Negli ultimi sabato ho sfruttato il treno con il supplemento bicicletta nella tratta da Cervignano in Carnia per poter avvicinarmi comodamente alle montagne del Friuli Venezia Giulia in maniera da risparmiare energie sulle gambe per l’eventuale dislivello da affrontare, per averene un po più per poter approfondire e curiosare quelle zone pedalando e godendomi i panorami.
L’altra settimana é stata la mia prima volta sul Crostis e sulla Panoramica delle Vette.
Questa volta però ho deciso all’ultimo momento, come nelle più belle idee folli, di partire direttamente da casa, da Aquileia direzione Sella Carnizza e Uccea, passando per Udine, Gemona, Resiustta, Val Resia e sconfinare in Slovenia rientrando a casa da Kobarid, Caporetto e Cividale.
Osare ed metterci un pizzico di follia ok, ma non essere fuori di testa, quindi come é il mio solito fare la sera prima verifico preventivamente tramite STRAVA il probabile percorso che avrei seguito, giusto per rendermi conto a grandi linee il chilometraggio totale e soprattutto il dislivello che avrei dovuto affrontare: più di 200km con più di 2000 mt di dislivello. Guardando il profilo altimetrico mi son detto che gli unici chilometri duri saranno per affrontare la scalata a Sella Carnizza e zona Uccea, per il resto sarà tutto falso piano e piattume.
Detto, fatto, carico la traccia sul Garmin, ho il Garmin 500, mi visualizza solo una linea nera ed un puntino al centro e beeppa, suona nel momento in cui vado fuori traccia, il giusto che mi basta per non perdermi, o per lo meno per non allungare i giri già lunghi in bicicletta 🙂
Mi alzo come al solito, come se dovessi pigliare il treno, quindi 4.30am in piedi, colazione, mi preparo, rivedo un po bici e tutto l’occorrente che mi porterò dentro la sacca per il bikepacking minimal (intendo una sacca artigianale da manubrio, fatta da Lucy RUSJAN – se no per pedalate più lunghe e di più giorni utilizzo la sacca sotto sella da 12litri sempre made by RUSJAN bag):
- levette togli copertone, pompetta che arriva fino a 8 atmosfere, brugola (necessaria per regolazione al volo delle patiglie dei freni)
- 1 camera d’aria
- 1 rotolo di nastro isolante (é comodo per ogni evenienza)
- giacchetta antivento (di quelle ultra compatte da ciclismo) che per le discese in quota, sostituiscono il classico giornale da mettwre sotto la maglietta 😉
- cibarie varie: ogni ciclista ha le sue, io solitamente quando devo affrontare dai 100/150km in su preferisco portarmi via un sacchettino con un po di frutta secca mista (uvetta,arachidi, noci e mandorle) da mangiucchiare al volo in corsa, 1 banana e 3/4 bocchoncini di pane (solitamente con un velo di miele e/o di prosciutto crudo (preferisco il salato per i lunghi giri).
- carta d’identità + qualche euro
- cellulare sempre a portata di mano e garmin fissato sul reggi manubrio.
Questo é il materiale che il 99% delle volte porto con me, ovviamente 2 borracce d’acqua, una da 1/2 litro e l’altra da 3/4.
Bici più materiale salteranno furoi dai 11 ai 14 chili e tenendo conto che pedalo su un ciclocross con ruote per fare gravel, ossia copertoni con un po di battistrada e da 35mm di larghezza, sono tutte variabili che tendono per una velocità di crociera che é al di sotto dei 30 all’ora, ma piuttosto tendenti ai 20/25 all’ora, il giusto per godersi la pedalata senza disfarsi gambe e sfinirsi… troppo 🙂
Da Aquileia per arrivare in Carnia ho fatto la strada statale passando per Udine e Gemona così da fare un po di “riscaldamento”, 85 chilometri di riscaldamento! 🙂
Da li posso dire che é iniziata la mia giornata pedalatoria, prima é stato il “solito tran tran”, strade conosciute, piattume.
Da Gemona direzione Resiutta ho fatto qualche chilometro di ciclabile Alpe Adria (per poterla imboccare subito dopo Gemona mi sono cercato per un paio di minuti… cartellonistica e col fatto che ci avevano piazzato una rotonda nuova che il mio GPS non vedeva, mi ha fatto girare come una trottola scoprendo solo dopo che la via era una viuzza di 1 corsia che si infilava tra due case e che sembrava l’imbocco di un cortile privato!!!) da li ho imboccato il ponticello parallelo alla ciclabile dove trovi l’indicazione per Val Resia: da li la strada prosegue in leggera salita e parallela al fiume Resia.
Ho rivisto con piacere quei posti: l’ultima volta ci sono stato ormai quasi 10 anni fa assieme a Salvatore, quella volta che abbiamo fatto l’escursione dalla ex casa della colonia a Tigo per andare a pernottare a Casera Rio Nero (al link trovi le foto del secondo giorno).
Naturalmente una volta arrivato a Tigo non ho potuto esimermi dal fermarmi per fare una foto sul ponte che ho calpestato per iniziare l’escursione di tanto tempo fa.
Da Tigo, qualche chilometro e la strada inizia a salire già un po di più ed arrivato a passare un altro ponte, al’ di la c’é sembra una casa cantoniera mezza diroccata e subito dopo c’é la cartellonistica che indica UCCEA 16km: bene ecco che inizia il bello 🙂
Finalmente la salita, quella che mi aspettavo, o meglio, quella che avevo voglia di provare a fare perché quello che mi aspettava non lo sapevo ancora se non visto con gli occhi dal mio GPS 🙂
Per qualche chilometro ho pedalato su pendenze ad una cifra, o al massimo al 10% tutto abbastanza praticabile e fattibile, e mi son detto le ultime parole famose “Se la salita per 16km fino a Uccea é così… va tutto bene!” ed infatti Murphy era dietro l’angolo che si stava rotolando dalle risate.
Detto fatto, superato l’ultimo paesino, la strada si restringe un po, l’asfalto diventa un po più malconcio, attraverso forse un mezzo chilometro all’ ombra delle fronde di alberi… e dopo un po arrivo ad un ponticello al suo imbocco, sul ciglio della strada c’é un cartello che recita “12% x 4km”.
Dovevo ancora iniziare la vera salita 🙂
Ecco che non mi demoralizzo, come al solito cerco di mantenere la motivazione alta dandomi dei micro obiettivi:
“Bene, sui 16km, intanto affrontiamo questi pirmi 4km al 12%, vediamo come rispondo, come rispondono le gambe ed al massimo scendo e spingo – poco male, non ho da fare una gara, voglio godermi ogni metro di pedalata”
…e via avanti, innseto la marcia più agile (34/30) e, presa sulle corna del manubrio, inizio a pedalare cercando un’andatura che mi permettesse di spingere ma il minimo necessario per cercare di mantenere più energie possibili per l’eventuale riserva che mi avrebbe garantito di averne ancora un po per proseguire e superare l’ostacolo.
Mi ha aiutato anche il fatto che la strada da percorrere era tutta in mezzo al bosco (non so bene se faggeto o …) sta di fatto che c’era una luce evanescente verdina che mi circondava e mi manteneva fresco, a differenza di alcuni tratti esposti al sole in cui si bruciava.
Arrivano anche diversi tornanti corti e stretti, su, su a serpentina, che anche se la strada é sempre a 2 cifre di pendenza, mi aiutano a spezzare la monotonia, ma non il fiato. Poco male, ad ogni tornante mi dicevo “Dai che é l’ultimo e dopo spiana un po” non curandomi di vedere il tracciato GPS, che se no mi demoralizzavo 🙂
Pedala che ti pedala finalmente arrivo in un tratto in cui, subito dopo l’ultimo tornante alla pendenza estrema, mi ritrovo spiazzato, spiana quasi di colpo e a poche decine di metri un cartello che recita “Sella Carnizza”
Fatta! E’ fatta mi son detto!!! Da qui avanti per Uccea e oltre 🙂
Un attimo di recupero, un po di acqua, un pugnetto di frutta secca e avanti… tutta in discesa verso Uccea!!! Un po di respiro ed un po di fresco.
Da Uccea avrei proseguito sconfinando in Slovenia direzione Bovec e Kobarid dove mi sentivo ormai già a casa.
La strada da Uccea a Bovec é stata tutta in salita, non con pendenze a doppia cifra, ma comunque quel tanto che basta per dire “Ancora salita?!!??! E mo’ basta!” 😀 ma tant’é che avevo solo quell’ opzione per tornare a casa.
Sono arrivato a Kobarid, a Caporetto dove mi sono fermato in piazza e, seduto su una panchina all’ombra, ho messo qualcosa sotto i denti, bevuto qualche sorso d’acqua, e con calma sono risalito in sella per proseguire verso casa: fino a quel momento niente, sole, fcaldo in salita ma non eccessivo, fresco in discesa… ed adesso che stavo ripartendo direzione Pulfero, Cividale naturalmente aria calda contro.
Ho pensato subito “Se ho l’aria così fino a casa, mi é andata bene all’andata ma il rientro sarà un’agonia!”
Sono riuscito ad arrivare a San Pietro al Natisone dove ho iniziato a vedere che il cielo sopra Cividale si faceva sempre più scuro, e notando che la strada era bagnata, come quel bagnato di “Sembra che sia venuta giù tanta di quell’acqua ma da poco”… e più pedalavo avanti e più il cielo diventava nero, fino ad un centro punto in cui, passato Cividale ed arrivato alle porte di Corno di Rosazzo é venuta giù tanta di quell’ acqua che preso alla sprovvista, ho dovuto proseguire per un paio di chilometri sotto l’acquazzone perché ero in piena statale fuori dal centro abitato ed in mezzo alla campagna dove non trovavo niente con cui ripararmi.
Fortunatamente dopo un po, ormai zuppo, trovo la pensilina di un distributore, il quale, vedendomi arrivare, vedendo arrivare un folle ciclista in mezzo alla tempesta, corre al bagno, riesce, ed intanto che io stavo appoggiando la bici e ripigliarmi un attimo, gentilmente mi porge un asciugamanino 🙂
Mi asciugo un po faccia e braccia e lo ringrazio, intanto scambio 4 chiacchere con un omone che era appena arrivato in macchina da Cormòns e che intanto che si fa ripulire gli interni dell’ auto dal benzinaio, mi chiede un po di info sulla bicicletta, io gli dico che devo andare in direzione Aquileia e mi accenna al fatto che dieci minuti prima, se a Cividale era venuta giù acqua a fiumi a Cormòns aveva grandinato e mi dice “Controlla i fossi e i campi se passi di la”.
Butto giù una bibita zuccherina, mi rassetto, mi metto la giacca antivento, che anche se non del tutto impermeabile, ma almeno mi tiene un po la temperatura…saluto e ringrazio i due nuovi amici di pedalata e proseguo arrivando e passando Brazzano per proseguire direzione Gradisca… ecco che mi si presenta una strada in cui sembrava avesse nevicato da poco in pieno luglio!!! …e c’erano pure le fumate come se fosse pieno inverno!!!
In bassa friulana, guardando direzione Aquileia, verso casa, il cielo era sempre nero tempesta ed ogni tanto qualche fulmine spezzava il cielo… ma fortunatamente sia pioggia che vento si erano placati ed una volta arrivato in zona Pieris sono scese le ultime due gocce e poi stop.
Ho pedalato fino a casa con la frescura che mi ha ritemprato anima e corpo.
Sono arrivato ad Aquileia con 208 chilometri nelle gambe, e con più di 2000mt di dislivello godendomi e gustandomi almeno per 3/4 della pedalata i panorami e la strada.
Ti lascio come al solito con un po di foto e la traccia GPS su STRAVA.
Un po’ nerd, un po’ ciclista con la voglia di tornare a girare l’ Etiopia