“È necessaria una commissione dell’ONU, non dell’AU – African Union, per indagare sui crimini di guerra denunciati.”
FONTE: Ethiopia Insight – 24/03/2021
Così Ethiopia Insight lancia la sua analisi sulla situazione in Tigray e nel resto dell’ Etiopia.
Tutto il Tigray è sotto gli occhi della scena internazionale mentre stanno uscendo sempre più indiscrezioni, conferme e rapporti su gravi violazioni dei diritti umani causati dalla guerra e dagli strascichi che sta lasciando.
Per approfondimenti puoi leggere questo articolo.
La conseguenza è che è iniziata una pressione molto forte da più fronti che chiedono di poter avere un’ indagine il prima possibile del tutto indipendente e neutrale.
Indagine per certificare ed confutare le varie ipotesi dichiarate nei report ovvero ipotesi di crimini di guerra e contro l’umanità in maniera così da non lasciar impuniti e garantire le varie condanne ai responsabili.
Il Governo etiope dopo gli ultimi mesi di silenzi e minimizzando con comunicati la crisi in Tigray, ha avuto un cambio di rotta in questi ultimi giorni esprimendo il suo interesse per un’indagine congiunta: sicuramente la visita di qualche giorno fa del Segretario di Stato USA, inviato dal Presidente Joe Biden, ha dato il suo contributo.
Aggrappandosi a questo motto, il Governo del Primo Ministro Abiy Ahmed ha proposto l’ AU – African Union che ha accettato l’invito ed ha dato la sua fiducia alla Commissione Africana per i Diritti Umani e dei Popoli (ACHPR) per gestire le indagini.
… ma in tutto questo ci sono due aspetti fondamentali da tener presente:
Dopo che le Nazioni Unite hanno preso possesso e si sono fattiportavoce per l’argomento sui crimini di guerra e contro l’umanità, la tematica che è diventata globale a detta di Ethiopian Insight, quindi non può essere incentrata e vincolata solo all’ UA ed all’ Etiopia, ma dovrebbe essere gestita da un ente, una realtà sopra queste parti.
Un’ indagine credibile deve gestire diverse questioni tra cui complesse questioni legali, politiche e pratiche ed implica che la stessa indagine abbia tante variabili e sfaccettature da tener, presente e considerare.
Purtroppo l’ ACHPR istituito nel 1987 per promuovere e proteggere i diritti umani non è mai stata coinvolta in un ruolo simile.
Ci sono quindi sostanzialmente 3 ragioni che indicano l’ ACHPR non all’altezza del mandato:
La cosa più preoccupante è che al punto in cui il procedimento penale proseguirà dopo il completamento delle indagini è una questione giurisdizionale molto critica che l’AU sembra incapace di affrontare.
L’assenza di un tribunale penale permanente come il Tribunale penale internazionale renderebbe il processo oneroso e complicato. Anche l’istituzione di un tribunale speciale o ad hoc è un’esperienza rara nel sistema dell’AU.
La Corte africana di giustizia e diritti umani, che è una combinazione di diritti umani e giurisdizione penale, deve ancora entrare in azione poiché il protocollo di istituzione non è riuscito a ottenere sostegno.
Inoltre, anche se il tribunale iniziasse a funzionare, esiste una disposizione di esclusione sulla giurisdizione che esenta i leader e gli stati dall’accusa. Pertanto, senza risolvere questo problema, è altamente improbabile che garantisca giustizia.
Il fatto che i relatori speciali dell’ACHPR siano commissari nominati dai paesi membri, invece di essere esperti esterni indipendenti come i relatori delle Nazioni Unite, mette in dubbio la credibilità delle indagini guidate dall’UA.
Inoltre, dopo che il presidente della Commissione dell’UA, Moussa Faki, ha rilasciato la controversa dichiarazione secondocui il governo federale etiope ha intrapreso un’azione legittima in Tigray per preservare l’unità del paese, mette in dubbiol’indipendenza dell’UA e la sua imparzialità.
Il silenzio assordante dell’AU nei confronti della crisi, degli abusi e violenze nel Tigray, mette ancora più dubbi sulla sua posizione e soprattutto nelle indagini investigative, raccogliendo così anche la diffidenza del popolo tigrino, dei civili, delle persone come testimoni che hanno subito tali atrocità.
L’ ACHPR, ha taciuto in tutti questi mesi anche dopo la pubblicazione di rapporti credibili su massacri, stupri e violenze di genere per mano delle truppe eritree, soldati etiopi e milizie amhara.
L’ unica eccezione in novembre 2020 quando la stessa Commissione ha condiviso un suo breve comunicato confermando la notizia del massacro a Mai Kadra in cui il crimine è stato imputato alle milizie e funzionari tigrini.
Questo denota il suo approccio fazioso e di parte, quindi non neutrale, non sopra le parti.
In conclusione, dati i problemi legali, procedurali e di credibilità, l’approvazione di un’indagine dell’AU è inappropriata.
Solo l’ ONU quindi potrebbe essere l’ unica realtà indipendente per portare avanti queste doverose indagini visto anche che gli attori in gioco non sono confinati all’ interno dell’ Etiopia.
In questi mesi hanno partecipato le truppe ed il Governo eritreo e si sono palesati anche i droni dell’ EAU – Emirati Arabi Uniti come arma tecnologica utilizzata per bombardare e distruggere diverse strutture strategiche ed anche civili.
L’ ONU in questo ambito ha sicuramente una vasta esperienza, soprattutto rispetto all’ ACHPR e all’ AU.
Data la sua esperienza, il Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani dovrebbe istituire esclusivamente, mediante risoluzione, una commissione d’inchiesta internazionale con l’obiettivo di identificare gli autori e garantirne la piena responsabilità.
L’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani può fornire il supporto necessario alla commissione d’inchiesta.
Un po’ nerd, un po’ ciclista con la voglia di tornare a girare l’ Etiopia