Il governo etiope ha bloccato una dichiarazione di carestia per lo stato regionale del Tigray,, secondo Mark Lowcock, l’ex sottosegretario generale delle Nazioni Unite per gli affari umanitari e coordinatore dei soccorsi di emergenza.
“Alla fine del mio periodo alle Nazioni Unite, mi era chiaro che c’era carestia nel Tigray, e l’unico motivo per cui non è stata dichiarata era perché le autorità etiopi sono state abbastanza efficaci nel rallentare l’intero sistema di dichiarazione” ha dichiarato Mark Lowcock, durante un evento online tenuto dall’ Overseas Development Institute martedì. Notizia condivisa dalla giornalista Sara Jerving, Devex.
Durante la guerra dimenticata dal mondo, iniziata il novembre 2020 e svoltasi in un Tigray isolato, in totale blackout elettrico e comunicativo, il governo centrale etiope ha imposto un blocco all’accesso per diversi mesi. L’ONU lo ha definito un blocco “de facto”: una regione ancora sotto assedio medievale. Oggi, dopo più di 580 giorni, persistono i blocchi su rete telefonica, internet e sui conti correnti. Il 24 marzo 2022 il governo ha dichiarato una “tregua umanitaria” ma che di fatto deve ancora portare segnali forti per quanto riguarda la risposta e consegna di materiale salvavita in Tigray. Il 6 giugno la presidenza del consiglio in conferenza stampa con i media internazionali ha dichiarato che per il periodo aprile/maggio avrebbero raggiunto Mekellé, la capitale tigrina, 1306 camion con forniture alimentari e medicinali. Tenendo presente che per le stime UNOCHA servirebbero 100 camion al giorno, con un rapido calcolo si intuisce che in 2 mesi avrebbero dovuto accedere 6000 camion. Il 90% delle persone presenti in Tigray, formato da 6 milioni di etiopi, richiedono supporto. Gli aiuti hanno raggiunto nemmeno il 10% del totale.
Per la designazione di carestia formalmente riconosciuta, nel 2021 circa 401.000 persone (IPC Phase 5) in Tigray hanno dovuto affrontare “condizioni catastrofiche”.
Invece questa che segue è l’infografica per il periodo marzo maggio 2022.
Un recente rapporto delle Nazioni Unite ha affermato che questo rischio “potrebbe rimanere rilevante, a meno che l’accesso umanitario non si stabilizzi”. Secondo le stime delle Nazioni Unite , quasi 500.0000 bambini sono malnutriti nel Tigray quest’anno, 116.000 dei quali sono gravemente malnutriti.
L’aggiornamento umanitario dell’ OCHA mette in primo piano e dichiara che:
- Oltre 193.000 persone hanno ricevuto cibo in Tigray rispetto alle 80.000 persone della settimana precedente poiché la disponibilità delle scorte è migliorata. In totale, dal 1 aprile circa 512.000 persone hanno ricevuto cibo.
- La riserva di carburante nel Tigray rimane molto limitata, ostacolando gravemente le operazioni umanitarie. (anche se il vice primo ministro etiope ha dichiarato che le agenzie umanitarie abbiano consegnato più carburante del necessario n.d.a.)
- In Amhara, screening nutrizionale condotto con la campagna di vaccinazione integrativa contro il morbillo. Nella seconda e terza settimana di maggio sono stati visitati più di 933.000 bambini sotto i cinque anni.
- Circa 924.000 persone hanno ricevuto cibo ad Afar dalla fine di febbraio, con oltre 44.000 persone assistite durante il periodo di riferimento, rispetto alle circa 11.000 della settimana precedente.
- La situazione all’ospedale Dubti di Afar rimane critica a causa della capacità limitata, della mancanza di servizi medici completi e dell’aumento del tasso di ricoveri con un aumento di otto volte. (in Tigray hanno chiuso recentemente 2 ospedali – l’ Ayder a Mekelle e un altro ad Adigrat, zona Irob – tra i più attivi nel periodo pre guerra, come abbiamo riportato su Focus On Africa n.d.a.)
Mark Lowcock ha affermato che il sistema internazionale per dichiarare la carestia non funziona. Sebbene sia possibile pubblicare i dati su ciò che costituisce una carestia, come i dati sulla malnutrizione, ottenere una dichiarazione è politica.
Lowcock prima di lasciare l’incarico nel giugno 2021, ha affermato che “c’è carestia ora” in Tigray, anche se le Nazioni Unite hanno rilasciato una dichiarazione che non è andata così lontano – dicendo che le persone erano “sull’orlo” e a “rischio” di una “carestia incombente”. Si evince che la semantica formalizzata e politica canalizza le scelte pratiche per dare un livello quantitativo per il supporto alle persone più bisognose.
Infatti Lowcock ha concluso:
“Devi farti strada attraverso il comitato di revisione della carestia [dell’IPC – iniziativa che riunisce gruppi di aiuto, agenzie umanitarie e governi] e puoi essere bloccato dalle autorità del Paese con cui stai interagendo. Ed è quello che è successo in Tigray. Il sistema attuale non funziona.”
Un po’ nerd, un po’ ciclista con la voglia di tornare a girare l’ Etiopia