Tigray TV ha segnalato l’ennesimo bombardamento e massacro avvenuto giovedì 16 dicembre 2021 in Alamata in giorno di mercato, nel Tigray meridionale: purtroppo i numeri parlano di 28 civili uccisi e 76 feriti alle stime prodotte.
Lo stesso giorno è stato pubblicato il rapporto congiunto tra Amnesty International ed HRW – Human Rights Watch su nuove atrocità documentate nel Tigray occidentale. ( traduzione in italiano del comunicato di Amnesty International)
All’ inizio della settimana era stata chiesta da una cinquantina di Paesi una sessione urgente alle Nazioni Unite per la tematica del grave deterioramento dei diritti umani in Etiopia.
Venerdì 17 una delegazione etiope ed il Premier Abi Ahmed Ali sono atterrati ad Istambul, Turchia per partecipare al terzo vertice del partenariato Turchia-Africa del 17 e 18 dicembre 2021.
Lo stesso giorno a Ginevra si è tenuta la sessione speciale sui diritti umani gravemente deteriorati in Etiopia. Il governo etiope ha avuto l’appoggio di molti Paesi africani, dopo il suo appello dei giorni precedenti. Il Premier fin dall’ inizio della guerra iniziata in Tigray il novembre 2020, ha sempre dichiarato che sono “questioni interne” da gestire come Stato Sovrano, nonostante tutti e tutto: per questo il supporto degli altri Paesi africani, a detta loro, è contro la politica “neo colonialista occidentale”. Il movimento “No more” organizzato e supportato dal governo etiope e diverse manifestazioni di questi mesi ultimi mesi stanno gridato slogan come “Giù le mani dall’Etiopia”.
Legittimo che un Paese abbia tutto il diritto di autogestirsi ed amministrare il bene pubblico per il suo popolo. Nel mentre il procedimento giuridico avviato alcuni mesi fa dagli USA per verificare se c’era la fattibilità di dichiarare genocidio la guerra iniziata in Tigray ha portato ad esito negativo, ciò nonostante, in tutto questo contesto però non si possono dimenticare i molteplici report in cui si documentano crimini di guerra e contro l’umanità perpetrati in Tigray. Non si possono dimenticare gli arresti arbitrari anche di massa e le deportazioni in campi di concentramento di tigrini solo per il sospetto di essere filo TPLF e quindi dissidenti, ribelli e terroristi: arrestati in maniera arbitraria persone di ogni età, sesso e ceto sociale. Non che in Amhara ed Afar purtroppo per i civili vada meglio: la guerra sfociata anche in quelle regioni ha creato anche in quelle aree milioni di sfollati, massacri e richiesta urgente di aiuto umanitario alla popolazione locale. Da recenti report sono stati confutati massacri sui civili da parte delle forze partigiane del Tigray. Tutto ovviamente ancora da garantire da parte di una commissione indipendente.
Proprio per accertarsi sul campo e confutare crimini e responsabilità in Tigray, era stata istituita una commissione congiunta tra l’ EHRC – Ethiopian Human Rights Commission e UHOHCR – l’ Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite: il report pubblicato e condiviso il 3 novembre 2021 ha prodotto un’analisi non esaustiva e parziale avvenuta per il periodo tra il 3 novembre 2020 e il 28 giugno 2021.
Da molte realtà e da diverse parti era giunta in maniera pregressa, già al tempo in cui si ipotizzava di costituire tale team, l’avviso che si sarebbe arrivati ad un risultato simile senza dare degna giustizia alle vittime ed ai civili che hanno subito abusi, violenze o nella peggiore delle ipotesi che siano stati uccisi. Queste segnalazioni volevano mettere in guardia sia sulle modalità di raccolta delle informazioni e sia verso l’EHRC, indicata come faziosa.
Peculiare ed a riguardo OMNA Tigray, un collettivo di volontari, ricercatori e professionisti ha pubblicato venerdì 17 dicembre la testimonianza di Michael Minassie, ex traduttore e incaricato dall’ EHRC.
Riportiamo un sunto condiviso via social da OMNA Tigray (articolo completo) che descrive il motivo per cui Michael è stato costretto a dimettersi dall’indagine congiunta, a cosa ha assistito e “perché l’indagine congiunta non soddisfa lo standard minimo di un’indagine indipendente e completa secondo le linee guida delle Nazioni Unite”
Michael ha dichiarato:
“Ci è stato detto che l’EHRC si è opposto al coinvolgimento di due interpreti, me compreso, assunti dalle Nazioni Unite e ha chiesto che venissimo rimossi dalle nostre posizioni. Il team EHRC apparentemente ha sostenuto con il team del’ ONU che ci mancava l’imparzialità richiesta per l’obiettivo.”
Ha aggiunto che:
“L’accusa di mancanza di imparzialità si basava sul mio precedente lavoro con Tigray TV. Per il mio collega, era a causa della sua immagine del profilo Facebook. Quindi, non ci è stata data l’opportunità di difendere la nostra posizione.”
“Siamo stati informati dall’Ufficio dell’OHCHR di Addis che l’EHRC si è opposto al nostro reclutamento e che l’OHCHR non aveva altra scelta che rimuoverci dall’indagine congiunta. In quel briefing ci è stato detto che l’OHCHR ha cercato di difenderci contro l’ingiustizia e la posizione discriminatoria dell’EHRC.”
Michael ha voluto comunque cercare di approfondire in maniera indipendente visto la vicenda ed ha dichiarato di aver scoperto che:
“Dalle informazioni che ho ricevuto dalle autorità del campo per sfollati interni, alcuni investigatori dell’EHRC hanno agito come la polizia interrogando presunti criminali. Questo è incredibilmente preoccupante poiché, secondo le fonti, gli investigatori dell’EHRC non hanno tenuto conto delle esperienze traumatiche delle vittime”.
Ha poi sottolineato:
“Indicativo dello squilibrio di potere dell’indagine congiunta, il licenziamento del mio collega e me stesso illustra quanto potere ha l’EHRC di dettare i termini nel suo lavoro con il lavoro indipendente dell’OHCHR”.
“Anche se breve, la mia esposizione al funzionamento interno dell’indagine congiunta mi ha convinto che la stessa indagine congiunta non soddisfa lo standard minimo di un’indagine indipendente e completa come previsto dalle linee guida delle Nazioni Unite”
“L’EHRC e la sua leadership sono percepite pubblicamente e ampiamente come schierate con l’amministrazione di Abiy tra la popolazione del Tigray… le persone hanno deciso di non cooperare con le indagini. I Tigray si aspettano che l’inchiesta sia condotta in modo indipendente da un organismo incaricato dalle Nazioni Unite”.
“A causa dell’apparato di sicurezza altamente sofisticato etiope ed eritreo, le vittime e i testimoni non si sono sentiti al sicuro nel raccontare le loro storie. Hanno paura, sono riluttanti e non sono sicuri di rispondere alle domande”
Questa ultima dichiarazione è una denuncia ed una segnalazione che è arrivata da diverse fonti anche alla Redazione di Focus On Africa.
La situazione, non solo dal punto di vista dei diritti umani, è altamente articolata e complicata. Ci si chiede come possano rimanere “questioni interne”.
Mentre la Sessione Speciale del Consiglio sui Diritti Umani delle Nazioni Unite, come comunicato anche da Amnesty, ha ufficializzato con 21 voti favorevoli, che ha approvato una risoluzione che istituirà un meccanismo indipendente d’indagine per raccogliere prove e identificare i responsabili delle atrocità nel conflitto del Tigray.
“I principi hanno prevalso sulla politica. Di fronte alle evidenti prove, anche di crimini di guerra e contro l’umanità commessi da tutte le parti in conflitto e che hanno avuto un enorme impatto sulla popolazione civile nelle regioni del Tigray, dell’Amhara e dell’ Afar, la risoluzione del Consiglio Onu dei diritti umani è un passo avanti importante. Non c’è un momento da perdere per avviare quell’indagine indipendente e per chiamare i responsabili di quei crimini a rispondere del loro operato”, ha dichiarato Joanne Mariner, direttrice di Amnesty International per la risposta alle crisi.
Un po’ nerd, un po’ ciclista con la voglia di tornare a girare l’ Etiopia