
Da oltre 15 anni utilizzavo il mio canale YouTube per condividere contenuti personali, video di giri in bicicletta, negli utlimi 2 riflessioni su temi di attualità e diritti umani legati principalmente al Tigray, Etiopia. Una piccola raccolta indipendente, cresciuta nel tempo senza grandi numeri, ma con autenticità.
Il blocco improvviso
Di recente, ho deciso di pubblicare 3 video riguardanti la condizione drammatica dei rifugiati ad Agadez, Niger. Alcuni di questi video erano stati registrati direttamente dagli stessi rifugiati, davanti agli uffici dell’UNHCR, e documentavano con forza e semplicità la realtà che vivono ogni giorno.
Pochi giorni dopo aver caricato questi contenuti, ho ricevuto da YouTube una comunicazione laconica: il mio canale era stato chiuso per presunte “violazioni delle norme su spam, frodi o pratiche ingannevoli” ed il mio account bannato dalla piattaforma.
Nessuna indicazione precisa sul video incriminato. Nessun avviso precedente. Nessuna possibilità di difendermi in modo diretto. Solo un modulo standard per presentare ricorso, che ho compilato immediatamente.
I contenuti sotto accusa
I video contestati — per quanto posso ipotizzare — erano tutti contenuti informativi, tematici, e privi di qualsiasi intento commerciale. Le testimonianze erano spontanee, visibili come tali, e contestualizzate con link ad articoli di approfondimento su questo blog. In alcuni casi, si vedeva il logo dell’UNHCR, ma non con intenti di manipolazione o attribuzione ingannevole: erano parte del contesto reale in cui le riprese erano avvenute.
Per anni ho pubblicato video su tematiche simili: tra il 2020 e il 2023 avevo caricato materiali sulla guerra in Tigray (Etiopia) e sulle condizioni dei rifugiati tigrini in Sudan. Mai sono arrivate segnalazioni da Youtube per il materiale caricato sul mio canale.
Ma stavolta qualcosa è cambiato. O, forse, qualcuno ha deciso che era troppo?
Strana coincidenza?
A rendere la situazione ancora più inquietante, è ciò che è accaduto nelle 48 ore successive alla rimozione, del ban del mio canale: anche il mio account su X (ex Twitter) è stato bloccato temporaneamente, senza alcuna motivazione chiara.
Ho potuto recuperare l’accesso solo dopo essermi sottoposto a un processo di verifica dell’identità. Nessuna spiegazione su cosa avessi fatto di scorretto. Solo un messaggio impersonale e una procedura obbligatoria per rientrare.
Coincidenze? Forse. Ma due blocchi su due piattaforme social, nel giro di 48 ore, subito dopo la pubblicazione di contenuti scomodi, fanno riflettere.
Cosa ho fatto
Ho presentato immediatamente un ricorso a YouTube tramite il modulo ufficiale (cosa che mi era stata suggerita come opzione nella mail inviatami da Youtube)
YouTube indicava chiaramente che la revisione avrebbe richiesto “circa 2 giorni lavorativi”: in realtà, la sera stessa, dopo poche ore, ho scoperto che la pratica era già stata “riesaminata” e che la chiusura del canale veniva confermata.
Non è stato fornito alcun dettaglio aggiuntivo o reale contraddittorio. Questo fa sorgere dubbi legittimi sul fatto che la revisione sia stata effettiva o solo formale.
Ho contattato Access Now, un’organizzazione che tutela i diritti digitali ed assiste chi subisce censure online. Aveva dato luce anche al contesto del Tigray, stato regionale con i suoi quasi 7 milioni di abitanti che, tra il nov2020 e il nov2022 hanno subìto una guerra genocida rimanendo isolati ed in blackout elettrico e comuicativo, senza telefono e internet.
Mi sono già attivato per migrare i contenuti video su piattaforme decentralizzate e federate come PeerTube, compatibili anche con il mio account Mastodon e BlueSky, apert in precedenza a questi eventi.
Cronologia degli eventi
- Giorno 0: Pubblico video sui rifugiati ad Agadez (filmati realizzati da loro, contesto informativo).
- Giorno 1: Ricevo da YouTube la comunicazione di chiusura del canale per “violazioni alle norme su spam o frodi”.
Subito dopo: presento ricorso.
Poche ore dopo: ricevo già il rigetto, senza ulteriori spiegazioni. - Giorno 2: Il mio account su X (Twitter) viene temporaneamente bloccato. Nessuna motivazione fornita.
Subito dopo: rientro su X dopo verifica d’identità forzata. - Giorno 4: Contatto Access Now per la procedura per assistenza e tutela (ancora in fase di contatto e approfondimenti)
Perché ne parlo
Racconto tutto questo non per sfogo, ma perché credo che sia fondamentale documentare ogni forma di censura o opacità, anche quando arriva da piattaforme private e soprattutto colossi come YouTube e X (ex Twitter).
La libertà digitale si dà spesso per scontata. Ma oggi, un algoritmo o una segnalazione coordinata possono cancellare anni di lavoro e memoria in un clic.
Per chi racconta storie dal basso, per chi dà voce a chi non ce l’ha, le piattaforme centralizzate stanno diventando sempre meno affidabili.
Personalmente oggi ho paura e pondero 10 volte prima di pubblicare un tweet perché ho paura di perdere l’account che ho aperto nel 2007 e tutti i post condivisi.
Oggi ho scaricato tutto l’archivio storico del mio account X.
Vuoi aiutarmi?
Se ti sembra utile o se hai vissuto esperienze simili, condividi questa mia testimonianza.
Continuerò a raccontare, qui ed anche altrove.
Se vuoi seguire i miei aggiornamenti, puoi trovarmi anche sulle varie piattaforme e social che sono nella mia scheda in fondo a questo articolo.
Se vuoi contattarmi puoi utilizzare davide [chiocciola] tommasin.org oppure per comunicazioni più sensibili davide.tommasin [chiocciola] protonmail.com