Il governo etiope lunedì 24 ottobre ha inviato delegazione di alti funzionari in Sud Africa per i colloqui di pace organizzati e mediati dall’ Unione Africana.
In contemporanea Tigrai TV segnala un altro round di attacchi aerei per mezzo drone sulla capitale tigrina Mekellé. Non ci sono per ora ulteriori dettagli.
Dettagli che però sono arrivati per l’attacco aereo di domenica 23 ottobre su varie città del Tigray: May Kinetal, Werkamba, Sele and Abiy Adi. Tutti luoghi lungo la strada che da Mekellé viaggia in direzione occidentale per dirigersi ad Adwa.
Tigrai TV poco dopo riferisce che i bombardamenti aerei hanno ucciso un bambino di 2 anni nella città di Abyi Adi. Sono arrivate anche i fotogrammi del servizio del media tigrino. Come redazione di Focus on Africa non condividiamo le immagini per non fomentare ed incitare lo scoop mediatico dell’orrore e del dolore.
La strategia del governo etiope è quella di far avanzare l’ENDF, l’esercito nazionale in Tigray per prendere il controllo delle maggiori città tigrine. Il governo ha dichiarato che gestirà la fornitura di materiale salvavita in coordinamento con le agenzie umanitarie. Nel comunicato ha aggiunto che ripristinerà i servizi base nei vari luoghi di cui ha preso il controllo. Questa ultima dichiarazione darebbe conferma sulla denuncia di molti osservatori internazionali che hanno dichiarato la politicizzazione dei servizi di base da parte del governo di Abiy Ahmed Ali come arma, moneta di scambio e precondizione per i negoziati di pace.
Nuovi campi di prigionia
Le forze etiopi sul campo in Tigray sono supportate, qualcuno oserebbe dire, sostituite anche nel gestire le operazioni militari, dalle alleate forze eritree di Isaias Afwerki. Viene segnalato che le truppe eritree avrebbero allestito campi di prigionia nella zona di Adi Goshu e Adi Tsetser, oltre la dozzina di campi già presenti nelle aree desertiche dell’Eritrea. Detenzioni e modalità in violazione del diritto umanitario internazionale.
I colloqui di pace porteranno i frutti sperati?
Riguardo i colloqui di pace oggi in Sud Africa, giorni fa c’era ancora molta titubanza perché sembrava non essere giunta la risposta e la conferma da parte della fazione tigrina.
La lettera inviata il 19 ottobre da parte del presidente Debretsion Gebremichael al presidente Moussa Faki Mahamat sconfessa ogni dubbio. Nel documento vengono indicati i funzionari del Tigray che parteciperanno ai tavoli preliminari per negoziare una risoluzione pacifica.
Questo è il primo vero ed ufficiale incontro avvenuto tra le parti in guerra e con la presenza dell’ Unione Africana come mediatrice: evento tanto atteso e sperato quanto delicato e fragile.
Prima di questo erano avvenuti incontri privati, a porte chiuse, tra funzionari etiopi e tigrini a Djibouti in presenza di inviati speciali, funzionari americani. Tutti gli incontri come tentativo di precedere l’odierno tavolo di trattative, ma tutte le volte falliti.
Il colloquio di pace tra il 24 e il 25 ottobre in Sud Africa ci si chiede se riuscirà nell’intento.
Da notare principalmente il ruolo dell’Unione Africana controverso per molti. Da un lato gli si da fiducia e molti la vedono come una realtà che possa essere baluardo del motto “soluzioni africane per problemi africani”. Altri osservatori, più realisticamente parlando, oltre i precedenti esposti, hanno fatto notare la nulla esperienza dell’ UA in questo tipo di ruolo ed altri hanno indicato una certa faziosità dei funzionari mediatori verso il governo etiope. Qualcuno lo giudica solo come specchietto per allodole, per prendere tempo da parte del governo etiope nel continuare la guerra santa e con ogni mezzo contro il terrorismo.
In tutto questo contesto di tensioni irrisolte, fronte di guerra che incalza, catastrofe umanitaria in atto per milioni di persone in Tigray, di diritti negati e violati, di mancanza di pugno duro e azioni concrete della comunità occidentale per la tutela dei diritti umani, nonostante i tentativi di percorrere vie di pace… ieri arrivano le parole di Papa Francesco.
Per l’ennesima volta le parole di speranza del Pontefice, dopo l’Angelus di domenica 23 ottobre 2022, Giornata Missionaria Mondiale.
Papa Francesco ha rivolto il suo appello al popolo etiope:
“Seguo con trepidazione la persistente situazione di conflitto in Etiopia. Ancora una volta, ripeto con viva preoccupazione che la violenza non risolve la discordia, ma solo accresce le tragiche conseguenze. Faccio appello a coloro che hanno responsabilità politiche affinché pongano fine alle sofferenze della popolazione inerme e trovino soluzioni eque per una pace duratura in tutto il Paese. Possano gli sforzi delle parti per il dialogo e la ricerca del bene comune condurre ad un autentico cammino di riconciliazione. Le nostre preghiere, la nostra solidarietà e il necessario aiuto umanitario non vengano meno ai nostri fratelli e sorelle etiopi, così duramente provati.”
Le parole del Papa hanno suscitato grande commozione, soprattutto nella regione del Tigray e nell’Eparchia di Adigrat, dove vivono comunità cattoliche ai confini dell’Eritrea.
Un po’ nerd, un po’ ciclista con la voglia di tornare a girare l’ Etiopia