La guerra genocida svoltasi nel Tigray, stato regionale dell’ Etiopia, tra il novembre 2020 e il novembre 2022, può essere considerata la più mortale del ventunesimo secolo: le stime parlano di 800.000 persone uccise.
Tigray : la Guerra Genocida Dimenticata dal Mondo – Archivio
La guerra è stata combattuta in totale blackout elettrico e comunicativo, in una regione da più di 6 milioni di persone confinate e senza possibilità di scappare, a parte i poco più di 60.000 tigrini riusciti a mettersi in salvo nelle prime settimane sconfinando e rifugiandosi nel vicino Sudan. Rifugiati tigrini che nel 2024 sono ancora presenti nei campi sudanesi, in un Paese che dal 15 aprile 2023 è in fiamme per via di una guerra iniziata con un tentato golpe dalle RSF – Rapid Support Forces, ex janjaweed, i “diavoli a cavallo”.
Il totale blackout più lungo della storia dei conflitti, durato 2 anni di guerra, ha fatto in modo che tutte le atrocità, le violenze, i crimini di guerra e contro l’umanità e le realtive prove sul campo, venissero relegate a quel territorio con il rischio concreto che potessero essere seppellite con le centinaia di migliaia di morti. Conseguenza diretta che la giustizia, colonna fondante per la pace, è incrinata molte delle prove ormai perse e sepolte tra le macerie e i corpi esanimi.
Anche e soprattutto i giornalisti e media, se non quelli autorizzati dal governo etiope, non hanno potuto accedere alla regione del Tigray per documentare: tutt’altra cosa dal contesto Ucraina e Gaza, Palestina che hanno infiniti occhi digitali puntati e sono guerre ormai mediaticamente globalizzate.
La giustizia per le vittime della guerra genocida in Tigray è stata cercata dalla Commissione di esperti del diritto umanitario dell’ ONU – ICHREE, ma ostacolata dallo stesso governo etiope implicato col suo esercito, nei crimini di guerra e contro l’umanità perpetrati nel conflitto. La Commissione internazionale degli esperti dei diritti umani sull’Etiopia si è sciolta prima di concludere il suo lavoro.
Gli Stati Uniti nonostante abbiano riconosciuto più di mezzo milione di morti, sanzionato l’ Etiopia bandendola dall’ AGOA ha bloccato l’iter legale per verificare se denunciare genocidio in Tigray (rendendolo riservato) ed oggi gli USA hanno ripreso il supporto finanziario riportandolo ai tempi pre bellici.
Parallelamente anche l’ Europa, che ha lanciato appelli di preoccupazione e sconcerto per anni attraverso i suoi portavoce, ha ripreso i finanziamenti e la strategia di sviluppo con i suoi 650 milioni di euro verso l’Etiopia.
L’ Italia del governo Meloni non poteva essere da meno e anche forte della propaganda del Piano Mattei per l’Africa, ha emanato comunicati di auto elogio per tali attività di “cooperazione e sviluppo”, qualche milione di euro per la filiera agro alimentare e del caffé (con cui solo l’Italia ha indotto di miliardi di euro). Per l’Italia infatti si è concluso tutto e scarico di responsabilità legittimato dalla firma dell’accordo di tregua, di cessazione ostilità: violenze e atti di pulizia etnica che sono comunque continuate anche dopo il novembre 2022.
La conseguenza è stata che gli sforzi internazionali per verificare gravi violazioni del diritto internazionale non sono stati seguiti o adeguatamente sostenuti.
L’Etiopia che porta sulle spalle accuse comprovate di implicazione nei crimini di guerra e contro l’umanità nella guerra genocida in Tigray, oggi è stata legittimata dalle prese di posizione dell’ “occidente”, a gestire l’iter di giustizia di transizione: indagare sui crimini in cui le sue stesse “forze di difesa”sono implicate.
Report sul genocidio in Tigray
Il New Lines Institute for Strategy and Policy ha pubblicato il 3 giugno 2024 un nuovo rapporto su “Il genocidio in Tigray: seri violazioni del diritto internazionale e percorsi di responsabilità”
Report preparato da un gruppo di professionisti del diritto internazionale con competenze in settori quali il diritto internazionale dei diritti umani e il diritto penale internazionale.
Nonostante diversi altri rapporti (link di bakup) sono giunti a conclusioni simili riguardanti alcune delle principali accuse fattuali, il rapporto del New Lines Institute è il primo a mettere in relazione queste accuse direttamente con la Convenzione sul genocidio e di chiedere un’azione di conseguenza.
Mentre il rapporto rileva che esiste una base ragionevole per credere che tutte le parti abbiano commesso crimini di guerra nel corso del conflitto, le forze etiopi e alleate – in particolare, membri della Forza di Difesa Nazionale Etiope, le Forze di Difesa Eritree e le Forze Speciali Amhara, tra gli altri gruppi – sembrano anche aver commesso crimini contro l’umanità contro i tigrini, così come atti di genocidio.
Questi atti di genocidio includono uccisioni, infliggere gravi danni fisici e mentali, misure intenzionali per prevenire le nascite e la deliberata inflizione di gravi condizioni di vita ideate per provocare la distruzione dei tigrini. Il rapporto rileva, inoltre, che alcuni individui sembrano aver anche fatto dichiarazioni che equivalgono a un incitamento diretto e pubblico a commettere genocidio.
Indipendentemente dal fatto che questa apparente condotta da parte delle forze etiopi e alleate sia stata commessa come parte di un piano o se fosse sostenuta a livelli di alto livello, l’Etiopia era obbligata come Stato parte della Convenzione sul genocidio a intraprendere azioni efficaci per impedire atti genocidi e per punire tali atti se si fossero verificati.
Il dottor. Azeem Ibrahim, OBE, direttore senior delle iniziative speciali presso il New Lines Institute for Strategy and Policy di Washington DC, fa appello alla comunità internazionale perché prenda posizione sul genocidio in Tigray:
“Di conseguenza, la comunità internazionale è costretta ad agire, anche potenzialmente dagli Stati che istituiscono procedimenti dinanzi alla Corte internazionale di giustizia ai sensi dell’articolo IX della Convenzione sul genocidio. La comunità internazionale dovrebbe anche adottare misure per garantire un’indagine penale internazionale, imparziale e indipendente, esercitare una giurisdizione universale ove possibile, e quindi garantire che la giustizia per le numerose violazioni dei diritti umani sia finalmente fatta nel Tigray.”
Il report completo lo si può leggere/scaricare da questo link:
Sintesi
- Esistono molteplici, diffusi e credibili rapporti indipendenti secondo cui la condotta in tutta l’Etiopia della Forza federale di difesa nazionale etiope (ENDF) per conto dell’Etiopia, delle forze armate e/o milizie regionali di Amhara (Fano) e di gruppi fedeli, le Forze di difesa eritree (EDF) ), così come il Fronte di liberazione popolare del Tigray (TPLF), le Forze di difesa del Tigray (TDF) e coloro ad essi fedeli, hanno violato il diritto umanitario internazionale e il diritto internazionale sui diritti umani.
- Esistono fondati motivi per ritenere che tali violazioni equivalgano alla commissione di crimini di guerra e/o crimini contro l’umanità. Tra questi si annoverano numerosi esempi di trattamenti inumani, come quello vietato dal comune articolo 3 delle Convenzioni di Ginevra, nonché violazioni dei requisiti di distinzione e proporzionalità nella realizzazione degli attentati. Di conseguenza, l’evidenza suggerisce che l’Etiopia non ha compiuto sforzi adeguati per adempiere ai propri obblighi ai sensi del diritto internazionale consuetudinario – ugualmente applicabile nei conflitti armati non internazionali – di indagare sui crimini di guerra commessi dai suoi cittadini o dalle forze armate, o sul suo territorio, e, come opportuno, per perseguire i presunti autori del reato.
- Questo rapporto ha esaminato in particolare se alcuni o tutti questi comportamenti costituiscano potenzialmente un genocidio. Ciò è significativo perché il genocidio non solo dà origine alla responsabilità penale individuale, se provata, ma anche ai doveri e alle responsabilità associate degli Stati, in particolare ai sensi della Convenzione sul genocidio (di cui l’Etiopia è stata uno dei firmatari originali e, dal 1° luglio 1949, è uno Stato parte ratificato). . Allo stesso modo, l’Etiopia ha obblighi corrispondenti ai sensi del diritto internazionale consuetudinario.
- Questo rapporto conclude che, sulle prove attualmente disponibili, esiste una base ragionevole per ritenere che i membri dell’ENDF, delle Forze Speciali Amhara (“ASF”) e dell’EDF abbiano commesso un genocidio contro i Tigrini.
- Esiste una base ragionevole per ritenere che almeno alcuni membri dell’ENDF o funzionari civili associati al governo federale etiope, l’ASF o funzionari civili associati alle milizie affiliate o al governo regionale di Amhara e l’EDF avessero l’intento di distruggere i tigrini come un gruppo etnico, in tutto o in parte, in quanto tale.
- Con l’intento descritto in questo rapporto, esiste una base ragionevole per ritenere che i membri dell’EDF, dell’ASF e dell’ENDF abbiano compiuto almeno quattro atti che costituiscono il crimine di genocidio: uccidere i tigrini, causare gravi danni fisici o mentali, infliggere deliberatamente condizioni di vita sui Tigrini calcolati per provocarne la distruzione e imponendo misure intese a prevenire le nascite tra i Tigrini.
- Esiste una base ragionevole per ritenere che almeno alcune dichiarazioni rilasciate sui social media da alcuni individui soddisfacessero anche i requisiti per un’incitamento diretto e pubblico al genocidio e siano state fatte ancora una volta con l’intento richiesto.
- Sebbene non sia necessariamente vero che ci fosse un piano formale per il verificarsi di tali comportamenti, o che alti funzionari fossero necessariamente coinvolti in questi atti, ciò non preclude la possibilità che questi atti possano essere attribuiti all’Etiopia, provocandone la responsabilità come Stato.
- Inoltre, anche se il genocidio è avvenuto a livello “di base”, e indipendentemente dal fatto che possa essere attribuito all’Etiopia, esiste in ogni caso anche una base ragionevole per ritenere che l’Etiopia come Stato non abbia adempiuto alle proprie responsabilità ai sensi del diritto internazionale per prevenire tali atti. Questo fallimento ha contribuito e perpetuato la situazione di manifesto e grave rischio che si verificassero atti di genocidio. Allo stesso modo, esiste una base ragionevole per ritenere che l’Etiopia non si sia assunta la responsabilità di punire tali atti.
- In ogni caso, e ferme le questioni di responsabilità dello Stato, i soggetti responsabili dei fatti gravi sopra descritti possono essere essi stessi responsabili penalmente. Infatti, anche qualora si ritenesse che la condotta in questione non soddisfi i requisiti di genocidio, è altamente probabile che si configuri come crimini di guerra e/o crimini contro l’umanità, compresi reati di particolare gravità e portata. Questi includono la persecuzione e altri atti disumani considerati crimini contro l’umanità, e il crimine di guerra della fame per privare i civili di beni indispensabili alla loro sopravvivenza.
- Di conseguenza, gli Stati dovrebbero:11.1. Riconoscere che esiste almeno una base ragionevole per ritenere che in Etiopia siano stati commessi genocidi e altri atti correlati contro i Tigrini, e che la responsabilità di questi atti possa essere attribuibile all’Etiopia come Stato;11.2. Riconoscere che, anche se l’Etiopia non fosse responsabile del genocidio e di altri atti correlati, esiste almeno una base ragionevole per ritenere che non sia riuscita a prevenire o punire tali atti commessi sul suo territorio;11.3. Conformare le loro relazioni bilaterali con gli Stati, compresa l’Etiopia, alla situazione sopra esposta
11.4. Intraprendere azioni appropriate alla luce dei propri obblighi ai sensi della Convenzione sul genocidio, incluso, se appropriato, l’avvio di procedimenti dinanzi alla Corte internazionale di giustizia ai sensi dell’Articolo IX;
11.5. Intraprendere azioni appropriate nei consessi multilaterali per garantire un’indagine penale internazionale, imparziale e indipendente su tali atti da parte della Corte penale internazionale o di qualsiasi altro meccanismo adeguato; E11.6. Esercitare la giurisdizione universale, in conformità con la legge nazionale applicabile, sugli individui implicati nella commissione di genocidi e altri atti correlati, nonché di altri gravi crimini internazionali come i crimini contro l’umanità e i crimini di guerra.
Conferenza – Gli esperti discutono della situazione nella regione del Tigray in Etiopia – 4 giugno 2024
Rappresentanti dell’Istituto di Montreal per gli studi sul genocidio e sui diritti umani e del New Lines Institute il 4 giugno 2024 hanno tenuto una conferenza stampa a Ottawa per discutere il rapporto di quest’ultimo sulla situazione nella regione del Tigray in Etiopia.
La guerra civile tra le forze governative e il Fronte di liberazione popolare del Tigray è durata due anni e si è conclusa con un accordo di cessate il fuoco nel novembre 2022. Si stima che il conflitto abbia ucciso fino a 300.000 civili e oltre 400.000 soldati. Il rapporto del New Lines Institute conclude che c’è motivo di credere che tutte le parti in conflitto abbiano commesso crimini di guerra e che le forze etiopi e alleate sembrino aver commesso crimini contro l’umanità e atti di genocidio contro i tigrini. Nonostante il cessate il fuoco, giungono notizie di continue atrocità nella regione del Tigray.
Alla conferenza stampa prendono parte Azeem Ibrahim (New Lines Institute), Kyle Matthews (Montreal Institute for Genocide and Human Rights Studies), Annika Weiss (New Lines Institute), Ali Ehsassi (deputato liberale), John Packer (Università di Ottawa) e Makeda Leul (Sicurezza e giustizia per i Tigrini in Canada).
Un po’ nerd, un po’ ciclista con la voglia di tornare a girare l’ Etiopia