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Etiopia, 9 milioni di persone in attesa di aiuti umanitari

31/01/22 by Davide Tommasin

Alcuni degli infermieri e dei medici di Ayder, uno dei più grandi ospedali dello stato regionale del Tigray in Etiopia, territorio dilaniato dalla guerra, devono elemosinare cibo per sfamarsi, ha testimoniato uno dei medici.

Complessivamente, nel Tigray bloccato da 14 mesi alla quasi totalità degli aiuti umanitari e al materiale salva vita e nelle altre due regioni limitrofe Amhara ed Afar, anch’esse colpite dai mesi di combattimenti, sono stimate in nove milioni di persone che necessitano di una qualche forma di assistenza alimentare secondo i report di WFP – World Food Programme delle Nazioni Unite.

I medici dell’ Ayedr Hospital stanno riciclando anche materiale usa e getta come i guanti chirurgici : questo è un problema secondario, rispetto ad altri problemi ben più gravi.

Etiopia Tigray – Ayedr Hospital stanno riciclando anche materiale usa e getta come i guanti chirurgici
Etiopia Tigray – Ayedr Hospital stanno riciclando anche materiale usa e getta come i guanti chirurgici

I medici che dovrebbero essere il supporto alle persone bisognese di cure, non sono stati pagati da maggio dello scorso anno come testimonia il medico intervistato dalla BBC: le banche sono bloccate come a loro anche al resto dei tigrini per volontà governativa.

La maggior parte ha ridotto il numero di pasti che possono consumare al giorno. Olio alimentare, verdure, cereali: il prezzo è salito così tanto che è impensabile acquistarlo. Alcuni (dei medici e professionisti sanitari n.d.r.) hanno iniziato a chiedere l’elemosina per il cibo”, ha detto il medico.

Il dottore ha anche dichiarato che Surafeal Mearig, il bambino di tre mesi curato per mal nutrizione acuta è morto. Era stato rimandato a casa dall’ospedale perché stava ingrassando, ma poi si è trovato senza risorse alimentari, non c’era abbastanza cibo a casa ed è morto il 13 gennaio per lo stesso problema per cui era stato curato: mancanza di cibo.

Surafeal Mearig di 3 mesi malnutrito, che pesa 2.3 kg rispetto al suo peso alla nascita di 3.4 kg, si prende cura di essere stato ricoverato all’Ayder Referral Hospital di Mekelle, regione del Tigray, Etiopia, 22 dicembre 2021. REUTERS/Stringer
Surafeal Mearig di 3 mesi malnutrito, che pesa 2.3 kg rispetto al suo peso alla nascita di 3.4 kg, si prende cura di essere stato ricoverato all’Ayder Referral Hospital di Mekelle, regione del Tigray, Etiopia, 22 dicembre 2021. REUTERS/Stringer

Purtroppo non è l’unico. Almeno 5.000 persone sono morte per malnutrizione e mancanza di cure nel Tigray da luglio a ottobre 2021. Tra di loro più di 350 bambini piccoli. Lo afferma un nuovo rapporto dell’ufficio sanitario della regione autonoma settentrionale etiope

Il 27 gennaio la ICRC – International Commission Red Cross, la commissione internazionale della Croce Rossa ha dichiarato che ha effettuato la seconda consegna via aerea atterrando a Mekelle di materiale sanitario. Il giorno precedente, 26 gennaio 2022 è stata la prima consegna effettuata dopo l’ultimo carico di settembre 2021. Sicuramente una buona notizia, ma ancora una goccia nel mare.

Il WFP – Word Food Programme dichiara che quasi il 40% dei tigrini soffre di “estrema mancanza di cibo.

“Le famiglie stanno esaurendo tutti i mezzi per sfamarsi, con tre quarti della popolazione che usa strategie di coping estreme (trovare soluzioni estreme n.d.r.) per sopravvivere” Come viene condiviso nel Report WFP

Ha avvertito anche che l’83% dei tigrini è privato di cibo, notando un aumento dell’accattonaggio e facendo affidamento su un solo pasto al giorno.

Nel frattempo, l’agenzia umanitaria delle Nazioni Unite ha affermato in un aggiornamento di venerdì che meno del 10% delle forniture necessarie, inclusi medicinali e carburante, è entrato nel Tigray da metà luglio. Tutte le ONG internazionali che operano nel Tigray hanno esaurito il loro carburante, “con il loro personale che consegna a piedi i pochi rifornimenti e servizi umanitari rimasti, ove possibile”.

Il governo etiope di Abiy ha accusato i problemi dell’accesso umanitario e della consegna degli aiuti in Tigray in parte all’insicurezza causata dalle forze partigiane del TDF Tigray Defence Forces, compresi i nuovi combattimenti in Afar vicino all’unico corridoio stradale approvato per il passaggio dei convogli umanitari. Le agenzie umanitarie dal canto loro però accusano e denunciano da mesi il blocco “de facto” per problemi legati alla burocrazia e alla gestione dello sdoganamento indetti dalla politica del governo centrale e di quelli locali.

Il nuovo rapporto del WFP, basato su interviste faccia a faccia con più di 980 famiglie in parti accessibili del Tigray, citava “sfide operative straordinarie”.

In Amhara, il WFP ha affermato che “la fame è più che raddoppiata in cinque mesi perché la regione ha subito il peso maggiore dei recenti combattimenti” tra l’esercito etiope e le forze partigiane del Tigrai. “Più del 14% dei bambini sotto i cinque anni e quasi un terzo delle donne in gravidanza e che allattano al seno sono malnutriti”.

In Afar lo sfollamento causato dal conflitto sta spingendo verso l’alto i tassi di fame e malnutrizione, ha affermato l’agenzia, avvertendo che i pesanti combattimenti al confine tra Tigray e Afar negli ultimi giorni “costringerà più comunità ad abbandonare le loro case e ad affondare sempre più verso la carestia”.

Il ministero degli Esteri etiope questa settimana ha affermato che stava lavorando con i partner umanitari per facilitare i voli cargo giornalieri verso il Tigray “per trasportare medicinali e forniture di cui ha tanto bisogno”, ma non è chiaro quando inizieranno i voli giornalieri. Le 2 consegne del 26 e 27 gennaio dichiarati dalla Commissione Internazionale della Croce Rossa rimangono solo un exploit per ora.

Da sottolineare che lo stesso giorno del 26 gennaio, parallela alla consegna di materiale sanitario a Mekelle, è trapelata la notizia che sulla strada tra Abaala e Mekelle c’è stato l’ennesimo attacco aereo che avrebbe ucciso 47 civili. Non è stato possibile verificare in maniera indipendente la notizia e ad oggi non sono giunti ulteriori dettagli.

Ormai l’Etiopia ed il suo Premier, additato dalla commissione per il Premi Nobel come primo responsabile per quanto riguarda la risoluzione dell’ instabilità del Paese dal punto di vista socio-politico ed umanitario, si trova a dover affrontare una crisi che lo vede in mezzo a più fuochi. Quello degli alleaati politici e di strategia bellica e la comunità occidentale.

In primis l’alleanza con i leader nazionalisti amhara ed il dittatore del’ Eritrea, Isaias Afwerki a cui deve rispondere dell’ancora mancato obiettivo, ovvero quello di bloccare, fermare il TPLF – Tigray People’s Liberation Front. Il leader amhara non hanno gradito la mossa azzardata della liberazione di alcuni ex membri del TPLF e oromo che erano agli arresti come dissidenti politici. La mossa del Premier etiope era arrivata con il suo discorso in cui parlava di inclusione e discorsi per una risoluzione pacifica. Agli occhi della comunità occidentale, come dichiarato anche dal Presidente USA , Joe Biden e il segretario alle Nazioni Unite Antonio Guterres, avevano condiviso tale atteggiamento come un buon proposito e la strada giusta da percorrere. Sicuramente per ora sembra solo fuoco di paglia in quanto non ci sono segnali concreti. Nelle dichiarazioni del Premier etiope in cui parlava di discorsi inclusivi però c’è un problema di base in quanto l’ inclusività come valore dovrebbe garantire la partecipazione di ogni fazione nei discorsi nazionali di mediazione, ma in verità non sono stati menzionati TPLF e gli altri schieramenti politici in conflitto.

Riguardo il discorsi di buoni propositi per la mediazione di pace e con l’azione di liberazione di prigionieri dissidenti politici, il Premier ha incrinato il suo rapporto tra leader alleati estremisti amahara ed Isaias Afwerki. Dopo quelle prese di posizione ha iniziato ad avere attacchi espliciti degli alleati che hanno dichiarato che perseguiranno il loro obiettivo nonostante tutto: annientare, sradicare il TPLF e cancellare ogni simbolo che riporti alla loro memoria. Sembra che il Premier ed i suoi propositi non trovino più sostegno e denotano ormai la sua incapacità di guidare in maniera carismatica gli alleati più accaniti nei confronti del TPLF.

Da sottolineare ormai che la presenza dell’ Eritrea come alleato strategico bellico dell’ Etiopia, non si ferma all’ occupazione di varie zone del Tigray come quella nord orientale, l’area di Irob, ma ha preso sempre più spazio occupando anche posizioni di polizia e comando nella capitale ad Addis Abeba influenzando anche la parte amministrativa.

In tutto questo contesto riportiamo una citazione di JFK – John Fitzgerald Kennedy:

“La pace nel mondo, come la pace della comunità, non richiede che ogni uomo ami il suo prossimo; richiede solo che vivano insieme con reciproca tolleranza, sottoponendo le loro controversie a una soluzione giusta e pacifica.”

Ad oggi l’Etiopia come Stato Sovrano e come Repubblica Federale e Democratica sembra ancora immatura dal raggiungere in breve tempo un livello di stabilità tale per cui possa vivere in pace come paese multi etnico: troppi attori che cercano ancora la propria fetta di torta a discapito del ben comune e del popolo etiope tutto.


Foto di copertina : Il quattordicenne Adan Muez viene aiutato a sedersi nel suo letto all’Adigrat General Hospital nella città di Adigrat, nella regione del Tigray, in Etiopia, il 18 marzo 2021. Curato per problemi di malnutrizione grave.

Davide Tommasin
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