Sabato mattina é il giorno del giro lungo in bicicletta con partenza da Aquileia.
Dove mi avrebbero portato le mie due ruote oggi? Il giallomelone é pronto, marce e freni sono li, attrezzi e ricambi a posto, qualcosa da mangiare e acqua ok e io vestito bello pesante: apro la porta di casa e… ecco a salutarmi un bel refolo d’aria gelata e pungente a darmi il buon giorno.
Mi metto in strada da Aquileia in bici verso meta sconosciuta: prendo la ciclabile direzione San Lorenzo di Fiumicello, Pieris e avanti.
La mia idea iniziale é andare verso Cormòns, raggiungere Cividale e poi salire a Castelmonte per godermi il panorama e poi magari decidere di allungare verso il confine, ma questa decisione l’avrei presa una volta arrivato in zona.
Arrivo a Cormòns e mi accorgo che il vento non é dalla mia, soffia forte e naturalmente le mie gambe lo stentono dalle prime pedalate visto che era contro. Mi armo di pazienza visto che non avrei superato i 22/23 km/h e di chilometri avrei dovuti farne ancora molti.
Passato Cormòns, arrivo al bivio di Brazzano dove andando dritto avrei proseguito per Corno di Rosazzo, ma ‘sta volta no, sopraggiungo allo stop rallentando, dal rosso il semaforo passa al verde, aumento un po la velocità e senza pensarci prendo la strada per Prepotto: tutto questo no prima di avermi fatto lo scollinamento e scaldarmi un po in zona Ruttars per godermi pure un po il panorama sottostante.
A Prepotto non ci sono mai arrivato, come non sono mai arrivato a Cividale e Castelmonte come da idea iniziale, perché guidato dall’istinto ho preferito sconfinare verso la vicina Slovenia, sotto la cresta del Korada: era da qualche giorno che mi ronzava l’idea in testa, da quando avevo visto su Instagram la foto di Lorenzo @mtbzan in cui immortalava la sua bdc sul Korada con la neve.
Mi mancava la neve.
Il suo colore cambia atmosfera dell’ambiente in cui ti immergi pedalando, mi da quel senso di quiete col suo attenuare i rumori, un senso di calma ed ecco perché ho seguito questa idea.
Con la bicicletta ho sconfinato a Golo Brdo dove ho trovato una strada sterrata, che mi sono accorto a posteriori che oltre a correre parallela allo Judrio, correva lungo la linea di confine Italia Slovenia ed ero immerso completamente nel bosco: solo io, la mia due ruote, il rumore delle ruote sulla ghiaia e il gorgoglio del’ acqua che mi scorreva accanto.
Quella strada mi avrebbe portato a Lig, posto che già conosciuto nelle mie precedenti pedalate ma che avevo sempre incrociato dalla direzione opposta.
La strada sterrata é lievemente in salita, non accentuatissima, ma le ruote grasse della bici accoppiate al fatto di pedalare su terreno sconnesso nella media distanza le gambe se ne stavano accorgendo, ma poco male mi son detto, tanto tra qualche decina di chilometri sono a Lig, mal che vada tra 3/4 d’ora, un’oretta alla grande sono li. Mi ero dato questo obiettivo perché sapevo che da quel punto mi sarei trovato sulla cresta, in alto direzione Korada e casa e sarebbe stato tutto più facile e tutto in discesa.
Tutto questo per voler vedere e pedalare in mezzo alla neve!!! 🙂
Ok, da Golo Brdo avevo percorso già un 8 chilometri quando mi fermo un attimo, tiro fuori dal taschino il cellulare per consultare la mappa gps e capire se mi conveniva prendere la strada a destra, la classica stradina di montagna bella asfaltata, ma stretta e bella pendente che saliva o proseguire dritto sul sentiero sterrato per arrivare a Lig magari allungando di poco ma pedalando su una pendenza che lasciava un po di respiro alle mie gambe: naturalmente ho scelto questa secondo opzione fregandomene bellamente di un segnale stradale che per me significava “Attenzione!” e non “Strada bloccata per lavori in corso” e così dopo un chilometro ho dovuto far dietro front, gioco forza, prendere quella stradina che mi spaventava un po visto la pendenza con cui saliva.
Prima di imboccare la rampa, subito prima di arrivare al bivio, penso di fermarmi li un attimo per rassicurarmi col gps che sia la strada giusta ed in quell’istante vedo con la coda dell’occhio che da destra, dalla sponda del torrente sbuca fuori a tutta velocità un cagnolino nemmeno tanto “ino” che comincia a corrermi dietro e io penso:
“O mi azzanna un polpaccio mentre sto pedalando e la mia avventura finisce qui, un po sbranato, un po trasportato via dalle acque dello Judrio o…”
E’ stato questione di un istante, ho capito che non mi avrebbe fatto nulla, mi sono fermato al cartello del bivio, mi ha superato e sempre a tutta velocità ha preso la famosa stradina asfaltata tutta in salita seguito dal suo padrone a bordo di un trattorino e carretto annesso: si vede che stavano andando a far legna 🙂
Bene da qui ho proseguito sulle tracce del cagnolino e del trattore, prendendo la stradina nemmeno tanto “ina ina” perché sapeva il fatto suo, di quelle che ti dicono:
“Te che sei ciclista e vuoi pedalare in salita, ti senti allenato e pronto per affrontare ogni strada con spavalderia pedalatoria, stai all’occhio perché ora sono io che ti faccio sputare un po di sudare e lacrime per avermi voluto sfidare!”
Si una strada non parla, ma la sensazione era quella perché fin dai primi metri la pendenza ha cominciato a aggirarsi attorno al 9, 10, 12 fino a stabilizzarsi intorno al 15% e questo é durato per un 4/5 chilometri.
Della neve nemmeno l’ombra, ma sapevo che avrei dovuto salire ancora un po.
Stavo comunque percependo l’inizio di una buona condizione di assideramento, quasi ibernazione criogenica, alle punte dei piedi, visto che fino a quel momento avevo pedalato alla penombra del crinale e immerso nell’umidità prodotta dallo scorrere dello Judrio, ma sapevo anche che iniziando la salita mi avrebbe aiutato a riportare un po di tepore, calore a tutto il corpo.
La strada ha toccato punte del 20%, sapevo che la direzione verso Lig era giusta e mancava poco, ma la strada purtroppo non era nemmeno costante ma a muri, strappetti e scollinamenti che tutti i ciclisti con un po di esperienza sanno che sono le salite più “spaccagambe” e con l’aria gelida i polmoni si aprono per bene e li si vede di che pasta sei fatto: o scendi e spingi, o scendi tornando a valle o continui fino alla cima ed io no ho voluto mollare perché sapevo che ormai ero a metà percorso della mia pedalata in bicicletta da Aquileia a Lig e poi avrei potuto godermi un po più la strada dalla cresta del Korada fino a casa.
E’ scattata la mia gioia quando, quasi sconfortato perché non vedevo arrivare ancora segno di centro abitato o di cresta, dietro all’ultimo tornante ho intravisto in altro tra le cime degli alberi, quasi come un’apparizione, le due torri della chiesa di “Disneyland” (non me ne vogliate, masoprannominata così dal sottoscritto, quando l’ho vista per la prima volta qualche settimana prima, in mezzo ad un prato verde, con i suoi muri di pietra e il tetto dei campanili azzurro turchino immersa in un cielo azzurro, stile castello delle favole 🙂 )
Gli ultimi tornanti in penombra mi hanno fatto scoprire qualche spruzzo di neve, sapevo che mancavano poche centinaia di metri ormai per poter vedere il cartello di entrata a Lig e così fu.
Era fatta, da li in avanti ero in cresta e tutto attorno a me aveva iniziato ad imbiancarsi, tutti i prati verdi e gialli dai colori autunnali/invernali di qualche settimana si erano messi sotto una trapunta bianca.
La strada si era fatta più magnanima per le mie gambe, vallonata, fortuatamente era anche pulita ed asciutta, perché la neve non era così abbondante: meglio per me e per le mie ruote.
Per arrivare al cartello dove ho potuto leggere KORADA é stato quasi un attimo.
Se il vento gelido si era fatto sentire partendo in pianura per poi sparire grazie al fatto che avevo poi pedalato accanto allo Judrio coperto e protetto dal versante della montagna ecco che in cima le raffiche fredde e pungenti sbattevano me e il giallomelone a destra e sinistra così da non permettermi di prendere troppa velocità in discesa e soprattutto nei tornanti pena il ritrovarmi a terra.
Nessun problema, perché anche se avrei dovuto itrare un po di più i freni ormai sapevo che il grosso era fatto e psicologicamente e fisicamente la discesa mi aiutava.
Visto che avevo preso strade nuove fin dall’ inizio di questo mio piccolo viaggio in bicicletta ecco che invece che prendere la strada per San Floriano del Collio e scendere per Gorizia in direzione Aquileia ho preferito, arrivato ad una rotonda, prendere la strada in cui c’era il cartello “Neblo (I)” che a mia insaputo, da buon ciclista con zero senso dell’orientamento, comunque sapevo che andavo in direzione Italia, Friuli VG, e poco mi importava seguire una potenziale traccia gps o fare il tempo o prenderla come un allenamento in bici, ma volevo seguire lo spirito di adattamento di quello che si perde per strade nuove per poter scoprire nuovi ambienti e panorami.
Ecco che dopo Neblo capii che mi sarei raccordato sulla strada di Dolegna, quella su cui avevo pedalato all’andata e così per non ripercorrerla nella sua totalità ad un certo punto ho preso per Corno di Rosazzo, passando per il centro di Cormòns ma prendendo una alternativa della statale direzione Gradisca d’Isonzo.
Ormai quello di nuovo che avevo potuto vedere come panorami ed nuove strade lo avevo visto e quindi, un po con il pilota automatico, percorsi la strada fino a casa, ad Aquileia.
Ogni volta che pubblico un racconto in bicicletta inserisco anche le note, le statistiche di velocità, chilometri percorsi e dislivello, ma é più un promemoria e non tanto per far vedere i tempi o perché ho manie di allenamento, quanto per tenere memoria storica, perché la mia filosofia di andare in bicicletta é proprio per poter scoprire nuove strade che siano lontane o vicine a casa, ma cercando di percorrere sempre nuove strade per poter cercare di aprire i miei orizzonti e chiaramente condividere con te che mi leggi un po di informazioni se volessi farti un’idea di quelle zone in cui ho pedalato.
Ti lascio come sempre con la traccia Strava GPS e un po di foto.
Se vuo informazioni o farmi domande non esitare a contattarmi.
Al prossimo racconto di bicicletta 🙂
Un po’ nerd, un po’ ciclista con la voglia di tornare a girare l’ Etiopia