Domenica 9 gennaio, è arrivata la segnalazione che l’ Eritrea il giorno precedente avrebbe sferrato un attacco militare pesante verso il Tigray.
“Ieri l’esercito eritreo ha lanciato nuovi attacchi contro le nostre forze a Sigem Kofolo… situato nel Tigray nordoccidentale vicino alla città di Sheraro” così è stato condivisa la notizia su Twitter dal portavoce del TPLF Getachew Reda.
Sabato il presidente eritreo Isaias Afwerki ha detto alla Eri-TV di stato che le sue truppe si sarebbero impegnate per impedire alle forze del Tigrino di attaccare il suo paese o minacciare la stabilità dell’Etiopia.
Non è possibile verificare in quanto persiste un blackout e la regione è stata isolata a partire dal novembre 2021 quando è scoppiata la guerra. Reuters ha provato a chiedere un commento alle parti. Il ministro dell’Informazione eritreo Yemane Gebremeskel, il portavoce militare dell’Etiopia, il colonnello Getnet Adane, il portavoce del governo Legesse Tulu e la portavoce del primo ministro Abiy Ahmed, Billene Seyoum, chiamati in causa non hanno commentato.
Mentre, nel contesto umanitario catastrofico nello stato regionale tigrino, a causa della insicurezza di quelle aree e del blocco ancora presente alle agenzie umanitarie nel Tigray, al loro operato e a materiale salva vita, UNOCHA ha dichiarato che sospende le attività nel nord ovest regionale:
“I partner umanitari hanno sospeso le attività nell’area a causa delle continue minacce di attacchi di droni”
L’annuncio arriva dopo gli ultimi due raid aerei che hanno preso di mira campi per rifugiati a Dedebit e a Mai Aini, uccidendo decine di civili, tra cui bambini e ferendone altrettante.
Per quanto riguarda l’attacco a Dedebit, ci sono stati aggiornamenti sulle stime di vittime e feriti: 57 persone uccise (55 sul luogo del bombardamento e 2 in ospedale) e sarebbero 126 i feriti tra cui 28 in condizioni critiche, civili ricoverati all’ospedale di Sihul in cui non ci sono forniture mediche.
UNICEF – United Nations Children’s Fund e Refugees International hanno apertamente dichiarato la condanna agli attacchi aerei contro target di civili e verso i campi IDP per rifugiati.
La dichiarazione ha aggiunto che gran parte del Tigray è costretta alla carestia con un “blocco di quasi tutti gli aiuti”, inclusi cibo e medicine, e ha ricordato che al 7 gennaio 2022 solo 1.338 dei 17.600 camion necessari per fornire rifornimenti umanitari sono entrati nel Tigray.
“Le morti per carestia stanno aumentando: un minimo di 425 morti per fame al giorno e una stima “massimo per difetto” di 1.201 morti al giorno” ha affermato Refugees International.
Il conflitto estesosi anche nelle regioni Amhara ed Afar ha creato milioni di sfollati e persone con necessità di supporto umanitario. Come in Tigray quasi totalmente in balia degli eventi, oltre che per il blocco umanitario per volontà politiche, cibo e risorse per la sussistenza e causa l’80% di ospedali e strutture sanitarie rese inagibili o saccheggiate, anche nelle due vicine regioni diverse aree sono inaccessibili rendendo la fornitura umanitaria non effettuabile a tutte le persone che necessitano di supporto urgente.
Un po’ nerd, un po’ ciclista con la voglia di tornare a girare l’ Etiopia