
Niger, i rifugiati del centro umanitario di Agadez quotidianamente, da settembre 2024, stanno manifestando davanti l’ufficio dell’ UNHCR per rivendicare il rispetto dei loro diritti da esseri umani.
Qualche giorno fa mi arriva un messaggio privato via X (ex Twitter), una testimonianza diretta che mi fa sapere che i rifugiati, non solo uomini, ma anche donne e bambini, sono stati diffidati dai funzionari umanitari a non proseguire con le proteste e tanto meno di condividere foto sui social e con i media.
“Oggi, i rifugiati sono stati identificati nel centro umanitario di Agadez, in Niger, dal personale dell’UNHCR. Innanzitutto, è assolutamente vietato scattare foto se c’è un cartello o fotografare la protesta e sollevarla sui media. Chiunque lo faccia verrà perseguito e la protesta pacifica sarà vietata. Dicono di avere tutte le pagine che corrispondono ai giornalisti e ai loro numeri. Una rifugiata è stata identificata quando ha chiesto di parlare con uno dei membri del personale. Lui le ha detto che avrebbero aperto un rapporto su di lei e che sarebbe stata arrestata. Hanno chiesto all’associazione di gestione di tenere una riunione obbligatoria in città.”
Più che un “centro umanitario” è un campo di contenimento (per non definirlo propriamente di concentramento), visto le condizioni precarie in cui cercano di sopravvivere queste persone: circa 1500 tra adulti e bambini, soprattutto provenienti dal Sudan, ma sono presenti 19 nazionalità diverse.
Queste sono alcune foto recenti del campo.
https://x.com/ZitelleArturo/status/1891493535288889560
La storia del campo nasce per volontà italiana
Diversamente dalla recente manifestazione pacifica, le condizioni di vita, sono storia di diversi anni fa.
L’attività del campo parte dal 2017 e come scrive Melting Pot Europa:
“è sostenuto da finanziamenti italiani ed europei. Infatti, nel cartello posto all’ingresso del campo sono presenti la bandiera italiana e dell’UE e il logo del programma RDPP (Regional Development and Protection Programme) North Africa, nato nel 2015 e gestito dal Ministero dell’Interno italiano e finanziato da vari paesi europei.”

Questo progetto di demarcazione di nuovi confini da parte di Italia ed Europa fa parte di volontà ben precise, trasversali al colore politico, di esternalizzazione dei confini per gestire il flusso di migranti prima che partano, o meglio, prima che possano approdare in Italia.
La strumentalizzazione normativa
Per capire meglio il punto di vista giuridico, ASGI – Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione, dopo la missione in Niger tra il 3 e 10 dicembre 2021, nel 2022 ha pubblicato uno studio a riguardo: Movimento migrante bloccato: la missione ASGI in Niger fornisce cibo per il pensiero e nuove intuizioni
Un passaggio iniziale cita:
“Dal 2016, il Niger si è trasformato dall’hub principale per i migranti che si spostano tra West e Nord Africa in un collo di bottiglia per mobilità in cui i migranti sono spesso costretti a tornare nei loro paesi di origine.
Questo è il risultato di enormi interventi finanziari e diplomatici da parte dell’Unione europea e dei suoi Stati membri per creare una diga a monte della cosiddetta “percorso del Mediterraneo centrale”. Grazie a questi sforzi, il Niger è diventato gradualmente un paese leader nello sviluppo di infrastrutture e know-how per la gestione dei cosiddetti “flussi misti” attraverso programmi di reinsediamento per (pochi) richiedenti asilo e supporto per il cosiddetto volontario Ritorno a (molti) paesi di origine.“
Sottolineo, per chi non è avvezzo alla tematica: il “cosiddetto volontario Ritorno a (molti) paesi di origine” sono i rimpatri verso i Paesi sicuri tanto osannati dall’attuale governo Meloni e tanto criticati da chi ha a cuore il rispetto della vita e dei diritti degli individui come esseri umani.
Mentre riguardo “flussi misti” citando Melting Pot Europe:
“È evidentemente uno dei numerosi tentativi di istituzionalizzare una distinzione tra rifugiati e i cosiddetti migranti economici. Nominalmente, distinguere le categorie servirebbe a proteggere meglio i diritti di persone in condizioni di vulnerabilità, ma di fatto questo tipo di classificazione pensata per limitare la libertà di movimento in generale. Dividere le persone in movimento tra aventi diritto – per via di conflitti e persecuzioni – e non rende eccezionale una cosa naturale come il viaggiare in cerca di condizioni di vita migliori. In questo modo, si protegge un ordine socio-economico basato sulle disuguaglianze e un accesso selettivo al diritto di spostarsi.”
Oggi, febbraio 2025, ci sono ancora rifugiati, persone che sono arrivate ad Agadez 7 anni fa!
Registrarsi come rifugiato in Niger significa vivere in attesa, costantemente ansioso per il loro futuro.
“Questo processo può richiedere da uno a due anni. Alcune persone aspettano dal 2021 senza aver ricevuto lo status di rifugiati.”
Il ritardo nelle procedure è il motivo principale dell’inizio delle proteste, una situazione che è peggiorata dopo che tutte le attività del centro sono state sospese.
Le condizioni del campo di contenimento
Il campo di contenimento rifugiati è in mezzo al deserto, a 15 km dalla città e per raggiungerla, queste persone devono camminare per ore. Non esistono alloggi adeguati a proteggerli dalle condizioni climatiche estreme, come per altro i servizi igienici. Ancor peggio manca un presidio medico. Corrente elettrica ed acqua quando va bene.
Ho ricevuto una seconda testimonianza in questi giorni, in cui si denunciava che la distribuzione del pagamento delle tessere annonarie (per l’ottenimento di generi alimentari) sono in ritardo: la fonte, che tengo volutamente anonima perché non riceva ulteriori abusi, ha dichiarato che tale azione è da leggere come una strategia di ricatto e repressiva nei confronti dei manifestanti pacifici.
Messaggio diretto di un rifugiato arrivatomi oggi (in data di pubblicazione di questo resoconto) 18feb2025:
“Stiamo ancora soffrendo molto. Le condizioni stanno peggiorando qui nel centro umanitario di Agadez. La tessera alimentare non è stata distribuita. C’è uno stato di disperazione. Nessuno chiede delle condizioni dei rifugiati. Stanno solo chiedendo i loro diritti e cercando una vita dignitosa. I nostri bambini, le donne, i malati e i disabili hanno fame. Non hanno trovato cibo fino all’ottavo giorno. Tutto questo perché hanno organizzato una protesta pacifica per chiedere i loro diritti. Chiediamo che le autorità interessate ai diritti umani e ai rifugiati dicano che non vogliamo restare qui. Siamo stati invasi. Le nostre vite stanno svanendo giorno dopo giorno. Aiutateci.”
Cosa chiedono i rifugiati?
I rifugiati al campo di contenimento di Agadez hanno scritto una lettera all’ UNHCR e alla comunità internazionale che è stata condivisa anche da Refugees in Lybia.
Queste persone chiedono che vengano rispettati i diritti di vita come esseri umani, di avere condizioni di vita migliori e di essere spostati da quel campo infernale in cui non c’è possibilità di vivere.
L’informazione in Italia non pervenuta
La stampa mainstream, le colonne portanti dei media nostrani, sull storia recente del “centro umanitario di Agadez” non ne hanno fatto menzione.
A differenza della propaganda politica sui migranti che riempie i titoloni di prime pagine dei media mainstream, i 1500 rifugiati dell’infernale “centro umanitario di Agadez”, Niger, oggi sono fantasmi!
Se cerchi su Google, infatti, per notizie fresche ed aggiornamenti sull’infernale “centro umanitario di Agadez” saltano fuori 2 articoli:
- I prigionieri di Agadez: la protesta dei migranti nel centro finanziato dall’Ue
di Giulio Cavalli su Il Domani 19dic2024 - Migranti, 1500 persone in rivolta nel campo nigerino finanziato dal governo italiano: “Qui i bambini muoiono”
La testimonianza di alcuni migranti detenuti nel campo umanitario di Agadez a Fanpage.it: “Viviamo dentro baracche in mezzo al deserto, esposti a venti molto forti, polvere e sabbia durante tutto l’anno. Abbiamo scarsissimi servizi sanitari, qui i bambini muoiono”.
Fanpage 22gen2025
NOTA: gli approfondimenti di Melting Pot Europa o Vatican News li considero di settore e quindi per lettori predisposti a certe tematiche.
Tra i risultati di ricerca su Google per le parole “UNHCR Agadez” appaiono anche quelli sponsorizzati, sponsorizzati dall’ UNHCR per marketing umanitario nella raccolta fondi per i rifugiati nel mondo. Un controsenso disumano visto le condizioni in cui imperversano da anni 1500 persone.

Approfondimenti & cronologia eventi
Per capire meglio la situaizone disumana in Agadez, di seguito i link agli articoli di Melting Pot Europe che, grazie a Laura Morreale, hanno dato voce e seguito cronologicamente lo sviluppo degli eventi dei rifugiati ad Agadez.
- Bloccati in Niger: il grido inascoltato dei rifugiati da un campo finanziato da Italia e UE
Intervista ad alcuni residenti del “Centro umanitario” di Agadez sulla protesta in corso da due mesi - «Non vogliamo stare qui, abbandonati nel deserto»
Una raccolta di testimonianze della protesta dei rifugiati sudanesi nel campo di Agadez, in Niger - Agadez (Niger). Continua la protesta dei rifugiati nel “centro umanitario”
La richiesta di verità e giustizia sulla morte di un rifugiato sudanese nel 2022 - UNHCR elude le richieste delle proteste di Agadez
Dopo mesi dall’inizio delle proteste, il comunicato dell’Agenzia ONU per i Rifugiati non dice nulla di nuovo

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