Sabato scorso ho pedalato da Aquileia a Tolmino con il GialloMelone.
Ho condiviso la pedalata con Damiano e la sua nuova bici, una bici da cicloturismo, una bdc, una cx…
Abbiamo ripercorso il tour fatto l’anno scorso assieme a Fabio (qui puoi leggerne il resoconto) ma quest’ anno ci sono state 3 piccole differenze:
- non c’era Fabio … peccato (molla un po la corsa e vieni a pedalare un po 🙂 );
- io ho pedalato in modalità scatto fisso, a differenza dell’anno scorso che ho utilizzato la Wilier Triestina ramata;
- Damiano ha pedalato con la sua nuova bici con telaio realizzato su misura da Vetta;
Insomma una pedalata con Faggin e Vetta insieme a percorrere la stessa strada 🙂
Sveglia di buon ora, verso le 6.30, fuori ancora buio e freddo: dopo l’oretta di preparativi tra colazione, gonfiaggio ruote, un due gocce d’olio alla catena, imbottita e stretta la sacca sotto sella, mi accorgo che aperta la porta di casa fa anche freddo, tanto freddo… talmente freddo che mi metto k-way e guanti in pail… monto in sella, avvio il Garmin e comincio a pedalare.
Capita sempre così, ogni volta che ho una pedalata con sveglia prima dell’ alba mi giro e rigiro per casa fino all’ ultimo perché il mio istinto non trova la motivazione adatta per fare tutta quella fatica, ma poi mi dico che non posso mancare all’ appuntamento con gli amici ciclisti, me ne faccio una ragione ed esco di casa di fretta e furia per recuperare quei minuti persi a trovare ma motivazione.
Tutto questo passa nel momento in cui monto in sella e ritrovo la reale voglia di pedalare… perché ormai il primo passo, il primo giro di pedali é fatto e ormai sono in strada e non posso più tirarmi indietro 🙂
Pedalo in direzione Aquileia Gorizia, 1 oretta di strada, 30 km per iniziare a scaldarmi (si, ho il metabolismo lento e mi ci vogliono un po di chilometri prima di abituarmi ed entrare in regime con le gambe :)) in 1 oretta circa sono in via Monte Santo dove mi sta aspettando Damiano.
La strada da Aquileia verso Gorizia, passando per Fiumicello, Ruda, Villesse, Gradisca, Farra e Lucinico mi regala uno sfumarsi di colori e panorami incredibili passando dai colori cupi e scuri della notte, ai colori dell’alba, di un giallino pallido, arancio e rosso acceso per poi farmi scoprire un cielo bianco azzurrino, dato dalla nebbiolina all’ orizzonte per poi arrivare a Gorizia con il sole alto, un bel celo terso ed i primi raggi che cominciano a scaldare… s enon fosse per quel leggero venticello che ci ha accompagnato per tutto il giro in bicicletta, dall’ inizio alla fine.
Poco male, si parte con la pedalata in compagnia passando per Solkano, per poi prendere la rampa, il primo muretto che ci porta verso Grgar sulla strada verso Cepovan: io sulle gambe già con i miei 30 km, Damiano, essendo di Gorizia partiva per il suo riscaldamento, ed abbiamo affrontato il primo strappetto di circa 3 km per raggiungere la strada “vallonata” verso Cepovan per l’appunto.
Come sempre mi accade, all’ inizio delle pedalate in cui mi trovo ad affrontare strappetti al 10/12% e, come in questo tour, con il Faggin scatto fisso con un 48/16 come rapporto, penso subito di non farcela, che mi stopperò al tornante successivo, ma un attimo dopo, forse per una parola, un’ iocchiata al panorama, un rumore mi fanno dimenticare quel pensiero e procedo a pedalare, e quasi senza rendermene conto mi accorgo che quella fatica é passata e posso continaura a pedalare.
Forse mi capita questo perché sono riuscito a metabolizzare il fatto che il mio corpo può farcela, forse la testa é talmente allenata dopo aver affrontato tante salite in maniera eroica e folle, che arriva a farmi superare questi ostacoli quasi senza farmeli pesare.
Pedalando verso Cepovan, si chiacchera e ci si guarda attorno, visto che non é una gara di ciclismo, ma una semplice pedalata tra amici (semplice per modo di dire visto che tornerò a casa con 165km sulle gambe :)) e il tempo vola, come i chilometri e così in men che non si dica ci ritroviamo a solcare la porta d’entrata di Cepovan che si trova in mezzo ad una vallata dai prati verde smeraldo, sopra a noi un cielo azzurro e dalle cime delle montagne all’orizzonte, colorate sui crinali di tutte le tonalità autunnali, da marrone,rosso, giallo, spuntano pennellate di bianco luminescente creato dai raggi del sole che accendono l’umidità mattutina: spettacolo!
E’ il vento che ci aiuta a vedere i colori intonro a noi, che soffia via l’umidità e che porta via le nuvole facendoci vedere l’azzurro del cielo, ma nel contempo ci schiaffeggia in faccia e ci rallenta ad ogni pedalata, ma la fatica di contrastarlo ci viene ripagata appunto dal fatto che possiamo ammirare senza filtri, tutta la bellezza della natura che ci circonda.
Da Cepovan, senza soste, continuiamo a pedalare in direzione Tolmino, e subito prima di passare per Most Na Soci, presi dal panorama e dalla strada che scorre veloce sotto le nostre ruote, prendiamo a destra invece che a sinistra, senza vedere il cartello “Tolmino” che indicava la direzione opposta, così da farci aggingere al giro quei 5 km in più giusto per aumentarci le statistiche su Strava 😀
Poco male, torniamo sui nostri passi, sulle nostre pedalate e ci rimettiamo sulla giusta strada, ormai macano 8/9km per arrivare a Tolmino.
Per me, come avevo detto anche a Damiano, il mio obiettivo era arrivare a Tolmino: questo per crearmi motivazione perché:
- Tolmino era precisamente a metà strada del giro in bici;
- arrivati a Tolmino si poteva solo trnare indietro;
- la strada da Tolmino verso casa sarebbe stata tutta in discesa e anche a favore di vento;
…quindi anche il chilometraggio più tosto non era di 165km ma solamente di 30 (Aquileia > Gorizia) + 50 (Gorizia > Tolmino) per poi darci un po di tregua per la restante metà e così fu! 🙂
A Tolmino, come l’anno scorso, ci siamo fermati per bivaccare qualche minuto, per rifocillarci un po: abbiamo ripreso con un sole che ci scaldava per benino e fortunatamente con un vento che si era placato.
La strada restante la abbiamo fatta tutta parallela all ‘Isonzo che ci ha guidato fino in direzione Solkano, da dove abbiamo iniziato.
Mi capita tante volte che, durante la strada del ritorno in bicicletta, soprattutto nelle lunghe distaze, se sto percorrendo una strada già pedalata, il tempo vola e mi sembra che il chilometraggio sia minore… sensazione di arrivare prima a casa insomma: una sensazione da provare sulla propria pelle per capirla fino in fondo… e con questo svanisce anche prima la sensazione di fatica o l’ansia che ti sembra non farti arrivare mai alla fine del giro.
A Solkano non ho resistito al richiamo della sete, così ho proposto a Damiano, prima di salutarci, di fermarci al bar a berci una birra per rifarci dei sali persi e per chiudere in bellezza il tour in bici 🙂
Il sole e il cielo sereno la facefano da padroni così che abbiamo potuto pedalare verso casa felici e contenti.
Solitamente sono questi giri da “gran fondo” che mi permettono di tornare a casa soddisfatto e svuotato da tutto: soddisfatto di esser riuscito a percorrere 160km senza particolari problemi (la fatica non é contemplata visto che si può far fatica anche su distanze più brevi) e svuotato per il semplice motivo che, dopo aver raggiunto e superato una certa soglia di chilometri/di tempo in sella alla bici, scatta in me, nella mia testa, uno strano effetto in cui tutti i problemi, domande, pesantezze della quotidianità spariscono per lasciare un vuoto, anzi spazio a calma e serenità che mi danno la carica per riprendere la quotidianità in maniera leggera e senza troppi patemi d’animo… ecco cosa mi regala la bicicletta, il poter pedalare per tanti chilometri.
Come al solito, nei miei racconti di bici, chiudo con qualche FOTO e Traccia STRAVA questa Aquileia Tolmino – numero 2
[sociallocker] [/sociallocker]Un po’ nerd, un po’ ciclista con la voglia di tornare a girare l’ Etiopia