Etiopia, venerdì 10 febbraio il comitato congiunto di monitoraggio per l’attuazione dell’accordo sulla cessazione ostilità (COH) ha tenuto una riunione presso l’Unione Africana nella sede di Addis Abeba.
Il comitato si è espresso positivo per i progressi compiuti dalle parti, rappresentanti del governo etiope e dello stato regionale del Tigray per rispettare l’accordo di Pretoria.
Tuttavia ha espresso perplessità e fatto appello per la riapertura delle scuole i Tigray (tra emergenza COVID19 e guerra genocida i ragazzi ed i bambini sono 3 anni ormai che non hanno avuto la possibilità di frequentare le lezioni). Ha esortato anche per la riapertura delle strade per garantire un accesso senza ostacoli per il trasporto e la consegna di materiale umanitario e merci.
Sabato 11 febbraio l’UNOCHA ha riferito che 613.000 persone nel Tigray hanno ricevuto cibo durante l’ultimo ciclo di distribuzione, pari all’11% della popolazione presa come target. Per Afar e Amhara, è rispettivamente l’89% e il 61% della popolazione bisognosa di supporto.
Ethiopia Food Cluster ha sottolineato nel suo report che i residenti delle zone del Tigray orientale, dovrebbero sconfinare nelle aree limitrofe per poter accedere e recuperare il materiale umanitario:
“L’accesso umanitario nella regione, in particolare nelle aree di confine, nelle aree lontane dalle strade principali e nei luoghi che richiedono spostamenti transfrontalieri, continua a rappresentare una sfida per la risposta alimentare. A causa dei vincoli di accesso che hanno ostacolato la spedizione di cibo, alcune comunità (sia ospiti che sfollati) della città di Zala Anbesa, Aheferom, Emba Sieneti, Erob e Gulo Mekeda woreda hanno ricevuto le loro razioni alimentari nelle vicine woreda, tra cui Bizet, Adigrat e Hawzen.“
Il Comitato ha invitato l’Unione Africana ad “intensificare il proprio sostegno al disarmo [delle forze del Tigray n.d.r.], alla smobilitazione e al reinserimento” come da linee guida dell’accordo di tregua.
Lunedì 13 febbraio il Dott. Hagos Godefay ha dichiarato che il Comitato per l’istituzione del governo ad interim del Tigray presieduto dal generale Tadesse Woreda ha tenuto la mattina dello stesso giorno discussioni preliminari con i leader dei partiti politici del Tigray sulla formazione del governo ad interim del Tigray.
Giovedì 16 febbraio Tigrai TV segnala che:
“La morte di madri e bambini ad Axum è aumentata anche dopo l’accordo di pace, Saint Merry Hospital”
Lo stesso giorno arriva la notizia condivisa da Addis Standard che i funzionari della regione del Tigray hanno annunciato un piano per istituire un’amministrazione regionale ad interim (IRA) “inclusiva, democratica e trasparente” entro un breve periodo di tempo come pattuito nell’accordo di tregua firmato tra il governo federale e le autorità del Tigray a Pretoria il 3 novembre 2022.
Tedesse ha affermato:
“Sotto ogni aspetto, il processo per l’istituzione dell’IRA sarà democratico, inclusivo e trasparente. Membri dell’esercito, dei partiti politici e degli studiosi saranno coinvolti in questo processo.”
Prima dell’avvio del governo ad interim, gli studiosi del Tigray si confronteranno su come dovrebbe essere istituito nei prossimi giorni e prima che il comitato annunci l’istituzione dell’IRA in meno di una settimana.
Muluwork Kidanemariam, uno dei nove membri del comitato, che era a capo della commissione elettorale del Tigray durante le elezioni regionali del 2020, da parte sua ha ribadito quanto affermato dal tenente generale Tadesse. Ha aggiunto che lo scopo dell’istituzione dell’amministrazione ad interim era risolvere i gravi problemi che la regione sta attualmente affrontando.
Gatechew Reda, rappresentante del Tigray, l’aveva anticipato con le sue dichiarazioni, venerdì 3 febbraio durante le discussioni con il Primo Ministro Abiy Ahmed Ali:
“è in corso una transizione che mira a risolvere le questioni politiche relative all’accordo [di cessazione ostilità] e che tiene conto delle esigenze politiche del popolo del Tigray. Sarà condotta in modo che affronti e risolva in maniera particolare una volta per tutte le questioni che hanno portato alla guerra e in un modo che soddisfi le aspirazioni del popolo tigrino.”
Secondo l’accordo un altro punto fondamentale era l’accesso ed il supporto umanitario incondizionato e non vincolato o bloccato. Cosa che in alcune aree dello stato regionale tigrino non è stato rispettato causa l’occupazione ancora costante di “forze esterne”, le truppe dell’Eritrea, che se in parte si sono mobilitate per ritirarsi, molte altre unità si sono solo trasferite e decentralizzate in zone periferiche delle grandi città.
Le truppe eritree ancora protagoniste di violenze ed abusi
Nella metà di febbraio 2023, 3 mesi e mezzo dopo la firma dell’accordo di Pretoria, continuano ad arrivare segnalazioni di abusi, violenze e repressione da parte dei soldati eritrei sui civili etiopi di etnia tigrina.
Infatti la BBC porta alla luce la testimonianza di una donna che durante il giorno in cui i rappresentanti federali e regionali si stringevano le mani per l’accordo di cessazione ostilità, nel Tigray nord orientale Letay ha trascorso la notte nascosta sotto un ponte con colpi di mortaio che cadevano ed esplodevano tutt’intorno a lei. Era sola ed era appena sopravvissuta allo stupro di un soldato eritreo.
“Dopo che è successo, sono rimasta incosciente per molto tempo prima di riprendere i sensi. Ho dovuto nascondermi finché non se ne sono andati.”
Secondo i dati del Tigray Health Bureau ufficiale, a novembre e dicembre 2022, dopo la firma dell’accordo, sono stati segnalati 852 casi di stupro nei centri istituiti per aiutare i sopravvissuti.
Anche gli operatori per i diritti umani e le organizzazioni umanitarie che operano nel Tigray hanno continuato a documentare casi di violenza sessuale.
Adiama, che viene dalla città di Zalambesa nel Tigray nord-orientale, ha detto alla BBC di essere stata aggredita sessualmente da un soldato eritreo alla fine di gennaio.
“C’erano quattro di loro, ma solo uno mi ha violentato. Avevano persino intenzione di uccidermi, ma se ne sono andati dopo che sono stata violentato”.
Suor Mulu Mesfin, che ha lavorato con i sopravvissuti allo stupro dall’inizio del conflitto nel più grande ospedale del Tigray nella capitale regionale Mekelle, ha inviato un messaggio vocale alla BBC mentre attraversava un reparto:
“Ci sono molti sopravvissuti nel mio centro. Provengono da diverse parti del Tigray. La maggior parte di loro sono nuovi casi che sono stati stuprati negli ultimi 1 o 2 mesi”.
Si allinea con la testimonianza indiretta ricevuta dalla redazione di Focus On Africa pochi giorni fa, per cui una donna nei giorni di festeggiamento del Capodanno etiope, settembre 2022, recatasi col marito all’ospedale di Mekelle per essere assistita al parto, invece della solita degenza post parto in ospedale, i medici l’hanno rimandata subito a casa. La motivazione era far spazio, concedere nuovi posti letto alle decine di donne e ragazze abusate e stuprate in stato di gravidanza che si presentavano da molte aree della regione tigrina a Mekellé per essere aiutate.
Martedì 14 febbraio un servizio di Tigrai TV riporta testimonianze di civili tigrini di Gulo Mekeda (Gulomahda), Tigray orientale.
“Residenti di Fatsi indicano che le forze eritree continuano a commettere atrocità nel Tigrai orientale”
Mercoledì 15 febbraio la film maker Joanne M Hodgesuna condivide un tweet in cui indica che una donna sfollata con la forza da Samaz (un villaggio a ovest di Zalambessa) ha confermato che soldati eritrei hanno il controllo sui kebeles nel distretto di Gulomakeda e stanno sfollando i residenti, scavando trincee e armando ordigni esplosivi.
Testimoni della minoranza etnica di Irob
Tesfaye Awala, presidente della Irob Anina Civil Society (IACS), un’organizzazione basata sulla diaspora ha dichiarato a The New Humanitarian che:
“Gli eritrei occupano ancora metà di Irob.”
Tesfaye crede che l’Eritrea stia cercando di “cancellare” la comunità Irob e stabilire una zona cuscinetto militare nei loro altipiani strategici.
Approfondimento: Tigray, rischiano di sparire le minoranze etniche Irob e Kunama
Un sacerdote che ha aiutato le donne sopravvissute allo stupro ad accedere a cure mediche, ha testimoniato che le donne stanno ancora fuggendo da Irob. Le vittime hanno camminato per giorni per evitare i blocchi stradali eritrei diretti a Dawhan, la capitale di Irob.
Un rifugiato Kunama ha detto a The New Humanitarian che continuano ad arrivare segnalazioni di rapimenti da parte di soldati eritrei intorno a Sheraro. La città è vicina al campo di Shimelba, che ha ospitato i rifugiati di Kunama fino a quando non è stato bruciato nel dicembre 2020 mentre era sotto il controllo delle forze eritree.
Le dichiarazioni del leader eritreo
Il dittatore della Corea del Nord africana, Isaias Afewerki in una conferenza congiunta con il Presidente Ruto in Kenya, ha detto che i crimini perpetuati dal suo esercito che ha invaso il Tigray dall’inizio del 2020, sono tutte “fantasie” e “disinformazione” dei media e della comunità occidentale.
Approfondimento: Etiopia, il dittatore eritreo Isaias Afewerki nega i crimini e violazione dei diritti in Tigray
Isaias Afwerki accusa gli USA di supporto al TPLF
Domenica 12 febbraio, in un’ intervista esclusiva di 90 minuti alla Eri TV trasmessa in streaming, il dittatore Afewerki ha accusato gli Stati Uniti di sostenere i combattenti del Tigray dall’inizio della guerra. Secondo il leader eritreo l’accordo firmato tra il governo etiope e le autorità del Tigray a Pretoria, in Sudafrica, nel novembre 2022 è stato organizzato dagli Stati Uniti per salvare le forze del Tigray dalla sconfitta sul campo di battaglia.
Commentando ulteriormente:
“Loro [i leader del TPLF] hanno viaggiato da Mekelle a Gibuti a bordo di un aereo statunitense, e poi da Gibuti a Pretoria dove hanno ricevuto un documento da firmare. Tutto è stato fatto da Washington. Obasanjo, Uhuru, African Union erano tutti accompagnatori”, ha detto il presidente, aggiungendo che “il documento è stato preparato e consegnato loro da Washington”.
Sottolioneando:
“È positivo che abbiano firmato; lascia che sia implementato, non possiamo dire questo e quello se non vediamo le sue implementazioni”
Specificando anche:
“I leader del TPLF non conoscevano le loro capacità. Il gruppo di Washington che li istruisce e li stimola non è migliore. Il calcolo sbagliato di Washington è ciò che ha rafforzato la fiducia del TPLF [per iniziare la guerra]”
“Siamo entrati in guerra in risposta alla guerra sfrenata e all’aggressione del TPLF. I nostri paesi, le nostre terre, la nostra gente e la nostra regione avevano bisogno di pace”.
Tuttavia, ha ammesso per la prima volta che centinaia di migliaia di persone sono morte nel conflitto e che “il danno era invisibile in qualsiasi parte del mondo”, ma ha reso il TPLF responsabile di tutta la devastazione.
Delegazione USA presente ad Addis Abeba
Martedì 14 febbraio un comunicato del Dipartimento di Stato Americano ha annunciato che una delegazione di alto livello del governo degli Stati Uniti era in viaggio ad Addis Abeba presente dal 14 al 19 febbraio per incontri con funzionari governativi etiopi a margine del vertice dell’Unione Africana.
“La delegazione degli Stati Uniti rafforzerà l’impegno degli Stati Uniti per promuovere la sicurezza alimentare e metterà in evidenza il lavoro in corso attraverso l’iniziativa Feed the Future del governo degli Stati Uniti e gli sforzi per intensificare il lavoro sull’agricoltura resiliente ai cambiamenti climatici e sulla salute del suolo, compreso il lavoro imminente sulla “Visione per colture adattate e Suoli” (VACS).”
Tigray, 2 anni di guerra, tra le più sanguinose del XIX secolo
Il Professor Jan Nyssen ed il suo team dell’università in Belgio, hanno stimato che la guerra genocida iniziata in Tigray il 3 novembre 2020 avrebbe prodotto più di 600.000 vittime: conflitto tra i più sanguinosi del XIX secolo.
Ha anche affermato che:
“Si è voluto convertire il Tigray in un nuovo Biafra. Privare la popolazione civile del cibo è un crimine di guerra, ma sembra che nessuno ne risponderà.”
L’accordo di tregua porterà alla giustizia?
Il fragilissimo accordo di cessazione ostilità ad oggi sembra fare difficoltà sul piano della giustizia: dare piena responsabilità a crimini e criminali. Guerra diplomatica ancora attiva tra il governo etiope e la denuncia di “non ingerenza” da parte di USA ed Europa nelle “questioni interne” da gestire come Stato Sovrano.
Le organizzazioni per i diritti umani hanno da tempo documentato le atrocità commesse contro i civili etiopi di etnia tigrina.
Approfondimento: Etiopia, report ONU sui crimini di guerra e violazione dei diritti umani in Tigray
Mercoledì 15 febbraio Demeke Mekonnen Hassen, ministro degli Esteri etiope, ha avvertito che le indagini sostenute dalle Nazioni Unite per far luce sulle violazioni dei diritti umani nel Tigray potrebbero “minare” i progressi sull’accordo di pace firmato lo scorso anno.
“ICHREE potrebbe minare il processo di pace guidato dall’UA e l’attuazione dell’accordo di pace di Pretoria con una retorica incendiaria. Potrebbe anche minare gli sforzi delle istituzioni nazionali.”
Contesto
La guerra iniziata nello stato regionale del Tigray e sconfinata nel giugno 2021 anche in Amhara ed Afar, ha prodotto centinaia di migliaia di morti, report di agenzie ONU avevano stimato 13 milioni di persone dipendenti dal supporto umanitario. La guerra si è combattuta nel totale isolamento blackout elettrico e delle comunicazioni (telefoni ed internet) dal resto del mondo, con il blocco dei servizi di base (conti correnti bloccati) e con l’ostracizzazione dalla regione dei media da parte del governo federale. Ad oggi, anche se sono ripartiti i voli per il Tigray, i media non possono accedere per provare a documentare cosa è accaduto sul campo, provando a sfruttare un territorio e prove ormai contaminati da 2 anni di conflitto dai risvolti genocidi.
La redazione di Focus On Africa nell’ ottobre del 2022 si è fatta portavoce dell’appello per parte della società civile e della diaspora in Italia, quest’ultima inascoltata dalle istituzioni, per chiedere trasparenza, verità e giustizia. Dopo 5 mesi ancora in attesa di risposta da parte degli organi competenti.
Un po’ nerd, un po’ ciclista con la voglia di tornare a girare l’ Etiopia