
Alla fine del 2020 Adi Goshu, il villaggio dove è nata Mehret, venne occupato da miliziani che dichiararono la zona “terra Amhara” e ordinarono ai tigrini di andare via. Nei mesi successivi molti uomini tigrini furono rastrellati, massacrati o deportati, mentre decine di migliaia fuggirono.
Fu all’ inizio della guerra genocida che il governo etiope guidato da Abiy Ahmed Ali, definì una “veloce azione di polizia” per fermare i “ribelli” membri del TPLF – Tigray People’s Liberation Front.
Altri, come Mehret e i suoi cinque figli, rimasero intrappolati: esposti a minacce costanti, costretti a nascondere la propria identità per non essere uccisi. “Dicevano che chiunque avesse sangue tigrino doveva sparire – racconta Mehret – ma se avessi detto che stavo andando nel Tigray, mi avrebbero uccisa”. Una scelta impossibile che racchiude la violenza e l’inquietudine di quel periodo.
Le nuove autorità rilasciarono carte d’identità agli Amhara, ma non ai Tigrini. Uscire dalla città senza documenti era proibito, con la minaccia della prigione o della morte. Per più di quattro anni, Mehret lavorò come bracciante a giornata in una fattoria espropriata dagli invasori: a volte riceveva un salario misero, altre volte era costretta a lavorare gratuitamente.
Quando miliziani lascivi iniziarono a minacciare sua figlia diciottenne, Mehret prese una decisione disperata: pagò una serie di trafficanti di esseri umani per aiutare la famiglia a fuggire. A gennaio, finalmente, raggiunsero Sheraro, una città nel Tigray settentrionale, dove migliaia di altri sfollati provenienti dalla zona occidentale avevano trovato rifugio.
Da quasi cinque anni, nel Tigray occidentale si sta verificando una pulizia etnica su una scala che richiama le guerre balcaniche degli anni ’90. Eppure, molte persone non ne hanno mai sentito parlare. Il governo etiope vieta le visite ai giornalisti e concede raramente l’accesso agli operatori umanitari. L’esercito blocca tutte le strade verso la zona e il suo unico aeroporto è stato chiuso. Nonostante le numerose richieste di commento su questa storia, il governo non ha risposto.
L’unico modo per capire cosa sta succedendo è parlare con chi è fuggito di recente. L’Economist ha intervistato Mehret (per tutelare la sua sicurezza, hanno usato solo il suo nome) in un campo profughi a Sheraro all’inizio di quest’anno. Molti altri sfollati hanno raccontato storie simili; analoghe testimonianze sono state raccolte separatamente da ricercatori stranieri.
La difficile situazione degli sfollati è un’eredità della guerra genocida etiope, durante la quale il primo ministro Abiy Ahmed ha unito le forze con le milizie della regione di Amhara e il governo della vicina Eritrea per cercare di schiacciare il Fronte di Liberazione Popolare del Tigray (TPLF), il partito al potere nel Tigray.
Le milizie Amhara arrivate nella città di Mehret nel 2020 sostenevano che il Tigray occidentale fosse stato sottratto al loro popolo dal TPLF, che aveva preso ampiamente il controllo del potere in Etiopia prima che Abiy salisse al governo nel 2018. Durante la guerra, le milizie hanno preso il controllo dell’area ed espulso circa 750.000 tigrini, compiendo stupri, uccisioni e torture su vasta scala.
Un accordo di pace firmato nel novembre 2022 ha posto fine alla fase più acuta dei combattimenti, ma non ha risolto la questione dello status del Tigray occidentale. La zona resta infatti occupata dalle milizie Amhara, alcune delle quali supportate dall’esercito etiope.
I persone del Tigray occidentale continuano a soffrire gravemente. La maggior parte di coloro che sono stati costretti a lasciare la regione vive ancora in squallidi campi oltre i suoi confini, mentre chi è rimasto affronta una realtà di anarchia e violenza. “Poiché la regione ospita alcuni dei terreni più fertili dell’Etiopia, tra cui redditizi campi di sesamo, il Tigray Occidentale è sprofondato in una situazione di anarchia di basso livello, con diversi gruppi armati che si contendono le sue ricchezze”, raccontano gli sfollati.
I tigrini, a cui è proibito possedere terreni, subiscono confische e lavori forzati, spesso senza alcun compenso. Senza autorità a cui rivolgersi, omicidi, stupri e matrimoni forzati sembrano all’ordine del giorno. “Conosciamo molte donne e ragazze che sono state costrette a sposare uomini Amhara — afferma Mehret — non è come un matrimonio in chiesa: è una prigionia forzata”.
Poiché sfruttare i tigrini conviene, la definizione di chi è considerato tigrino si sta ampliando. Prima della guerra civile, i matrimoni misti con altri gruppi etnici erano piuttosto comuni. Oggigiorno, la scoperta di un nonno tigrino può significare che la tua proprietà è improvvisamente saccheggiabile. Una sfollata a Sheraro riferisce che le milizie hanno iniziato a condurre test di purezza etnica. Un’altra racconta che un miliziano della sua zona ha ucciso il suo cugino mezzo tigrino per impossessarsi della sua terra. Ulteriori violenze sembrano probabili.
Il TPLF ha promesso di garantire che gli sfollati possano tornare alle loro case e sembra disposto a usare la forza per farlo. Abiy e i suoi alleati sono riluttanti a cedere il controllo.
Il confine del Tigray occidentale con il Sudan lo rende un corridoio di rifornimento vitale che temono che il TPLF possa utilizzare per portare armi. L’Army 70, un gruppo armato in Sudan formato da tigrini in esilio, ha recentemente aiutato l’esercito sudanese a riconquistare Khartoum, la capitale, durante la guerra civile del Paese. Riforniti di armi sudanesi e recentemente temprati dalla battaglia, non vedono l’ora di combattere di nuovo. “Mentre salviamo altri Paesi”, dice un combattente, “perché non salviamo la nostra patria? ”
La Giustizia è colonna fondante per la Pace. Finché non ci sarà un vero processo per la giustizia di tutte le vittime della guerra genocida, degli abusi e delle violenze subìte, finché non si daranno giuste responsabilità a crimini e criminali dando giusta pena, non potrà esserci mai Pace, in questo caso per il popolo del Tigray e per l’Etiopia.
Basato sul recente articolo di The Economist.
FONTE: https://www.economist.com/middle-east-and-africa/2025/10/09/the-forgotten-horror-of-western-tigray