
Il governo del Sudan ha formalmente presentato un reclamo diplomatico al governo federale della Somalia, sostenendo che l’amministrazione del Puntland starebbe indirettamente aiutando la milizia RSF Rapid Support Forces, ex janjaweed, “diavoli a cavallo”, accusata di crimini di guerra e violazioni dei diritti umani in Sudan. Al centro di questa accusa c’è il presunto utilizzo dell’aeroporto di Bosaso come hub logistico per le operazioni della Milizia, presumibilmente con il supporto degli Emirati Arabi Uniti (UAE).
L’ospedale da campo degli Emirati Arabi Uniti a Bosaso cura i combattenti della milizia.
Secondo affermazioni non verificate condivise da un ricercatore su X (ex Twitter), l’ospedale da campo gestito dagli Emirati Arabi Uniti presso l’aeroporto di Bosaso, parte di una struttura militare più ampia, fornirebbe cure mediche esclusive a circa 70 combattenti della milizia feriti. Lo stesso resoconto suggerisce che le forze somale ferite nelle operazioni anti-ISIS non abbiano ricevuto cure simili e debbano invece affidarsi a cliniche locali con risorse insufficienti. Mentre gli Emirati Arabi Uniti sostengono che la loro presenza medica e militare nel Puntland sia focalizzata sul supporto antiterrorismo, queste accuse, se fondate, sollevano preoccupazioni sul possibile ruolo della struttura nel supportare i combattenti stranieri impegnati nella guerra civile sudanese.
La rete Colombia-Emirati Arabi Uniti starebbe instradando mercenari attraverso la Somalia
Un rapporto investigativo del giornalista Santiago Rodríguez Álvarez, pubblicato da La Silla Vacía nel marzo 2025 e intitolato “Lupi del deserto: come operano i mercenari colombiani in Sudan”, sostiene che Bosaso faccia parte di una rete segreta sostenuta dagli Emirati Arabi Uniti, utilizzata per reclutare e schierare mercenari colombiani a combattere al fianco delle RSF. Il rapporto descrive un percorso attraverso:
Madrid → Etiopia → Somalia (Bosaso) → Ciad → Nyala (Sudan)
Una volta in Sudan, i mercenari sarebbero armati e inviati in prima linea, come a El Fasher. I combattenti feriti vengono poi evacuati via Somalia o Ciad e trasportati negli ospedali militari gestiti dagli Emirati Arabi Uniti, collegando ulteriormente le operazioni emiratine a Bosaso al conflitto in Sudan.
Preoccupazioni per la sicurezza diplomatica e regionale
Il Sudan ha anche risposto a una recente dichiarazione del Ministro dell’Informazione del Puntland, Mahmoud Aydid Dirir, che ha negato qualsiasi legame tra il Puntland e la Milizia RSF – Rapid Support Forces. Il Ministero degli Affari Esteri sudanese ha definito le sue dichiarazioni fuorvianti.
Pur ribadendo il proprio rispetto per il popolo somalo e le autorità federali, il Sudan ha avvertito che qualsiasi supporto logistico, medico o militare alle milizie dal territorio somalo rappresenta una minaccia sia alla sicurezza nazionale del Sudan sia alla più ampia stabilità regionale.
Chiamata all’azione
Il governo sudanese chiede al governo federale della Somalia di avviare un’indagine urgente sul presunto utilizzo dell’aeroporto di Bosaso a sostegno delle attività della milizia di supporto rapido.
Riferimenti:
1. Il Sudan presenta un reclamo ufficiale alla Somalia per il presunto sostegno del Puntland a RSF – Hiiraan Online (10 maggio 2025):
https://hiiraan.com/news/2025/May/wararka_maanta10-190191.htm
2. Umut Çavuşoğlu ( @umutcagrisari ) – Un ricercatore afferma che l’ospedale da campo degli Emirati Arabi Uniti a Bosaso sta curando i combattenti della RSF:
https://x.com/umutcagrisari/status/1921135075824902332?s=46
3. Santiago Rodríguez Álvarez, “Lupi del deserto: come operano i mercenari colombiani in Sudan”, La Silla Vacía, marzo 2025.
(Dettagli sulla presunta rete Emirati Arabi Uniti-Colombia e sulla rotta di transito somala)
https://x.com/SudaneseEcho/status/1896719887055442283
FONTE: https://x.com/SudaneseEcho/status/1921276490336919998