Giorno di Santo Stefano, 26 dicembre 2017, sveglia alle 5.30 per poter partecipare alla Stone Lust 100, una gara gravel ovvero in bicicletta tra strade di asfalto e sterrate, senza supporto se non la traccia del percorso da seguire fornita dagli organizzatori all’ultimo momento: un’avventura in bicicletta 🙂
La sera prima avevo già preparato la bici in assetto bikepacking per essere sicuro di avere tutto il necessario a portata di mano, perché in 100km può capitare di tutto 🙂
Ho partecipato naturalmente col ciclocross agghindato con le sacche che mi ha fornito Lucy (se ti piace viaggiare in bicicletta e sei interessato a delle sacche da cicloviaggio dai un occhio ai prodotti che realizza sul sito Rusjan Bag ).
Guardo fuori dalla finestra e vedo poco perché il sole non si é ancora alzato, ma anche perché c’é tanta di quell’umidità e nebbia che metà basta e il mio pensiero é stato “Cominciamo bene!”
Percorro la ciclabile da Aquileia a Cervignano per trovarmi con Ale per imbarcare le bici in macchina e arrivare al punto di partenza della Stone Lust : partenza ed arrivo da Planinska KoÄa Trstelj.
Arrivati intorno alle 8.15 alla partenza ci siamo accorti che il tempo non era proprio dei migliori. Abbiamo conosciuto gli organizzatori e abbiamo ultimato l’iscrizione. Si sarebbe dovuti partire alle 9.00 ma con clima molto rilassato visto le condizioni meteo.
Io e Ale nell’attesa avevamo pensato di vedere come girava il meteo in quell’oretta perché iniziare a pedalare sotto la pioggia battente é tutt’ altra storia che partire asciutti e trovarsi sotto l’acqua, anche dal punto di vista psicologico (almeno per me).
…e niente, arriva l’orario dell’ora X, sulla linea di partenza eravamo in 6 partecipanti, 4 MTB e 2 ciclocross (uno del sottoscritto). Partiamo tutti in gruppo, il furgone dell’ organizzazione ci fa da apripista per qualche chilometro fino al primo paese e poi accosta e ci lascia strada e da li in avanti ognuo per se: per il primi 40/45 km resto con Ale e Mitja in testa poi il primo intoppo, la prima foratura, loro proseguono, io mi fermo e cambio la camera d’aria della ruota posteriore, bucata grazie al pizzico di qualche pietra pedalando sullo sterrato.
Gli altri due proseguono, dopo un po un altro ragazzo in MTB mi supera e mi chiede se avevo bisogno di aiuto e io gli ho fatto cenno che era tutto a posto ma purtroppo il distacco era ormai troppo grande per riprendere i primi due però il terzo l’ho ripreso ai -30km dall’ arrivo proprio all’imbocco da asfalto al bosco, tra terra, fango e ghiaia.
E’ stata la prima volta che ho usato il Garmin 500 utilizzando la traccia GPS per orientarmi (anche perché non c’era supporto segnaletico ed era tutto in autonomia) e c’é stato un momento a Orlek, dopo aver passato Trebiciano che ho avuto un momento di sconforto perché tra la decina di stradine del paese e grazie al segnale GPS che andava e veniva, sotto la pioggia ho dovuto gironzolare tipo labirinto per le stradine più volte per trovare l’imbocco giusto: soddisfazione a 1000 appena ritrovi la via giusta e riparti con più grinta di prima.
Puoi essere infangato fino all’osso, essere sotto la pioggia ed al freddo gelido, non sentirti più le punte dei piedi, aver bucato e non aver più un altro ricambio a disposizione ma appena sai di essere sulla strada giusta per tornare a casa allora passa tutto… seee, per i primi 3 minuti, poi ritorni con la testa concentrata a guardar la traccia e la strada, un occhio cercando di scrutare i panorami intorno a te (per quel che riuscivo a vedere) per cercare di goderti anche la pedalata, e poi giù di nuovo a pedalare tra i tuoi pensieri.
I paesaggi, o meglio, le strade si sono alternate tra asfalto, sterrati, ciclabili e avanti fino ad arrivare ai -7km quando fino a quel momento mi ero detto che dovevo pedalare come stessi percorrendo un manto di uova fresche per non spaccarle, morbido e senza pesare, gravare troppo sulle ruote, perché se avessi bucato la seconda volta avrei dovuto o farmela a piedi per gli ultimi km o chiamare soccorso.
Così per non farmi mancare nulla ai -7km é avvenuto il fattaccio, prendo un dosso e sento la ruota anteriore che é floscia, non del tutto, ma sicuramente con una micro foratura.
Non ho sprecato imprecazioni alternate a preghiere rivolte alla mia due ruote di cercare di resistere e portarmi sano e salvo pedalando fino al traguardo, o almeno fino agli ultimi 2 km: ormai deliravo grazie al freddo, alla stanchezza e alla voglia di arrivare alla fine, ma tant’é che ha funzionato.
Ogni 2 km ho dato una bella gonfiata alla ruota per poi riprendere la strada pedalando per raggiungere la linea di arrivo ed ha funzionato fino ai 500metri prima di tagliare il traguardo dove la fatica delle mie gambe, dei piedi gelidi avvolti in sacchetti di plastica che non sentivo più e la ruota ormai a terra mi hanno fatto camminare per passare l’arco della conclusione della gravel race, della Stone Lust 100, stanco morto, infreddolito ma più che felice e soddisfatto.
Erano già arrivati ed erano dentro il rifugio al caldo Ale, Mitja e Giorgio, tutti e tre in MTB e quindi sul podio di categoria.
Io sono arrivato primo per la categoria ciclocross… per dire “come vincere facile”… eravamo in 2 😀 poco male, perché tanto il mio obiettivo era quello di arrivare fino in fondo non per fare il tempo ma proprio per godermi la pedalata e vedere se ce l’avrei fatta.
Stone Lust 100, che dire bravi gli organizzatori, grandi i ciclisti che hanno partecipato insieme a me con il meteo che ci gridava di tornare a casa: nessuno dei 6 partecipanti ha mollato e tutti sono arrivati con le proprie forze e le proprie gambe al traguardo. 100 km gravel di puro divertimento 😀
Stone Lust 100 #StoneLust100 traccia Strava
Un po’ nerd, un po’ ciclista con la voglia di tornare a girare l’ Etiopia