Mentre ci sono segnali ed evidenze che una offensiva militare definitiva stia per scoppiare nell’imminente mese di ottobre, dopo 11 mesi di guerra genocida tramutatasi oggi in catastrofe umanitaria in Tigray, il Parlamento Europeo (PE) decreta una risoluzione per l’Etiopia.
Tale risoluzione chiede “l’immediata cessazione delle ostilità da parte di tutte le parti” e chiede sanzioni ad ampio raggio, compreso l’embargo sulle armi, contro tutti i belligeranti che partecipano alla guerra civile in corso in Etiopia.
La risoluzione di 27 punti, delineata il 7 ottobre 2021, è stata adottata con un totale di 618 sì, 58 astenuti e quattro no.
Il primo punto della risoluzione “chiede l’immediata cessazione delle ostilità da parte di tutte le parti, che è un prerequisito necessario per i tanto necessari miglioramenti della situazione umanitaria nel Tigray e in altre regioni, in particolare nell’Afar e nell’Amhara; chiede un immediato ritorno all’ordine costituzionale e l’istituzione di un meccanismo di monitoraggio del cessate il fuoco”.
Il PE ha anche sottolineato un appello “agli Stati membri di fermare le esportazioni di armi e tecnologie di sorveglianza in Etiopia che vengono utilizzate per facilitare attacchi ai civili e perpetrare violazioni dei diritti umani”.
Ha inoltre invitato il “Governo etiope a firmare e ratificare lo Statuto di Roma della Corte penale internazionale; invita le parti in conflitto a garantire il libero accesso a osservatori e investigatori indipendenti sui diritti umani, compresi gli investigatori delle Nazioni Unite e dell’Unione africana”.
Tale risoluzione spiega anche che “il conflitto di 11 mesi ha innescato una crisi indotta dall’uomo e questa sofferenza umana su vasta scala è del tutto prevenibile” mettendo in evidenza che i bambini sono stati “reclutati nel conflitto dalle parti in guerra, comprese le forze del Tigray; e che “l’uso di bambini soldato costituisce un crimine di guerra”
Inoltre il Parlamento Europeo in tale documento ha osservato che “le autorità etiopi hanno arbitrariamente detenuto e fatto sparire con la forza le persone tigrine nella capitale dell’Etiopia e hanno commesso altri abusi contro di loro, come la chiusura di attività commerciali di proprietà tigrina, considerando che l’incitamento all’odio e alla discriminazione e l’aumento dei livelli di retorica incendiaria anti-Tigray sono evidenti in tutta l’Etiopia, anche da parte di funzionari governativi di alto livello”.
Tra i 27 punti della risoluzione c’è l’invito al “Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a considerare l’invio di forze di pace delle Nazioni Unite nella regione”. Consiglio che fa anche da monito esprimendo “rammarico per il fatto che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite non abbia finora affrontato la situazione nel Tigray”: tale speranza è stata espressa su Focus On Africa in un precedente articolo dedicato all’ Etiopia ed al Principio di R2P – Responsability To Protect emanato dalla stessa ONU (un percorso di definizione del principio iniziato con la seconda guerra mondiale ed attuato nel 2005 nella sua forma definitiva) riguardo alla gestione e prevenzione di genocidi e per il rispetto della vita e dei diritti umani.
Il PE in aggiunta ha esortato “l’UE e i suoi Stati membri a premere sul Consiglio di sicurezza dell’ONU affinché tenga riunioni pubbliche regolari sul Tigray e agisca con decisione per garantire accesso umanitario senza ostacoli, per salvaguardare la protezione dei civili, per porre fine a gravi violazioni del diritto internazionale e per garantire la responsabilità per le atrocità”.
Il Presidente del PE è stato incaricato di inviare copia di tale risoluzione al Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, all’Unione europea per gli affari esteri e Action Service, il governo federale e la Camera della Federazione dell’Etiopia, le autorità del Tigray, il governo della Repubblica del Sudan, il governo dello Stato dell’Eritrea, i governi dell’Autorità intergovernativa per lo sviluppo, l’Unione africana e i suoi stati membri , il Parlamento panafricano e l’Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE.
Un po’ nerd, un po’ ciclista con la voglia di tornare a girare l’ Etiopia