- Etiopia, guerra genocida e voci dal Tigray [di Ximena Borrazás]
- Etiopia, testimonanza delle donne vittime della guerra genicida in Tigray
- Etiopia, gli atti di un genocidio sul corpo di una donna in Tigray [testimonianze]
- Etiopia, stupro come atto di genocidio durante la guerra in Tigray [testimonianza]
- Etiopia, voci di donne violentate durante la guerra genocida in Tigray [Testimonianze]
“Non sono e non sarò complice del silenzio dei media e delle autorità internazionali sul brutale stupro di donne e ragazze durante la guerra nel Tigray.”
Ximena inizia così, con una sua dichiarazione esplicita e diretta. Dichiarazione che apre una delle tante testimonianze delle centinaia di migliaia di vittime, di donne che hanno subìto violenze durante la guerra genocida in Tigray, stato regionale dell’ Etiopia.
Ximena è una tra i pochissimi giornalisti che ha potuto accedere al Tigray perché dal novembre 2020 al novembre 2022 si è combattuta una guerra in totale isolamento elettrico e comunicativo. Più di 6 milioni di persone che non hanno avuto la possibilità di scappare dalle bombe, dai droni, dai rastrellamenti, se non per sfollamenti forzati allìinterno dell’inferno in terra vissuto per due anni. Oggi la popolazione tigrina ne sta pagando ancora dirette conseguenze.
In Italia i cosiddetti media di informazione hanno deciso che i già pochi aggiornamenti sulla guerra genocida, la crisi umanitari e gli strascichi che milioni di persone subiscono ancora oggi, non erano più degni di essere visibili sul palinsesto informativo italiano: per cui, forti della firma dell’ accordo di “cessazione ostilità” del novembre 2022, i media del tricolore si sono auto legittimati a non darne più continuità.
Dal 2023 il Tigray è completamente scomparso dai radar dei giornaloni del mainstream in Italia.
Intanto Ximena continua a non restare in silenzio.
Continua a scrivere per dare voce a chi non ha voce condividendo anche le foto fatte in loco che testimoniano le atrocità che hanno provato sulla loro pelle, il materiale reale che è stato usato dagli aguzzini e criminali per violentare i loro corpi:
Mentre il mondo e la società stessa (a causa dello stigma) ignorano e nascondono le donne e le ragazze violentate, gli oggetti prelevati dai loro genitali sono una fedele testimonianza dell’oscurità più crudele dell’umanità.
Dal novembre 2020 ad oggi, si stima che circa 120.000 persone abbiano subito violenze sessuali durante la guerra per mano dei soldati eritrei.
SisMulu è responsabile del centro unico presso l’ospedaleAyder di Makele. Dice che durante i due anni di conflitto hanno assistito 7.000 donne e ragazze stuprate. Molte di loro sono arrivate con oggetti che i soldati hanno inserito nelle loro vagine dopo averle violentate per 2 scopi:
- Causare più dolore e umiliazione.
- Lasciarle sterili in modo che l’etnia tigrina finisca. La maggior parte degli oggetti sono stati buttati perché anche gli operatori sanitari non riescono a sopportare il trauma ma conservano questi pezzi.
Tutti questi oggetti sono stati estratti dalla vagina di 2 donne violentate. La traduzione di queste note è la seguente:
“La gente di Asmera è coraggiosa”.
“Come possiamo dimenticare gli eventi che accaddero nel 1990 d.C.? Non lo dimenticheremo mai fino ad ora. D’ora in poi l’Eritrea non potrà sposarsi e non potrà mai partorirli. Per non sfuggire a tutto questo, siamo pronti alla vendetta, allo stupro e al rapimento delle donne tigrine”.
In molti casi di donne violentate, quando i loro mariti se ne sono accorti, hanno deciso di divorziare e le hanno abbandonate al loro destino. Le donne del Tigray hanno subito e continuano a subire tre tipi di violenza: fisica, psicologica ed economica.
FONTE:
Un po’ nerd, un po’ ciclista con la voglia di tornare a girare l’ Etiopia