La guerra genocida in Tigray iniziata il novembre 2020 ha creato una crisi umanitaria in corso e ad oggi stanno proseguendo violenze e guerra nelle Regioni di Amhara ed Afar, coinvolgendo nuovi civili, nuove persone tirate in mezzo da una guerra non loro e che ne stanno pagando solo le conseguenze disumane.
La guerra, come collettore di abusi, repressione etnica, massacri su civili, stupri e fame come armi di guerra è stata fatta sotto un blackout totale tra telecomunicazioni e confini fisici, nel silenzio del resto del mondo che non poteva avere informazioni. Ad oggi ancora gli aiuti umanitari non arrivano ad avere accesso in quella regione per blocchi di scelta politica. Sono stati presi di mira, distrutti e saccheggiati anche ospedali e strutture sanitarie, tant’è che i report di MSF – Medici Senza Frontiere hanno riportato che sono stati messi fuori uso ben l’80% del totale, tagliando fuori dall’assistenza medica la totalità delle zone rurali.
L’instabilità imperversa, la carestia avanza e dopo quasi un anno, si iniziano a contare ed avere evidenze della morte silenziosa: la morte per fame, che è molto più subdola e disumana dello shock per arma da fuoco, ben percepibile e visibile. La morte per fame porta via le vite delle persone, dei bambini nel silenzio e senza che il mondo se ne accorga ed abbia reale percezione di questa disumanità.
La comunità internazionale, in primis l’ ONU e USA hanno avanzato intimazioni di cessate il fuoco e sanzioni agli attori che stanno portando avanti questa guerra.
Il Parlamento Europeo ha emanato recentemente una risoluzione in 27 punti tra cui embargo sulle armi all’Etiopia ed altrettante intimazioni e sanzioni.
L’Italia si è adeguata alla volontà europea ed agli USA.
Il governo etiope ha fatto capire bene i suoi intenti alzando un muro più che diplomatico con la comunità internazionale e le sue minacce: tutto quello che sta capitando in Etiopia va affrontato e gestito come questioni interne per il governo etiope come la lotta ai “terroristi” del TPLF e tutti i loro affiliati e simpatizzanti che dovranno essere combattuti, fermati, “sdradicati come erbacce” ed in nome del perseguimento della sicurezza nazionale. La posizione del governo è che non potrà fermarsi fin tanto che non avrà completato l’opera di pulizia, anche a discapito di tutti e tutto il resto.
L’ Ufficio degli Esteri del Tigray recentemente invece, con un comunicato uscito qualche giorno dopo l’inizio dell’ offensiva “finale”, così denominata dal governo centrale speranzoso di chiudere la questione in questo ottobre 2021 come da programma pianificato, ha dichiarato che il TDF, i partigiani di difesa del Tigray, l’unica posizione per non soccombere è una lotta per la loro stessa sopravvivenza.
In tutto questo scenario sicuramente riassuntivo, ma non esaustivo, sono due cose che certamente rimangono da sottolineare: l’instabilità dell’ Etiopia e la crisi umanitaria in Tigray più passa il tempo è più si aggravano, portando morte e violenza anche in altre aree del Paese. Nel contempo la priorità assoluta restano le persone bisognose: non è mai troppo tardi per salvare anche fosse una vita.
Per questo tra le tante realtà che operano e lavorano per il supporto delle persone ed in prima linea, tante volte anche a scapito delle loro stesse vite (da inizio guerra in Tigray, in 11 mesi si sono contati 23 umanitari uccisi) segnaliamo la ONLUS italiana Amici di Adwa che da molti anni ormai è presente sul territorio tigrino principalmente con le attività della Missione salesiana e del suo ospedale che, ancor più in questo periodo e contesto storico più che difficile (ribadiamo i blocchi sul materiale umanitario e sanitario che perdura da mesi), è un’àncora di salvezza per tutte le persone bisognose di assistenza ed aiuto ed uno dei pochi rimasti con molte difficoltà operativi.
Durante la guerra sono stati presi di mezzo, distrutti, saccheggiati e messi fuori uso l’80% degli ospedali in Tigray (composto da oltre 6 milioni di persone) e di conseguenza le persone bisognose di supporto nelle zone rurali sono state completamente tagliate fuori dal soccorso sanitario.
Per tutto questo Amici di Adwa ONLUS, anche in Italia come in Etiopia sempre in prima linea, non si ferma con il suo operato umanitario ed ha organizzato per SABATO 23 Ottobre 2021, alle 17.30 presso la Sala Polivalente “Don A. Pizzi” in via Garigliano,14 Camusaro (Modena) un incontro ad ingresso libero (con GreenPass obbligatorio):
“La Guerra Invisibile: Conflitti e Crisi Umanitaria in Tigray”
(trasmesso anche in streaming – dettagli a fine articolo)
Come ospiti interverranno:
Uoldelul Chelati Dirar, docente di Storia dell’Africa all’Università di Macerata;
Federica Carelli, Vice Responsabile Coordinamento Africa Centrale ed Orientale di Amnesty International
Modererà Nelson Bova, giornalista RAI
Seguirà alle 19.30, per chi volesse intrattenersi, un momento conviviale, una cena di beneficenza per il supporto delle persone in Tigray.
Il ricavato dell’evento sosterrà l’ospedale della Missione di Adwa, impegnato in questo tempo di guerra ad assistere feriti, malati, partorienti e denutriti.
La prenotazione alla cena e per maggiori dettagli in merito a tutto l’evento si segnala il sito di Amici di Adwa ONLUS (dove trovare anche più informazioni sulle attività ed i progetti della ONLUS): https://www.amicidiadwa.org/incontro-la-guerra-invisibile-conflitti-e-crisi-umanitaria-in-tigray-23-10-2021/
Un po’ nerd, un po’ ciclista con la voglia di tornare a girare l’ Etiopia