Il racconto della pedalata sullo Stelvio, partendo da Bormio passando dal Passo Umbrail per scollinare lo Stelvio dal versante svizzero… ecco questo racconto in bicicletta lo scrivo e lo pubblico un anno dopo 🙂
Era già un anno prima che ne parlavo con un amico, di scalare lo Stelvio in bici, ma poi per tempistiche e meteo troppo variabile ed incerto abbiamo deciso di riprovarci l’estate dell’anno dopo, cioé nel giugno 2018.
Io e Giovanni ci siamo organizzati prendendoci 2 giorni, il primo di avvicinamento in macchina da Aquileia a Bormio, il giorno dopo di buon mattino, colazione e partenza da Bormio per pedalare l’anello che citavo all’inizio articolo: un anello di 100km passando dal versante italiano, scollinando per il passo Umbrail per passare al versante svizzero ed imboccare la salita verso la vetta dello Stelvio e ritornare in centro a Bormio.
Non occorre dire che é una pedalata, data anche dal dislivello, che non é per tutti, non é la classica “pedalata fuori porta” ma bisogna avere un bel allenamento di gambe, fiato e soprattutto testa.
Abbiamo pernottato all’Hotel delle Alpi a Sondalo (per me “nuovamente” visto che avevo tentato la scalata dello Stelvio da Bormio in scatto fisso assieme ad Andrea e Mirko in un improbabile Gennaio 2015 – leggi il Racconto in Bicicletta).
La mattina ci siamo svegliati di buon ora e dopo esserci preparati e preparato le bici e bagagli vari (si le bici hanno dormito con noi in stanza!!! 🙂 ) siamo scesi a fare colazione, non abbondante ma quanto é bastato per far scorta di carboidrati e le rimanenze ce le siamo intascate per l’impresa della giornata: una banana a testa e marmellatine di vari gusti.
Da Sondalo abbiamo imbarcato le bici in macchina… si, ci siamo concessi il lusso di poter parcheggiare a Bormio centro, ri-scaricare le bici e noi già pronti in tenuta ciclistica per poter partire ed arrivare comodamente chiudendo il giro sempre nello stesso punto: 100km giusti giusti… con più di 3100 mt di dislivello.
Il sole comincia a scaldarci, temperatura adatta, brezzolina fresca della mattina, il giusto meteo per iniziare una pedalata come questa: non occorre dire che già dai primi metri di pedalata la strada si mette già in salita, non spacca gambe comunque adatta per iniziare un riscaldamento ad andatura moderata.
Dopo un paio di chilometri arriviamo ai piedi della salita vera e propria che punta verso la cima dello Stelvio: ho reminiscenze di qualche anno prima in cui mi trovavo sulla stessa strada con freddo e ghiaccio e ‘sta volta invece avevo trovato il meteo più che adatto, per non dire perfetto.
La salita non ha pendenze insormontabili, va su discretamente bene senza gradoni o strappi, ma costante, dopo qualche chilometro iniziamo a trovare i primi tornanti corti ma che ci permettono comunque di tirare il fiato per arrivare sotto il passo Umbrail dove la strada tende un po a spianare, o meglio, le pendenze sembrano calare un po fino allo scollinamento e davanti ai nostri occhi si presenta un versante totalmente verde in cui nella parte alta spunta la cresta e si intravede il Passo dello Stelvio.
Non lo guarderemo ancora per un po da lontano, perché arrivati al Passo Umbrail scolliniamo e scendiamo sul versante svizzero.
Da qui la temperatura é aumentata, c’é un bel sole e fa abbastanza caldo. Sulla strada che ci porta alla salita da Prato allo Stelvio incontriamo un po di aria in faccia, la fatica della prima salita si sta facendo sentire sulle gambe, ma poco male, il morale e la motivazione sono alte e ci fanno girare ancora i pedali… visto che ci manca ancora la salita vera e propria per scollinare lo Stelvio: quella “ufficiale” da Prato allo Stelvio.
Se la salita precedente da Bormio potrebbe sembrare lunga e tirata, quella da Prato allo Stelvio é sicuramente infinita e molto impegnativa: in vita mia é stata l’unica salita che definirei “mi ha stufato, non finisce più”… 25km, lo riscrivo per farti capire meglio, venticinque chilometri di pura salita ed appena dopo 10,12 chilometri iniziano i tornanti… 48 se non ricordo male 🙂
NOTA: per i ciclisti più curiosi, ho utilizzato il mio GialloMelone CX, un ciclocross della Kona, copertoni da 25mm (per l’occasione, se no solitamente monto quelli da 35mm), una compatta 50/34 con un pacco pignoni 11/28, inutile dire che la salita l’ho fatta tutta in “single speed” con il 34/28 (quasi sempre) fisso, ma se avessi avuto 2 denti in più sicuramente mi sarei goduto di più gli ultimi 2/3 chilometri per arrivare a scollinare lo Stelvio 🙂
Le previsioni meteo davano variabilità da mezzo giorno in poi ed io e Giovanni stavamo per arrivare all’ora X mancandoci ancora quella decina di tornanti e avvistando in cima già un po di nuvolaglie che correvano come pecorelle impazzite in cielo 🙂 Poco male, siamo arrivati al passo con la grazia del meteo, un po di aria ma niente di più. Foto di rito… e naturalmente poi pausa mangereccia: ci sono ciclisti che magari vanno avanti a liquidi, maltodestrine e sali con barrette varie, ma io sono della vecchia scuola, panino con salsiccia, crauti e senape e birra, no, questa volta la birra no, ho optato per una bibita zuccherina. 🙂
Ovviamente tutto il resto del giro inutile quasi scriverlo, é stato tutto in discesa fino a centro Bormio raggiungendo il parcheggio per sistemarci, sistemare bici e bagagli e partire verso casa.
NOTE:
per affrontare lo Stelvio bisogna tenere conto, secondo me, di almeno 3 fattori importanti, ovviamente l’allenamento e i chilometri di salita che si hai messo nelle gambe prima di affrontare questa cima, il pacco pignoni con cui vuoi affrontare la salita (come scrivevo, io ho utilizzato come rapporto più agile un 34/28, ma avessi avuto 2 denti in più li avrei sfruttati molto volentieri – poi sono numeri personali – non voglio generalizzare, ognuno dovrebbe avere un minimo di esperienza per trovare i rapporti più adatti) e le previsioni meteo (non fate come me che la prima volta ho osato andarci a gennaio 🙂 date sempre comunque un occhio alle previsioni alcuni giorni prima per non incappare in precipitazioni o maltempo: siamo in montagna, e quindi ricordatevi di protarvi sempre minimo anche una mantellina anti vento (magari per la discesa all’ombra). Poi, cosa molto soggettiva, preparatevi bene anche dal punto di vista del mangiare, rifornimenti durante la pedalata, per non trovarvi per lo meno senza acqua (non ci sono fontanelle se non nei primi chilometri della salita da Prato allo Stelvio, prima del 42 tornante nell’ultimo paesino fuori dall’ufficio turistico) perché se fa caldo, ripeto, sono più di 20 chilometri di pira salita.
Per il resto, buone pedalata e…. Buon Stelvio 🙂
Come al solito ti lascio con un po di FOTO e la traccia GPS su STRAVA.
Un po’ nerd, un po’ ciclista con la voglia di tornare a girare l’ Etiopia