Da parte della società civile e della diaspora tigrina in Italia condividiamo queste domande sotto forma di lettera aperta, con la speranza che qualche parlamentare possa farsi portavoce e chiederne conto nelle sedi governative più opportune.
Premettiamo che queste domande sono forse fuori tempo massimo in questo periodo in cui si è insediato il nuovo governo.
Sicuramente queste richieste non sono mai fuori tempo massimo o inopportune per la richiesta di trasparenza sulle attività e sulle posizioni di governo per la tematica della tutela dei diritti umani, i quali non dovrebbero essere assoggettati a confini di sorta.
Diritti umani che purtroppo, come monitorato e denunciato da Amnesty International Italia, non sono stati punto di programma elettorale da nessun partito in corsa per la governance dell’Italia. https://www.amnesty.it/diritti-umani-assenti-nella-campagna-elettorale-le-prime-conclusioni-del-barometro-dellodio-di-amnesty-international-italia/
“A una chiusura di legislatura timida sui diritti umani sta seguendo una campagna elettorale in cui questi sono pressoché assenti, salvo quando sollevare una questione sia funzionale a una narrazione negativa e demonizzante. Di narrazioni positive sui diritti avvertiamo una profonda mancanza e ne siamo preoccupati”
Riccardo Noury, portavoce Amnesty International Italia
Affari Esteri, posizione di Governo nei confronti della catastrofe umanitaria in Tigray.
Riassumere in un unico report quasi due anni di guerra nel nord Etiopia sarebbe stato impossibile: quanto riportato è una panoramica parziale, ma realistica che conferma la catastrofe umanitaria in atto, i crimini di guerra e contro l’umanità perpetrati in Tigray e una strategia affine a dinamiche di genocidio che il mondo non vuole ammettere e confessare. In Italia i media mainstream non ne hanno parlato, non ne hanno dato il giusto peso perché più impegnati a trattare conflitti e guerre di più interesse per le risorse in gioco. La stessa comunità tigrina, come i loro stessi famigliari in Tigray isolati dal mondo, sono inascoltati da ormai 23 mesi dagli organi di competenza italiani. (Etiopia, la diaspora del Tigray rompe il silenzio sul genocidio con manifestazioni globali) Molti italiani nel settembre 2022 non sanno ancora dell’esistenza di questa guerra, di questa crisi in Etiopia.
Contesto:
Il 4 novembre 2020 è scoppiata una vera e propria guerra nel nord Etiopia, dichiarata dal Premier Abiy Ahmed Ali veloce “azione di polizia” per fermare i membri del partito TPLF – Tigray People’s Liberation Front e tutti i suoi sostenitori. In maggio 2021 è stato legiferato che siano considerati e perseguibili come gruppo terroristico e terroristi.
Gli abusi di potere legittimati dalla rincorsa alla sicurezza nazionale produrranno deportazioni, arresti di massa su base etnica e detenzioni illegali su persone, civili di ogni età e ceto sociale di origine tigrina. https://www.amnesty.org/en/latest/news/2021/11/ethiopia-tigrayans-targeted-in-fresh-wave-of-ethnically-motivated-detentions-in-addis-ababa/
Ancora oggi risultano esserci migliaia di persone in stato di arresto, detenzioni dalle modalità infernali e senza avere notizie ufficiali sulle loro sorti di vita. https://www.reuters.com/investigates/special-report/ethiopia-conflict-prisoners/
Attività che ledono il diritto umanitario internazionale come denunciato da HRW – Human Rights Watch. https://www.hrw.org/news/2021/08/18/ethiopia-ethnic-tigrayans-forcibly-disappeared
Anche chi è giudicato sostenitore del TPLF e delle forze tigrine viene represso, arrestato illegalmente: per esempio ricordiamo arresti arbitrari su frati e volontari dei Salesiani. http://tommasin.org/blog/2021-11-11/etiopia-arresti-arbitrari-non-solo-nei-confronti-di-tigrini-ma-anche-di-frati-e-volontari-dei-salesiani/
La guerra si svolge in totale blackout elettrico e comunicativo – telefoni e linea internet bloccati. I media e team investigativi indipendenti non hanno possibilità di accesso allo stato regionale del Tigray per volontà politiche del governo centrale.
Presi di mira civili, aree urbane, distrutto l’80% della struttura sanitaria, come riferito da report di MSF – Medici Senza Frontiere, distrutti raccolti, bruciati campi e massacrati o rubati capi di bestiame per affamare il popolo tigrino.
[VIDEO Doc – Arte TV] Il Tigray nel vortice della fame https://www.arte.tv/it/videos/109207-000-A/arte-reportage/
Verranno perpetrati sistematicamente verso gli etiopi di origine tigrina, crimini di guerra e contro l’umanità. Solo alcuni casi che descrivono la gravità delle atrocità:
- massacro di Axum; https://www.amnesty.it/etiopia-il-massacro-di-centinaia-di-civili-a-axum-da-parte-di-soldati-eritrei-puo-costituire-un-crimine-contro-lumanita/
- Etiopia, prove suggeriscono che l’esercito abbia compiuto massacri nel Tigray; http://tommasin.org/blog/2021-04-02/etiopia-prove-suggeriscono-che-lesercito-abbia-compiuto-massacri-nel-tigray/
- prigionieri di guerra bruciati vivi per vendetta; http://tommasin.org/blog/2022-03-12/etiopia-prove-video-di-prigionieri-bruciati-vivi-per-vendetta/
- Fame e stupri verranno denunciati dalla comunità internazionale come armi di guerra in molteplici report.
- Tutte le forze in gioco si sono macchiate di crimini. Anche il TPLF è stato accusato di essere l’artefice di atrocità quando il conflitto è sconfinato in giugno 2021 nelle regioni Amhara ed Afar. https://www.amnesty.org/en/latest/news/2022/02/ethiopia-tigrayan-forces-murder-rape-and-pillage-in-attacks-on-civilians-in-amhara-towns/
In aprile 2021 l’inviato speciale in Etiopia per L’Europa Pekka Haaviso, aveva messo in guardia da nuove ondate di migranti da quel Paese. “Ma la guerra ha ancora minacciato di destabilizzare l’Etiopia e creare una nuova “crisi migratoria”, che potrebbe vedere un numero crescente di persone in fuga e spostarsi verso l’Europa, ha dichiarato Haavisto” https://euobserver.com/world/151617
Lo stesso inviato per l’Europa in giugno 2021 dichiarerà che: “I leader etiopi in colloqui a porte chiuse all’inizio di quest’anno gli hanno affermato che “spazzeranno via i Tigrini per 100 anni” avvertendo che un tale obiettivo è imputabile ad attività di “pulizia etnica” https://apnews.com/article/europe-ethiopia-africa-ffd3dc3faf15d0501fd87cafe274e65a
Pulizia etnica confutata e confermata da un report congiunto HRW – Human Rights Watch e Amnesty Inernational. Pulizia etnica avvenuta nel Tigray occidentale da parte degli alleati etiopi: le forze speciali amhara e le milizie fano; https://www.hrw.org/report/2022/04/06/we-will-erase-you-land/crimes-against-humanity-and-ethnic-cleansing-ethiopias
Nonostante le evidenze di abuso dei diritti umani, della persecuzione e pulizia etnica prove imputabili ad un genocidio in Tigray, sussiste l’indifferenza del mondo nel riuscire ad agire in tutela di valori universali come la vita stessa.
“Pallottole e bombardamenti sono il male minore per i civili. Fame, sete, mancanza di medicine, di carburanti, di comunicazione, confisca di qualsiasi valuta depositata in banca e arresto totale del sistema bancario. Nessuno stipendio da 17 mesi, ignoranza (scuole distrutte e 2 anni di blocco nell’insegnamento), stupri di bambine, donne, anziane, suore tigrine. I maschietti sono evirati i raccolti bruciati, gli animali domestici massacrati. Furti saccheggi, bombardamenti a tappeto che distruggono villaggi e centri abitati. Impossibilità di far arrivare sementi e di procurarsi beni essenziali come il latte in polvere per i neonati.” Questo in sostanza il sunto catastrofico, disumano ma realistico che riporta Africa Express nel suo recente aggiornamento del 27 settembre 2022. https://www.africa-express.info/2022/09/26/genocidio-in-tigray-la-vergogna-dellindifferenza-generale/
A metà marzo 2022 uno studio dell’università belga di Ghent ha stimato un possibile scenario di 500.000 civili morti a causa della guerra, di cui 150/200.000 per fame o mancanza di cure mediche.
Sono state stimate 120.000 vittime di stupro come arma di guerra, di vendetta verso donne di ogni età di etnia tigrina: la stima è solo la punta dell’iceberg come sostenuto da diversi osservatori, in quanto non c’è ancora accesso per indagini approfondite e capillari: ostacolo dettato dalle volontà politiche del governo centrale etiope. https://www.amnesty.org/en/latest/news/2021/08/ethiopia-troops-and-militia-rape-abduct-women-and-girls-in-tigray-conflict-new-report/
Stime dell’ UNOCHA parlano di circa 13 milioni di etiopi in tutto il nord Etiopia a essere dipendenti dal supporto umanitario. https://reports.unocha.org/en/country/ethiopia
Le truppe eritree si sono rese partecipi fin dall’inizio della guerra genocida in Tigray. Fatto che viene negato per mesi dal governo etiope e la confessione arriva dal Premier Abiy Ahmed Ali in sessione parlamentare nel marzo 2021 solo per la grande pressione internazionale.
Nonostante sia stato intimato più volte dalla Comunità Internazionale di ritirarsi, ad oggi, nel nuovo grande fronte di guerra iniziato il 24 agosto 2022, l’Eritrea del dittatore Isaias Afwerki è ancora la protagonista in prima linea di ulteriori violenze ed abusi verso la minoranza etniche nel distretto omonimo di Irob, zona di confine del Tigray orientale ancora sotto occupazione eritrea. http://tommasin.org/blog/2022-09-17/etiopia-coinvolgimento-delleritrea-nel-nuovo-fronte-di-guerra-in-tigray/
“Allo stesso modo, a Erob, con una popolazione di 52.000 abitanti e più di 9.000 sfollati sfollati di recente da aree difficili da raggiungere della Zona, le persone stanno affrontando difficoltà estreme, senza cibo o forniture mediche che hanno raggiunto la wearda da luglio 2021.“ Report UNOCHA 31 marzo 2022 https://reliefweb.int/report/ethiopia/ethiopia-northern-ethiopia-humanitarian-update-situation-report-31-mar-2022
Anche le reclute somale, formate fin dal 2019 in Eritrea, hanno preso parte inconsapevolmente in prima linea nella guerra genocida in Tigray. Erano stati formati pensando in una futura missione in Qatar, mentre diversi di loro sono morti per le condizioni infernali dei campi militari eritrei, molti altri nella regione tigrina. Da queste evidenze si dovrebbe oggi parlare non più di guerra civile, ma guerra regionale con tutte le implicazioni legali che ne comporterebbe. http://tommasin.org/blog/2022-09-01/etiopia-nuovo-scontro-tra-le-forze-governative-ed-eritree-contro-le-forze-di-difesa-del-tigray/
Per mesi, da giugno 2021 fino ai primi del 2022 viene denunciato dal Direttore dell’OMS un blocco “de facto” sull’accesso umanitario nella regione tigrina, blocco per volontà politiche del governo centrale etiope: lo stesso rigetta le accuse. http://tommasin.org/blog/2022-01-15/etiopia-e-linferno-creato-dal-blocco-umanitario-in-tigray/
Mark Lowcock, l’ex sottosegretario generale delle Nazioni Unite per gli affari umanitari e coordinatore dei soccorsi di emergenza ha denunciato il tentativo di bloccare le dichiarazioni di carestia per il Tigray da parte etiope in sede ONU. http://tommasin.org/blog/2022-06-08/etiopia-il-governo-ha-bloccato-dichiarazioni-di-carestia-per-il-tigray/
Nonostante queste evidenze, il Premier Abiy Ahmed Ali in un’intervista esclusiva alla BBC il 21 giugno 2021, giorno delle elezioni in quasi tutta Etiopia dichiarerà che “There is no hunger in Tigray” “Non c’è fame nel Tigray” https://www.bbc.com/news/av/world-africa-57551057
Elezioni dichiarate dai sostenitori di governo come democratiche e finanziate con 400.000 euro dal precedente governo italiano. Su Il Panorama i Giovani Tigrini in Italia infatti dichiareranno alla giornalista Elisabetta Burba: “A lasciarci esterrefatti è stato il finanziamento delle elezioni farsa di Abiy Ahmed da parte della Farnesina per un ammontare di 400.000 euro. Elezioni in cui tutti gli oppositori politici di Abiy erano o in carcere o costretti a difendersi in trincea. Un processo elettorale farsa, alla quale decine di milioni di etiopi di tutte le etnie, tra cui tutto il Tigray, non hanno potuto partecipare. Le stesse elezioni che il dittatore etiope aveva posticipato per mesi. Prima per convenienza politica e successivamente per mancanza di fondi” https://www.panorama.it/news/dal-mondo/tigray-italia-etiopia-finanziamenti
Il recentissimo report dell’ONU denuncia crimini contro l’umanità da tutte le forze coinvolte nel conflitto del nord Etiopia, ma perpetrati sistematicamente in Tigray dalle forze governative e alleate nel conflitto dai risvolti etnici e genocidi. https://www.ohchr.org/sites/default/files/documents/hrbodies/hrcouncil/regularsession/session51/2022-09-19/A_HRC_51_46_AdvanceUneditedVersion.docx
Riportiamo alcuni punti:
“1. La Commissione internazionale degli esperti sui diritti umani delle Nazioni Unite sull’Etiopia (la Commissione) presenta il suo rapporto al Consiglio per i diritti umani in un momento difficile e pericoloso per l’Etiopia e il suo popolo. Dopo una tesa cessazione delle ostilità durata cinque mesi, nell’agosto 2022 sono ripresi i combattimenti tra il governo federale dell’Etiopia (governo federale) e i suoi alleati e le forze che sostengono le autorità del Tigray (forze del Tigray). La popolazione civile assediata dell’Etiopia deve ora affrontare nuovi rischi dopo aver sopportato le conseguenze di quasi due anni di conflitto. Le ostilità si sono estese oltre il Tigray ad altre aree del Paese e rischiano di estendersi oltre i confini dell’Etiopia, con conseguenze per la pace nel Corno d’Africa.
2. Questi eventi fanno seguito alle accuse di uccisioni di centinaia di civili nel sud-ovest dell’Oromia da giugno ad agosto 2022. L’incitamento all’odio che attacca e disumanizza i gruppi etnici, un indicatore chiave di futuri crimini atroci, non mostra segni di diminuzione. La situazione umanitaria nel Tigray resta in crisi, in gran parte a causa della carenza di cibo, medicine e carburante. La regione rimane inoltre disconnessa dalle reti di telecomunicazioni, bancarie ed elettriche dell’Etiopia. Gli eventi in corso dimostrano l’importanza del mandato della Commissione di indagare sulle accuse di violazione dei diritti umani internazionali, del diritto umanitario e del diritto dei rifugiati e fornire consulenza alle parti in materia di giustizia di transizione, responsabilità, riconciliazione e guarigione.”
84. La Commissione trova fondati motivi per ritenere che il governo federale e i governi statali regionali alleati abbiano attuato una vasta gamma di misure volte a privare sistematicamente la popolazione del Tigray di materiali e servizi indispensabili per la sua sopravvivenza, tra cui assistenza sanitaria, alloggio, acqua, servizi igienico-sanitari , istruzione e cibo.
- Etiopia: estendere il mandato della Commissione di esperti
- Rinnovo del mandato della Commissione internazionale di esperti sui diritti umani in Etiopia (ICHREE)
Alcuni approfondimenti sulla situazione sanitaria:
- Etiopia, 9 milioni di persone in attesa di aiuti umanitari
- Etiopia, gli ospedali del Tigray continuano a chiudere per mancanza delle forniture sanitarie
- Etiopia, l’impatto dell’assedio del Tigray sui pazienti cardiologici dell’ Ospedale Ayder, Mekelle
La strategia di governo è quella di screditare o reprimere voci non allineate alla narrativa governativa. Per il report ONU sopra citato in un thread su Twitter sono stati aggregati comunicati, post e messaggi di alte cariche di governo etiope che hanno messo in atto questa tattica propagandista. https://twitter.com/davide_tommasin/status/1573753155669696512
Il governo etiope ha sempre mantenuto e sta mantenendo una posizione difensiva: come stato sovrano in diritto di intraprendere una risoluzione pacifica della guerra in Tigray e nel resto del nord Etiopia, ma nel contempo alzando muri diplomatici con l’occidente: una guerra nella guerra con USA ed Europa, con i loro leader politici, con i media internazionali. Repressione dei media e dei giornalisti come strategia per far tacere voci indipendenti ed una certa narrativa. http://tommasin.org/blog/2021-11-24/etiopia-autorita-dei-media-diffida-a-cnn-bbc-reuters-e-associated-press/
Anche le ambasciate si sono fatti satelliti e portavoce di questa tecnica. Uno dei tanti casi è stato subìto proprio dalla redazione di Focus on Africa nella firma del collaboratore Fulvio Beltrami. L’ambasciata ha dichiarato costernazione e disappunto per gli articoli fattuali pubblicati contro il regime etiope. https://www.focusonafrica.info/lettera-dellambasciata-detiopia-a-roma-di-disappunto-per-gli-articoli-del-giornalista-fulvio-beltrami/
Alice Wairimu Nderitu, consigliere speciale ONU sulla prevenzione genocidi, in luglio 2021 richiama alla pace e unità in Etiopia. Nel contempo ha condannato le dichiarazioni incendiarie utilizzate dagli odierni leader politici di governo e dai loro alleati. L’utilizzo di parole come “cancro”, “diavolo”, “erbacce” riferendosi ai “terroristi”, membri del partito TPLF ed al TDF – Tigray Defence Forces, le forze di difesa tigrine: è uno strumento per fomentare l’odio tra le persone invece di richiamare alla pace. http://tommasin.org/blog/2021-07-31/etiopia-consigliere-speciale-onu-sulla-prevenzione-genocidi-richiama-alla-pace-e-unita/
L’incitamento all’odio etnico arriva dalla testa del governo etiope, infatti Facebook nel novembre 2021 rimuove un post del Premier Abiy Ahmed Ali in cui incitava i cittadini a “seppellire” i ribelli. https://www.bbc.com/news/world-africa-59154984
Purtroppo l’incitamento all’odio etnico via social non si è smorzato e nemmeno i team di moderazione dei social hanno fatto il loro dovere nel cercare di tutelare gli utenti. Parole ed incitamento all’odio che si riversa nella vita reale delle persone mettendole a rischio, ancor peggio in un contesto come la guerra genocida del Tigray. http://tommasin.org/blog/2021-10-07/la-guerra-per-la-narrativa-nel-tigray-etiopia
Alcuni link di approfondimento:
- https://twitter.com/davide_tommasin/status/1536394583378210818
- Ethiopia’s Tigray conflict: What are Facebook and Twitter doing about hate speech?
- Hate Speech and the Tigray Genocide
- ‘Now is the time to kill’: Facebook continues to approve hate speech inciting violence and genocide during civil war in Ethiopia
Oggi, i buoni propositi per negoziati di pace sono ancora in la da venire: ostacolati da giochi di potere. Un gioco di equilibri di dare ed avere tra le forze in prima linea che sembra non trovare ancora un punto d’incontro per procedere con una prima tregua, per poi approfondire con vere e proprie trattative per poter far tornare l’Etiopia in uno stato di stabilità.
Il governo etiope intima di non voler precondizioni sui negoziati di pace, ma nel contempo usa come moneta di scambio i servizi di base, servizi vitali in Tigray per un cessate il fuoco, una tregua per poter iniziare i negoziati con il governo tigrino, politicizzando così un bene da considerare universale e non trattabile. https://www.hrw.org/news/2022/08/31/confronting-ethiopias-abusive-siege
L’ennesimo attacco aereo è avvenuto il 25 settembre 2022 in Tigray: è stato preso di mezzo un veicolo del WFP – World Food Programme ferendone l’autista. http://tommasin.org/blog/2022-09-26/etiopia-colpito-un-camion-umanitario-del-wfp-da-un-attacco-drone-in-tigray/
Sono allarmanti le parole del comunicato condiviso dal governo etiope successivamente all’attacco: oltre ad intimare alle agenzie umanitarie di farsi carico di responsabilità nel loro operato e per il loro personale, indica che i loro veicoli potrebbero essere un target militare della difesa etiope per eradicare il terrorismo in Etiopia. Questo mette a rischio non solo le persone bisognose ed in attesa di quel poco di materiale umanitario a disposizione, ma anche la vita del personale umanitario che opera per la salvezza di milioni di etiopi in Tigray.
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Durante questa guerra che ormai perdura da oltre 23 mesi, sono state confermate diverse decine di operatori uccisi. Senza voler sminuire la vita delle singole persone scomparse, il caso più eclatante è stato quello dei tre operatori di MSF – Medici Senza Frontiere (María Hernández Matas, Tedros Gebremariam Gebremichael e Yohannes Halefom Reda) che sono stati trovati senza vita vicino la propria jeep brandizzata con i loghi umantari: ad oggi si sta chiedendo ancora giustizia e verità per le tre vittime.
La presidentessa di MSF Spagna ha chiesto accesso al Tigray per portare le condoglianze alle famiglie dei defunti operatori tigrini, ma si è vista negare la richiesta dal governo etiope. https://www.devex.com/news/msf-spain-president-refused-entry-into-tigray-103720
In un approfondimento del New York Times del marzo 2022 riporterà la denuncia l’ordine di uccisione da parte di un comandante dell’ ENDF – Ethiopian National Defence Forces:
“Investigatori, alti funzionari umanitari e soldati etiopi intervistati dal Times hanno affermato che i tre operatori umanitari sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco facendo ritirare le truppe governative etiopi per ordine di un comandante che, infuriato, li ha trovati in una zona di combattimento attiva.” https://www.nytimes.com/2022/03/17/world/africa/ethiopia-tigray-aid-workers-killed.html
In tutto questo contesto ci sono anche recenti indiscrezioni, purtroppo non verificabili in maniera indipendente sul campo, che parlano di dirottamento di fondi e finanziamenti di progetti di cooperazione internazionale verso il comparto militare etiope, supportando così il fronte di guerra. https://twitter.com/fdremoe/status/1572554841440022528
Nel 2022 il nostro Paese ha destinato alla Regione circa 40 milioni di Euro per iniziative a dono di emergenza e di sviluppo. La ex Vice Ministra agli Esteri Marina Sereni ha annunciato ulteriori 6 milioni di Euro di contributi alle agenzie dell’ONU per rispondere al rapido aumento di bisogni umanitari nella regione. https://www.esteri.it/it/sala_stampa/archivionotizie/comunicati/2022/09/onu-partecipazione-della-vice-ministra-sereni-allevento-di-alto-livello-sullemergenza-umanitaria-nel-corno-dafrica/
Recentemente anche l’Ambasciata italiana in Etiopia ha segnalato via Twitter ulteriori 9 milioni di euro per l’Etiopia. https://ambaddisabeba.esteri.it/ambasciata_addisabeba/it/ambasciata/news/dall_ambasciata/2022/09/emergenza-etiopia-9-milioni-di.html
Come società civile e diaspora tigrina in Italia ci si chiede se sia opportuno continuare a mantenere questo tipo di politica o se sia meglio trovare soluzioni di embargo economico, sanzioni come quelle condivise dal resto dell’ occidente nei confronti della Russia di Putin, invaditrice dell’ Ucraina.
Per questo vorremmo sottoporre le seguenti domande al governo per perseguire trasparenza e giustizia in nome dei diritti umani per tutte le persone nel nord Etiopia che ancora oggi stanno soffrendo e sono prese di mezzo in una morsa di violenze, abusi, atrocità e disumanità che perdurano da oltre 23 mesi: catastrofe umanitaria in atto che sembra non avere ancora fine.
Per tutte le persone, attivisti, giornalisti, media, realtà associative che volessero chiedere trasparenza e giustizia per il Tigray e unirsi così all’appello verso il governo italiano, possono inviare una mail a [MAIL NASCOSTA] entro il 12 ottobre 2022 con Oggetto “Giustizia per il Tigray” indicando nome cognome se persona fisica o giornalista, nome dell’associazione o della realtà che rappresenta.
Come Focus on Africa Magazine diretto da Antonella Napoli, ci faremo carico e portavoce di spedire agli appositi uffici di governo la lettera sottoscritta.
Domande:
(A) Quanti soldi ha speso il governo italiano per lo sviluppo internazionale per le persone nella regione del Tigray tra il 25 settembre 2021 e il 25 settembre 2022;
(B) Qual è la ripartizione di (A) per programmi e progetti che hanno ricevuto il finanziamento, indicando quanto ha ricevuto ciascun programma o progetto;
(C) qual è la posizione del neo governo sulla recente ripresa dei combattimenti in Tigray;
(D) qual è la posizione del neo-governo sul raid aereo che ha preso come target un asilo nido in Tigray il 26 agosto 2022;
(E) il precedente governo ha rilasciato dichiarazioni direttamente al governo etiope in merito a (C) o (D) e, in tal caso, quali sono i dettagli e, in caso negativo, perché no;
(F) il governo sta valutando sanzioni contro qualsiasi persona o entità in Etiopia in relazione alle azioni intraprese nel Tigray e, in tal caso, quali persone o entità vengono prese in considerazione;
(G) il governo ha fatto offerte al governo etiope o a qualsiasi altra parte per mediare nel conflitto nel Tigray e, in tal caso, quali sono i dettagli;
(H) qual è la comprensione del governo della situazione relativa al fatto che l’esercito eritreo sia attivo o meno nel Tigray, (I) il governo ha presentato dichiarazioni al governo dell’Eritrea in merito al conflitto, (J) il governo sta valutando sanzioni contro qualsiasi persona o entità in Eritrea in relazione alle azioni intraprese nel Tigray e, in tal caso, quali persone o entità vengono prese in considerazione e (K) il governo ha parlato o sollevato domande sulla situazione nel Tigray in qualsiasi forum internazionale, e in tal caso , quali sono i dettagli, tra cui per ogni istanza la (i) data, (ii) il forum in cui è stato sollevato, (iii) chi ha parlato o sollevato domande, (iv) un riepilogo di ciò che è stato chiesto o detto?
Le prime firme raccolte dell’appello
- Antonella Napoli, direttore responsabile Focus on Africa
- Salvatore Izzo, direttore di FarodiRoma
- Cornelia I. Toelgyes, vicedirettore Africa-Express.info
- Davide Tommasin, attivista e collaboratore Focus on Africa
- Fulvio Beltrami, giornalista freelance
- Forum delle Associazioni Tigray in Italia
- Tigray development association-aps Bari
- Helen Mulualem
- Almaz Weldesilassie
- Pierluigi Pole se
- Romina Gobbo
- Tsege Hailu·
- Dawit A Zeweldi
- Efrata Bedilu·
- Yohannes Reda·
- Sebastian Tonnes·
- Elonda Fetwi
- Colin Moore·
- Martina Dooley·
- Leah Jones·
- rita giglietti
- hiwot berhane tesfay
- Grazian Grespan
- Eden zemicheal Gebremedhin
- Carla Visentin
- Laura Lucia Notaro·
- Giuseppe Casucci
- Patrizia Toni
- Alem Girmay Adhanu
- Elisa Pelizzari
- Alekos Prete
- Leo Sorge
- Abdal Monim Himmat
- Matteo Palamidesse
- Alberto Cicala
- Nicola Comparato
- Ennio Ammatuna
- Matteo Impagnatiello
- Maria Stefania Cataleta
- Tarek Hafid
- Giuseppe Liguori
- Orazio Ragusa Sturniolo
- Pamela Cioni
- Pamela Cioni
- Anna Meli
- Vincenzo Pira
- Maurizio Di Schino
- Katia Botta
- Marco Cesario
- Roberto Bertoni
- Kizito Sesana
- Ketty Volpe
- Giorgia Di Mascio
- Gianni Pittella
- Aldo Morrone
- Francesco Lepore
- Domenico Mecca
- Robert Zielonka
- Patrizia Torricelli
- Omer Abdullah
- Mohamed Dihani
- Aurelio Gazzera
- Stefano Disperati
- Shukri Said
- Time For Africa OdV
- Biblioteca dell’Africa
- Gruppo Melitea
- Chiara Cavallo
- Giorgio Franchini
- Manuela Minozzi
- Angela Cavallaro
Un po’ nerd, un po’ ciclista con la voglia di tornare a girare l’ Etiopia