In Tigray, stato regionale settentrionale in Etiopia, tra il novembre 2020 e il novmebre 2022 si è combattuta una guerra dai risvolti ed atti genocidi. Un genocidio dimenticato dal resto del mondo, oggi dimenticato dall’informazione dei media in Italia, che guardano strumentalmente ad altre crisi politicizzate e con più risorse a cui attingere.
La guerra è stata determinata da azioni sistematiche che si possono imputare alla definizione di genocidio. Questo è stato constatato dal recente report realizzato da un team di professionisti di diritto internazionale ed avvocati di New Lines Institutes.
Pulizia etnica, stupri e fame come armi, distruzione di luoghi di culto e di raccolti, campi bruciati, bestiame rubato o massacrato per lasciare il popolo tigrino morire di stenti, blocco umanitario per volontà politiche in mezzo ad una regione di più 6 milioni di abitanti confinati ed in blackout elettrico e comunicativo più lungo della storia).
Di seguito riporto integralmente la campagna di sensibilizzazione di OMNA Tigray e la relativa richiesta di azione verso la comunità internazionale per agire a livello legale nelle debite sedi per determinare responsabili e responsabilità dei criminali che hanno perpetrato tali crimini di genocidio nei confronti del popolo del Tigray.
CONTESTO
Nel giugno 2024, un rapporto intitolato “Genocidio nel Tigray: gravi violazioni del diritto internazionale nel conflitto del Tigray, Etiopia e percorsi verso la responsabilità” è stato pubblicato dal New Lines Institute for Strategy and Policy.
Questo rapporto, prodotto da un team di esperti indipendenti con esperienza in diritto internazionale, rileva che esiste una base ragionevole per ritenere che le forze etiopi, eritree e amhara abbiano commesso un genocidio contro il popolo tigrino.
RISULTATI SUL GENOCIDIO
Il rapporto conclude che esiste una base ragionevole per ritenere che i membri delle Forze di difesa nazionali etiopi (ENDF), delle Forze speciali Amhara (ASF) e delle milizie di Fano e delle Forze di difesa eritree (EDF) avessero l’intento di distruggere i Tigrini come gruppo etnico.
Il rapporto stabilisce inoltre che questi gruppi sono stati responsabili di almeno quattro degli atti costituenti il reato di genocidio:
- Uccidere i Tigrini,
- Causare gravi danni fisici o mentali,
- Infliggere deliberatamente condizioni di vita ai Tigrini intese a provocarne la loro distruzione,
- Imporre misure volte a prevenire le nascite tra i tigrini.
INTENZIONE DI DISTRUGGERE
Il dolo è un elemento centrale del reato di genocidio, che lo distingue da altri crimini gravi. Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per la prevenzione del genocidio e la responsabilità di proteggere, “per costituire un genocidio, deve esserci un’intenzione provata da parte degli autori di distruggere fisicamente” un dato gruppo.
Sebbene esistano ampie prove per dimostrare l’intento genocida delle forze etiopi, eritree e amhara contro i tigrini, il rapporto New Lines è il primo a fornire una discussione completa, approfondita e sistematica dell’intento genocida di questi attori.
Il rapporto evidenziava l’intento di distruggere attraverso la pianificazione e il coordinamento degli atti da parte dei partiti, la commissione di altri atti colpevoli, la serie di atti proibiti e attraverso le politiche, le dichiarazioni e le esternazioni di leader civili e militari etiopi, eritrei e amhara.
INTENZIONE DI DISTRUGGERE I TIGRINI – ETIOPIA
Il rapporto trova ampie prove dell’intenzione del governo federale etiope e delle forze di difesa nazionali etiopi di distruggere i tigrini. Tra loro:
- La testimonianza dell’inviato speciale dell’UE Pekka Haavisto in cui ha raccontato che alti funzionari governativi gli avevano detto: “Spazzeranno via i Tigrini per 100 anni”;
- Diversi discorsi del Primo Ministro Abiy Ahmed in cui ha definito i tigrini “cancro” ed “erbacce” da eliminare;
- Diversi discorsi del consigliere per gli affari sociali del Primo Ministro Daniel Kibret, in cui chiede la tutela fisica ed esistenziale cancellazione dei Tigrini;
- Dichiarazioni di emittenti come ESAT a sostegno del eliminazione dei Tigrini;
- Messaggi lasciati su strutture fisiche dai soldati etiopi in ritirata che chiedono la pulizia del Tigray, e
- Aumento dei discorsi diffamatori nei confronti dei tigrini da parte di soldati, leader politici e cittadini comuni.
INTENZIONE DI DISTRUGGERE I TIGRINI – AMHARA
Il rapporto dimostra che le forze speciali di Amhara, le milizie di Fano e le autorità regionali non solo hanno perseguitato i tigrini nel Tigray occidentale occupato, ma hanno anche dimostrato l’intento genocida di distruggere i tigrini come gruppo.
Il rapporto fornisce prove a sostegno di questa affermazione, tra cui:
- La pulizia etnica dei tigrini perpetrata dalle forze speciali Amhara, dalle autorità regionali e dalle milizie Fano nel Tigray occidentale;
- Le guardie Amhara dicono: “Tutti i Tigrini devono morire. Vi annienteremo tutti;”
- Una sopravvissuta alla violenza sessuale a cui è stato detto: “Distruggerò il tuo utero così non potrai mai dare alla luce un tigrino;”
- Una sopravvissuta ad una violenza sessuale i cui aggressori le hanno detto: “Non permetteremo più che il Tigray esista. Ti distruggeremo”.
- Un sopravvissuto che ha affermato che “anche una sola goccia di sangue tigrino in qualcuno è una condanna a morte”.
INTENZIONE DI DISTRUGGERE I TIGRINI – ERITREA
Il rapporto New Lines ha anche trovato prove significative per dimostrare l’intenzione dello stato dell’Eritrea e delle forze di difesa eritree di distruggere i tigrini. Il rapporto evidenzia che sia le forze di difesa eritree che lo stato eritreo hanno dimostrato questo intento.
Le prove condivise nel rapporto includono:
- La retorica dei media eritrei che rappresentano i tigrini come il nemico responsabile di “tutte le complicazioni che l’Eritrea ha vissuto negli ultimi 15 anni”;
- Retorica che indica l’intenzione di distruggere i Tigrini da parte dei soldati eritrei che hanno usato lo stupro e altre forme di violenza sessuale come arma di guerra e genocidio;
- Una donna tigrina incinta che è stata violentata dalle truppe eritree che le avevano detto che “purificheremo il tuo corpo e il tuo sangue”;
- Testimonianze di soldati eritrei affermano: “finché tutti questi tigrini non moriranno, l’Etiopia non sarà pacifica”.
ATTI GENOCIDI
Dopo aver stabilito l’intento genocida delle forze etiopi, amhara ed eritree, il rapporto evidenzia come questi partiti abbiano perpetrato quattro dei cinque atti proibiti che costituiscono un genocidio. Questi sono:
- Uccidere i Tigrini
Il rapporto descrive dettagliatamente i numerosi modi in cui circa 800.000 civili del Tigray sono stati uccisi, evidenziando massacri, uccisioni di prigionieri, bombardamenti e fame. - Causare gravi danni fisici o mentali
Il rapporto fornisce una panoramica completa delle atrocità inflitte agli abitanti del Tigrini, tra cui violenza sessuale, incarcerazione e tortura, che hanno causato gravi danni fisici e mentali. - Infliggere condizioni di vita mirate a provocare la distruzione fisica degli abitanti dei Tigray
La carestia e la fame provocate dall’uomo e la distruzione totale del sistema sanitario del Tigray sono identificate come due delle misure intraprese per provocare la “morte lenta” degli abitanti del Tigray. - Misure destinate a prevenire le nascite all’interno del gruppo
Il rapporto sottolinea l’utilizzo diffuso e sistematico dello stupro come arma contro donne e ragazze in età riproduttiva nel Tigray per evidenziare come le forze etiopi, amhara ed eritree abbiano adottato misure per prevenire la nascita di tigrini.
VIE PER LA RESPONSABILITÀ
Dopo aver delineato le sue scoperte su genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra, il rapporto delinea le strade per la giustizia e la responsabilità per i sopravvissuti e le vittime.
Si conclude che è probabile che in Etiopia siano stati commessi atti di genocidio contro i tigrini, indicando che la responsabilità di questi atti è attribuibile all’Etiopia come Stato. Ciò dimostra ulteriormente che il governo etiope non ha adempiuto al proprio dovere di prevenire il genocidio.
Il rapporto delinea quindi una serie di percorsi alternativi per la responsabilità, tra cui:
- Gli Stati membri della Convenzione sul genocidio potrebbero considerare i propri obblighi, inclusa la potenziale azione dinanzi alla Corte internazionale di giustizia,
- Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite potrebbe deferire la situazione in Etiopia alla Corte Penale Internazionale,
- La comunità internazionale potrebbe creare un tribunale ad hoc e altri meccanismi per affrontare questi crimini, (non è stato creato un apposito tribunale per l’Ucraina? n.D.T.)
- Gli Stati potrebbero perseguire le accuse in base al principio della “giurisdizione universale”.
APPELLO ALL’AZIONE
Continuiamo a chiedere alla comunità internazionale di riconoscere il genocidio nel Tigray e di perseguire un’adeguata giustizia e responsabilità per le vittime e i sopravvissuti.
Esortiamo a prendere seriamente in considerazione tutti i potenziali percorsi verso la responsabilità delineati dal New Lines Institute.
Come minimo, il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite dovrebbe istituire un meccanismo per guidare la giustizia e la responsabilità nel Tigray per integrare ed estendere il lavoro dell’ICHREE, che ha fiducia nelle vittime, e il Consiglio per la pace e la sicurezza dell’UA dovrebbe creare un tribunale regionale ad hoc per perseguire le atrocità e crimini commessi in Etiopia.
Un po’ nerd, un po’ ciclista con la voglia di tornare a girare l’ Etiopia