Ieri, domenica 15 maggio 2016, ho partecipato alla mia prima randonnée: 130km e +2400 metri di dislivello in scatto fisso.
L’idea e l’invito sono arrivati da Adriano qualche settimana fa:
“Che dici, la facciamo?”
Così ieri mattina, una domenica qualsiasi, sveglia di buon ora e partenza da Aquileia alle 7.00, Adriano, il Bob e il sottoscritto con naturalmente bici e tutto il necessario:
Una rappresentanza di Aquileia, dell’ Ass. culturale NAGAYE Project e del Gruppo Sportivo Aquileia sulle strade di una tappa del Giro 2016 🙂
Il meteo sembrava mantenersi un po annuvolato tendente il sereno.
Arrivati a Remanzacco abbiamo trovato già diversi ciclisti pronti e in fase di preparazione e riscaldamento: clima rilassato e tranquillo, dettato dal fatto sicuramente che la randonnéé non essendo una gara con classifica non ti obbliga, non ti appesantisce la pedalata in bicicletta per fare il tempo, per doverti classificare, posizionare, ma é una pedalata con te stesso potendola condividere con altri amici e appassionati ciclisti e magari rallentare per goderti il panorama (o per recuperare le forze 🙂 )
Sulla linea di partenza ho subito visto una faccia amica, quella di Rinaldo, ciclista conosciuto fino a quel momento via Facebook: naturalmente un attimo prima dello start abbiamo dovuto farci la classica foto di rito 🙂
Gli organizzatori, dopo un attimo di briefing e di consigli sulla randonnée ci hanno lasciato partire: a occhio un centinaio di ciclisti, tutti i colori del mondo con le nostre tutine e bicicletta, che scorrazzavano da Remanzacco verso il Porzus, Valle per raggiugere Castelmonte e tornare a Remanzacco passando per il centro di Cividale.
I primi 24km erano in piano, erano quelli di riscaldamento che ci hanno portato ai piedi del Porzus, strada di una prossima tappa del Giro 2016 che verrà percorsa da i big del ciclismo, ma che ieri era tutta nostra 🙂
Adriano, il Bob e io avevamo deciso di procedere di pari passo, cercando di mantenere un’andatura che andasse bene per tutti e tre in maniera magari di raccontarcela e motivarci eventualmente a vicenda nelle tratte più dure: dopo i primi km io e Adriano non abbiamo visto più il Bob che, come un cane da insegumento, aveva già adocchiato la testa del gruppo accodandosi e sparendo all’orizzonte.
Poco male, arrivati ai piedi della prima salitella, quella del Porzus, la strada da piana ha subito iniziato ad inerpicarsi sul crinale del monte in maniera serpentina e repentina tra muri e tornanti.
Visto la velocità lenta, stile moviola, per percorrere tale salite ha fatto in modo che i primi ciclisti abbiano addocchiato la mia bicicletta e qualcuno gridandomi:
“Ma le marce?” altri ancora:
“Ma é scatto fisso? Su di qua?” o ancora:
“Ma fai anche tu la randonnée con quella bici?”
Ho affrontato i 130km (il percorso breve, si perché c’era la possibilità di affrontare anche il percorso lungo da 200km passando anche per Palmanova) con +2400mt di dislivello con una bici a scatto fisso (quelle bici che vedi correre in velodromo, in pista) e con un rapporto non del tutto ottimale per questo tipo di percorsi, muretti con pendenze percentuali tendendi alle due cifre: l’ho fatot pedalando con un 48/16
La salita del Porzus é andata discretamente bene, ma la strada che portava verso Valle é stata un po più dura per me e non mi vegogno a dire che in qualche tratto sono sceso e percorso a piedi più di qualche tornante, ma secondo me é il bello delle randonnée, sei tu, la bici e la strada e te la giochi al meglio che puoi con quello che hai.
Adriano, che più o meno siamo andati di pari passo, portandosi comunque sempre più avanti a me, ha retto egregiamente il colpo di un percorso simile, venendo dal podismo voleva sperimentare anche il discorso di gestirsi in bicicletta (dalla pedalata, dall’ ottimizzare e risparmiare le forze, riguardo l’alimentazione) su un percorso non del tutto semplice.
Se in zona Porzus e Valle eravamo circondati dalla vegetazione, dal verde smeraldo delle cime dei pini, dall’ odore di bosco, di terra umida, da Valle siamo ridiscesi verso Cividale, passandolo e dirigendoci in direzione Slovenia, puntando alla bella salitella, che non ci ha risparmiato nulla, salendo a Drechia.
La parte pianeggiante, o quasi in zona Cividale l’abbiamo fatta aggregandoci a un gruppo di altri ciclisti ed é stato un bene perché il vento si sentiva bene e lo avevamo contro.
La salita verso Drechia é stata bella impegnativa e prima di arrivare in cima ho fatto qualche altro pezzetto spingendo la bici a piedi. Adriano ormai lo avevo perso, era andato avanti portandosi al bar/ristorante a Clabuzzaro per farsi timbrare il libretto della randonée (agli 88km percorsi): io me la sono presa con la mia calma, col mio passo godendomi anche i panorami e recuperando.
Da li la vegetazione era diradata e si potevano scorgere le altre cime dei monti circostanti e la valle del Natisone ancora più in la, tanto era limpido il cielo, peccato che da li ha iniziato anche a soffiare ben benino un’arietta che da fresca, sudati e accaldati com’eravamo, diventava fredda, quasi gelida e alle spalle avevamo le nuvolone nere che da Porzus si stavano avvicinando.
In men che non si dica, il primo tuono in lontananza, pedala che ti pedala tra sali e scendi in direzione Castelmonte, mancavano circa quegli 8km, le nuvolaglie ci hanno preso e ci hanno lavato per bene, prima con qualche goccia e in meno di cinque minuti con un bell’ acquazzone.
Fino al Piazzale a Castelmonte e giù fino a Cividale abbiamo pedalato con l’acqua sopra e sotto di noi:
da tanta che ne é venuta giù, i tornanti per scendere a Cividale sembravano fiumi in piena!!!
Ho visto con i miei occhi u ciclista che in discesa, purtroppo senza giacca anti pioggia, stava letteralmente tremando dal freddo ed io nonostante indossassi il kway non sentivo più le punte delle dita di mani e piedi… e quando sei in discesa con strade come torrenti e devi tirare le leve dei freni per rallentare (tanto meglio io che ero munito di solo freno anteriore perché avevo solo la forza delle gambe per modulare la velocità della ruota posteriore) e senti che hai le mani rigide dal freddo e che non rispondono.. allora li ti caghi un po addosso… e cerchi di tenere gli occhi aperti, di restare il più possibile concentrato e non fare cavolate ma tentando di tenere la carregiata sia fisicamente che mentalmente.
Tutto bene, tanto che appena arrivati ai piedi di Castelmonte, la pioggia ha iniziato a diminuire… naturalmente.
Io e Adriano ci siamo riuniti e, addocchiato un altro paio di ciclisti davanti a noi, abbiamo percorso gli ultimi 15 km in treno di quattro, grazie a due ragazzi di Mortegliano, Luca e un suo amico, che ci hanno tirato alla media dei 40km/h fino al punto di partenza e chiusura della randonée a Remanzacco.
Li abbiamo potuto riscaldarci, cambiarci gli abiti, farci mettere l’ultimo timbro sul libretto per chiudere gloriosamente i 130km e dandoci anche un pasto caldo per rifocillarci delle calorie bruciate 🙂
Bello é stato anche l’aver rivisto facce amiche come quella di Remus, Rinaldo e, come capita casualmente per chiudere in bellezza, anche quella dell’amico di pista Bruno.
Ah si, ma il Bob? Che fine aveva fatto? Era arrivato circa 1 ora prima di me ed Adriano (arrivando se non ricordo male terzo) ed era già docciato, riscaldato ed in “borghese” aspettandoci rilassato 🙂
Oltre alla soddisfazione di esser riuscito a terminare i 130km con +2400mt D , sono tornato a casa contento del fatto che sono riuscito a mettere un sorriso e allibire qualcuno quando hanno visto la mia bici a scatto fisso e mi hanno chiesto più volte se avessi afforntato la randonnée con quel tipo di bici,un rapporto e nulla più 🙂
Penso che nel prossimo futuro mi iscriverò a qualche altra randonnée visto il clima che si respira 🙂
NAGAYE NAGAYE
Ti lascio come al solito con qualche foto e la traccia STRAVA GPS.
Un po’ nerd, un po’ ciclista con la voglia di tornare a girare l’ Etiopia