Il 3 novembre 2020 in Etiopia è scoppiata una guerra. Per il governo centrale una veloce “azione di polizia” per fermare il “ribelle” partito del TPLF – Tigray People’s Liberation Front e tutti i suoi membri.
Per il popolo del Tigray, regione settentrionale etiope, è iniziata una vera e propria guerra genocida inb cui sono stati perpetrati crimini di guerra e contro l’umanità.
Le stime, analizzate e condivise dal Prof. Jan Nyssen e dal suo team dell’Università Ghent in Belgio, oggi parlano di più di 600.000 vittime, di civili uccisi dalle bombe, dai massacri o dalla mancanza di cibo e cure mediche. Arresti e deportazioni di massa su base etnica. Pulizia etnica confermata da parte delle forze speciali amhara e milizia Fano, alleati dell’esercito etiope, che nel Tigray occidentale hanno sfollato i residenti rivendicando quel territorio giuridicamente e storicmente amhara. Fame e stupri come armi di guerra. Conflitto che è descritto come “guerra civile” tra le più atroci del XIX secolo, ma si dovrebbe parlare di guerra regionale in quanto i soldati eritrei, alleati informalmente dell’ ENDF e delle forze amhara, hanno invaso l’Etiopia ed erano presenti fin dal primo giorno, anche se il governo etiope ha negato per mesi la loro presenza. Esercito eritreo che ha combattuto con truppe e cadetti somali addestrati in Eritrea, ignari di andare a morire in prima linea per una guerra non loro.
Oggi la disputa territoriale del Tigray occidentale è nodo di tensioni e parte dell’ accordo di cessazioni ostilità siglato il 2 novembre a Pretoria, Sud Africa. Molti sfollati tigrini fuggiti in Sudan hanno paura di tornare nelle proprie case o in quel che ne resta, proprio per l’attuale occupazione.
Oltre alla risoluzione della disputa territoriale, parte dell’accordo prevede il ritiro delle “forze esterne” dal Tigray e l’accesso capillare ed immediato del supporto e della consegna di materiale umanitario e salvavita ai più di 6 milioni di persone residenti la regione tigrina.
Il report della ICHREE aveva denunciato tutte le forze in gioco di aver commesso crimini verso strutture e persone civili. Il governo centrale ha creato con scelte politiche ben precise un blocco “de facto” all’accesso umanitario in Tigray.
L’accordo di Pretoria è un patto per una cessazione ostilità, non di pura pace: la pace dovrebbe esserne la principale conseguenza, come obiettivo ultimo.
La priorità dell’accordo di Pretoria ha avviato un cessate il fuoco per dare maniera, tra le altre cose, di poter far operare in sicurezza l’accesso del supporto salvavita verso tutti i civili in difficoltà.
La guerra combattuta in Tigray in un totale isolamento, blackout elettrico e comunicativo, dal resto del mondo, ha bloccato i servizi di base indispensabili alla sopravvivenza delle persone. Oltre la mancanza di carburante che ha bloccato anche le ambulanze per soccorsi e per distribuzione medicinali, c’è stato il blocco dei conti correnti bancari.
Se all’inizio di novembre 2022, grazie all’accordo, l’accesso umanitario ha iniziato le consegne nei grossi centri del Tigray come Mekelle e Shire, ad oggi sembra che ci sia un rallentamento delle forniture umanitarie, come dimostrano i dati in seguito.
Martedì 21 febbraio Patrick Youssef, direttore regionale della ICRC – Croce Rossa Internazionale ha dichiarato:
“La pace è tornata nel nord Etiopia , ma permangono enormi bisogni umanitari. Sto visitando Tigray , dove il conflitto ha causato immense sofferenze alla popolazione. Le conseguenze umanitarie sono gravi. E sono necessari più aiuti per proteggere e assistere le persone colpite. Mekelle”
Domenica 5 marzo 2023, inoltre, il Dr. Fasika, medico dell’ Ayder Hospital ha segnalato che il COVID sta riprendendo piede a Mekelle, la capitale tigrina in cui risiedono anche 300.000 sfollati interni, IDP, di cui abbiamo dato aggiornamento in un precedente articolo: denunciano di non aver ricevuto gli aiuti umanitari necessari da più di 3 mesi dalla firma dell’accordo di tregua.
Approfondimento: Etiopia, 54.000 sfollati ad Abiy Addi senza cibo, medicinali e altre zone del Tigray senza aiuti
Per il resto del mondo è stata una buona notizia l’accordo di Pretoria. Dopo 2 anni di guerra genocida e crimini di guerra e contro l’umanità subìti dai civili è stata veramente un’ottima notizia l’accordo per una tregua. Purtroppo però manca ancora tutto. Le linee telefoniche in molte aree regionali hanno ripreso a funzionare come la linea internet, ma molto lentamente. Anche diverse filiali della banca centrale etiope hanno riaperto. Purtroppo però, come notizie ed aggiornamenti da nostre fonti dirette, non erogano ancora contanti anche se la banca centrale aveva dichiarato di aver inviato qualche milione di birr alle filiali nella regione.
“Oggi, non un mese fa, in Adwa le banche non hanno soldi, sono aperte ma non erogano denaro, la popolazione continua a non mangiare!!!”
Un paio di foto che arrivano da Mekelle fanno comprendere bene la situazione di catastrofe umanitaria in atto. Tra persone che scaricano sacchi di granaglie, donne che cercano di recuperare da terra ogni singolo chicco.
Molti medici hanno iniziato a licenziarsi per cercare altri posti di lavoro dopo che la guerra li ha lasciati senza stipendio. Molti non riuscendo a far fronte alla propria quotidianità senza soldi, non hanno più la forza di fronteggiare la loro crisi personale e quindi non hanno più la capacità nemmeno di seguire i loro pazienti. Crisi nella crisi.
Giovedì 2 marzo il Professor Jan Nyssen ci ha fornito un nuovo aggiornamento sulla situazione umanitaria attuale. Ha condiviso la mappa del report USAID del 23 febbraio che da un significativo chiarimento della grave situazione in cui stanno vivendo milioni di persone oggi.
Venerdì 3 marzo il ricercatore belga torna con un ulteriore aggiornamento e analisi approfondita e con dati.
“Facendo seguito al nostro messaggio di ieri sul blocco de facto del Tigray (vedi sotto), ho ricevuto questo feedback da un deputato britannico ed ex ministro:
“Purtroppo, non sono riuscito a trovare una copertura mediatica contemporanea che riportasse o riflettesse l’affermazione che continua il blocco de facto degli aiuti umanitari. Al contrario, tutti i rapporti recenti riguardano un costante miglioramento dell’accesso.»
Il nostro amico Tim Vanden Bempt lo ha cercato e ha analizzato i fatti.
E, in effetti, non sembra esserci alcuna notizia mediatica (internazionale), ma i rapporti delle Nazioni Unite (distribuzione di cibo) affermano chiaramente che è ancora in corso un blocco [di movimento] molto ampio sul terreno, sia per quanto riguarda la mancanza di accesso al Tigray (una strada è davvero aperta) e all’accessibilità all’interno del Tigray (a causa della mancanza di denaro e della grande presenza di soldati eritrei e amhara).
La logica conseguenza è quindi che, secondo UN Ethiopia, nel Tigray è stato raggiunto solo il 16% dei beneficiari della risposta alimentare (contro l’80% nella regione di Amhara e il 98% nella regione di Afar!
Dettagli sull’accesso al Tigray
Due delle quattro strade utilizzate per gli aiuti umanitari sono bloccate dalle forze e dalle milizie Amhara (Gondar – Humera – Shire e Kombolcha – Mekelle) e una non è adatta ai mezzi pesanti (Gondar – May Tsebri – Shire).
Ciò lascia la lunga rotta desertica Semera – Mekelle come unica opzione per rifornire il Tigray (non solo a Mekelle ma anche il lontano hub di Shire), come evidenziato anche dal progresso della distribuzione alimentare (progressi da Est a Ovest) e dalla capacità di stoccaggio del hub
(Note di riunione del Logistics Cluster Addis Abeba https://logcluster.org/ops/eth20a).
Le scorte nell’hub di Shire si stanno gradualmente esaurendo di nuovo.
Spazio disponibile negli hub di magazzino:
- 17/01: 60% a Mekelle, 30% a Shire
- 24/01: 60% a Mekelle, 48% a Shire
- 31/01: 63% a Mekelle, 83% a Shire
- 07/02: 63% a Mekelle, 79% a Shire
- 14/02: 71% a Mekelle, 79% a Shire”
L’ulteriore distribuzione di quei volumi di aiuti che potrebbero raggiungere i magazzini di Shire e Mekelle, è nuovamente ostacolata dall’enorme mancanza di denaro per pagare la logistica, nonché dall’inaccessibilità dovuta alla presenza di soldati eritrei e amhara.
18 gennaio 2023: blocco parziale di beni e servizi commerciali
Dettagli riportati dagli aggiornamenti del Food Cluster:
Tutti i partner di supporto alimentare devono continuare a fare affidamento sui voli umanitari per portare denaro nella regione mentre i servizi bancari, riprendendo gradualmente nelle principali città, non sono ancora del tutto funzionanti. Ai partner è richiesta una notevole quantità di denaro per coprire i costi operativi quotidiani e i crediti precedenti, garantendo che l’assistenza continui senza interruzioni.
E’ fondamentale è fondamentale (oltre alla piena ripresa dei servizi essenziali, inclusi banche, comunicazioni e altri fattori abilitanti) supportare i partner nel fornire un’assistenza tempestiva e adeguata alle popolazioni più colpite con risorse limitate, rafforzando/ripristinando le strutture di governo locale nonché i collegamenti tra le autorità a tutti i livelli, assicurando che i dipendenti pubblici, non essendo stati pagati per più di 18 mesi, ricevano i loro stipendi. Tutto questo è importante anche per far riprendere il flusso illimitato di forniture commerciali nel Tigray in tutte le parti della regione.
25 gennaio 2023 e 1 febbraio 2023: blocco parziale dei servizi commerciali
Dettagli riportati dagli aggiornamenti del Food Cluster:
https://fscluster.org/sites/default/files/documents/round_3_2022_food_cluster_tigray_crisis_response_weekly_dashboard_25_january_2023_final.pdf
https://fscluster.org/sites/default/files/documents/round_3_2022_food_cluster_tigray_crisis_response_weekly_dashboard_01_february_2023_final.pdf
Tutti i partner alimentari in quel periodo dovevano continuare a fare affidamento sui voli umanitari per portare denaro nella regione mentre i servizi bancari, riprendendo gradualmente nelle principali città, non erano ancora del tutto funzionanti. Ai partner era richiesta una notevole quantità di denaro per coprire i costi operativi quotidiani e i crediti precedenti, garantendo che l’assistenza continui senza interruzioni.
8 febbraio 2023: blocco parziale dell’area (zona centrale, orientale e nord-occidentale (forze eritree), zona nord-occidentale (forze Amhara)
Dettagli riportati dagli aggiornamenti del Food Cluster:
https://fscluster.org/sites/default/files/documents/round_3_2022_food_cluster_tigray_crisis_response_weekly_dashboard_08_february_2023_final.pdf
Sebbene lo spazio umanitario continui a migliorare nel Tigray, alcuni woreda (distretti) (ad esempio, Egela (centrale), Erob e Gulo Mekeda (orientale); Dima, la città di May Tsebri, Tahtay Adiyabo e Tselemti (nordoccidentale) rimangono parzialmente inaccessibili con accesso a/ da alcune aree che continuano a rappresentare una sfida per i partner e le comunità a causa della presenza e dei movimenti di attori armati nelle aree contese lungo i confini internazionali e regionali.
15 febbraio 2023 e 22 febbraio 2023: blocco parziale dell’area (zona centrale, orientale, occidentale e nord-occidentale (forze eritree), zona nord-occidentale e occidentale (forze Amhara)
Dettagli riportati dagli aggiornamenti del Food Cluster:
https://fscluster.org/sites/default/files/documents/round_3_2022_food_cluster_tigray_crisis_response_weekly_dashboard_15_february_2023_final.pdf
https://fscluster.org/sites/default/files/documents/round_3_2022_food_cluster_tigray_crisis_response_weekly_dashboard_22_february_2023_final_0.pdf
Mentre lo spazio umanitario è migliorato nel Tigray, alcune aree di Erob (est), città di Zalambessa (Zala Anbesa) (est), Egela (centro), Dima (nord ovest), Tahtay Adiyabo (nord ovest), Ofla (sud) e Zata (sud ) rimangono inaccessibili ai partner alimentari a causa della presenza e dei movimenti di attori armati lungo i confini internazionali e regionali; il movimento di forniture umanitarie verso le parti meridionali delle zone nord-occidentali e meridionali è attualmente molto limitato con accesso solo dalla regione di Amhara; e Western Zone è inaccessibile per la maggior parte dei partner.”
Il Professor Nyssen conclude:
“Ciò conferma quello che sentiamo dai nostri contatti sul campo. Il blocco stradale de facto attorno al Tigray continua ad essere attuato, con solo due corridoi umanitari accessibili, oltre all’accesso aereo. Per quanto riguarda l’insicurezza alimentare, la maggior parte del Tigray continua a trovarsi sotto lo status IPC «4 – Emergency» (con alto tasso di mortalità per fame). Prima della guerra lo status era «1 – Minima insicurezza alimentare».”
Immagine di testa: © UNOCHA/Saviano Abreu – Una famiglia di Samre, nel Tigray sud occidentale, ha camminato per due giorni per raggiungere un campo per sfollati a Mekelle.
Un po’ nerd, un po’ ciclista con la voglia di tornare a girare l’ Etiopia