che stavano arrivando da Longarone, e lui con flemma mi ha risposto che sicuramente qualche goccia ci sarebbe stata, ed io nella mia testa ormai mi ero già risposto: Longarone ti saluto da qui, passerò da te la prossima volta, ho la pancia piena, ho visto la diga, ho raggiunto la diga… per questa volta desisto, ti lascio dove sei, ci conosceremo il prossimo tour, alla prossima impresa.
Prima di andarmene dal piazzale e tornare verso casa ripercorrendo la stessa strada, il paninaro si accorge della mia particolare bici e mi chiede “Ma ti se sensa marce?” e io gli spiego la solita manfrina, scatto fisso, bici pista, velodromo, pedali avanti, indietro, la ruota segue… etc etc… poi si accorge anche che “mai i freni? dove sono i freni?” e gli aggingo che “sono senza, faccio tutto di gambe, salita e discesa che sia anche quando sono in discesa devo gestire tutto a forza di tirare i pedali per non prendere troppa velocità” mi guarda, riguarda la bici, io lo saluto, lui mi saluta, monto in sella e con la coda dell’ occhio vedo che con un gesto del braccio verso un cliente, deve avergli detto qualcosa del tipo “Sto tipo el xe davvero fora!!!”
Divertiro continuo nella mia pedalata… pensando che qualche traccia di me l’ho lasciata anche li 🙂
Ok, il ritorno ora … no, la storia si sta allaungando, magari pubblicherò un altro post nei prossimi giorni 😀
Tracciato su STRAVA (solo andata)
Un po’ nerd, un po’ ciclista con la voglia di tornare a girare l’ Etiopia