La delegazione della Comunità Europea in Etiopia il 2 giugno 2022 pubblica un tweet compiacente:
“Briefing molto informativo del Ministero della Giustizia della Repubblica Democratica Federale dell’Etiopia ieri per gli ambasciatori dell’UE e la delegazione dell’UE. La responsabilità e le misure di riparazione adottate per le violazioni dei diritti umani legate ai conflitti sono passi positivi nella giusta direzione. MdG etiope si è impegnato in continui aggiornamenti.”
Si pensi cosa accadrebbe oggi se la stessa Comunità Europea attendesse aggiornamenti dal governo russo, invasore dell’ Ucraina e che è stato denunciato e si è macchiato di crimini di guerra e contro l’umanità, ma nel contempo fosse rappresentante e delegato di aggiornare l’Europa dei suoi stessi crimini. Il governo etiope, allo stesso modo, dall’ inizio della guerra iniziata il novembre 2020 nello stato regionale del Tigray, dichiarata come “veloce azione di polizia” per fermare i membri dissidenti del partito TPLF – Tigray People’s Liberation Front, si è reso partecipe dei crimini di guerra e contro l’umanità. Il primo ministro etiope fin dall’inizio ha alzato muri nei confronti dell’occidente dichiarando che erano e sono “affari interni” ed in quanto tali, da risolvere come stato sovrano. I crimini sono documentati e denunciati e confutati da molteplici report nel corso di questi 19 mesi, ormai 575 giorni e con una catastrofe umanitaria in atto. Un Tigray ancora sotto assedio, con un blocco all’accesso nonostante la tregua umanitaria dichiarata a marzo 2022 e tutto il nord Etiopia coinvolto. Tigray, Amhara e Afar con milioni di persone, sfollati interni, bisognose di supporto alimentare, acqua, cure mediche e carburante. In Tigray i conti correnti sono ancora bloccati e le linee telefoniche e dati fuori uso.
Di seguito riportiamo le parole di Andrew Stroehlein, direttore dei media europei per Human Rights Watch. Appello condiviso per mezzo social il 2 giugno 2022.
“Per più di un anno e mezzo, una campagna di pulizia etnica in gran parte invisibile si è svolta in Tigray, regione settentrionale dell’Etiopia.
Anziani, donne e bambini in Tigray sono stati caricati su camion e costretti a lasciare i loro villaggi e città natale. Gli uomini sono stati rinchiusi in luoghi di detenzione sovraffollati, dove molti sono morti per malattie, fame o torture.
In totale, diverse centinaia di migliaia di Tigrini sono stati sradicati con la forza a causa della loro etnia.
Molti di questi abusi sono stati nascosti alla vista. Il governo del primo ministro etiope Abiy Ahmed ha imposto restrizioni alla comunicazione in tutto il Tigray e ostacolato gli sforzi di investigatori indipendenti, giornalisti e operatori umanitari.
Nella prima metà del 2021, sono comunque emerse notizie agghiaccianti di stupri, omicidi e sfollamenti di massa. Nell’aprile 2022, Amnesty International e Human Rights Watch hanno pubblicato un rapporto fondamentale per il Tigray che mostra che le atrocità sono continuate.
https://www.hrw.org/news/2022/04/06/ethiopia-crimes-against-humanity-western-tigray-zone
Abbiamo anche pubblicato dettagliate domande e risposte sui crimini contro l’umanità e la pulizia etnica in Tigray occidentale: https://hrw.org/news/2022/04/06/crimes-against-humanity-and-ethnic-cleansing-ethiopias-western-tigray-zone
E abbiamo ospitato uno spazio Twitter che ha avuto circa 18.000 ascoltatori.
https://www.hrw.org/video-photos/audio/2022/05/10/ethnic-cleansing-western-tigray
Per fermare questi crimini e porre fine alle sofferenze dei tigrini detenuti e sfollati, le autorità federali e regionali dell’ Etiopia dovrebbero consentire immediatamente alle agenzie umanitarie internazionali di accedere alle strutture di detenzione e operare senza ostacoli in tutto il Tigray.
Ciò significa tenere a freno le forze di sicurezza abusive, nonché sospendere e ritenere responsabili coloro che sono coinvolti in crimini.
Tuttavia niente di tutto ciò accadrà senza un’azione internazionale.
Sia il Consiglio per la pace e la sicurezza dell’Unione africana che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite non sono riusciti ad agire per affrontare la crisi in Etiopia, mettendo ancora una volta in discussione la loro capacità di proteggere le popolazioni vulnerabili e prevenire atrocità di massa.
Questi organismi internazionali devono includere l’Etiopia nelle loro agende formali, premere per l’accesso immediato alle strutture di detenzione nel Tigray occidentale e insistere su un accesso sostenuto e senza ostacoli da parte delle organizzazioni umanitarie.
Come parte di qualsiasi accordo tra le parti in guerra in Etiopia, esse dovrebbero sostenere il dispiegamento di una FORZA DI PACE INTERNAZIONALE guidata dall’AU – African Union nel Tigray Occidentale con il mandato di proteggere i civili e monitorare i diritti umani.
Per ulteriori informazioni su ciò che sta accadendo in Tigray e su ciò che è necessario fare al riguardo, leggi questo NUOVO articolo su Foreign Affairs dei capi di Amnesty International e HRW – Human Rights Watch: Agnes Callamard e Ken Roth.
https://www.foreignaffairs.com/articles/ethiopia/2022-06-02/ethiopias-invisible-ethnic-cleansing”
Un altro parallelismo Tigray, Etiopia ed Ucraina, Russia, è la presa di posizione della Corte Internazionale che si è mobilitata, abilitando la giurisdizione per l’Ucraina per poter avviare indagini sui crimini di guerra da parte della Russia, mentre, come sottolineato anche da Andrew Stroehlein, in 19 mesi la comunità internazionale non ha mosso azioni simili per rispondere alle denunce dei palesi crimini subìti da milioni di etiopi.
Da parte dei leaders della comunità occidentale sembra sempre più palese che utilizzino due pesi e due misure nei confronti di crisi umanitarie e conflitti, non tanto per questioni prettamente razziali, ma per le mere risorse in gioco su cui sembrano basarsi decisioni con la formula asettica e disumana di costi, benefici e nulla più.
Non si possono inserire nell’agenda come priorità i finanziamenti ed accordi economici finalizzati alla crescita ed allo sviluppo di un Paese già risaputo instabile e con conflitti interni che includono crimini di guerra e contro l’umanità, in cui sono stati perpetrati abusi sui singoli individui. Se prima non vengono rispettati, fatti rispettare e dato giustizia ai diritti umani, ai diritti del singolo individuo… senza il rispetto dei diritti umani in primis non potrà esserci pace e stabilità per una crescita solida, duratura e unitaria di un Paese.
Un po’ nerd, un po’ ciclista con la voglia di tornare a girare l’ Etiopia