Subito dopo l’avvio di una grande offensiva in area di confine tra Amhara e Tigray, la stessa mattina del 25 agosto 2022, David Beasley, il capo del WFP – Word Food Programme, denuncia:
“Un gruppo di uomini armati è entrato nel complesso del WFP a Mekelle e ha sequestrato con la forza 12 autocisterne piene di oltre mezzo milione di litri di carburante. Questo carburante è stato recentemente acquistato dal WFP ed è arrivato pochi giorni prima del furto.”
Il “gruppo di uomini armati” era riferito al gruppo dei dissidenti del TPLF – Tigray People’s Liberation Front.
A rafforzare la denuncia di David Beasley arrivano le prese di posizione nette e dirette di Samantha Power, direttrice di USAID:
“USAID condanna fermamente il furto da parte del TPLF di oltre 150.000 galloni (circa 600.000 litri) di carburante per il lavoro di WFP e le molestie nei confronti degli operatori umanitari. Impedire gli sforzi per aiutare a sfamare i civili etiopi è profondamente crudele e chiediamo al TPLF di restituire il carburante e rispettare le operazioni umanitarie.”
Anche Janez Lenarčič, commissario dell’UE per la gestione delle crisi, posta il suo messaggio di denuncia:
“Chiedo una rapida restituzione del carburante rubato a WFP. Senza carburante, non è possibile la consegna di cibo in Tigray . La vita di milioni di persone dipende da questo.”
Janez Lenarčič che il 21 giugno 2022, nella sua prima visita diplomatica in Etiopia e Tigray aveva dichiarato alla stampa:
“Non vedo il motivo per mantenere in vigore il blocco dei servizi bancari, dell’elettricità e delle telecomunicazioni”
Giustamente ed in ogni caso i crimini vanno denunciati e giudicati come tali come anche i suoi responsabili.
Per il Governo del Tigray non sembra però questo il caso. In un suo comunicato di risposta ha definito queste accuse come “incendiarie” ed ha dichiarato che:
“Ha semplicemente chiesto che fosse rimborsato in conformità con l’accordo che avevamo.”
Aggiungendo:
“Il carburante verrà utilizzato per gestire i servizi di base, come ospedali, cliniche e altre strutture sanitarie in tutto il Tigray che sono state saccheggiate e danneggiate dalle forze di invasione”.
La dichiarazione continua con la speranza che l’equivoco possa essere risolto:
“Rimaniamo impegnati a collaborare con i partner umanitari mentre lavorano duramente per affrontare la catastrofica crisi umanitaria che imperversa nel Tigray. In questo spirito, siamo pronti a risolvere tutte le questioni in sospeso in discussione con i funzionari del WFP”.
Infatti il riferimento dell’accordo tra WFP e Governo del Tigray era riferito al prestito di carburante da quest’ultimo verso l’agenzia umanitaria.
Questa tesi è stata confutata da due prove che sono state condivise in maniera virale sui social.
La prima sono le dichiarazioni del report di UNOCHA datato il 13 gennaio 2022 dove si può leggere:
“Gli aiuti alimentari saranno trasferiti da Mekelle alla popolazione colpita con il carburante prestato dalle autorità locali.”
Nota suffragata ulteriormente da una ricevuta condivisa da Kjetil Tronvoll, Professore e Vice Rettore per la Ricerca presso l’Oslo New University College e Direttore di Oslo Analytica ed analista del Corno d’Africa, con cui chiede conto al capo del WFP, di poter chiarire posizione e darne trasparenza sulla realtà dei fatti. Il professore sottolinea anche il quantitativo esatto della fornitura di carburante.
“L’importo esatto di carburante prestato al WFP era di 666.410 litri.”
Il portavoce del Tigray Getachew Reda ha accusato il governo etiope di aver inviato “milizie raffazzonate” al fronte per provocare i combattimenti, dicendo che le ostilità non erano nell’interesse del Tigray.
“Contavamo sulla comunità internazionale per aiutare ad aprire il blocco e rompere l’assedio imposto al popolo del Tigray. Abbiamo bisogno di aiuti umanitari per la nostra gente, abbiamo bisogno di medicine – abbiamo bisogno di tutto per la nostra gente. Semmai siamo le ultime persone a iniziare a combattere in questo momento” ha detto alla radio Focus on Africa della BBC.
Alla domanda se avesse un messaggio per il primo ministro etiope Abiy Ahmed, ha risposto:
“Non può combattere per uscire dalla crisi… Rischia decisamente la disintegrazione dello stato etiope”.
Getachew ha affermato che il governo del Tigray era pronto e felice di sedersi ad un tavolo di negoziato con la premessa di “accesso umanitario illimitato” al Tigray e che lo status costituzionale dello stato regionale tigrino fosse garantito.
“Poi il resto sarà una questione di dare e avere. Siamo più che pronti a convivere con qualsiasi governo fintanto che questo minimo fondamentale del diritto all’autodeterminazione del popolo tigrino sarà pienamente rispettato”.
Oggi 26 agosto, 24 ore dopo essere iniziata la nuova grande offensiva, giunge notizia condivisa da Tigrai TV che area urbana della capitale tigrina Mekelle è stata scenario di raid aereo in cui sono morti adulti e bambini. Il conteggio delle vittime è ancora da accertare.
Contesto del carburante per le consegne umanitarie
Dal 12 luglio 2021 al luglio 2022, in un anno, solo 37 camion di carburante sono arrivati a destinazione in Tigray consegnando appena poco più di 1 milione di litri: solo il 5,5% dell’importo totlae che sarebbe necessario in un anno per rispondere in modo significativo alla catastrofe umanitaria.
Nel report di UNOCHA datato 5 agosto 2022:
“Il 3 agosto sono arrivati a Mekelle 600.000 litri di carburante o 12 petroliere. Il carburante sosterrà l’invio di oltre 95.000 tonnellate di cibo e altri rifornimenti salvavita dal magazzino di Mekelle alla popolazione colpita nel Tigray. Ciò porta la quantità totale di carburante entrato nella regione dal 1° aprile a circa 1,8 milioni di litri, ma si stima che ogni mese siano necessari due milioni di litri per le operazioni umanitarie, compreso il carburante per i convogli umanitari in entrata e in uscita dal Tigray“
Contesto sui crimini e sulle vittime della guerra genocida
Oltra a questo, quello che è confutato è la stima al ribasso dei 500.000 morti, uccisi direttamente dalla guerra genocida o come conseguenza per mancanza di cibo, acqua o cure mediche.
Quello che è sicuro sono le stime, come punta dell’iceberg, delle centinaia di migliaia di donne di ogni età e su base etnica stuprate per vendetta.
Quello che è confutato sono le decine di migliaia di deportazioni e detenzioni illegali su tigrini di ogni sesso ed età da parte delle forze di polizia etiopi e detenuti in luoghi ignoti ed in condizioni infernali in violazione del diritto umanitario.
Quello che è sicuro è che i negoziati per una risoluzione pacifica si fa attendere e che milioni di vite sono ancora sospese da ormai più di 22 mesi, in un limbo in cui gli è stato negato il diritto ai servizi di base, il diritto alle cure ed oggi nuovamente in mezzo ad un fronte di guerra non loro.
Le denunce sulle vittime, sui massacri e sui crimini di guerra e contro l’umanità commessi verso la popolazione tigrina da parte delle forze governative, degli alleati delle forze speciali amhara, dalle milizie Fano e delle trupe eritree, non sono mai state così celeri e degne di sottolineatura con conseguente presa d’azione da parte della comunità internazionale come è avvenuto per la denuncia delle 12 autocisterne trafugate un giorno fa.
In tutto questo contesto tornano alla mente le parole di Nelson Mandela battutosi per tutta la sua vita contro l’apartheid e la supremazia bianca:
Un po’ nerd, un po’ ciclista con la voglia di tornare a girare l’ Etiopia